PS40_GLI_AMANTI

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«In effetti, mi sento stordita e non mi dispiacerebbe fare un pisolino, anche se ho sonnecchiato in treno.» E ho fatto un sogno erotico... Mi impedisco di pensarci e sorrido a Viviane. «Allora buon riposo. Ci vediamo a cena. Vieni, Sid.» Salutata Viviane, chiudo la porta. Rimasta sola, faccio un respiro profondo e cerco di calmarmi dall'emozione di aver conosciuto alcuni dei membri del gruppo. Poso la borsa ai piedi del letto, poi mi siedo sul bordo. Mi giro per guardare fuori il panorama attraverso le tende trasparenti. Il cielo è velato dalla foschia del tardo pomeriggio, ma tra i cipressi si vede chiaramente la spiaggia oltre le dune. Mi soffermo a osservare le tinte delle onde che si infrangono sulla battigia, le sfumature cangianti che vanno dall'azzurro al verde e al grigio, con lunghi filamenti di alghe che rotolano in mezzo alla schiuma candida come nastri. Il sole filtra in mezzo alla foschia, i raggi sono come polvere dorata che si deposita sulla cresta delle onde. La spiaggia è deserta, il paesaggio quieto e silenzioso, rasserenante. Faccio un respiro profondo e rilasso le spalle. Ho la schiena indolenzita; sento tutta la stanchezza della lunga notte in treno. Forse non mi farebbe male stendermi e chiudere gli occhi per qualche minuto. Appoggio la borsa per terra e mi sdraio, cercando di allentare tutta la tensione che mi irrigidisce gli arti. Per la prima volta da quando sono partita da Seattle, mi concedo di abbandonarmi veramente al riposo, senza pensare a niente. Il letto è morbido, il ritmo ipnotico dello sciabordio delle onde mi culla come una ninna nanna. Chiudo gli occhi e ricordo il sogno fatto in treno, che mi si ripresenta a intermittenza da qualche mese. L'ambientazione è sempre la stessa, una specie di orgia in cui non riesco a distinguere le persone. Sento solo bocche e mani sulla pelle, che mi suscitano una voglia ardente, in19


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