Hpc2 voglio tutto di te

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M. YATES, C. CREWS, K. HEWITT

VOGLIO TUTTO DI TE traduzione di Paola Picasso


ISBN 978-88-6183-497-2 Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Avenge Me Scandalize Me Expose Me © 2014 Harlequin Books S.A. Special thanks and acknowledgment are given to Maisey Yates, Caitlin Crews and Kate Hewitt for their contribution to the Fifth Avenue trilogy. Traduzione di Paola Picasso Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione HM febbraio 2015


Voglio tutto di te


Vendicami


Prologo

Avrebbe dovuto essere una normale serata di chiacchiere tra amici, così come si svolgeva tutti gli anni tra lui, Alex e Hunter quando, bicchiere in mano, parlavano di football, di fatti quotidiani, di banalità, evitando con cura tutti gli argomenti che avrebbero potuto fare riemergere gli scheletri dal passato. Purtroppo la lettera che Austin aveva in tasca avrebbe scoperchiato molte tombe e i fantasmi ridestati non si sarebbero addormentati mai più. Austin osservò i due uomini seduti davanti a lui, uomini che un tempo aveva considerato amici e che adesso, dopo tanti anni, erano diventati quasi degli estranei. Hunter stava spiegando quante e quali cose avrebbe fatto adesso che era stato estromesso dal NFL e Alex annuiva. Tutte sciocchezze di poco conto, ma del resto, di che cosa avrebbero potuto parlare? Ormai si conoscevano a malapena. Erano persone che s'incontravano ogni anno in occasione di un triste anniversario, evitavano di guardarsi negli occhi e non parlavano mai del motivo di quel raduno. Le conversazioni futili servivano a tenere a bada i ricordi e a mantenere la distanza tra gli amici. Adesso però, pensò Austin, estraendo la lettera dalla tasca e posandola sul tavolo, quella distanza doveva essere annullata e le chiacchiere insulse dovevano essere bandite. «Temo che questa sera non faremo la solita cena condita di pacato rammarico» annunciò. 9


«Che cosa diavolo...?» sobbalzò Hunter, impallidendo, ma guardandosi bene dal prendere in mano la lettera. Fu Alex ad afferrarla, aprirla e scorrerla. «Che accidente è questo?» sibilò. «La verità, almeno credo» rispose Austin, stringendo con forza la forchetta. «Mio padre, Jason Treffen, avvocato in odore di santità, strenuo difensore delle donne abusate, maltrattate, perseguitate, spinse una donna a suicidarsi, ossessionandola con le sue continue e indesiderate avances. Mi fa paura il pensiero di quello che può averle fatto. Dev'essere stato orribile se alla fine lei si è tolta la vita. Non ho mai creduto che non l'avesse toccata.» «È per questo che lei decise di morire?» domandò Hunter, mentre Alex lo fissava, sgomento. Austin sapeva che pensavano tutti alla stessa cosa. Alla stessa notte e alla stessa donna. Sarah. «Credo di sì» rispose. «Da chi hai avuto questa informazione?» domandò ancora Hunter. «La lettera era anonima, naturalmente.» «Naturalmente» convenne Hunter. «Non è stata indirizzata a me personalmente, ma a un reparto dell'ufficio legale e chi l'ha mandata non poteva sapere che l'avrei letta. È stato Travis Beringer, un mio vecchio compagno di studi che fa tirocinio presso il nostro studio legale, a passarmela. La lettera proviene da una donna che chiede aiuto e poiché mio padre è sempre nel mirino dei media e Travis trae profitto dai talk show più seguiti, avendo letto la richiesta e sapendo di Sarah, ha pensato che dovessi vederla.» «Esistono delle prove che dimostrino che è stato tuo padre a indurre Sarah a uccidersi, perseguitandola?» contestò Hunter. «Queste non sono prove. Sono accuse campate in aria.» «Tu credi che sia stato lui, Austin?» domandò Alex. 10


«Diavolo, sì» confermò Austin con aria infelice. Da quando aveva letto quella lettera, non aveva più avuto pace proprio perché ci credeva. In realtà aveva sempre nutrito dei sospetti, mescolati a un forte senso di colpa. C'era stata una telefonata con un messaggio registrato che aveva ascoltato troppo tardi. Ma non c'erano state delle prove concrete. Quel fatto però era bastato a fargli rompere il rapporto con suo padre e da allora aveva mantenuto i contatti con sua madre e con sua sorella, incontrandole nei luoghi più disparati, ma mai nella proprietà Treffen. Ora i sospetti stavano diventando certezze. Per due giorni non aveva fatto che ripensare alla conversazione avuta con Sarah l'ultima volta che l'aveva vista viva, triste e stanca. «Questo lavoro si sta rivelando molto più impegnativo di quanto immaginassi. Sono sfinita, Austin. Detesto le cose che devo fare.» «Essere un avvocato comporta anche questo» le aveva risposto lui, ridendo. «A volte devi difendere delle posizioni indifendibili, ma alla fine prevale la fiducia nella giustizia.» «Temo di non fidarmi più di nessuno.» «Imparerai a muoverti in questo ambiente e ti abituerai.» «Non credo. Ho bisogno del tuo aiuto, Austin. Si tratta di... Si tratta di tuo padre.» Non poteva affermare di non averle dato ascolto, ma in quel periodo suo padre gli aveva promesso una buona posizione nello studio legale, assicurandogli che presto sarebbe diventato socio e lui, spinto dall'ambizione, non aveva prestato la dovuta attenzione alle parole di Sarah, alla sua tristezza, al suo sguardo desolato. Aveva pensato a se stesso, ai doni che la vita gli stava facendo. Tale padre, tale figlio. Poi Sarah si era gettata dal tetto del palazzo ed erano 11


iniziati i pettegolezzi. Per la prima volta era corsa voce che l'avvocato Jason Treffen non fosse il sant'uomo che si credeva, ma lui non aveva ascoltato nessuno, fino alla breve conversazione avuta con suo padre, quella che aveva segnato l'allontanamento definitivo da lui. «In famiglia entrano molti più soldi di quanti servano. Ci prenderemo cura di lei. È stato un malinteso.» L'atteggiamento di suo padre gli aveva fatto capire che era uguale agli uomini che fingeva di detestare. Era convinto di poter ottenere dalle donne tutto quello che voleva perché era un uomo e aveva il potere su di loro. Tuttavia non aveva mai immaginato che fosse capace di perseguitare Sarah fino a indurla al suicidio «E adesso stanno trasmettendo Questa è la tua vita su tutti i canali?» domandò Hunter. «Sì, sì, sì.» «Maledizione.» «Concordo, ma che cosa possiamo fare?» domandò Alex. «L'avvocato sei tu. Trova una scappatoia che sia legale.» «Il problema è proprio questo. Non potrei opporre alcuna prova legale all'accusa.» Alex si protese in avanti. «Allora dovremo fare qualcosa.» «A che proposito?» Hunter strinse la mano a pugno e Alex notò che aveva le nocche escoriate. «Se tuo padre c'entra con la morte di Sarah, come tutti sospettiamo, dobbiamo distruggerlo. Lo porterò di persona sul tetto del palazzo e lo costringerò a buttarsi, come ha fatto lui con Sarah.» Il suo tono era così deciso e pieno di rabbia che Austin non dubitò nemmeno per un attimo delle sue intenzioni. Una parte di lui respinse quell'idea. Jason era suo padre. Nelle vene gli scorreva il suo sangue. Era difficile odiarlo fino alla morte, anche se avrebbe dovuto. «Fino all'estremo, dunque» commentò. «Anche se questo significa distruggere la mia famiglia.» 12


Alex premette una mano sulla lettera. «Lei si è uccisa per colpa sua, Austin. Quante altre donne ha molestato come lei? Quante altre dovranno subire i suoi abusi? Se non lo fermiamo, lui continuerà e la colpa ricadrà su di noi. A quel punto tra lui e noi non ci sarà alcuna differenza.» Austin sospirò. Era da molto tempo che temeva quella conclusione. Ma non avrebbe permesso a se stesso di diventare come suo padre. «D'accordo, allora» decise, alzandosi. «Facciamola finita.»

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