Valsugana News n. 1/2015 Maggio

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Una delle fasi di vita più complicate per il rapporto genitori figli è caratterizzata dall’adolescenza. In questa tappa dello sviluppo infatti, si susseguono repentinamente molteplici cambiamenti, si stravolge il corpo, si instaurano comportamenti nuovi e ci si affaccia al mondo delle relazionali-affettive con l’altro sesso. Ogni persona ricorda la propria come un momento di trasformazione, che nel bene o nel male ha contribuito a costruire la persona che è diventata. Possiamo definirla come una delle più importanti tappe di crescita.

ADOLESCENZA: come cambia il rapporto genitori-figli  di Erica Zanghellini

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a che cosa vuol dire crescere? Crescere è un atto che implica la separazione graduale dalle figure genitoriali da una parte e la coesione e l’identificazione con il gruppo dei coetanei dall’altra, manifestando così quella che generalmente è la “naturale” ribellione alle regole della famiglia. Questo forte cambiamento trascina con sé la famiglia, la porta ad attraversare un periodo di forte crisi, di trasformazione dei significati che fin ora erano utilizzati nella vita di tutti i giorni mettendoli in discussione e portando l’intero sistema famiglia all’interno di uno stato emotivo fortemente instabile. I genitori abituati ad un equilibrio basato sulla dipendenza, verranno disorientati dalle richieste più o meno esplicite del ragazzo verso l’indipendenza che potranno essere caratterizzate anche da comportamenti eccessivi (minacce di abbandono scolastico, di scappare di casa ecc..), da atteggiamenti di sfida nei confronti dei genitori, per dimostrare che loro non sono più bambini. Il genitore a questo punto può rispondere a queste sfide, con punizioni, imponendo limiti drastici o rispondere con ulteriori minacce (togliere il motorino, il telefonino, o bloccare le uscite con gli amici). Le reazioni genitoriali inoltre possono essere contraddistinte anche da ambivalenze; la gioia dell’accettazione della crescita del figlio e sentimenti di ansia per la ricerca dell’autonomia, creando così un messaggio ambiguo. Si verifica

spesso che i genitori o altre figure di riferimento adulte si allarmino di fronte a nuove frequentazioni improbabili o comportamenti di forte impatto emotivo e/o imprevedibili. Ad esempio quello che fino a quel momento era il “figlio modello”, bravo in tutto, diventa improvvisamente amico dell’anticonformista, oppure le figlie che si innamorino di un “ragazzaccio bello ma turbolento”. Il rapporto genitore-figlio deve assumere quindi nuove sfaccettature e gli equilibri fino ad ora saldi mutano. Il cambiamento che diventa più evidente è il cambiamento fisico, come l’esplosione ormonale, mentre la psiche non si sviluppa pari passi col corpo e questo determina una crisi d’identità, in quanto non si è ne bambini ma neanche adulti. Il genitore che fino a quel momento era il modello identificativo assoluto, si vede scavalcato dal gruppo dei pari, che diventa il principale punto di riferimento. Le amicizie e i primi approcci con l’altro sesso sono tappe fondamentali per sperimentarsi nella competizione, nella cooperazione e nella sessualità. Questo serve per sentirsi compreso nei propri bisogni nel presente e nelle aspettative rispetto al futuro. E’ normale perciò che l’adulto viva questa nuova condizione come un processo che determina una perdita di potere, e una messa in discussione del proprio ruolo genitoriale, in quanto il figlio viene percepito in modo diverso e l’adulto non si sente più importante per lui come succedeva prima.

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