La Freccia - aprile 2022

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PRIMA DI SCENDERE l

di Davide Rondoni DavideRondoniAutore [Poeta e scrittore]

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© Archivio FS Italiane/Renato Piccini

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STAZIONE POESIA

Flaminia Colella

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poeti e le poetesse amano il treno. Con quattro letterate contemporanee, Flaminia Colella, romana, Erika Di Felice, abruzzese, Denata Ndreca, di origine albanese, Melania Panico, napoletana, in occasione della Giornata mondiale della poesia, il 21 marzo, abbiamo reso omaggio al treno viaggiando su Frecce e Regionali Trenitalia. Che ci accompagna in viaggi e visioni – come tanti uomini e donne tutti i giorni – ci aiuta a raggiungere posti sperduti e a condividere poesia in ogni angolo d'Italia. Chi scrive rime non può non amare il treno. A partire da coloro che lo videro sorgere come elemento dapprima strano e poi sempre più consueto e “meraviglioso” e che lo descrissero secondo il loro stile e sensibilità. Da Giosuè Carducci che lo raccontò come nuovo emblema dei tempi, a Gabriele D'Annunzio che se ne andò in treno da Roma ad Albano per una

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settimana d'amore con la “sua” Barbara Leoni e si dice abbia sbagliato stazione perché “distratto”. Ma anche i poeti delle generazioni successive devono molto al treno come luogo di ispirazione e simbolo. Lo utilizzavano Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, e con loro tante altre poetesse e poeti. Ne so qualcosa. Non solo perché ho percorso ogni angolo d’Italia in treno per condividere la poesia. Ma anche perché sono nato davanti a una stazione, a Forlì. Un critico letterario diceva, prendendo spunto da una poesia dove rappresentavo la voce degli annunci che sentivo dalle finestre che forse il mio verso dipendeva anche dall'andamento di quell'annuncio: «Forlì, Forlì, stazione di Forlì». Non c'erano ancora le voci standard. E uno dei miei maestri, Mario Luzi, era figlio di un capostazione. Nelle ferro-

vie lavorava anche il padre di Pablo Neruda: quando andava ad Alpignano, nei pressi di Torino, per far visita al mitico Alberto Tallone – suo amico e geniale editore che a Parigi aveva stampato l'Ulisse di James Joyce – si faceva ritrarre su una delle locomotive conservate nel giardino della sua villa, come esempio di collezionismo straordinario e bizzarro. E che sono ancora lì mentre il figlio di Alberto, Enrico Tallone, continua a creare capolavori tipografici di grande poesia. Ma i legami tra poesia e treno sono infiniti anche oggi. Giorgio Caproni ambienta in uno scompartimento il suo poemetto Congedo del viaggiatore cerimonioso e si intitola Intercity un libro del gran poeta romagnolo Raffaello Baldini, dove un viaggio in treno diventa metafora di una situazione tra chiacchiere e aldilà. Un treno speciale fu poi quello del francese Arthur Rimbaud, poeta veggente e viandante.


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