Edizioni IN Magazine Premium 01/2015

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La casa del design

In un tempo successivo, Piero Castiglioni interverrà nell’organizzazione delle fasi storiche, accompagnando le opere a tavole luminose con funzioni esplicative in cui sono riportati i dati biografici dei progettisti. Il museo è diviso in sezioni: la prima sezione riguarda il modernismo catalano, l’art nouveau di Gaudì, poi la Germania di Thonet, la Scozia e l’Inghilterra di Mackintosh, la scuola viennese del primo novecento di Hoffman, Wagner e Olbrich. Segue la Bauhaus con Gropius, Marcel Breuer e Mies Van Der Rohe insieme a F. L. Wright e G. T. Rietveld e la Russia. Quindi l’Italia del 1930 di Giò Ponti, Terragni e Pietro Chiesa che, insieme al francese Le Corbusier, sono i grandi promotori del design, e gli anni cinquanta della Scandinavia, dell’incredibile Alvar Aalto e dell’americano Charles Eames. Si arriva agli anni sessanta: l’Italia avvia il processo d’industrializzazione, si mettono a punto le nuove tecnologie per una vera produzione in serie di arredi per la casa, con nuove caratteristiche sia estetiche che di materiali e funzionalità. Nasce il vero Made in Italy, che tutto il mondo ci riconosce. Poi si passa agli anni settanta e ottanta: il museo si occupa di produzioni tedesche e giapponesi e finisce con gli esponenti illuminati di quest’epoca, di cui quasi tutti hanno sentito parlare. Raffaello conduce il suo museo fino al 2008, ma il sogno non finisce con lui. Qualcuno mi ha detto che, quando un albero si pota, nascono nuovi e inattesi virgulti, ed è stato proprio così: due dei suoi figli hanno preso in mano le redini e, naturalmente, giovinezza, cultura, buonsenso, capacità ed opportunità hanno fatto volare fuori dalla “bassa Romagna” cento pezzi dell’incredibile collezione del museo di Raffaello. L’emozione di rivedere il 13 aprile 2015, dopo tutti questi anni, la stessa scena del giorno dell’inaugurazione nel 1988, trasferita a Milano nel palazzo Mezzanotte alla Borsa Italiana in Piazza Affari, è stata fortissima. Musei Italiani ha riconosciuto “il valore didattico unico nel suo genere, ne ha percepito l’obiettivo che è quello di rappresentare i momenti cruciali dell’evoluzione del prodotto industriale italiano ed internazionale, evidenziandone le sfumature ed i contrasti attraverso le diverse esperienze che hanno generato il design. La curatela è concepita come espediente dal forte carattere pedagogico, strumento in grado di guidare lo spettatore attraverso un viaggio immaginario nell’evoluzione della creatività applicata all’oggetto.” Anna e Alberto sono i figli di Raffaello che curano questo patrimonio di bellezza e dedicano ad esso molte delle loro energie. Ora, i cento pezzi della collezione del museo sono stati trasferiti all’interno della Nuova Accademia di Belle Arti e della Domus Academy, le due scuole più importanti per il design, e abiteranno in un bellissimo spazio di Via Borsi a Milano, fino all’autunno, a fine EXPO. Mi piace pensare che ancora voleranno e arriveranno in luoghi ameni, ed è meraviglioso che non si possa mai sapere, dove ci può portare un sogno.

A fianco e alla pagina precedente, pezzi d’autore conservati nelle collezioni del Museo dell’Arredo Contemporaneo.

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