Bassano News

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Servizio publiredazionale a cura dell’Ufficio Stampa di Confartigianato Vicenza

Qui sotto

Sandro Venzo, presidente del Raggruppamento di Bassano di Confartigianato Imprese Vicenza

Sopra, da sinistra verso destra Il convento dei Cappuccini in Margnan nel particolare di una mappa del XVIII secolo (Bassano, Museo Civico) e in un’immagine recente

Sotto

Un vaso ad “albarello” dei primi del Settecento, conservato nell’antica farmacia del convento

Confartigianato Vicenza

Raggruppamento di Bassano

Viale Pio X, 75 - Bassano del Grappa

Tel 0424 838300

bassano@confartigianatovicenza it

secoli, il convento del Margnan rischia la chiusura. Ma la città si sta

Attivo in città da

mobilitando... CONFARTIGIANATO al f i anco dei Frati Cappuccini di Bassano del Grappa

Nelle parole del presidente Sandro Venzo, la riconoscenza per quanto la comunità ha ricevuto dai religiosi e l’impegno - facendo squadra con istituzioni e imprese - a ricambiarlo con affetto

È allarme all’interno della comunità di Bassano del Grappa per la chiusura del locale convento dei Frati Cappuccini

Sono infatti pochi (solo nove!) e anziani i religiosi che lo abitano; per questo motivo, nell’ottica di una revisione generale, i vertici triveneti dell’Ordine ne avrebbero disposto il taglio già nei prossimi mesi

Le voci della partenza dei frati, presenti in città da cinque secoli, sono iniziate a circolare appena dopo Natale

Immediatamente si è mobilitato il Raggruppamento di Bassano del Grappa di Confartigianato

Imprese Vicenza, coinvolgendo imprenditori e amministratori del territorio per evitare la chiusura di quella che in città è un’istituzione vera e propria, oltre che un punto di riferimento per molti

L’obiettivo comune è quello di far comprendere a tutti il profondo legame tra Bassano e i Cappuccini, evidenziando il ruolo cruciale del convento sul piano religioso, civile e sociale; con l’intento di far tornare sui propri passi il Superiore provinciale e consentire ai nove religiosi di rimanere nel

cenobio del Margnan. Con l’accordo dei sindaci della zona e delle categorie economiche, è stata lanciata una petizione con raccolta firme che in breve tempo, a ulteriore testimonianza dell’affetto che la comunità nutre verso i suoi frati, ha raggiunto oltre cinquemila sottoscrizioni. Molto significativa anche la partecipazione attiva di personaggi noti al grande pubblico (anche di area non bassanese): Jean Alesi, Paolo Coelho, Remo Girone, Salvatore Esposito, Miki Biasion

A catalizzare il coinvolgimento di queste personalità di rilievo nazionale è stato l’imprenditore Giuseppe Aquila, erede del marchio Montegrappa che suo padre Gianfranco, scomparso lo scorso giugno, ha reso uno dei simboli del lusso Made in Italy nel mondo Da segnalare pure il fatto, rilevante, che l’eventuale chiusura del convento farebbe scomparire il patrimonio culturale storico e artistico in esso custodito e di cui i frati hanno cura Si parla di una biblioteca ricca di cinquecentine e seicentine, stampe e incisioni, rami (più di cinquecento), una quadreria con ritratti di numerosi

santi e beati della famiglia cappuccina Non manca poi un Museo ricco di cimeli della vita e del lavoro dei frati e non solo; c’è anche una farmacia, unica nei suoi pezzi rari e importanti per lo studio della farmacopea veneta, oltre che un importante archivio storico intimamente legato alla città, ricco di documenti legati alla nascita e allo sviluppo della chiesa e del convento Il presidente del Raggruppamento di Bassano del Grappa di Confartigianato Imprese Vicenza, Sandro Venzo, da sempre attivo nel sostegno al convento e tra i primi a schierarsi contro la sua chiusura ha dichiarato che “l’obiettivo è di mostrare a tutti il profondo legame tra Bassano e i Cappuccini I frati, ogni giorno dell’anno, servono gratuitamente il pranzo a una settantina di indigenti e distribuiscono capi di vestiario e altri beni di prima necessità a chi si trova in difficoltà. Da sempre hanno fatto molto per la comunità, ora tocca alla comunità restituire in termini di vicinanza e di affetto quanto le è stato donato”

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ARTIGIANI
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Si ringraziano per la preziosa collaborazione:

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Rovine del Teatro romano nel Giardino di Villa Freya, in centro ad Asolo. Qui sotto

Ad Asolo, fra vestigia romane e raffinate suggestioni letterarie

L’area archeologica del Giardino di Villa Freya

Fra le molte attrattive della “Città dai Cento orizzonti”, come l’aveva felicemente definita Carducci, anche i romantici resti di un Teatro Romano e uno straordinario Museo Civico, tutto da scoprire.

Sopra, dall’alto verso il basso Una veduta di Asolo con, sulla cima del Monte Ricco, la celeberrima Rocca (ph Maurizio Sartoretto)

Il prospetto meridionale di Villa Freya, affacciato sul Giardino e la sottostante pianura Lo storico edificio, ora di proprietà della famiglia Carron, è aperto al pubblico per eventi privati

Asolo, l’antica Acelum ricordata da Plinio il Vecchio nella Naturalis historia, è posta sulla cima di una collina tra il Monte Grappa e la Pianura trevigiana La sua posizione su altura non è legata a scopi difensivi, ma all’abbondanza di acqua che sgorga da sorgenti naturali lungo le pendici del Monte Ricco, dove si erge la Rocca medievale simbolo della città.

L’insediamento su altura nasce già con i Veneti Antichi e le prime testimonianze risalgono al X-IX secolo a.C.

È tuttavia con l’epoca romana che Asolo diventa anche formalmente la città di riferimento del territorio diventando Municipio attorno alla metà del I secolo a.C. Lo status della città fece sì che venissero costruiti i monumenti pubblici che la distinsero dai centri minori: il foro con i templi, il teatro, la basilica, le terme e l’acquedotto pubblico, la viabilità che la collega agli altri municipi del territorio e la centuriazione L’economia della città doveva essere legata al commercio dei prodotti tra montagna e pianura e, fra questi, la lana.

Diversamente rispetto alla città medievale, e quella attuale, la piazza principale era posta sul versante meridionale della collina, una posizione che proiettava Asolo verso il proprio agro centuriato e verso il Municipium di Padova La piazza principale o foro era collocata sotto l’attuale Villa Freya ed è stato indagato dagli archeologici solo nella sua parte meridionale dove oggi c’è il giardino Si trattava di un’area terrazzata chiusa a ovest da un criptoportico (portici in questo caso semi coperti che ospitavano botteghe) e a sud da un edificio di forma allungata, interpretato come basilica, dove si svolgevano attività commerciali, finanziarie e giudiziarie.

A sud della basilica nel I secolo d C venne costruito il Teatro romano che, rispetto ai teatri greci, non sfrutta il pendio con la cavea (i posti a sedere rialzati), ma venne realizzato con l’edificio di scena a nord e i posti per gli spettatori realizzati con strutture in muratura di cui oggi rimangono solo le fondamenta.

Gli scavi archeologici del complesso del foro e del teatro

vennero condotti a più riprese a partire dal 1878 quando Pacifico Scomazzetto, farmacista asolano appassionato di archeologia, condusse le prime indagini che portarono in luce il teatro Il materiale da lui raccolto è oggi conservato presso il Museo Civico di Asolo e ci permette di capire che, attorno all’inizio del III secolo d C , i Romani ristrutturarono il teatro e cambiarono i motivi decorativi adattandoli alle mode dell’epoca.

Negli anni ’90 del secolo scorso fu l’Università di Padova a riprendere i lavori di scavo, che permisero di portare alla luce la basilica, il criptoportico e l’angolo sud-ovest del foro Infine, nei primi anni 2000, l’area venne nuovamente scavata per il restauro del giardino e del parco archeologico. In quest’occasione fu recuperato il mosaico policromo geometrico che decorava l’edificio di scena del teatro, attualmente conservato nel museo cittadino.

Oggi il giardino romantico di Villa Freya, con il Teatro romano, è visitabile grazie al recupero paesaggistico operato dall’Impresa Carron, concessionaria del parco.

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Herbert Arnould Olivier, Ritratto di Freya Stark, olio su tela, 1923. Londra, National Portrait Gallery

Il lacerto dello splendido mosaico pavimentale conservato nella sezione archeologica del Museo Civico di Asolo e proveniente dal Teatro romano, i cui resti si trovano nel giardino di Villa Freya

IL MUSEO CIVICO

Una “chicca” fra reperti archeologici, trascorsi veneziani ed echi romantici

Il Museo Civico di Asolo venne istituito nel 1888 in seguito alla donazione di reperti archeologici e materiali storico-documentali da parte dagli eredi di Pacifico Scomazzetto, per lunghi anni ispettore agli scavi A lui si deve la scoperta e l’individuazione dell’area delle Terme romane, del Teatro romano e di numerosi reperti di età preistorica e romana Rinnovato nel 2001, il Museo è considerato oggi il cuore storico-artistico della città, della quale racconta arte, miti e atmosfere Situato nell’edificio della Loggia della Ragione (affrescato nel XVI secolo, oltre alle sale dedicate alle Signore di Asolo, Caterina Cornaro, Eleonora Duse e Freya Stark, offre un’accurata sezione archeologica che documenta le origini della città, una preziosa pinacoteca con dipinti a partire dal XV secolo, una sala

dedicata alle memorie di Antonio Canova, una sala con il Tesoro della Cattedrale che fu sede vescovile fino al 969 d C e, infine, un omaggio a quelle personalità inglesi, tra cui celeberrimo è il poeta Robert Browning, alle quali si deve il riconoscimento internazionale della città.

Nella sala dedicata agli edifici pubblici dell’antica Acelum si trovano testimonianze archeologiche dei due maggiori complessi di epoca romana: le Terme (situate nell’area di piazza Brugnoli, oggi in gran parte destinata a parcheggio) e il Teatro (nel giardino di Villa Freya). Da tali siti provengono rilievi, elementi architettonici o decorativi (fra i quali un frammento di mosaico pavimentale) La descrizione delle strutture è accompagnata dalla riproduzione planimetrica e dalla ricostruzione ipotetica degli alzati

Sono inoltre presenti esempi di statuaria e di plastica decorativa bronzea del I sec. d.C. www museoasolo it

1) Muri dell’ingresso centrale (in origine sotto le gradinate)

2) Muri semicircolari terminali inferiori della cavea

3) Lastroni di delimitazione dell’orchestra della cavea

4) Orchestra

5) Pozzetti per il meccanismo del sipario

6) Muro di finitio proscaenii

7) Muro di finitio proscaenii

8) Fossa scenica - Iposcenio

9) Palcoscenico - Pulpitum

10) Muro di frontescena

11) Canaletta di deflusso fra criptoportico e teatro

12) Soglia di accesso al vano annesso al sistema del teatro

13) Braccio meridionale e braccio occidentale del criptoportico

14) Muro divisorio fra i due bracci del criptoportico

15) Pilastri mediani del criptoportico

16) Muro a monte del braccio meridionale del criptoportico

17) Sedime del pavimento in mosaico (ora al Museo Civico di Asolo)

Sopra, da sinistra verso destra Alcune immagini del Giardino di Villa Freya e la ricostruzione, in pianta e in prospettiva, del Teatro romano (gli elaborati sono tratti da quelli presenti in loco)

Con un’estensione di circa cinquemila metri quadrati e uno splendido panorama, il Giardino evoca atmosfere suggestive: la scoperta delle antichità romane, inoltre, avviene poco a poco, dopo aver percorso un vialetto di rose e iris e ammirato la maestosità di lecci centenari

INFORMAZIONI

Villa Freya

Tel 333 9325563 - www villafreya it Pro Loco Asolo

Tel 0423 55045 - proloco@asolo it

Museo Civico di Asolo

Tel 0423 952313 - www museoasolo it

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Dalla nobile tradizione della Manifattura Ancora alle intuizioni vincenti marchiate VBC Casa di Andrea

MARIANO VENZO L’importanza dello studio e del confronto per sostenere con successo le sf i de dei mercati

Il cuore nella ceramica fin dall’infanzia, poi la parentesi nell’industria e, infine, il ritorno nel suo mondo, con tante idee innovative. I consigli del fratello Giovanni, suo prezioso mentore, l’importanza dei viaggi, le positive interazioni con altre culture, i molti investimenti, la certezza di poter contare su maestranze preparate e coinvolte.

Ispirata alla tipica lavorazione dell’isola di Burano, la Collezione Merletto è rifinita a mano ed evoca suggestioni romantiche Realizzata in semirefrattario nero, è adatta a lavastoviglie, microonde e forno

Riquadro, in alto Mariano Venzo, socio fondatore de La Ceramica VBC con alcuni pezzi della Collezione Foglia Sotto

Il delicato decoro di un piatto portafrutta della Collezione Ducale.

“Credo di poter affermare che ho la ceramica nel sangue Non a caso ho bazzicato fin dalla più tenera età la Manifattura Ancora, storica ditta novese della quale mio padre Francesco era socio Potevo inoltre contare sulla preziosa presenza di mio fratello Giovanni, di alcuni anni più anziano di me, sorta di mentore sempre pronto a fornire buoni consigli e suggerimenti Ricordo che, da bambino intraprendente, mi accadeva di svolgere qualche semplice lavoretto: per esempio quello di portare i piatti, appena usciti dal forno, ai decoratori Così, un po’ alla volta, imparai a maneggiare i pennelli, disegnando motivi floreali, sfumature, fili, anche qualche frutto: elementi in linea con quanto si produceva a quel tempo Fra le mie occupazioni preferite figurava la decorazione delle bugie, i portacandele della nostra tradizione ”

Sembrava un percorso scontato, quello di Mariano Venzo, socio fondatore de La Ceramica VBC Invece...

Aveva appena tredici anni quando, nel 1968, il destino si mise di traverso portandogli improvvisamente via la mamma Un evento inaspettato e sconvolgente che determinò in lui una crisi profonda; al punto da indurlo, terminata la scuola media, a coltivare l’idea di abbandonare il mondo della ceramica per formarsi in un altro ambito Una decisione in parte dovuta anche alla scomparsa del padre, avvenuta poco dopo Fu così che, ribaltando ogni prevedibile scelta (in primis quella dell’Istituto d’Arte), Mariano decise di frequentare l’Inapli di Bassano, per proseguire poi il suo iter formativo nell’industria “Per cinque anni, dal ’73 al ’78, ho lavorato alla Tessari, azienda che produceva macchinari per

ceramisti: torni, impastatrici, degasatrici, presse, impianti per colaggio Non lo immaginavo, allora, ma quell’esperienza mi tornò sicuramente molto utile negli anni a venire”

La ricerca di una maggiore tranquillità economica portò in seguito Mariano alla Pedrazzoli, a quel tempo una vera e propria potenza industriale: un lavoro sicuro, come attrezzista, adeguato alla nuova situazione familiare. Nel frattempo Mariano s’era infatti sposato con Agnese, una biondina di Marostica - positiva ed energica - che lo avrebbe poi accompagnato e supportato in ogni sua scelta. Forse anche per questo l’interesse per le macchine curvatubi durò un annetto giusto giusto, non un giorno di più!

E il richiamo per il mondo della ceramica, il suo mondo, cominciò a farsi sentire. In fin dei conti il giovane, assieme ai fratelli

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Publiredazionale a cura de La Ceramica VBC

Giovanni e Antonio (il “mediano”) era pur sempre socio dell’Ancora Qualcosa di importante, inoltre, si stava profilando all’orizzonte...

“Mi chiamò Giovanni C’era la concreta possibilità di rilevare la Manifattura Uca (Unione Ceramica Artistica), azienda che disponeva di un ricco e pregevole patrimonio di forme, modelli e decori: un’occasione da non perdere! Con l’accordo di tutti, compresi i nostri soci Paolo Bresolin e Leonardo Carollo, l’operazione andò felicemente in porto. Per significare l’avvio di un nuovo corso decidemmo di cambiare il nome della ditta che divenne, prendendo spunto dalle nostre iniziali, La Ceramica VBC”

Tornato quindi a lavorare a Nove, Mariano fornì il suo contributo nella nuova attività mantenendo in un primo momento la produzione degli articoli esistenti; ma comprendendo presto che il mercato cominciava a richiederne di meno elaborati e a prezzi più contenuti. “Cominciammo a realizzare nuovi prodotti nel campo dell’oggettistica e dell’arredamento. Parallelamente provvedemmo a razionalizzare e ad ampliare la struttura, assumendo inoltre giovani destinati a divenire l’ossatura della ditta”

Verso i primi anni Ottanta la fatica fu premiata: vennero infatti a concretizzarsi contatti di rilievo con il mercato statunitense E poiché i compratori chiedevano articoli personalizzati, Mariano si adoperò nel proporre e sviluppare nuove idee, con il desiderio di dar vita a creazioni originali e tali da conferire un’identità specifica all’azienda. Con l’andar del tempo comprese però che non sempre gli acquirenti erano in grado di valutare l’effettivo valore del prodotto Ecco allora, qualche anno dopo, profilarsi una svolta vincente...

“Cominciammo a viaggiare, partecipando a fiere, visitando musei e gallerie d’arte, sfogliando libri e riviste, con l’obiettivo di studiare a fondo i mercati, per poi anticiparne gusti ed esigenze. Maturammo la consapevolezza che bisognava precedere il più possibile l’iniziativa del cliente, proponendo articoli originali Un compito impegnativo, ma agevolato dall’abilità delle nostre maestranze (in primis modellatori e decoratori), capaci di tradurre

in oggetti ricercati le impressioni e le idee raccolte nel corso dei viaggi”.

Un po’ alla volta nacquero le prime linee dedicate ad articoli da tavola, creazioni raffinate, firmate La Ceramica VBC Collezioni che portarono presto la ditta novese a godere della stima di una clientela crescente in ambito internazionale “Ricordo che inizialmente stipavo i campioni in valigia, per proporli soprattutto all’estero, cominciando a instaurare relazioni importanti e ottenendo la fiducia dei miei interlocutori ”

Fra il 1990 e il 2000 l’azienda conobbe un’espansione continua, alimentata da una spiccata vocazione all’export. Ai principali mercati di riferimento, Usa ed Europa, si aggiunsero il Giappone e l’Australia; più recentemente anche l’America latina e la Corea del Sud Davvero una grande soddisfazione per Mariano & Company, con riconoscimenti da parte di clienti e istituzioni Emblematiche, a questo proposito, le quattro Medaglie d’oro conferite a VBC dalla Camera di Commercio di Vicenza per l’internazionalizzazione della ditta

“Nei primi anni 2000, con l’avvento dell’euro, la globalizzazione

sempre più spinta e le conseguenze dell’11 Settembre, abbiamo cominciato a patire la concorrenza di Paesi quali Portogallo e Cina Ancora una volta stabilimmo di investire sul prodotto, progettando nuovi articoli Ma, oltre al design, questa volta optammo anche per l’adozione di nuovi materiali: una scelta azzeccata che ci consentì di rimanere appetibili e competitivi Ricerca e sperimentazione ci consentirono di utilizzare materiali più resistenti, con cotture oltre i 1250 gradi: investimenti onerosi, ma ripagati dalla possibilità di offrire creazioni trattate a smalto, dai colori e dalle forme molto attraenti Uno sforzo che rende più credibile e concorrenziale il nostro attuale marchio, VBC Casa, e un percorso che abbiamo reputato indispensabile per affermarci sul mercato. Filosofia che è sostenuta dall’apporto prezioso e insostituibile delle maestranze, sempre coinvolte, partecipi e propositive” Un obiettivo ambizioso, quello di Mariano, ma condiviso - e quindi perseguibile - anche da Agnese e dai loro figli Andrea e Manuela Per non parlare poi dei nipoti Carlo, Francesco e Gabriele, nati pure loro con il cuore che batte forte per la ceramica!

Sopra, da sinistra verso destra Il richiamo della tradizione ceramica veneziana in alcuni raffinati piatti della Collezione Ducale

Uno stand all’interno del grande store aziendale: un luogo spesso visitato anche da turisti di altri Paesi

A fianco

Colori uniformi e chiari in questa particolare declinazione della Collezione Ducale, studiata per una tavola sobria ed elegante. Ogni elemento è realizzato in gres, adatto quindi a qualsiasi uso in cucina.

Sotto, dall’alto verso il basso Alcuni recenti proposte, caratterizzate da un design minimale, rispettivamente delle Collezioni Laguna e Forma

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Molini 45 - 36055 Nove (VI) Tel 0424 590026 - info@vbccasa com v b c c a s a . c o m
La Ceramica VBC Via

IL CENACOLO

À la guerre comme à la guerre! Giacomo Leopardi (1798-1837)

Paralipomeni della Batracomiomachia

Tra il 1831 e il ’37 (anno della sua morte), Giacomo Leopardi si “divertì” a scrivere un poemetto di otto canti in ottave in cui parlava di guerra. I protagonisti sono topi, rane e granchi (che in realtà, nel 1815, aveva già incontrati in una traduzione dal greco, di un non mai bene identificato pseudo Omero) che combattono per quello per cui si combatte sempre: per una patria oppressa, per affrancarsi dalle ingiustizie, per far prevalere le proprie idee.

Sotto

La prima edizione originale dei Paralipomeni della Batracomiomachia, uscita, per volontà di Antonio Ranieri, dai Torchj della signora Lacombe, rue d’Enghien, 12, Paris, nel 1842

Proprietà privata: Chiara Ferronato

I topi sono i liberali, le rane i Borboni, i granchi gli Austriaci, (ma si aggirano anche, a Topaia, i primi carbonari, topi-giovinastri, tante chiacchiere e pochi fatti). I loro nomi sono: Rodipane, il re eletto su base costituzionale, Leccafondi, il suo primo ministro, Assaggiatore, capo di un esercito fatto di valorosi come Miratondo, Rubatocchi e, presente in ispirito anche se morto in battaglia, il re Mangiaprosciutti, che non aveva lasciato eredi, ma una figliola, Leccamacine, sposata a Rodipane, madre di Rubabriciole, il bello. Ora, Giacomo Leopardi in quello che lui chiamava il “suo esilio”, alla deriva tra i giunchi marini, nel suo ultimo inverno napoletano, tra il dolceamaro sapore dei

Canto primo

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Poi che da’ granchi a rintegrar venuti Delle ranocchie le fugate squadre, Che non gli aveano ancor mai conosciuti, Come volle colui che a tutti è padre, Del topo vincitor furo abbattuti Gli ordini, e volte invan l’opre leggiadre, Sparse l’aste pel campo e le berrette E le code topesche e le basette; 2

Sanguinosi fuggian per ogni villa I topi galoppando in su la sera, Tal che veduto avresti anzi la squilla

confetti cannellini e l’affanno del respiro che gli velava lo sguardo a quelle stelle e a quelle lune che erano state, loro sì, le tacite amanti della sua poesia, aveva scritto anche “La Ginestra”, Qui sull’arida schiena / del formidabil monte / sterminator Vesuvio, / la qual null’altro allegra arbor né fiore, / tuoi cespi solitari intorno spargi, / odorata ginestra, / contenta dei deserti.

Ma siccome i “Paralipomeni” aveva già tentato di pubblicarli (in parte) nel ’31 (e nessuno lo aveva fatto), gli era piaciuto riprenderli in mano, in quelle stanzette di Vico Pero, a Napoli, che affittava con l’amico Ranieri. Un sorbetto al limone e una risatina, dai, che vi rallegro un po’. Sì, ma vi voglio dire anche, eh!, eh!: la guerra è una cosa scema, fatta da gente scema, e siccome gli scemi sono, in genere, pieni di crudele rabbia e di feroce superbia, code di topi, teste di rana, chele di granchi, di questi ho scritto e mi fermo qua. (Il poemetto si interrompe, infatti, quando Leccafondi, tornato a Topaia, riesce a ottenere gli aiuti insistentemente richiesti ad Assaggiatore. Basta: Giacomo Leopardi non ce la fa più, ih!, ih! e dice che al manoscritto, ahimè!, manca il The end). Chiara Ferronato

Tutta farsi di lor la piaggia nera: Quale spesso in parete, ove più brilla Del sol d’autunno la dorata sfera, Vedi un nugol di mosche atro, importuno, Il bel raggio del ciel velare a bruno 3

Come l’oste papal cui l’alemanno Colli il Franco a ferir guidava il volto, Da Faenza, onde pria videro il panno Delle insegne francesi all’aria sciolto, Mosso il tallon, dopo infinito affanno, Prima il fiato in Ancona ebbe raccolto; Cui precedeva in fervide, volanti Rote il Colli, gridando, avanti avanti;

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In collaborazione con Il Cenacolo Associazione Scrittori Bassanesi Giacomo Leopardi (venerdì 29 giugno 1798, Recanati - mercoledì 14 giugno 1837, Napoli)

O come dianzi la fiamminga gente, Che Napoli infelice avea schernita, Viste l’armi d’Olanda, immantinente

La via ricominciò ch’avea fornita, Nè fermò prima il piè, che finalmente Giunse invocata la francese aita; Tale i topi al destin, di valle in valle, Per più di cento miglia offrir le spalle

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Passata era la notte, e il dì secondo Già l’aria incominciava a farsi oscura, Quando un guerrier chiamato il Miratondo, A fuggir si trovò per un ’altura; Ed o fosse ardimento, ovver ch’al mondo Vinta dalla stanchezza è la paura, Fermossi; e di spiar vago per uso, Primo del gener suo rivolse il muso

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E ritto in su due piè, con gli occhi intenti, Mirando quanto si potea lontano, Di qua, di là, da tutti quattro i venti, Cercò l’acqua e la terra, il monte e il piano, Spiò le selve, i laghi e le correnti, Le distese campagne e l’oceano; Nè vide altro stranier, se non farfalle

E molte vespe errar giù per la valle

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Granchi non vide già, nè granchiolini, Nè d’armi ostili indizio in alcun lato

Soli di verso il campo i vespertini

Fiati venian movendo i rami e il prato, Soavemente susurrando, e i crini

Fra gli orecchi molcendo al buon soldato

Era il ciel senza nubi, e rubiconda

La parte occidentale, e il mar senz ’onda

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Rinvigorir sentissi, ed all’aspetto

Di sì queta beltà l’alma riprese

Il Miratondo E poi che con effetto, Quattro volte a girar per lo paese

Le pupille tornando, ogni sospetto

Intempestivo e vano esser comprese, Osò gridare a ’ suoi compagni eroi:

Sì gran fede prestava agli occhi suoi.

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Non con tanta allegrezza i diecimila

Cui lor propria virtù d’Europa ai liti Riconducea, dall’armi e dalle fila

Del re persian per tanta terra usciti, La voce udir, che via di fila in fila

S’accrescea, di color che pria saliti Onde il mar si scopria, qual chi mirare Crede suo scampo, gridàr, mare mare,

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Con quanta i topi omai ridotti al fine

Per fatica e per tema, udiro il grido Del buono esplorator, cui le marine

Caverne rimuggir con tutto il lido: Ch’era d’intorno intorno ogni confine Ove il guardo aggiungea, tranquillo e fido; Che raccorsi e far alto, e che dal monte

Di novo convenia mostrar la fronte

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Altri in sul poggio, ed altri appiè dell’erta, Convenner da più bande i fuggitivi, Cui la tema, in un dì, per via deserta, Mille piagge avea mostro e mille rivi; Smarriti ancora, e con la mente incerta, E dal corso spossati e semivivi; E incominciàr tra loro a far consiglio Del bisogno presente e del periglio 12

Già la stella di Venere apparia

Dinanzi all’altre stelle ed alla luna: Tacea tutta la piaggia, e non s ’udia Se non il mormorar d’una laguna, E la zanzara stridula, ch’uscia

Di mezzo alla foresta all’aria bruna: D’espero dolce la serena imago

Vezzosamente rilucea nel lago

A fianco Pagina di rispetto e frontespizio dei Paralipomeni della Batracomiomachia.

La copertina dell’atto unico di Chiara Ferronato, uscito nel 1999 e messo in scena dalla Compagnia dei Poeti alla Chiesetta dell’Angelo.

Venerdì 21 aprile 2023, ore 18 Salone degli Affreschi di Palazzo Roberti

Via Jacopo da Ponte, 34 in Bassano

I concerti del Cenacolo “April melody”

Al pianoforte

Barbara Fasoli, Alberto Brunetti Musiche

Beethoven, Chopin, Listz, Scarlatti, Schumann

Letture cenacolari

Lisa Frison

Terre-cotte maiolicate

Maria Teresa Trentini

41 IL CENACOLO
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LA PIPA. Oggetto identitario per fumatori molto particolari

Pur con una diffusione limitata, conserva tuttora un indubbio fascino: è un oggetto iconico che invita alla calma e al rilassamento, in sintonia con la mentalità di chi lo utilizza

Il fumo della gloria non vale il fumo di una pipa. George Sand

Prima di rispondere a una domanda, dovreste sempre accendere la pipa.

A fianco

Uno splendido esemplare di Calumet della pace In uso presso gli Indiani delle praterie nordamericane, questa pipa sacra veniva fumata in occasione dei consigli dei capi, nelle riunioni cerimoniali oppure per suggellare la fine di un conflitto

Di argilla o di pietra, di sabbia o foglie di banana, la pipa nelle sue forme più rudimentali ha origini assai lontane

Ne sono stati rinvenuti reperti nell’Europa del nord, a Cipro e in Africa centrale così come in Asia e nelle Americhe Ben prima della diffusione a livello mondiale del tabacco, l’uomo aveva escogitato i modi più ingegnosi, anche se rudimentali, per fumare foglie di canapa, erba di Cipro, foglie di fico, di menta e di lavanda e molto altro ancora

È grazie però a Cristoforo Colombo e alla scoperta dell’America nel 1492 se il tabacco, già usato dai sacerdoti Maya in America centrale nel sesto secolo d C , presto viene apprezzato anche oltreoceano

Il profumo sprigionato dalle foglie bruciate risulta gradevole e gli europei imparano presto la tecnica per fumarlo

Tra queste, vale la pena segnalare quella utilizzata dagli Indiani d’America, che si servivano di un lungo bocchino di canna colorata di nero e ornata di penne d’aquila che terminava con piccolo fornello scolpito con cura.

Ma è dalle popolazioni del sud-est degli attuali Stati Uniti d’America che i marinai delle potenze coloniali mutuano la tecnica e introducono in Europa l’uso della pipa. Testimoniata per iscritto la prima volta nel 1535. I primi esemplari di cui si è conservata traccia nel Vecchio Continente sono realizzati in un unico pezzo di argilla e

hanno un fornello di dimensioni molto contenute La fragilità della materia prima utilizzata costringe i fumatori ad acquisti massicci dello strumento e così la pipa diviene un oggetto piuttosto diffuso e relativamente economico Nel tempo subisce diverse trasformazioni, le principali riguardano le dimensioni e i materiali con cui vengono realizzate Le lunghezze oscillano dai dieci fino agli ottanta centimetri: misure decisamente impensabili per i fumatori odierni Anche i materiali con i quali vengono realizzate variano in funzione dell’epoca e della regione geografica Dall’argilla si passa alla porcellana e infine al legno: siamo all’inizio del Seicento e in Germania compaiono i primi esemplari Il legno si presta a personalizzazioni e decorazioni e la pipa, lentamente, si trasforma anche in un oggetto d’arte: dal legno la produzione si sposta verso la radica, materiale sicuramente più resistente e capace di conferire alla fumata un gusto ulteriore La pipa oggi ha una diffusione limitata, ma non per questo ha perso di fascino. Lo sanno bene i suoi estimatori, veri e propri cultori, dediti a rituali precisi e soprattutto talmente in sintonia con l’oggetto che invita alla calma e al rilassamento da tenerla spesso in mano o in bocca anche quando non fumano. Si potrebbe addirittura affermare che in alcuni casi la pipa è un oggetto così identitario da diventare

un tutt’uno con chi lo utilizza

Lo sanno bene scrittori e registi Difficile, infatti, immaginare Mastro Geppetto o il celebre Sherlock Holmes senza. Per non parlare del nerboruto Braccio di Ferro, che oltre a muscoli e tatuaggi, esibisce con grande spavalderia anche la sua pipa, tenuta saldamente all’angolo della bocca anche quando ingaggia epiche scazzottate con Bluto.

Senza scomodare i personaggi di invenzione, basta andare un po’ indietro con la memoria e presto affiorano le immagini, queste sì iconiche e nostalgiche, di politici e professionisti del calibro di Sandro Pertini o Enzo Bearzot. Il settimo presidente della Repubblica italiana ne aveva sempre una con sé. Basta consultare le foto e i filmati di archivio per averne conferma. Anche l’ex commissario tecnico della Nazionale di calcio vincitrice dei mondiali dell’82 difficilmente si separava dalla sua pipa. La considerava un talismano e la teneva spesso in mano spenta, per giocarvi.

Se si pensa all’attuale situazione geopolitica (Ucraina, ma non solo), viene purtroppo da concludere che ce ne sarebbe davvero molto bisogno

Qui sopra

Una Savinelli, modello Spring 628: semplice ed elegante, pur rientrando nella categoria delle pipe curve, si caratterizza per una sinuosità molto blanda e armoniosa

In basso

Il profilo di Sherlock Holmes, l’abilissimo investigatore creato da Sir Arthur Ignatius Conan Doyle, in un tutt’uno con la sua inseparabile pipa curva

43 ESERCI DI STILE di Federica Augusta Rossi Molto amata dagli estimatori, ha origini antiche

Cu’ avi ‘na bona vigna, avi pane, vinu e ligna (Chi ha una buona vigna, ha pane, vino e legna)

Proverbio siciliano

Oltre un centinaio i vitigni autoctoni, molti di qualità eccezionale, per tutte le tipologie: bianco, rosso, rosato e spumante

I vini della Sicilia (2a parte)

Fra le eccellenze, note anche a livello internazionale, spicca lo Zibibbo, coltivato prevalentemente nel trapanese e sull’isola di Pantelleria Ma è molto particolare pure il Grillo di Mozia, isola già frequentata dai fenici, dei quali rimangono tuttora alcune suggestive vestigia

Qui sopra, da sinistra verso destra Un grappolo dorato di uva Zibibbo. Il vitigno, a bacca bianca, è noto anche come Moscato d’Alessandria. La Piana di Ghirlanda, considerata il giardino dell’isola di Pantelleria

Altra eccellenza dell’isola è lo Zibibbo che nasce come Moscato di Alessandria d’Egitto, essendo stato importato dai Fenici da quel Paese. Il termine arabo “ z’bib” significa “uva passa” È un frutto straordinario che si adatta alla perfezione all’appassimento e può essere utilizzato sia per farne vino, sia come delizioso cibo.

Una bottiglia di Kabir Moscato di Pantelleria Doc Donnafugata Grande vino dolce a fine pasto è perfetto con formaggi saporiti, macedonie crostate di frutta e dolci da forno

P g c Enogastronomia Baggio Bassano via Bellavitis, 19

Viene coltivato prevalentemente nel trapanese e sull’isola di Pantelleria, che nel 2014 è stata dichiarata Patrimonio mondiale Unesco “per i tradizionali metodi di viticoltura ancora utilizzati nella coltivazione delle viti” La vite è molto resistente al caldo e alla siccità e la si sta studiando per questa sua caratteristica, in previsione dei cambiamenti climatici che stiamo vivendo. L’isola produce oggi una Docg, ventitré Doc e diversi Igt per un

totale che supera i sei milioni di ettolitri Il Cerasulo di Vittoria, Docg dal 2005, è composto per il 60% da Nero d’Avola e per il 40% dal Frappato Il nome deriva da ”cerasa”, termine dialettale siciliano che indica la ciliegia e da essa prende il suo gradevole profumo. Gustare il Cerasulo di Vittoria classico della cantina Cos è un vero piacere: rosso ciliegia, fermo e secco, dal gusto aromatico e morbido La cantina è collocata in provincia di Ragusa, ad Acate, la vecchia Biscari, purtroppo nota per i massacri compiuti dall’esercito americano nella seconda guerra mondiale Tutto cominciò con il terribile ordine del generale Patton ai suoi soldati prima dello sbarco: “Non badate alle mani alzate Mirate tra la terza e la quarta costola e sparate. Si fottano, nessun prigioniero! È finito il momento di giocare, è

ora di uccidere! Io voglio una divisione di killer perché i killer sono immortali”. Poi la parola d’ordine data ai paracadutisti fu “uccidi gli italiani”, ma i militari fecero anche peggio. Il 14 luglio 1943, in due episodi ravvicinati, vennero massacrati 76 prigionieri di guerra, di cui sei tedeschi. Di uno dei due episodi ho avuto precisi riferimenti, portati da due prigionieri che riuscirono a salvarsi gettandosi nel fiume Dirillo: il caporale Virginio De Roit e il soldato Silvio Quagliotto, entrambi militari di Camisano Vicentino. Dopo che si furono arresi, vennero loro tolti vestiti, scarpe e oggetti di valore; poi alcuni dovettero scavare una fossa e infine gli Americani fecero fuoco sui prigionieri schierati su due file. Nella confusione i veneti riuscirono a fuggire e a salvarsi. Tra i pochi tedeschi,

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TERRE DEL VINO
LE
> Segue dal numero precedente

fu ucciso il famoso atleta di salto in lungo Luz Long, medaglia d’argento alle Olimpiadi di Berlino del 1936 e amico stretto di Jesse Owens, il vincitore

Altra cantina di riferimento è la Tasca d’Almerita, premiata nel 2020 come miglior cantina europea dalla prestigiosa testata americana Wine Enthusiast Duecento anni di storia, con tenute sparse in tutta l’isola, propone un’offerta amplissima di bottiglie di pregio, tra le quali ho trovato splendido il Rosso Etna Doc, vitigno Nerello Mascalese del 2017, tenuta Tascaetna, coltivato a oltre settecento metri di altitudine nel versante nord del grande vulcano. Frutto di una “viticoltura eroica”, con i vigneti abbarbicati su terrazze e radure tra castagni e noccioli, consegue 14 gradi dopo 12 mesi in botte di rovere La sua bontà è attribuita alle ceneri dell’Etna, ai suoi terreni lavici a tratti mescolati a sabbia e cenere, che ne fanno il più importante vino della Sicilia orientale L’ottima struttura presenta profumi di frutti maturi e di fiori, un gusto attuale, soave e pulito La stessa cantina Tasca d’Almerita produce anche il Grillo di Mozia, isola con vestigia fenicie Tra le saline, la sabbia e i mulini a vento viene coltivato questo vino, che ricorda il mare All’occhio appare piacevole il colore giallo paglierino brillante, mentre il bouquet presenta profumi di agrumi e sentori iodati in bocca, con un finale salmastro. Alla fine dell’Ottocento Joshef Whitaker, erede di una famiglia inglese, si trasferì in Sicilia seguendo le orme di Woodhouse Colto studioso di scienze e di archeologia (sarà pure fondatore del Palermo calcio), acquistò nel 1902 l’intera isola di Mozia e dette inizio a una serie di scavi, scoprendo un’enormità di reperti (circa diecimila), oggi esposti nel locale museo Attualmente

l’isola è proprietà della Fondazione Giuseppe Whitaker con l’alto patrocinio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Dal 2007 la Tasca d’Almerita, insieme con la Fondazione, ha recuperato il vigneto storico vinificando poi l’uva Grillo in purezza. La vendemmia è fatta all’alba e l’uva, delicatamente trattata, viene trasferita via mare alla terraferma prima che il sole e il caldo possano danneggiarla e poi alla tenuta Tasca Sono oltre un centinaio i vitigni autoctoni siciliani, molti di qualità eccezionale - come abbiamo già visto - e vengono prodotte tutte le tipologie di vino: bianco, rosso, rosato e spumante Salendo verso Palermo troviamo gli interessanti spumanti della cantina Coppola 1971 La terza generazione della famiglia, prima in Sicilia, ha puntato tutto sulle bollicine. Il loro Nero21 rosato è una Dop Sicilia spumante brut Charmat ed è uno splendido bicchiere: bollicina rosata ricavata dal vitigno principe siciliano, il Nero d’Avola Spumantizzarlo in rosato è stata una grande idea che avrà certamente un bel futuro; il colore di ciliegia rosata è brillante e le bollicine sono persistenti, il profumo di frutta invita all’immediata degustazione, facendone un ottimo aperitivo con note di ciliegia e melograno, fresco e sapido.

Il Nero d’Avola è un fondamentale vitigno autoctono a bacca rossa dell’isola e raggiunge quasi il 20% della superficie vitata Avola è un comune in provincia di Siracusa; da lì quest’uva si è

diffusa in tutta la Sicilia grazie alle grandi capacità di adattamento a ogni terreno e clima Vitigno robusto, con acini dalla buccia blu-nera, dà molti frutti, pronti già alla fine di agosto Servito in un ampio bicchiere per favorirne l’ossigenazione, dopo averlo fatto decantare qualche ora, il Nero d’Avola diventa il bicchiere perfetto per accompagnare le carne: intenso, strutturato, il suo tannino viene ammorbidito proprio dai piatti saporiti Un’ultima curiosità: la Sicilia è anche la produttrice del Vino Sacramentale o vino Communio Preparato con uve scelte dell’isola che ne assicurano un’elevata gradazione alcolica, garantisce una buona stabilità nel tempo, anche dopo l’apertura della bottiglia Proprio l’alta gradazione richiama i vini prodotti ai tempi di Cristo, molto corposi Vino per la Santa Messa dal colore chiaro e dal gusto dolce, prodotto e imbottigliato secondo le norme dell’art. 924 del Codice di Diritto Canonico sotto il diretto controllo della diocesi di Mazara del Vallo, il vino per la celebrazione eucaristica (vinum debet esse naturale de genimine vitiset non corruptum) deve essere tratto dal frutto della vite, naturale e genuino Nel corso dell’Angelus del 20 gennaio 2020, Papa Francesco affermò: “Le scritture, specialmente i Profeti, indicavano il vino come elemento tipico del banchetto messianico. L’acqua è necessaria per vivere, ma il vino esprime l’abbondanza del banchetto e la gioia della festa”.

p

La zona archeologica dell’isola di Mozia, sulla punta nord-occidentale della Sicilia, di fronte a Marsala

La testa in terracotta della dea Astarte, la Grande Madre dei Fenici, rinvenuta fra gli scavi e databile fra il 520 e il 480 a C

Qui sopra

Una tipicità di Mozia è il Grillo, vino storicamente legato all’isola da tempi immemori I vigneti, custoditi dalla famiglia Tasca d’Almerita, vengono vendemmiati a mano; le uve sono poi trasportate nella terraferma (in barca) per essere lavorate

na bottiglia di en Ryé Passito i Pantelleria Doc onnafugata. ino dolce, di colore mbrato e luminoso, straordinario da meditazione e ottimo on formaggi rborinati o stagionati g c Enogastronomia aggio Bassano a Bellavitis, 19

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Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli.

Riempi il tuo foglio con respiri del tuo cuore.

A colloquio con Diana Aquila, responsabile marketing MONTEGRAPPA Così promuoviamo sui social i nostri “strumenti da scrittura”

Parrebbe quasi una contraddizione in termini. E invece, attraverso l’adozione di efficaci strategie e tecniche di comunicazione-promozione nel digitale, la storica azienda può vantare rapporti privilegiati con i suoi estimatori. E anche i riscontri commerciali sono lusinghieri.

Alle pareti sono appesi i ritratti di illustri estimatori che hanno scelto di acquistare una o più penne della storica marca bassanese

Qui sotto

Elmo 01 - Very Peri, Edizione Continuativa

Accompagnata da Rufus, un simpatico e discreto chihuahua a pelo lungo, Diana Aquila ci accoglie nella luminosa boutique di Montegrappa, storica ditta bassanese (fondata nel 1912) alla quale la sua famiglia ha saputo imprimere negli ultimi decenni uno straordinario slancio L’accento lievemente contaminato da un’inflessione meneghina, ha il compito - non facile - di spiegarci come un’azienda che produce “strumenti da scrittura” riesca, in un’epoca fortemente segnata dal digitale, a guadagnare quote di mercato e a imporsi con inconfutabile successo nei mercati internazionali Formatasi come fashion stylist al prestigioso Istituto Marangoni di Milano (un tempio della moda), ha gestito per circa quattro anni - sempre nel capoluogo lombardoil negozio Montegrappa di via

Borgospesso, laterale della centralissima via Montenapoleone “Un’esperienza importante, una sorta di battesimo del fuoco nel mercato della scrittura. Ma soprattutto un mondo davvero particolare, nel quale mi sono trovata a lavorare a diretto contatto con la clientela, potendomi fare un’idea chiara dei montegrappisti Persone dalla fisionomia ben definita: sofisticate, creative, con uno spiccato senso estetico, spesso amanti dei prodotti di lusso, ma al tempo stesso rigorose e attente ai dettagli. In gran parte collezionisti che considerano le penne dei veri e propri tesori e che le usano con estrema cura, a prescindere dalla loro serie di appartenenza Che, di norma, viene distinta fra regolari, limitate e limitatissime” Forte dell’esperienza sul campo e della preparazione acquisita

attraverso il suo percorso di studi, Diana Aquila opera ora a Bassano, in veste di head of marketing, nello storico stabilimento di via Ca’ Erizzo, lungo il Brenta e a nord della città. L’azienda, ci spiega, dispone di una rete internazionale di distributori, con i rispettivi agenti, e di diversi negozi monomarca (le boutiques), fra i quali spicca quello di Bassano, meta di visite da parte di cultori provenienti da ogni parte del mondo In realtà, poiché tutto viene prodotto in casa, l’intera ditta (reparti produttivi compresi) è oggetto del pellegrinaggio di appassionati Scelta fortemente voluta e in linea con una tradizione che si mantiene intatta con il passare degli anni Se infatti la fondazione di Montegrappa risale ai primi del secolo scorso, la particolare filosofia che l’ha caratterizzata per decenni è stata poi condivisa da Leopoldo Tullio Aquila, i cui rapporti commerciali con l’azienda cominciarono nel 1938, quando iniziò a sviluppare numerose produzioni su commissione. Fu poi nel 1981 che la famiglia Aquila rilevò la ditta.

“A proposito di strategie commerciali azzeccate, per così dire, un posto d’onore spetta al nostro configuratore, recentemente introdotto e subito molto gradito dai clienti, che possono ora personalizzare al massimo il prodotto in funzione della loro sensibilità e del loro gusto. Ma pure i factory tour (che si svolgono al mercoledì, con una frequentazione di circa quattro / dieci visitatori alla volta) rivestono una significativa importanza, contribuendo ad aumentare il livello di fidelizzazione dei montegrappisti, che possono così conoscere nel dettaglio la nostra storia e ammirare le creazioni

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TEMPI MODERNI
Diana Aquila con Stefano Falcone (a sinistra) e Andrea Minchio nella Sala Bianca di Montegrappa

più iconiche: un percorso che si conclude immancabilmente nella Sala delle Eccellenze, il museo aziendale Con una punta di orgoglio possiamo affermare che Montegrappa crea attrazione e porta turismo a Bassano”

Si tratta sicuramente di formule molto efficaci, per non dire vincenti Ma, dal punto di vista strettamente digitale, come state curando la vostra promozione?

“Siamo presenti su tutti i canali social: Facebook, Instagram, Youtube, Linkedin, Twitter. E, da poco, abbiamo aperto un profilo anche su Tik Tok. Bisogna però considerare che il nostro target principale è costituito da utenti oltre i quarant’anni e, in generale, abbastanza distanti dal mondo dei social Nonostante tale peculiarità, la pagina Facebook è seguita da circa centomila persone, quella Instagram da cinquantamila. Una presenza, quella sui social, alla quale sicuramente teniamo, senza tuttavia volerne divenire schiavi

In effetti utilizziamo questi media soprattutto in funzione di specifici obiettivi, come in occasione delle campagne di lancio dei nuovi prodotti: circa tre o quattro al mese Il linguaggio, adeguato a ogni tipo di social, si avvale di una comunicazione strategica sulla base di un piano editoriale, mentre il lancio mirato a promuovere le collezioni viene fatto attraverso campagne di advertising, Paese per Paese Nell’ambito del mailmarketing, invece, lo strumento più performante e oggi irrinunciabile è rappresentato dalla newsletter, che inviamo regolarmente a circa cinquantamila contatti. I testi, abbastanza tecnici e non proprio cortissimi, sono comunque molto graditi dai montegrappisti, che amano ottenere informazioni esaurienti, per poi eventualmente raccontarsi e scambiarsi dati, pareri, perfino emozioni È anche per questo motivo che abbiamo

preferito non aprire una community, ma supportare quelle dei nostri amici pennaioli”

Avete profilato la vostra clientela?

“È un’operazione che conduciamo con molta discrezione attraverso la traccia degli acquisti online e dei contatti diretti Nei rapporti con la rete vendita, alla presentazione delle collezioni, vengono invece raccolti utili feedback sul prodotto”.

Quanto incidono le licenze, come per esempio nel caso delle penne marchiate Fifa in occasione dei Mondiali 2022, nella vostra produzione?

“Si tratta di un peso rilevante, fondamentale nell’implementazione delle vendite Soprattutto se viene associato alla forte presa emozionale che le nostre penne suscitano sempre in chi le sceglie; che non è un cliente in senso stretto, ma una persona che condivide i valori della marca identificandosi con essi D’altro canto in ogni nostro strumento è presente il tocco umano Ed è nostro desiderio che sia percepito. Una sorta di sentimento che si propaga anche nei nostri mercati principali: Stati Uniti, Medio Oriente, Cina e Italia”

Quanto conta la creatività nel vostro lavoro?

“È il presupposto essenziale, la conditio sine qua non. Anche se poi l’idea deve necessariamente essere supportata dalla sapienza tecnica: microfusioni, incisioni a bulino, smaltature a freddo, miniature, incastonature la nostra attività si avvicina molto alla gioielleria e all’orologeria”

In chiusura, due parole sul sito “Possiamo dire che si divide in due anime: istituzionale, legata alle sollecitazioni/suggestioni delle newsletter, ed e-commerce Da quest’ultima, spinta attraverso le campagne e le promozioni sui social, abbiamo ottimi riscontri, anche grazie all’introduzione del configuratore che fornisce un servizio su misura Dalla gestione one-to-one, infatti, risulta che sono molto gradite le serie limitate e la possibilità di personalizzare”

I prossimi obiettivi L’intrapresa di un percorso vituoso orientato all’economia circolare e all’ecosostenibilità: cioè produrre e progettare secondo i dogmi della green-economy!”

Qui sopra Incisione a bulino, Atelier Montegrappa

In alto, da sinistra verso destra ZERO Custom, Stilografica QUATTRO, Edizione Continuativa

www.stefanofalcone.info

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di Antonio Minchio

Si ringrazia Paolo Bozzetto per la preziosa collaborazione

Nato da un’idea di Alberto Ventrice, è frutto di una smisurata passione e di una considerevole competenza

La macchina da corsa perfetta è quella che si rompe un attimo dopo il traguardo. Il secondo è il primo degli ultimi.

A fianco, da sinistra verso destra Alberto Ventrice, fondatore e anima del Modelroom, accoglie nella sala del museo dedicata alla Ferrari un ospite d’eccezione: il pilota da corsa Paolo Bozzetto. In uno dei molti diorami presenti nella struttura è stato ricostruito un box del Cavallino rampante, con la rappresentazione della messa a punto di una monoposto di F1

MODELROOM. Migliaia di modellini per un piccolo grande museo del motorismo

L’amore dei bassanesi per l’automobilismo sportivo vanta una lunga e blasonata tradizione, confermata anche da questa sorprendente realtà, ancora poco nota ai non addetti ai lavori.

Sopra, dall’alto verso il basso

La sala dedicata alla Porsche

(in primo piano il modello della 917

Martini & Rossi Racing Team vincitrice alla 12h di Sebring ’71)

“Schegge” di storia della Ferrari, raccontate attraverso diorami e modelli pregiati

Laureato in storia dell’arte a Venezia, Alberto Ventrice svolge servizio come capotreno sulle tratte venete. Non lo abbiamo però incontrato nella sua veste professionale (anche se risulta già singolare l’abbinamento del titolo di studio con la sua attività), ma in quella - inaspettata! - di appassionato collezionista e, soprattutto, di fondatore e anima del Modelroom, vero e proprio museo del modellismo motoristico Autentico culture della materia, Alberto ha dato vita a questa emblematica iniziativa grazie alla passione per i Carabinieri

Cosa accadde poi?

“La passione per l’Arma venne meno, ma nel frattempo avevo maturato una grande esperienza nel mondo del modellismo: scale, marchi, materiali, esposizioni, fiere, negozi, eventi... L’amore per i motori fece il resto e la collezione crebbe a dismisura fino a toccare le 3000 unità. Piano piano cominciai a realizzare diorami Ferrari, ambientazioni in scala 1:43 che nel 2017, in occasione del 70° anniversario di fondazione della casa di Maranello, esposi con successo alla Biblioteca Civica di Bassano Ma non era finita ”

MODELROOM Bassano

Info: 347 6682978

alberto.ventrice@ alice.it

“Da ragazzo coltivavo il desiderio di entrare nella Benemerita e avevo iniziato a raccogliere, tra i tanti oggetti riguardanti l’Arma, un numero considerevole di modellini che riproducevano i mezzi storici dei Carabinieri A un certo punto fu necessario organizzare una vetrina ad hoc; fino a quando, con la conquista di una stanza tutta mia nella casa di famiglia, il 27 ottobre 2009 ho cominciato ad acquistare altre vetrine e ad ampliare le tematiche: Ferrari, Maserati, auto da rally, Moto Guzzi e moto da GP si unirono alla raccolta dei mezzi dell’Arma formando le sei sezioni iniziali del Modelroom, che nacque ufficialmente proprio in quella circostanza”

Cioè?

“Presto mi accorsi che una sola stanza non era sufficiente per esporre le collezioni con il giusto criterio e la corretta visibilità dei singoli pezzi. Così il 18 febbraio 2018, in seguito al trasloco in una sede idonea, Modelroom diventò ufficialmente un museo con due sale: lo StudioFerrari e il Modelroom originario. Nella prima (che progettai e realizzai personalmente) trovano spazio tutti i modellini Ferrari, dalle F1 alle stradali, dalle racing alle vetture speciali e ai prototipi Ma ci sono anche diorami, libri, gadget, chicche di ogni genere Il Modelroom originario ospita invece la collezione dei modelli 1:43 raccolti all’alba della mia passione”

In realtà il museo è più grande... “Certo Di recente sono infatti nate la SalaStoccarda, dedicata alle Porsche, e la GalleriaBMW, con l’esposizione delle vetture di Monaco di Baviera In entrambi i locali si trovano soprattutto modelli in scala 1:18 All’ingresso, poi, alcune vetrine sono dedicate ai mezzi più iconici della storia automobilistica, divisi per nazione Vi sono anche una ricca biblioteca motoristica, una videoteca e un archivio fotografico con migliaia di foto riguardanti musei, gare, fiere, eventi, raduni Ma anche ricordi che riguardano me e i tanti amici appassionati con i quali mi confronto, ovviamente sempre trattando argomenti legati alle quattroruote. In fin dei conti sia i singoli modelli sia i diorami evocano emozioni e ricordi”.

Il museo in cifre “Modelroom ospita attualmente oltre 5500 modellini, circa 10.000 stampe fotografiche, più di 5000 tra libri, riviste, dvd: nulla è lasciato al caso, tutto è esposto nel migliore dei modi”

Non possiamo che confermare Ad Alberto Ventrice vanno infatti riconosciute competenza, passione e molta dedizione Modelroom è un piccolo grande tesoro del territorio e merita assolutamente di essere conosciuto e visitato

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SFIDE
del Grappa

Un jolly fra comunicazione, design e buon umore

Maestro della grafica, scrittore e saggista, è uno studioso della Natura, a cui si ispira nelle sue creazioni

La vista di un pianoforte lo mette subito di buon umore

Se poi gli si offre l’opportunità di suonare un pezzo - e ne vale sempre la pena! - si può essere certi che ne trarrà qualcosa di buono: che si tratti di un brano dei Beatles (fra i suoi prediletti spicca Yesterday), una sua composizione oppure un motivo improvvisato, l’esito sarà di sicuro sorprendente

Già, perché Luizio Capraro - di lui stiamo parlando - è “anche” un musicista; come testimoniano peraltro gli spartiti che scrive tuttora rigorosamente a mano Un retaggio familiare: suo padre, maresciallo dei Carabinieri e uomo tutto d’un pezzo, assieme a valori autentici (in primis la dignità del lavoro), gli ha trasmesso un amore viscerale per la musica

“Era un virtuoso del banjo, strumento che aveva imparato a suonare da ragazzo in Francia Per questo mi considero il prodotto di due distinti input: da un lato rigore, dall’altro fantasia e ispirazione”

In realtà Luizio Capraro è molto di più di un cultore dell’arte di Euterpe. Potremmo etichettarlo come grafico pubblicitario, ma non saremmo né generosi né precisi, perché trascureremmo alcune componenti fondamentali della sua professione Quali la straordinaria attività di designer, che l’ha portato a progettare mobili di lusso e accessori per l’automotive Oppure l’impegno come illustratore e disegnatore umoristico Dategli una matita e un semplice foglio di carta. Subito prenderanno forma vignette sagaci ed esilaranti: un campionario di “situazioni” divertenti (e mai volgari), tali da accendere il sorriso in grandi e piccini Provare per credere! Studioso della Natura, alle cui multiformi manifestazioni si

ispira nelle sue creazioni, Luizio Capraro ha dedicato parte importante del suo tempo alla scrittura, spaziando dai saggi ai romanzi, con una certa predilezione per tematiche di tipo esoterico Un umanista, dunque, che ha sempre posto l’uomo al centro del proprio universo e che usa le tecniche più disparate per raggiungere diversi obiettivi. Compreso, ovviamente, quello della comunicazione in senso lato.

“In quanto creativo mi occupo anche di marketing; strumento che ho spesso utilizzato nel corso della mia produzione, ormai cinquantennale, di monografie aziendali, stand fieristici, campagne pubblicitarie non lesinando una sana attività di copy, frequentemente affiancata all’impiego della grafica pura”

Fra i lavori più gratificanti, il “nostro” annovera sicuramente l’Hi-Fi Pellicano, realizzato nel 1976 per la Perser (Primo Premio Internazionale Gold SIM).

Ma anche una serie di raffinati prodotti di design per Peugeot (portaradio), Giuliari (selle per motociclette), Doimo, Faoma, Brummel, Smania (mobili), Morex (complementi d’arredo), Salora e Sinudyne (televisori), Quasar (Hi-Fi), Lotto e Tecnica (doposci ̀ )

Ricorda poi con comprensibile orgoglio di aver contribuito, con il Governo del Turkmenistan, l’Agip e il Centro Studi e Ricerche Ligabue, alla nascita del Museo di Storia Nazionale di Ashgabat: “Un’esperienza straordinaria e indimenticabile, condivisa con l’archeologo Gabriele Rossi Osmida (da poco scomparso)”

Sempre con Ligabue, società di catering fra le più grandi al mondo, per più di due lustri Luizio Capraro è stato impegnato su vari fronti, occupandosi sia del business principale (dalle pagine pubblicitarie ai bilanci

aziendali), sia della preparazione del Ligabue Magazine, testata specializzata in tematiche scientifiche (in particolare archeologia e paleontologia)

“L’azienda mi affidò pure l’incarico di gestire l’impaginazione dei volumi che la propria Fondazione predisponeva annualmente, pubblicazioni dirette da Piero Angela e realizzate da Erizzo Editore. E curavo anche la comunicazione del Caffè Quadri di Venezia, locale storico noto in tutto il pianeta, di proprietà di quel gruppo!”.

E ora, di cosa si sta occupando?

“Ho iniziato a lavorare verso la fine degli anni ’60, quando ero uno studente di Architettura Poi sono stato assunto alla MRP, blasonata agenzia pubblicitaria dell’amico Renato Meneghetti Il mio percorso è partito proprio da quella fucina di talenti, per poi svilupparsi autonomamente. Oggi seguo solo alcuni clienti, senza dover sottostare a ritmi frenetici Ma collaboro pure alla realizzazione di un volume dedicato alla storia della pubblicità a Bassano, derivato da un numero de L’Illustre bassanese Senza mai trascurare le vignette umoristiche e i pianoforti” Ovviamente!

Luizio Capraro, 1948, è uno dei riferimenti della grafica pubblicitaria (oltre che del design) nel Veneto Ancora attivo, sarebbe interessante coinvolgerlo - anche in iniziative istituzionali - per le sue indubbie capacità Soprattutto se si considera il livello davvero modesto di quanto si vede in giro

In alto

Una doppia pagina realizzata nel 2000 per Ligabue Group, leader mondiale nel catering

Qui sotto

Una vignetta realizzata in occasione delle recenti festività natalizie

51 PERSONAGGI
LUIZIO
CAPRARO
È
uno dei pionieri della pubblicità nel nostro territorio...
Il talento è l’audacia, lo spirito libero, le idee ampie. Anton Cechov

Sono molte e significative le analogie con l’attuale UE...

TRAIANO, L’IMPERO ROMANO E L’EUROPA

La presenza della Città Eterna si fa sentire quotidianamente nelle lingue, nelle istituzioni e nel pensiero del mondo occidentale Non a caso diversi sistemi politici ne hanno rivendicato la continuità

Nessun impero violento dura a lungo: solo quello moderato resiste al tempo. Seneca

Cosa sono i regni senza giustizia, se non vaste imprese brigantesche?

Sant’Agostino

L’8 agosto del 117 d C muore Traiano, l’Optimus princeps, che porta l’Impero Romano alla sua massima estensione Esiste un rapporto tra la Roma di Traiano e l’Europa attuale?

Traiano è una figura di spicco nella promozione dei valori di equità e giustizia, che sono alla base degli attuali principi dell’integrazione europea. Unitamente alle donne della sua famiglia, impegnate nella risoluzione di problemi sociali, Traiano emerge come precursore dei valori della parità di genere. La sua leggendaria opera di legislatore, amministratore e conquistatore fa sì che Roma raggiunga il massimo splendore Nato a Italica in Spagna, nel 53 d.C., è portatore di un messaggio di integrazione e unità e la successiva cristianizzazione di Roma diffonde ulteriormente la sua leggenda.

In epoca medievale si dice che papa Gregorio I, per intercessione divina, abbia resuscitato Traiano dai morti e lo abbia battezzato nella fede cristiana.

Teologi come Tommaso d’Aquino discutono di Traiano come di un esempio di pagano virtuoso

Nella Divina Commedia Dante

ne colloca lo spirito nel Cielo di Giove con altri personaggi storici e mitologici noti per la loro giustizia

Le Terme di Traiano sono il primo esempio di complessi termali imperiali romani che incarnano concetti di benessere, aggregazione e unificazione delle diverse culture in Europa

La creazione di luoghi ameni con un forte legame tra il lavoro dell’uomo e la natura è tuttora un obiettivo primario delle società europee contemporanee Analogamente a Traiano, la moglie Plotina, sua sorella e sua nipote si dedicano a opere di beneficenza anticipando l’impegno civico delle First Ladies dell’era attuale.

Traiano è generoso con il popolo di Roma, al quale distribuisce somme in denaro; aumenta poi il numero dei cittadini indigenti che ricevono gratuitamente grano dallo Stato. Diminuisce le tasse e si occupa dell’istituzione di fondi pubblici alimentari per il sostentamento dei bambini poveri Realizza vaste opere pubbliche nelle province, in Italia e a Roma: strade, ponti, acquedotti, bonifica di terreni incolti, costruzione di porti e palazzi

I suoi successi militari sono impressionanti. Sconfigge infatti Decebalo e crea la nuova provincia della Dacia, a nord del Danubio, fornendo terra ai coloni romani e avviando lo sfruttamento delle ricche miniere di oro e sale. Vinta la guerra contro i Parti, Traiano annette la Mesopotamia superiore e raggiunge il Golfo Persico dove si dice abbia pianto, perché troppo vecchio per ripetere i successi di Alessandro Magno in India

Le strade romane sono meraviglie tecnologiche. L’esercito costruisce una vasta rete di strade in pietra, cemento e sabbia che collegano Roma co ogni zona dell’impe Molte strade duran al Medioevo e alcu sono tuttora usate

La presenza di Rom sentire quotidianam lingue, nelle istituz pensiero del mondo

Il latino, la lingua d mane quella di app in Occidente molto la caduta di Roma. ufficiale della Chie romana fino al XX Adottato da diversi p p ,

Sopra, da sinistra verso destra Eugène Delacroix, La giustizia di Traiano, olio su tela, particolare, 1840. Rouen, Musée des Beaux-Arts. L’effigie dell’imperatore Traiano su un sesterzio d’oro coniato dalla zecca romana alla vigilia delle campagne partiche (114-117 d C )

Sotto

Un’elaborazione grafica delle statua in marmo conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli: Traiano alza la mano destra per parlare ai suoi soldati Proprio da quest’opera, della fine del I secolo d C , sono state ricavate numerose repliche, in Italia e all’estero

SCENARI
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SCENARI

Qui sopra e a fianco

Le Terme di Traiano (104-109 d C ): il più grande edificio del genere al mondo, all’epoca della costruzione

LEGENDA

1) Vestibolo

2) Natatio

3-4-12) Palestre

5) Calidarium

6) Tepidarium

7) Basilica

8) Esedra-ninfeo

9) Sala con due abs

10-11) Biblioteche

13) Aula

latino si sviluppa poi in francese, spagnolo, portoghese, italiano e rumeno

Sotto, da sinistra verso destra Albrecht Dürer, Carlo Magno Imperatore, particolare, olio su tavola, 1511-’13 Norimberga, Germanisches Nationalmuseum

Il cosiddetto Ponte romano di Pagnano d’Asolo: da poco restaurato, venne ricostruito nel 1868 al posto di un ponte cinquecentesco a unica arcata, molto probabilmente successivo a un’analoga struttura d’epoca romana.

Diversi sistemi politici hanno rivendicato la continuità con l’Impero Romano, utilizzandone il nome Nel contesto della Russia ortodossa dal XVI secolo Mosca è soprannominata Terza Roma (la Prima Roma e la Seconda Roma sono, rispettivamente, Roma e Costantinopoli)

I fasti dell’Impero Romano hanno accompagnato l’Unione Europea (UE) sin dal suo inizio. Le sue sedi si trovano tutte in

luoghi legati alla memoria del Sacro Romano Impero: Bruxelles è considerata da Carlo V “il centro del suo impero” Strasburgo è una delle principali città libere imperiali, così come Francoforte. Il riconoscimento più importante assegnato per il lavoro svolto al servizio dell’unificazione europea è il Premio Carlo Magno. Al suo apice, sotto Traiano, l’Impero Romano comprende l’intera regione del Mediterraneo, ma anche parti dell’attuale Germania, Gran Bretagna, Romania, Turchia, Siria e Armenia.

L’UE sta cercando di ricreare un impero simile

Il diritto romano ha svolto un ruolo importante nell’espansione dell’Impero romano e l’UE fa affidamento sull’esportazione del proprio diritto e sull’effetto extraterritoriale della giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea (CGE).

Il diritto romano costituisce oggi la base dei codici in Francia, Italia, nei paesi dell’America

Latina e dell’UE. Il diritto romano è anche alla base del diritto canonico cattolico romano

L’antica Roma crea un’unità culturale e politica che caratterizza l’impero di maggior successo e più duraturo della storia. Oggi, i fautori di un’Europa unificata guardano con ammirazione a ciò che Roma ha realizzato

L’antica Roma conquista e unisce l’Europa con la forza. Oggi l’UE tenta di unire il continente attraverso leggi e regolamenti

L’idea di un’Europa unita è più di una semplice ricerca di stabilità economica e di prosperità. È una visione di lunga data che ha catturato l’immaginazione di intellettuali che hanno voluto credere nell’idea di costruire un mondo migliore. L’unificazione europea è stata concepita come un modo per eliminare la guerra dal continente

L’UE occupa oggi un’area che pochi imperi nella storia hanno sognato di acquisire Ciò implica che questa entità comprenda un gran numero di popoli diversi Dai francesi ai greci, dai portoghesi agli estoni e dagli irlandesi ai livoniani Caratteristica (ma anche pecca) di questo impero è che è un impero senza imperatore L’Europa non è rappresentata da una sola figura; assomiglia più all’impero romano al tempo di Diocleziano, in cui quattro governatori si dividevano il compito di governare.

54
1 9 8 3 4 3 13 12 2 6 7 5 11 10 100 metri

INDIRIZZI UTILI

PRONTO INTERVENTO

SOCCORSO Dl EMERGENZA 113

PRONTO SOCCORSO 118

CARABINIERI

Pronto Intervento 112

Comando Compagnia 0424 527600

Via G Emiliani, 35

Comando Forestale 0424 504358

Pronto Intervento 1515

Via Trentino, 9

GUARDIA DI FINANZA

Via Maello, 15 0424 34555

POLIZIA DI STATO

V.le Pecori Giraldi, 56 0424 507911

I.A.T. Informazioni e Accoglienza

Turistica - Bassano del Grappa

Piazza Garibaldi, 34 0424 519917

IL GIORNALE Dl VICENZA

Largo Corona d’ltalia, 3 0424 528711

I N A I L

Via O Marinali, 79 0424 217411

I.N.P.S.

Via C Colombo, 70/94 0424 887411

MUNICIPIO

Via Matteotti, 35 0424 519110

U R P

Piazzetta Guadagnin, 13 0424 519555

INFORMAGIOVANI e CITTA’

Piazzetta Guadagnin, 13 0424 519165

MUSEO DEI CAPPUCCINI

Via San Sebastiano, 42 0424 523814

MUSEO DELL’AUTOMOBILE

“L. BONFANTI-VIMAR”

Romano d’Ezzelino 0424 513690

MUSEO HEMINGWAY

Via Ca’ Erizzo, 35 0424 529035

FARMACIE

L’orario dei turni si intende dalle 8 45 del primo giorno alle 8 45 del secondo

URP - Informagiovani

Comune di Bassano del Grappa

Piazzetta Guadagnin, 13

Tel 0424 519555 - 0424 519165

POLIZIA LOCALE

Via J Vittorelli, 30 0424 519404

POLIZIA STRADALE

Via Ca’ Rezzonico, 14 0424 216611

VIGILI DEL FUOCO 115

Via Ca’ Baroncello 0424 228270

SERVIZI PUBBLICI

AGENZIA DELLE ENTRATE

Via M Ricci, 8 - 1° p 0444 046246

I MUSEI DI BASSANO Museo Civico

Fra i più antichi del Veneto, è sorto nel 1828 in seguito al legato del naturalista

Giambattista Brocchi ed è costituito da Museo, Biblioteca e Archivio

Museo della Ceramica Museo Remondini

Il Museo della Ceramica ospita una raccolta di maioliche, porcellane e terraglie, composta da 1200 pezzi.

Nel Museo Remondini si trova una ricca collezione di stampe antiche

Sezione naturalistica del Museo Palazzo Bonaguro

Il Palazzo ospita l’esposizione Mondo animale Conoscerlo per proteggerlo www.museibassano.it

ARCHIVIO Dl STATO

Via Beata Giovanna, 58 0424 524890

AZ. ULSS n. 7 PEDEMONTANA

Ospedale “San Bassiano”

Via dei Lotti, 40 0424 888111

Emergenze Autolettighe 118

Guardia medica 0424 888000

U.R.P. 0424 888556

Consultorio familiare

Via Mons. Negrin 0424 885191

CAMERA Dl COMMERCIO

Largo Parolini, 7 0424 220443

CENTRI PER L’IMPIEGO

Largo Parolini, 82 0424 529581

CROCE ROSSA 0424 529302

POSTE E TELECOMUNICAZIONI

Piazza Paolo VI, 2 0424 213230

Via Angarano, 149 0424 503926

Via Passalacqua, 70 0424 513112

PRO BASSANO

Via Matteotti, 43 0424 227580

SPORTELLO IMMIGRATI

Via Verci, 33 0424 526437

TRIBUNALE DI VICENZA

Sportello Cittadino Imprese di Bassano del Grappa

Via O Marinali, 32 0424 528424

ARTE E CULTURA

MUSEO CIVICO - BIBLIOTECA

Piazza Garibaldi, 34 0424 519901

MUSEO CERAMICA - REMONDINI

Palazzo Sturm 0424 519940

CHIESETTA DELL’ANGELO

Via Roma, 80 0424 227303

PALAZZO AGOSTINELLI

Via Barbieri 0424 519945

PALAZZO BONAGURO

Via Angarano 0424 502923

MUSEO DEGLI ALPINI

Via Angarano, 2 0424 503662

56
AGOSTINELLI Via del Cristo, 96 0424 523195 05/03-07/03 29/03-31/03 22/04-24/04 ALLE DUE COLONNE Via Roma, 11 0424 522412 07/03-09/03 31/03-02/04 24/04-26/04 ALLE GRAZIE Via Passalacqua, 10/a 0424 35435 11/03-13/03 04/04-06/04 28/04-30/04 ALL’OSPEDALE Via J da Ponte, 76 0424 523669 03/03-05/03 27/03-29/03 20/04-22/04 CARPENEDO Piazza Garibaldi, 13 0424 522325 15/03-17/03 08/04-10/04 COMUNALE 1 Via Ca’ Dolfin, 50 0424 527811 21/03-23/03 14/04-16/04 COMUNALE 2 Via Ca’ Baroncello, 60 0424 34882 19/03-21/03 12/04-14/04 POZZI Via Scalabrini, 102 0424 503649 23/03-25/03 16/04-18/04 27/02-01/03 RAUSSE dott. MARIO Piazza Libertà, 40 0424 522223 13/03-15/03 06/04-08/04 30/04-02/05 ROMITO dott MASSIMO Via Mons Rodolfi, 21 0424 566163 17/03-19/03 10/04-12/04 TRE PONTI Via Vicenza, 85 0424 502102 09/03-11/03 02/04-04/04 26/04-28/04 XXV APRILE Viale Asiago, 51 0424 251111 01/03-03/03 25/03-27/03 18/04-20/04

Anche se dai bassanesi ci si aspettava qualcosa di più... FESTIVAL ORGANISTICO Un successo per la qualità delle proposte e la grande partecipazione

Credi di potercela fare: sarai già a metà strada.

Otto concerti, ben 1200 presenze (con una media di 140 persone a spettacolo), molti i giovani E un bilancio positivo, anche grazie all’ottima organizzazione e all’adesione di validi sostenitori.

Giovanni Marcadella, ideatore e fra i principali organizzatori del Festival Organistico del Pedemonte e del Canal di Brenta

La prima edizione si è svolta dall’1 ottobre al 18 dicembre 2022 in diversi contesti, dando voce a strumenti di grandissimo pregio anche al fine di proteggerli e valorizzarli

Sopra al testo Alcune immagini “rubate” nel corso della rassegna musicale

Qui sotto

Il libretto di sala pubblicato per l’occasione: ricco di informazioni, è stato molto gradito sia dai musicisti coinvolti nella manifestazione sia dal pubblico presente ai concerti

Dunque... il Festival Organistico è finito e un velo di malinconia è rimasto nel cuore degli organizzatori e negli occhi di quel gruppetto d’appassionati che, nonostante fosse una prima manifestazione del genere, ha pur fatto in tempo a formarsi; una malinconia un po’ nostalgica e dolce, come il ricordo di un amore finito troppo presto È stato un successo, s’è osservato da più parti. Ogni singolo concerto è stato un successo di sentimento ed arte quasi senza misura, d’abilità esecutiva, e non c’era da dubitarne, vista la qualità dei musicisti vocati, per la varietà dei programmi portati a spaziare dal lontano approccio seicentesco al barocco più evoluto, dall’ecclesiastico al profano, per approdare all’espressione romantica d’uno stile orchestrale e teatrale, che qualcuno nel tempo ha voluto tradurre per organo, interpretando le qualità foniche straordinarie di questo strumento Tra le osservazioni positive su di un Festival che si è presentato per la prima volta in Bassano e sul territorio con ben otto concerti in altrettante chiese di città e di paese, ci sta la scoperta di otto organi storici eccezionali per struttura artistica, per meccanica, per temperamento del suono mai uguale, mai scontato, ma sempre sorprendente ed accattivante;

organi che si son fatti sentire da solisti o nel confronto e in unione con altri strumenti di tradizione e con voci singole e corali Positiva - s’è osservato - anche l’ambientazione dei concerti in chiese che meritano lo stupore della scoperta per storia, per il carattere delle architetture, per la ricchezza dei contenuti; infine anche per l’arredo decorativo sempre diverso, sempre originale e ispirato da fioristi artisti uniti in associazione Palladio Florist. C’è ben motivo, dunque, per coltivare un senso di nostalgia, anche se l’impegno organizzativo non è stato di poco conto.

L’Associazione Amici degli Archivi s’è proposta in un progetto di grande dimensione, aiutata in ciò da Asolo Musica e dalla disponibilità delle parrocchie Di grande significato i patrocini, a partire da quelli del Ministero per la Cultura e della Regione Veneto, fino ai Comuni del territorio, all’Unione del Commercio, al Rotary Club Bassano Castelli Di grande sostegno, che denota sensibilità e amore per la cultura, l’adesione di istituti finanziari come la Fondazione della Banca Popolare di Marostica-Volksbank, la Banca delle Terre Venete, la Banca del Veneto Centrale e, da mettere in particolare risalto, la partecipazione delle nostre

aziende, di imprenditori che, accanto all’attività lavorativa, dedicano attenzione anche alle esigenze di cultura e d’arte della comunità.

Possibile che non ci siano note negative?

Sono forse un po’ difficili da trovare, poiché anche l’affluenza del pubblico è stata un successo, a detta dei più. Se un concerto ha attratto per qualche ragione più ascoltatori di un altro, nell’insieme gli otto appuntamenti han fatto quasi 1200 presenze, il che significa una media di almeno 140 persone per concerto... e non sono mancati i giovani

Un commento cattivello, però, a questo proposito ben ci sta e non premia i cittadini bassanesi, dai quali ci si aspettava qualcosa di più, soprattutto nei concerti - il primo e l’ultimo - che hanno toccato chiese di Bassano. E neppure il Rotary Club si salva, pur essendo, del Festival, un patrocinatore Forse è proprio la qualità dell’offerta musicale a non adattarsi troppo al gusto cittadino, cui meglio si confà una proposta più moderna o più esotica L’intento che sta alla base del Festival, però, è dar voce a strumenti di grandissimo pregio, che la storia ci consegna, è proteggerli, è valorizzarli

8 DE MUSICA

ASCENSORE INCLINATO Entro l’estate l’inizio dei lavori

Abbiamo incontrato i progettisti Felics e Giampi Zanata: in quaranta secondi sarà possibile completare il percorso Massima attenzione anche alla sicurezza e all’impatto ambientale

Abbiamo già parlato, qualche tempo fa, del progetto relativo all’installazione di un ascensore inclinato lungo il pendio che collega Prato Santa Caterina a viale dei Martiri: una sorta di ghiotta anticipazione da parte dell’assessore Andrea Zonta, in un quadro più ampio di interventi dell’Amministrazione civica in fieri o in programma. Ora torniamo doverosamente sull’argomento, divenuto di stringente attualità, per conoscere le modifiche apportate al progetto iniziale, già approvato all’epoca dalla Soprintendenza Si tratta sostanzialmente di adeguamenti, anche di natura strutturale, resi necessari per “alleggerire” al massimo l’impatto con l’ambiente circostante, in effetti uno dei contesti più ricchi di fascino della città. La previsione è quella di iniziare i lavori entro l’estate, come ha recentemente affermato lo stesso assessore Zonta, confortato dal pool di professionisti che segue i lavori: in primis lo Studio Associato Zanata Group dei fratelli Felics e Giampi Zanata, responsabili del progetto architettonico, della direzione lavori e della sicurezza. Fanno poi parte del nutrito team il geologo Umberto Tundo, l’archeologo Rosario Salerno e l’esperto di acustica Mario Andreotti, mentre gli ingegneri Christian Ceccato e Claudio Gregori collaborano per le opere strutturali e meccaniche.

Il perito Federico Bizzotto si occupa infine degli aspetti elettrici Ovviamente, prima di indire la gara d’appalto, sarà necessario redigere il progetto esecutivo; quello definitivo, già approvato il 26 gennaio, è stato presentato alla Città il 6 febbraio nel corso di una riunione pubblica in Sala Chilesotti, alla quale sono stati invitati portatori d’interesse quali Quartieri e associazioni. Il costo dell’opera, lievitato rispetto alle stime iniziali sia a causa delle difficoltà congiunturali sia per le diverse soluzioni tecniche adottate, sarà di un milione di euro: cifra considerevole, ma giustificabile in rapporto ai benefici che tale nuovo servizio urbano (gratuito) dovrebbe recare Si pensi, per esempio, ai disabili, alle mamme con carrozzine, alle persone della terza età

Molto chiare le spiegazioni dei progettisti Giampi e Felics Zanata sul funzionamento

dell’ascensore, che sarà azionato da un sistema idraulico di tipo oleodinamico, più affidabile di quello elettrico a cavo (sebbene richieda maggiorr energia).

“In circa quaranta secondi sarà possibile completare il percorso, superando un dislivello di 14 metri per una lunghezza di 26 In un’ora l’ascensore sarà in grado di trasportare circa cinquecento persone, che viaggeranno in due cabine (su binari paralleli) della portata di 750 chilogrammi l’una”. La stazione a valle sarà posta presso la costruzione dei bagni pubblici, per la quale è previsto l’abbattimento; quella a monte si troverà davanti al Teatro Astra “In accordo con l’Amministrazione civica, abbiamo studiato a fondo la questione dell’impatto ambientale per tutelare al massimo viale dei Martiri, ma anche gli scorci sulla Pieve di Santa Maria in Colle e il panorama a nord Per questo si è optato a favore di un uso ragionato del vetro”

A fianco e qui sotto

Le stazioni dell’ascensore inclinato, rispettivamente a monte e a valle in un render dello Studio Zanata Group

In basso

Il dettaglio della sezione trasversale della stazione a valle (Studio Zanata Group)

61 IL RAPPORTO
Dopo decenni di ipotesi su un possibile impianto di risalita da Prato Santa Caterina a viale dei Martiri si è finalmente giunti alla fatidica decisione
I fratelli Felics e Giampi Zanata

La pista è la mia tela

La mia auto è il mio pennello.

In un nuovo libro le mirabolanti imprese del conte Rebus

NINO BALESTRA “LA RUOTA DEL DIAVOLO”

Edita dalla Libreria Automotoclub Storico Italiano, la pubblicazione si configura come il prosieguo del precedente romanzo-racconto. E pare davvero preludere alla genesi di una vera e propria saga.

A fianco

Nino Balestra, al centro, con la giornalista Francesca Cavedagna e con Stefano Chiminelli, Ceo di ASI Service (che cura la linea editoriale dell’Automotoclub Storico Italiano), alla presentazione del libro lo scorso 8 febbraio, a Palazzo Roberti.

A volte ritornano E magari con rinnovato successo È questo il felice caso del conte Rebus, misterioso e brillante alter ego del suo autore, quel Nino Balestra che non finisce mai di stupire Già, perché ad appena un anno dall’uscita di Cani neri candide gardenie, suo primo romanzo (anche se preferisce definirlo “racconto”, in virtù della mescolanza di fatti reali e finzione), eccolo sfornarne un altro: La ruota del diavolo

Formula 1 (una Merzario) molti circuiti d’Europa, ma nel mondo è conosciuto soprattutto per aver fondato e gestito per lunghi anni il Museo dell’Automobile Bonfanti Vimar, nel suo genere un’istituzione fra le più apprezzate a livello internazionale. E che dire poi della sua attività di studioso a 360 gradi, nonché di accreditato storico dell’automobile, autore di brillanti e dettagliatissimi saggi?

che - irresistibilmente - mi ha portato a proseguire. In fin dei conti si tratta di un mondo che conosco per averlo sfiorato e poi ricercato puntigliosamente, respirando le atmosfere di un’epoca non troppo lontana nel tempo. Un ruolo di una certa rilevanza deriva inoltre da passate esperienze personali, come la presenza a eventi mondani: ricevimenti ai quali tuttora partecipa una certa élite, da sempre legata alle corse automobilistiche Un tesoro di ricordi ed emozioni, per così dire, al quale ho fatto ricorso, adattandolo alle necessità della narrazione”

L’ambientazione dei racconti?

La

La ruota del diavolo Libreria Automotoclub Storico d’Italia, Asi Service, 2022 (euro 18,00).

Il che, sostanzialmente, equivale a dire due cose: numero uno, è nata una saga; numero due, molto probabilmente (e auspicabilmente) il futuro ci riserverà altre piacevoli sorprese.

D’altro canto Nino Balestra è persona nota e amata a Bassano. Gioielliere stimato, erede di una lunga e blasonata tradizione familiare, è sempre stato animato da un sacro fuoco per le automobili, la sua passione inestinguibile.

Da pilota ha percorso con la sua

Non a caso nel 2021 la Città di Bassano gli ha conferito il Premio San Bassiano...

Quali le motivazioni all’origine di questa seconda manche?

“Alla base delle storie che racconto c’è sempre il rigore della ricerca: se i fatti, i luoghi e i personaggi sono in bilico fra il vero e il verosimile, quando entro nel merito di una corsa mi riferisco a situzioni reali: sicuramente si è svolta, magari un anno prima o due dopo Ed è proprio questo mix, così affascinante, che mi ha divertito e

Federica Cappelletti 144 pagine, 160 illustrazioni - euro 20,00

“Mi ispiro a quello che hanno fatto i grandi della letteratura. Agatha Christie raccontava prevalentemente di Londra o di qualche sperduto villaggio inglese (magari immerso nella brughiera), Simenon di un Maigret parigino, spesso impegnato in indagini extraurbane, gli americani solo degli Usa... Allo stesso modo mi muovo laddove sono maggiormente a mio agio, cioè qui nel Veneto, fra casolari e ville palladiane Non mancano tuttavia riferimenti ad altri luoghi...”.

Una raccomandazione, prima di affrontare la lettura

“Non si ricava molto da un libro alla prima lettura, come peraltro non si ricava molto da una sinfonia al primo ascolto. Un libro diventa invece più ricco ogni volta che viene riletto. Provare per credere!”.

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di Elisa Minchio Parola di Rebus pardon di Nino Balestra!
IN VETRINA La storia di una squadra mitica in un libro imperdibile di Luciano
Zanini.
Prefazione di
copertina de