Bassano News

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Anno XXIX - n 199 Marzo/Aprile 2023

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Redazione

Elena Trivini Bellini, Elisa Minchio, Antonio Minchio, Chiara Favero

Collaborazioni

Associazione Scrittori Bassanesi “Il Cenacolo” Comune di Bassano del Grappa

Museo-Biblioteca-Archivio Bassano del Grappa

M Alberton, D Aquila, N Balestra, F Bicego, B Bonsembiante, P Bozzetto, A Calsamiglia, L Capraro, C Caramanna, P Casotto, A Faccio, S Falcone, C Ferronato, F Finco, G Giolo, G Marcadella, F Marcorin, M Masin, O Mocellin, C Mogentale, C Mondin, S Mossolin, V Pittureri, A Rizzolo, F A Rossi, O Schiavon, G Spagnol, A Ventrice, M Venzo, S Venzo, V Vicariotto, F Zanata, G Zanata

Corrispondenti

Erica Schöfer (dalla Toscana)

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p. 5 - Vicentinità

Di Andrea Palladio e dell’economia che sostenne e si servì della sua arte

p 8 - Gustus

p. 36 - Universi

L’area archeologica del Giardino di Villa Freya ad Asolo

p 38 - Art News

Copertina

Alcune raffinate ciotole della Collezione Laguna marchiate VBC Casa Alla dinamica azienda ceramica di Nove è dedicato il servizio a pag 38

Sopra al sommario, dall’alto Un render dell’ascensore inclinato fra Prato Santa Caterina e viale dei Martiri (Studio Zanata Group) - pag 61

Olio di Pove

La soddisfazione per un raccolto di elevata qualità

p 10 - Pianeta Casa

Confedilizia: scongiurare l’arrivo della eco-patrimoniale europea

p 12 - I nostri tesori

Un miracolo in pittura

La Santa Lucilla di Jacopo Bassano

p 16 - Curiosità

Venezia e la lotta contro la bestemmia

p 18 - La lezione del passato

Ai generosi giusta di glorie è la morte

p 20 - Schegge

La Strada Cadorna. Ardito monumento dell’ingegno degli uomini

p 22 - Afflatus

La psicologia digitale al servizio della salute e del benessere

p. 25 - Omaggio

In ricordo di Gian Antonio Bertoncello

p 27 - Avventure

Così, con giovanile baldanza, oltre 40 anni fa, percorremmo gli Stati Uniti

p 31 - Sì, viaggiare

La Sardegna e le isole minori

p 32 - Renaissance

Evviva la Torre di Pisa!

p 34 - Artigiani

Confartigianato al fianco dei Frati

Cappuccini di Bassano del Grappa

Mariano Venzo L’importanza dello studio e del confronto per sostenere con successo le sfide dei mercati

p 40 - Il Cenacolo

Giacolo Leopardi (1798-1837)

Paralipomeni della Batracomiomachia

p 43 - Esercizi di stile

La pipa Oggetto identitario per fumatori molto particolari

p 44 - Le terre del vino

I vini della Sicilia (2)

p. 46 - Tempi moderni Montegrappa. Così promoviamo sui social i nostri “strumenti di scrittura”

p 48 - Sfide

Modelroom, il museo del motorismo

p 51 - Personaggi

Luizio Capraro Un jolly fra comunicazione, design e buon umore

p. 53 - Scenari

Traiano, l’impero romano e l’Europa

p 56 - Indirizzi utili

p 58 - De musica

Festival organistico Un successo per qualità delle proposte e partecipazione

p 61 - Il rapporto

Ascensore inclinato Entro l’estate

l’inizio dei lavori

p 62 - In vetrina

Nino Balestra “La ruota del diavolo”

Alberto Ventrice con il pilota Paolo Bozzetto al Modelroom (pag 48)

Piatti e articoli per la tavola de La Ceramica VBC in un set della fiction RAI Che Dio ci aiuti 7 (pag 38)

Sotto

La poltroncina Dafne progettata da Luizio Capraro per Morex Al designer e pubblicitario bassanese è dedicata la rubrica Personaggi (pag 51)

3 SOMMARIO
Rovine del Teatro romano nello splendido Giardino di Villa Freya, in centro ad Asolo (ampio servizio a pag 36)

Il 12 marzo chiude al Palladio Museum di Vicenza la mostra Acqua Terra Fuoco. L’architettura industriale nel Veneto del Rinascimento

DI ANDREA PALLADIO E DELL’ECONOMIA CHE SOSTENNE E SI SERVÌ DELLA SUA NOBILE (E UTILE) ARTE

Organizzata per celebrare il decennale del Museo, inaugurato nel 2012, la rassegna indaga lo straordinario sviluppo che trasformò le campagne e le colline della Serenissima nella sede di efficientissime manifatture: aziende che non ebbero pari nel mondo di quell’epoca

Ancora su Palladio

Di Palladio e delle sue straordinarie realizzazioni, così come della sua sorprendente capacità di interpretare i tempi e i bisogni di una classe dirigente, ci siamo occupati in più di un’occasione. Ne abbiamo ricordato la formazione, in gran parte dovuta a quel validissimo talent scout che fu Giangiorgio Trissino, il suo scopritore; colui che gli diede anche il nome, trasformando quello dell’anonimo Andrea di Pietro della Gondola nel colto pseudonimo d’ispirazione

classica che tutti conoscono. Un clima particolare, quello in cui l’architetto vicentino (nato a Padova) si trovò a operare, favorito dai trattati sulla Santa agricoltura fioriti sull’onda del fervore di Alvise Corner e, soprattutto, dal cruciale cambiamento dell’economia, trasferitasi definitivamente dai mari ai campi Una trasformazione epocale che portò alla genesi e al progressivo diffondersi del fenomeno delle ville, contestualmente alla colonizzazione della campagna nella prospettiva di ottimizzarne e

incrementarne le molte opportunità produttive Se ora torniamo sull’argomento - ma non si finirebbe davvero mai di parlare di Palladio - è per segnalare, a quanti non l’avessero visitata, la mostra Aria, terra, fuoco. L’architettura industriale nel Veneto del Rinascimento, aperta ancora per poco tempo (fino al 12 marzo) al Palladio Museum di Vicenza.

Palazzo Barbaran da Porto Prima di entrare nel vivo, tuttavia, due parole su Palazzo Barbaran da Porto, prestigiosa sede del-

Sopra, dall’alto verso il basso La pianta di Villa Barbaro (da I quattro libri dell’architettura di Palladio), 1570 Lo splendore di Villa Barbaro a Maser (ph. Maurizio Sartoretto).

Sotto

Andrea Palladio in un’incisione ottocentesca di Giacomo Zatta

5 VICENTINITÀ

VICENTINITÀ

Ottavio

Sotto

Ottavio

l’esposizione, sono assolutamente d’obbligo: l’edificio, che ospita anche il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio (CISA), venne realizzato fra il 1570 e il 1575 Il prospetto

principale affaccia su Contrà Porti, nel cuore della città, a pochi passi dalla piazza dei Signori Autore della costruzione fu proprio Palladio che peraltro solo un anno prima, nel 1569, aveva presentato il progetto definitivo per il Ponte di Bassano

In questo caso il professionista dimostrò davvero un particolare talento nel conferire agli edifici preesistenti, di proprietà della famiglia Barbarano, la forma unitaria e monumentale che oggi possiamo ammirare. Sicuramente dovette confrontarsi con una committenza molto esigente (prova ne sono i tre diversi progetti che precedettero quello definitivo) e con i vincoli legati all’articolata e complessa situazione edilizia anteriore al suo intervento

Nonostante queste difficoltà. la coraggiosa e raffinata soluzione che elaborò testimonia del suo indubbio talento Unica fastosa residenza vicentina che Palladio riuscì a realizzare integralmente, Palazzo Barbaran da Porto si distingue soprattutto per la solenne facciata, con semicolonne ioniche al pianterreno bugnato e corinzie al piano nobile, nella quale il portale d’ingresso è disassato in ragione della posizione degli edifici preesistenti

Notevole anche l’atrio trapezoidale, con il lato verso Contrà Porti più corto di quello che affaccia sul cortile Uno spazio asimmetrico che Palladio, giocando con abilità sull’allineamento delle colonne, è riuscito a rendere apparentemente regolare

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Villa Emo a Fanzolo: opera fra le più note di Palladio, fu eretta a partire dal 1558-’59 (ph Maurizio Sartoretto) Bertotti Scamozzi, Prospetto di Villa Emo, 1781 (da Le fabbriche e i disegni di Andrea Palladio) Bertotti Scamozzi, Prospetto di Palazzo Barbaran da Porto, 1776 (da Le fabbriche e i disegni di Andrea Palladio)

Acqua, terra, fuoco. La mostra in poche parole e in qualche immagine Curata da Deborah Howard del St John’s College di Cambridge, la mostra Acqua, Terra, Fuoco. L’architettura industriale nel Veneto del Rinascimento indaga lo straordinario sviluppo industriale che trasformò le campagne e le colline della Repubblica Serenissima nella sede di efficientissime manifatture, aziende che non avevano pari nel mondo dell’epoca. Una sorta di “potentissima Silicon Valley”, com’è stata brillantemente definita nel comunicato ufficiale, localizzata nel “Dominio de tera” di Venezia e, in particolare, nelle aree del Vicentino e del Trevigiano; laddove cioè la presenza di dinamici corsi d’acqua (a volte perfino troppo impetuosi) venne sfruttata con grandi capacità innovative

dagli imprenditori del tempo Elemento distintivo rispetto ad analoghe industrie del continente fu sicuramente l’abilità, da parte degli operatori veneti, di mettere a punto e brevettare nuove tecnologie, così come quella di organizzare straordinarie reti commerciali Una mostra, secondo il direttore del Palladio Museum Guido Beltramini, che “attraverso dipinti, mappe, disegni, oggetti e modelli antichi mette il visitatore in grado di scoprire le architetture del boom industriale nel Veneto del Rinascimento, in pratica le fabbriche del Nord-Est di cinque secoli fa”: uno strategico volano di sviluppo socio-economico che consentì anche il sorgere del fenomeno delle ville venete E, conseguentemente, dell’affermazione - poi divenuta universaledi Palladio e della sua architettura.

Grazie a una sorta di invidiabile alleanza fra economia, arte e cultura, la classe imprenditoriale dell’epoca trovò nel geniale progettista un interprete capace di darle un volto edilizio, altrettanto visionario e rivolto al futuro Va anche detto che la rassegna, se da un lato si rivela funzionale alla candidatura di Vicenza a capitale italiana della cultura 2024, dall’altro intende lanciare un forte segnale sulla necessità di preservare e tutelare il nostro patrimonio proto-industriale che versa purtroppo in condizioni precarie, per non dire di grave degrado. La mostra invita poi a considerare con determinazione la sempre auspicabile opportunità di coniugare lo sviluppo con la bellezza, passando attraverso un dialogo costruttivo e armonioso con l’ambiente.

A fianco, da sinistra verso destra Tomaso Fiorini, Manifattura a Solagna, con filatoio e follo, 1699 Archivio di Stato di Venezia Macchina per la torcitura e la filatura della seta, 1487 Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana Andrea Ferrara, Spada forgiata nelle fonderie bellunesi, 1570 ca Milano, Museo Poldi Pezzoli

Sopra, da sinistra verso destra Mulini galleggianti a Padova, 1767 Archivio di Stato di Venezia Giovanni Battista Pittoni, La zona industriale di Vicenza con i mulini alla Porta di Pusterla, 1580. Roma, Biblioteca Angelica Sotto

Allestimento della mostra a Palazzo Barbaran da Porto (ph. Francesco Marcorin - CISA Andrea Palladio).

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VICENTINITÀ

al Frantoio Malga Monte Asolone

Olio di Pove. La soddisfazione per un raccolto di elevata qualità

I risultati sono andati oltre le più rosee previsioni. Ne abbiamo parlato con Michela Alberton, Orio Mocellin e Arianna Rizzolo. E, a fine marzo, appuntamento con la 40a Fiera Mercato.

Siamo tornati a trovare Michela Alberton, responsabile del Frantoio Malga Monte Asolone di Pove del Grappa, per capire quali siano stati i risultati della raccolta 2022

Sotto, dall’alto verso il basso Autentico toccasana: un cucchiaio di olio extravergine di oliva al mattino! Dalle piante alle bottiglie: un buon esempio di produzione territoriale

“Fortunatamente possiamo dire che, in quanto a produzione, la stagione olivicola 2022 è stata soddisfacente, anche se alcune zone del nostro territorio hanno patito a causa di diversi fattori. Fra questi sono prevalsi quelli climatici, caratterizzati da una persistente siccità, alternata a tempeste di grande intensità. Ma è soprattutto a livello qualitativo che abbiamo ottenuto risultati eccezionali: olive sanissime, molto curate dai produttori, agevolati pure dalla limitata presenza della mosca olearia Ricordo infatti che il caldo secco sopra i 30 gradi provoca un’elevata mortalità delle larve e può seriamente compromettere la fertilità delle femmine Ovviamente hanno fatto la differenza anche una particolare attenzione ai trattamenti biologici e l’utilizzo delle nuove trappole, che consentono di difendere le piante dall’aggressione di questi insetti Va comunque sottolineata la sensibilità dei produttori, sempre più avvezzi a un serio approccio bio nell’ottica di preservare i diversi ecosistemi del nostro territorio”

Orio Mocellin, consigliere nazionale dell’Associazione Città dell’Olio (e già sindaco di Pove del Grappa), è un ’autentica autorità in materia

“Mi piace ricordare che l’olio di Pove del Grappa, e in generale quello della nostra Pedemontana, viene considerato un prodotto nutraceutico: non si tratta, in pratica, solo di un alimento, ma anche di una sostanza che giova alla salute. Un cucchiaio da minestra al mattino, per esempio, contribuisce a rinnovare le cellule e riduce il tasso di colesterolo D’altronde siamo in grado di ottenere oli di eccellenza e dalla bassissima acidità, anche sotto lo 0,2% (è sufficiente lo 0,8% perché siano considerati extravergini). Oli, cioè, con un basso valore di perossidi e ricchi invece di polifenoli e di sostanze benefiche per l’organismo: antinfiammatorie, antiossidanti, antisclerosi Insomma, al piacere di gustare un prodotto morbido e delicato, una sorta di principe della tavola, si accompagna un valido beneficio salutare È dunque il classico caso in cui si unisce l’utile al dilettevole!”

Arianna Rizzolo gestisce con particolare passione lo spaccio del frantoio Viene naturale chiederle qual è stata (e qual è) la risposta dei clienti “Riscontro un favore crescente da parte dei consumatori, che raggiungono appositamente il nostro spaccio provenendo anche da fuori provincia. Un discorso che vale pure per la nuova clientela, evidentemente sensibilizzata dalle campagne informative e spesso interessata a prendere

parte a iniziative promozionali quali, per esempio, la Camminata fra gli ulivi oppure Frantoi aperti Molto frequentati anche i corsi organizzati dalla cooperativa, per non parlare poi delle visite da parte delle scolaresche (inclusi i ragazzi delle superiori). Circostanze nelle quali ricordiamo come il nostro olio extravergine sia ricavato esclusivamente da olive di prima spremitura. Nulla di scontato! Basti pensare che gran parte dell’olio presente nella grande distribuzione viene ricavato dalla lavorazione dei residui solidi della spremitura (la sansa) con l’aggiunta di altri prodotti (nocciole, grassi vegetali), il tutto trattato chimicamente. Per quanto ci riguarda posso aggiungere che l’olio extravergine di nostra produzione ha un sapore delicato, leggermente fruttato, morbido e con un retrogusto amarotico e piccante (indice, quest’ultimo, di elevata qualità)”.

Nei giorni di venerdì 31 marzo, sabato 1 e domenica 2 aprile Pove del Grappa ospiterà la 40a Fiera Mercato dell’Olivo, iniziativa che ha saputo mantenersi e rinnovarsi nel tempo, con l’esposizione di piante, fiori e oli. Quest’anno i produttori saranno accentrati nella Piazza degli Scalpellini, quasi a formare un’ideale Via dell’olio. Sono pure previsti alcuni convegni informativi a tema tecnico, grazie alla preziosa collaborazione dell’Istituto Agrario “Alberto Parolini”

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GENS BASSIA
Publiredazionale a cura del Frantoio Malga Monte Asolone
In
visita
Qui sopra, da sinistra verso destra Arianna Rizzolo, Michela Alberton e Orio Mocellin

PIANETA

A cura di Orazio Schiavon

Delegato Confedilizia Vicenza per il territorio bassanese

CASA Confedilizia: scongiurare l’arrivo della eco-patrimoniale europea

Servizio publiredazionale a cura di Editrice Artistica Bassano

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L’Unione internazionale della proprietà immobiliare (UIPI) - in cui l’Italia è rappresentata da Confedilizia - sta seguendo da oltre un anno e mezzo i lavori della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europei sul progetto di rifusione della direttiva sull’efficienza energetica nell’edilizia, contenuto nel pacchetto “Fit for 55”. Nel testo della proposta di direttiva, ora all’esame del Parlamento europeo, sono presenti una serie di norme che dispongono interventi obbligatori sugli immobili, finalizzati a far scomparire quelli con ridotte prestazioni energetiche, secondo una tempistica molto ravvicinata che contrasta in modo netto con le peculiarità del patrimonio immobiliare italiano (risalente nel tempo e di proprietà diffusa, sovente di tipo condominiale)

In particolare, tra le proposte di compromesso valutate dalla Commissione energia del Parlamento europeo, gli edifici residenziali e le unità immobiliari dovranno raggiungere entro il 1° gennaio 2030 almeno la classe energetica E ed entro il 1° gennaio 2033 almeno la classe di prestazione energetica D.

Se la proposta di direttiva non dovesse essere modificata nella parte relativa alle tempistiche e alle classi energetiche, dovranno essere ristrutturati in pochi anni milioni di edifici residenziali. Senza considerare che in moltissimi casi gli interventi richiesti non saranno neppure materialmente realizzabili, per via delle particolari caratteristiche degli immobili interessati Inoltre, i tempi ridottissimi determineranno una tensione senza precedenti sul mercato, con aumento spropositato dei prezzi, impossibilità a trovare materie prime, ponteggi, manodopera qualificata, ditte specializzate, professionisti, ecc.

necessario porsi obiettivi realistici Occorrerebbe, soprattutto, agire attraverso misure incentivanti e non imponendo a Paesi diversissimi fra loro obblighi pensati dietro le scrivanie dei palazzi di Bruxelles Si è scelta, invece, la strada della coercizione, senza neppure prevedere, in capo agli Stati membri, un’adeguata flessibilità per adattare le nuove norme ai contesti nazionali Confedilizia è riuscita in questi giorni - dopo averlo fatto nel dicembre del 2021 (quando si riuscì a far eliminare dalla bozza di direttiva il divieto di vendita e di affitto degli immobili non conformi) - a portare il tema all’attenzione dei media. Ora occorre agire Ci appelliamo al Governo e alle forze politiche affinché venga svolta ogni possibile azione per far sì che l’imminente fase finale di esame della bozza di direttiva possa condurre a ripensare un’impostazione che per l’Italia avrebbe conseguenze devastanti

L’organizzazione storica della proprietà immobiliare, da sempre a difesa del proprietario di casa

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Nell’immediato, poi, l’effetto sarà quello di una perdita di valore della stragrande maggioranza degli immobili italiani e, di conseguenza, un impoverimento generale delle nostre famiglie. Per migliorare le prestazioni energetiche di milioni di edifici, è

INTERPELLO DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE

SULLA CEDOLARE SECCA

Si segnala che l’Agenzia delle entrate, con la risposta a interpello n. 160 del 25/01/2023, è tornata sul tema dell’applicabilità della cedolare secca al 10% per i contratti di locazione agevolati stipulati nei Comuni per i quali è stato deliberato lo stato di emergenza ex art. 9, comma 2-bis, d l n 47/2014, come convertito e come successivamente modificato dal d l n 162/2019 Nello specifico, l’istante chiedeva se, in relazione ai redditi derivanti da un contratto di locazione stipulato nel 2021 in un Comune rientrante tra quelli per i quali è stato deliberato nei cinque anni precedenti la data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto n 47/2014, potesse accedere al regime della cedolare secca con l’aliquota al 10% prevista dall’art 3, comma 2, quarto periodo, d.lgs. n. 23/2011.

L’Agenzia delle entrate, dopo aver riassunto brevemente la normativa applicabile, ha chiarito che l’aliquota del 10% si applica per tutti i contratti di locazione a canone concordato stipulati nei Comuni per i quali sia stato deliberato nei cinque anni precedenti il 28.5.2014 (data di entrata in vigore della l n 80/2014, di conversione del d.l. n. 47/2014) lo stato di emergenza a seguito del verificarsi di eventi calamitosi e, per l’anno 2020, solo per i contratti stipulati nei predetti Comuni con popolazione fino a 10 000 abitanti L’Agenzia ha poi concluso che, nel caso sottoposto alla sua attenzione, per il Comune in cui era ubicato l’immobile “è stato dichiarato lo stato di emergenza con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del..., ai sensi della legge n 225 del 1992 per il territorio del... e dell’Ordinanza... n... del Commissario Delegato per il superamento degli eventi alluvionali che hanno colpito il territorio della Regione nei giorni dal al e, pertanto, ai canoni derivanti dal contratto di locazione stipulato nel 2021 spetta l’aliquota del 10 per cento della cedolare secca” Da notare che l’Agenzia ha concentrato l’attenzione sulla questione relativa alla data da cui deve farsi decorrere il periodo di 5 anni previsto dalla norma, mentre non ha esaminato in modo specifico il problema dell’individuazione dello strumento normativo o regolamentare cui debba farsi riferimento per l’individuazione dei Comuni interessati (e cioè la questione se a tal fine debba - o possa - farsi riferimento al solo D P C M o se debba invece essere considerata anche l’ordinanza del Commissario Delegato)

La questione sembra dunque restare aperta (fermo, come noto, l’orientamento stringente della Agenzia fornito con la risposta ad interpello n. 470 del 2019), anche se - per la verità - la risposta, così come formulata, pur senza entrare in modo specifico nel problema, sembrerebbe porre in secondo piano l’ordinanza del Commissario Delegato

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Sotto

In visita a Bassano, Giambattista Tiepolo ebbe occasione di ammirare un capolavoro. Ne parlò poi, a Venezia, con il figlio Giandomenico. Ecco quanto - immaginiamo - gli riferì...

UN MIRACOLO IN PITTURA La Santa Lucilla di Jacopo Bassano

Due artisti, un ’ opera straordinaria. Il mirabile segreto di una veste scura che appare candida... Una cronaca o un racconto? Dove finisce la realtà e inizia la finzione?

“Ho visto un’opera firmata JAC A PONTE BASSANENSIS F , ovvero fatta con certezza da Jacopo Bassano” disse Giambattista E poi aggiunse: “Non che abbia bisogno di una firma per capire se un quadro lo ha creato lui oppure uno dei suoi figli o addirittura un imitatore. Sebbene il successo dei Bassano sia stato così grande che moltissimi li hanno copiati - anche chi meglio avrebbe fatto a stare lontano mille miglia dalla tavolozza - per capire quale mano abbia operato a me basta osservare la pennellata Il tocco eletto del maestro è impossibile da replicare”

“Giandomenico, figlio mio, sono felice di rivederti. Il viaggio è stato stancante, ma molto istruttivo” Così dicendo, il pittore rientrava finalmente a casa, infangato ma con gli occhi e la mente ancora pieni di colori, pennellate, emozioni “Sono stato anche a Bassano e n’è valsa la pena, perché ho avuto il grandissimo privilegio di vedere un vero miracolo in pittura”.

Nonostante fosse un maestro ormai consumato, gloria e vanto della Serenissima, messer Giambattista Tiepolo non aveva perso la capacità di stupirsi. Si era formato sui magnifici capolavori del Cinquecento - secolo d’oro della pittura veneta - disseminati in laguna, ma anche nelle vaste terre della Repubblica. Non gli accadeva molto spesso, in verità, di trovarsi davanti a un nuovo numero del catalogo di queste meraviglie del passato, perciò ne era rimasto folgorato.

Curioso di sapere, Giandomenico gli girava intorno, aiutandolo a togliere le scarpe e la marsina, porgendogli babbucce di seta e veste da camera, aggiungendo un bicchiere di rosolio per farlo scaldare e per sciogliergli la lingua

“Bassano bellissima città, anche in pieno inverno. E che spettacolo il Brenta, mentre scorre impetuoso verso la laguna quando c’è maltempo!”: il padre si dilungava, mentre il figlio, che non aveva bisogno di tanti preamboli, aspettava con ansia che raccontasse per filo e per segno del prodigioso dipinto. Se si parlava di Bassano, si alludeva senza dubbio a Jacopo dal Ponte, il più grande pittore cui la città avesse dato i natali e della quale portava il nome. Tutti lo conoscevano, infatti, come Jacopo Bassano, uno dei patriarchi dell’arte veneta assieme a Tiziano, Veronese e Tintoretto La conferma arrivò immediata.

Giandomenico annuì, con la rassegnazione di chi sa di dover pazientare prima di arrivare alla meta. Quindi chiese: “Ma è stata una novità per voi? Non conoscevate già il quadro?”

Rendendo la vicenda sempre più interessante, la risposta fu: “Eh no, mio caro, quest’opera magnifica è rinchiusa in un tempio che dal secolo scorso non appartiene più a Santa Madre Chiesa. È una pala - non molto grande ma bellissimaposta sull’altare dell’antica chiesetta dedicata a Santa Maria delle Grazie, accanto alla porta che serve per uscire dalla città e andare verso Pove La chiesa apparteneva ai padri serviti ma, quando hanno soppresso il monastero, è stata acquistata dal reverendo Giovan Battista Danieli, pievano di Borgoricco, che la usava per proprio comodo e l’ha lasciata alla famiglia in eredità. Pensa che affarone! Soprattutto perché tra gli arredi c’è un gioiello così prezioso La gente di Bassano non si è mai dimenticata di quel luogo, ricco di storia e d’arte Il 14 febbraio, per la festa

12 I NOSTRI TESORI
Francesco Guardi, Il Canal Grande a Venezia con Palazzo Bembo, olio su tela, circa 1768. Los Angeles, Getty Museum Giambattista Tiepolo, Caricatura di un uomo con cappotto, disegno a penna e acquarello, circa 1753-1762. Los Angeles, Getty Museum. di Claudia Caramanna

La croce astile da processione d’argento dorato, raffigurata nel quadro, fu commissionata nel 1449 dalla Città di Bassano all’orafo, scultore e architetto fiorentino Antonio Averlino, detto il Filarete Oggi è esposta al Museo Civico accanto al dipinto

A fianco

Jacopo Bassano, San Valentino battezza santa Lucilla, olio su tela, circa 1575 Bassano del Grappa, Museo Civico

LE FONTI DEL RACCONTO

Il giudizio di Giambattista Tiepolo sul quadro, da cui prende spunto la storia narrata in queste pagine, è così riportato dal conte bassanese

Giambattista Roberti:

“Il signor Giambattista Tiepoletto, tornato a Venezia dall’aver qui veduta in una Chiesa la tavola di S Valentino, diceva al Signor Domenico suo figlio: sappi, o Domenico, ch’io ho veduto nel mio viaggio a Bassano un miracolo, cioè un drappo nero, che parea bianco”

(Lettera del signor conte abate Giambatista Roberti al signor cavalier conte Giambatista Giovio, ciamberlano attuale delle LL MM II e risposta del medesimo sopra Giacomo da Ponte Pittore detto il Bassan Vecchio, Lugano, 1777, p 28)

La descrizione del mercato allestito per la festa di San Valentino, invece, è ispirata a un racconto di Ambrogio Lugo dal titolo Il dì 14 Febbrajo in Bassano, pubblicato su Il Brenta (1866) e poi riedito in Reminiscenze di alcune ore vernali (1870), ipotizzando liberamente che la tradizione fosse già attiva un secolo prima

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A fianco I ritratti di Giambattista (1696-1770)

e Giandomenico (1727-1804) Tiepolo negli affreschi raffiguranti l’Olimpo e i Quattro Continenti, realizzati insieme per la Residenza dei principi vescovi a Würzburg a metà del ’700

Lucila, ti è più lucida e celeste

De qual se sia diamante resplendente:

Ti xe de corpo candida, e de mente, Più de quel pano bianco che te veste

Con tuto che la neve, apresso a quelo, Nome cascà dal Ciel, par caviaro, Tanto bianco è quel raso e lustro e chiaro Benedetta virtù de quel penelo!

I versi di Marco Boschini

Le rime dedicate al quadro sono tratte da La Carta del Navegar Pitoresco, poema in dialetto nel quale si esalta la grandezza della pittura veneta del Cinquecento Pubblicata nel 1660 dallo scrittore, pittore e incisore veneziano

Marco Boschini (1602-1681), l’opera è scritta sotto forma di dialogo tra un Senator veneziano (Eccelenza)

e un Professore di pittura (Compare), i quali viaggiano attraverso il “mare della Pittura”, spinti dai venti

La nave che li conduce è di proprietà di Giorgione ed è comandata da Tiziano, tra tutti il più esperto Il governo è affidato agli altri grandi protagonisti del tempo - Palma il vecchio, Schiavone, Tintoretto, Bassano, Veronese - ognuno dei quali svolge un compito essenziale alla traversata Attraverso la finzione, sono messe in luce le qualità e le opere principali di ciascuno

di san Valentino, va a pregare nel piccolo oratorio. Allo stesso tempo ammira il santo, ritratto da Jacopo mentre battezza la vergine Lucilla Io l’ho scoperto perché la ricorrenza cadeva proprio due giorni fa. Ero nella pieve dedicata a Santa Maria in Colle, lassù in Castello, e ammiravo gli altari con le statue del Marinali, del Tabacco ma anche le opere che Jacopo stesso e i suoi figli hanno creato per quel sacro luogo A un certo punto sento un frastuono venire da lontano e, seguendo le voci, mi trovo al centro di una vera e propria sagra La via che porta alla chiesetta era stata trasformata in mercato. Ai due lati, in baracche improvvisate, si vendeva la frutta delle colline - mele cotogne, pere, gran ceste di mandorle e di prugne, di nocciole e di noci, sacchi di castagne secche - ma anche ciambelle, trastulli per i bambini, caldarroste e campanelli di creta. Al centro una fiumana di persone: sembrava di essere a Venezia nell’ultimo giorno di Carnevale Così seguo la folla fino a Santa Maria delle Grazie, piena di madri che mostrano ai figli l’immagine miracolosa mentre la reliquia del santo gira di mano in mano, e ho il primo assaggio del capolavoro, intravedendolo al di là di una cortina di candele accese e di teste devote È una fortuna che la tradizione sia ancora viva e che il quadro sia lì, perché spesso in questi casi gli arredi vengono dispersi ai quattro venti”

Del tutto disinteressato a questi

racconti secondari, Giandomenico commentò: “Che soggetto singolare A mia memoria non c’è alcun quadro dalle nostre parti che lo rappresenti”

“Non solo l’esecuzione è rarissima, infatti, ma lo è anche la storia trattata” riprese Giambattista

“Si illustra la grandezza di san Valentino, vescovo molto stimato per la capacità oratoria, il quale fu arrestato dall’imperatore dei Romani e fu affidato all’ufficiale Nemesio Grazie alla grande fede che lo animava, riuscì a convertire il carceriere e la bellissima figlia di questi, Lucilla, compiendo anche un sorprendente miracolo La ragazza, cieca dalla nascita, con il battezzo acquistò, infatti, anche la vista”

Il pittore fece una pausa, come per riprendere il filo del racconto principale, e poi continuò: “Non credere, però, che mi sia accontentato di quella visita fugace e confusa Passata la festa, ho chiesto in giro e sono riuscito a farmi aprire la chiesetta, ormai tutta al buio. Ho passato più di un’ora a contemplare la magnifica opera di Jacopo a lume di candela”

Quindi iniziò lentamente a descrivere la scena dipinta:

“Siamo al crepuscolo. Dal cielo, tra gli angeli con la palma del martirio, cade un raggio divino che colpisce la mano di Valentino, illumina i biondi capelli di Lucilla inginocchiata e fa brillare la croce cesellata dal maestro Filarete, che accompagna con solennità la conversione. Gli occhi e l’anima della santa ricevono la luce nell’ora del giorno

in cui il sole è appena tramontato e le tenebre non hanno ancora inghiottito il mondo. Come ben sai, al vespro i contorni non appaiono più così netti come a mezzogiorno e i colori si trasformano in mezzetinte, trapassando dagli uni agli altri. In bilico tra chiarore e oscurità, il crepuscolo è un momento fugace, che dura quanto il battito d’ali di una farfalla Eppure Jacopo è riuscito a fissarlo sulla tela con il suo tocco delicatissimo”.

Giandomenico adorava ascoltare le descrizioni dei grandi capolavori del passato e cercava di non perdere nemmeno una parola, perché il padre lo guidava alla scoperta di dettagli sottili, spesso inafferrabili anche allo sguardo più attento

“E poi - aggiunse Giambattistaquale sprezzatura, quale sapienza nel variare le forme e i modi di panneggiare, così da non far sembrare tutte le figure ricoperte dalle stesse stoffe Si distinguono benissimo le sete dai lini, i lini dai panni e, tra tutti, riluce il vestito di Lucilla, di tale splendore da ispirare nel secolo scorso la penna di messer Marco Boschini, che lo ha immortalato nella Carta del Navegar Pitoresco Sono rime divine, di grande effetto poetico. Non è possibile trovare parole più adatte per illustrare lo splendore di questa figura, candida di corpo e di mente più dello stesso bellissimo abito che indossa. Ma l’abito, a sua volta, è così luminoso che la neve a paragone sembra caviale”.

Rimase un attimo assorto e poi aggiunse: “Osservando bene le pennellate, però, ho capito - con grande sorpresa e buona pace del Boschini - che il vestito non è soltanto bianco Grazie a tanti tocchi leggeri di biacca, dati in trasparenza su una base del colore del ferro, Jacopo è riuscito a creare una tonalità d’argento che, nella penombra, dona a Lucilla un bagliore delicato e sottile. Un effetto luminoso in cui è racchiuso il gran miracolo del maestro: aver creato un drappo nero che pare bianco!”

14 I NOSTRI TESORI

CURIOSITÀ di Stefano Mossolin

Nel territorio della Serenissima fu istituito un apposito Ufficio

VENEZIA E LA LOTTA

CONTRO LA BESTEMMIA

Le ingiurie fan come le processioni, che sempre tornano donde partono.

Allo scopo venivano comminate pesanti sanzioni pecuniarie Qualora lo si fosse ritenuto necessario, tuttavia, si passava a provvedimenti molto più severi. Come il bando o, addirittura, la pena di morte.

quello degli Esecutori contro la Bestemmia, istituito nel 1537 con il compito di punire coloro che si fossero macchiati di atti blasfemi e insulti a Dio, a Cristo, alla Vergine o ai Santi

Tale Ufficio doveva pure occuparsi di condannare quanti avessero violato la verginità delle ragazze nubili promesse in matrimonio, le quali correvano spesso il rischio di essere insediate e soprattutto deflorate da giovani seduttori che si aggiravano per la calli Nel 1563 gli Esecutori emisero un proclama per colpire con cospicue sanzioni pecuniarie i bestemmiatori. Tuttavia ciò non dovette aver particolare efficacia, se il 14 ottobre di quello stesso anno minacciarono di emettere provvedimenti molto più gravi Alla sanzione pecuniaria si aggiungeva inoltre la pena del bando di cinque anni da Venezia e dai suoi territori L’atto veniva poi consegnato all’accusatore a mo’ di “premio”

Un procla dagli Esecu (Ven

Nonostante la Repubblica di Venezia abbia rappresentato per secoli un modello di Stato antitotalitario, in cui il rispetto della libertà d’espressione e delle minoranze religiose aveva un valore importante, le sue istituzioni non furono mai “laiche” oppure “anti-teocratiche” nell’accezione contemporanea del termine Nella legislazione emanata dalla Repubblica nel corso del tempo si trovano per esempio abbondanti testimonianze contro i bestemmiatori e contro quanti recavano offese alla religione cristiana Un dato molto indicativo in tal senso è che già nel 1510 si era tentato di eliminare la bestemmia

tra i soldati e che questa era duramente condannata dalle istituzioni, in particolar modo se pronunciata in pubblico Bastava venire accusati di averlo fatto per dovere poi subire un processo. Per dirimere l’ovvio rischio delle false accuse, l’1 settembre 1542 il doge Pietro Lando emanò un decreto che prevedeva, nel caso l’accusatore preferisse mantenere l’anonimato, la conferma da parte di tre testimoni La volontà delle istituzioni di dissuadere le persone a commettere crimini contro la religione aveva peraltro portato, così come era avvenuto per altri ambiti, alla creazione di un Ufficio ad hoc:

I trasgressori provvenienti da fuori Venezia, ma all’interno dello Stato, venivano banditi dalla propria città, mentre agli stranieri era impedito per cinque anni tornare nei domini della Serenissima All’interno della repubblica il reo, oltre a sottostare alle pene “imposte dal dominio veneto”, poteva subirne altre, in base agli statuti criminali specifici dei vari luoghi.

Nonostante tale durezza, non mancarono fatti estremamente incresciosi di profanazione, con offese così gravi verso la religione da portare alla pena di morte. Nel 1592, a Brescia, venne per esempio arrestato un uomo che aveva colpito con un pugnale un’immagine di Cristo e della Vergine. Un crimine per cui venne condannato a essere impiccato e poi bruciato

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Pietro Lando (Venezia, 1462 -1545), 78º doge della Serenissima

L’attualità della tragedia greca secondo Luciano Violante

O grande Temide e potente Artemide vedete quello che soffro, sebbene avessi legato con solenni giuramenti quell’esecrabile sposo?

Euripide, Medea

In alto, da sinistra, e qui sopra Pierre-Narcisse Guérin, Clitemnestra, esitante, si appresta a uccidere Agamennone nel sonno, olio su tela, 1917 Parigi, Louvre Giambattista Tiepolo, Il sacrificio d’Ifigenia, affresco, 1757. Vicenza, Villa Valmarana ai Nani.

Ai generosi giusta di glorie dispensiera è

morte

L’ex magistrato e Presidente della Camera rilegge il mito ambientandolo in Sicilia e interpretandolo come lotta alla mafia. E Ugo Foscolo, nei Sepolcri, ricorda come - prima o poi - venga sempre restituita la giustizia a quanti sono periti per l’ingiustizia

è il teatro degli dei, di un’umanità aristocratica fatta di eroi, ma chi ricorda il sacrificio degli umili?

Luciano Violante, già magistrato, presidente della Camera e della Commissione parlamentare Antimafia, ha tenuto lo scorso autunno, nell’ambito della rassegna letteraria “Profumo di carta” a Villa Cerchiari di Isola Vicentina, una lectio magistralis su “Attualità della tragedia greca”. La tragedia greca è eterna perché presenta archetipi assoluti del comportamento umano, in cui gli uomini ingaggiano un duello mortale con gli dei e le donne sono vittime di una società che le relega a comparse di secondo piano in un universo in cui il ruolo maschile celebra i suoi trionfi e le sue sconfitte: Clitennestra, Alcesti, Ifigenia, Elena, Ecuba, Medea sono succubi di un destino che le perseguita e le condanna alla sofferenza e alla marginalità Medea, abbandonata dal marito Giasone, si vendica uccidendo i figli perché non può consentire che diventino schiavi e lei venga

umiliata dalla nuova sposa di Giasone, Glauce, figlia del re di Corinto: un omicidio per dignità!

Luciano Violante ha riletto il mito ambientandolo nella Sicilia e interpretandolo come lotta alla mafia. La madre, responsabile dell’uccisione dei propri figli, li sottrae a un destino di schiavitù, e assieme alle altre donne combatte per la libertà. Medea è la Sicilia buona, Giasone quella cattiva Il potere la vuole schiacciare, ma lei resiste Perché sono i valori e la vita che ti costruisci attorno che contano Lei non si denigra, anzi insegna a gridare il proprio dolore e darne una ragione Questo è il segnale che Violante vuole dare, rileggendo la tragedia antica in termini moderni.

In questo, Sicilia e Medea si accomunano L’autore parla di morti sempre vivi, di giusti mai dimenticati Il suo testo è una speranza e una riflessione intima sul destino umano Il teatro greco

A trent’anni dalla strage di Capaci si esaltano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma chi ricorda gli otto uomini della loro scorta che sono morti sacrificando la propria vita per gli altri? Questi sono i veri eroi che dovrebbero essere celebrati Oggi si parla sempre di diritti, dimenticando i doveri Come Antigone, che viene sacrificata dal tiranno Creonte per aver fatto il suo dovere di seppellire il fratello Polinice, obbedendo alle leggi non scritte degli dei e non a quelle scritte della città che, incurante di ogni principio di giustizia e di pietà, impone che il cadavere del fratello rimanga insepolto.

Lezione eterna quella di Sofocle, che insegna come senza giustizia non c’è democrazia, ma solo imposizione, violenza e tirannide. Gli dei sono sempre dalla parte della giustizia, come nelle Troiane di Euripide che vengono sacrificate dai vincitori greci. Esse subiscono la stessa sorte degli abitanti di Melo che erano stati trucidati dagli Ateniesi, perché non volevano più pagare il contributo loro dovuto Euripide in questa tragedia si fa interprete del grido degli oppressi di Melo che vengono vendicati dalla giustizia divina “Ai generosi giusta di gloria dispensiera è morte”, scrive il Foscolo nei Sepolcri: la morte restituisce sempre la giustizia a quanti sono periti per l’ingiustizia.

18
LEZIONE
PASSATO
LA
DEL

Un’opera straordinaria che contribuì a salvare la Patria...

LA STRADA CADORNA Ardito monumento dell’ingegno degli uomini

Realizzata nel 1917 con l’apporto di migliaia di uomini, fra militari e civili, si rivelò fondamentale per garantire i necessari rifornimenti alle nostre truppe, strenuamente impegnate sul Monte Grappa

Sant’Eulalia, dovevano assegnarsi:

- 4 Compagnie del Genio con un Comando di Battaglione;

- 20 centurie;

- 15 ufficiali del Genio dei servizi tecnici;

- 40 assistenti fra militari e civili;

- 8 000 operai borghesi;

- 600 muli;

- 100 carri a due cavalli;

- 50 autocarri.

Le Compagnie del genio, con il Comando di Battaglione zappatori, erano indispensabili per poter inquadrare le centurie e gli operai borghesi.

Qui sopra e in basso

Una veduta aerea della Strada Cadorna all’altezza del 5° tornante (ph Fulvio Bicego) e due scatti lungo la rampa, dalla parte di Valle Santa Felicita

Riquadro in alto

Il generale Luigi Cadorna (1850-1928)

La grande curiosità di conoscere la storia di questa strada mi ha spinto a documentarmi presso archivi e biblioteche dei Comuni della Pedemontana del Grappa Dopo vani tentativi di raccogliere notizie, sono andato oltre e mi sono rivolto all’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio di Roma e all’Archivio del Genio Civile di Venezia

Presso questi Enti ho iniziato un percorso di ricerca, aprendo porte che mi hanno fornito informazioni inaspettate e preziose

Una sera del settembre 1916, con una matita rossa, il generale Luigi Cadorna segnò su una carta topografica la linea della strada che dalla pianura trevigiana, fra Bassano e Montebelluna, avrebbe dovuto risalire il Grappa. Il tracciato venne consegnato al colonnello Dal Fabbro per lo studio e l’esecuzione Questi provvide a emanare subito le disposizioni con

gli obiettivi, le peculiarità e le priorità dei lavori.

“Le strade dovranno avere caratteristiche tali da permettere semplicemente il traino delle artiglierie, escluso il lavoro di finimento.

Cioè:

a) La strada da contrada Marchi, da Romano fino a Col Campeggia, dovrà consentire il passaggio delle trattrici

b) La strada da Col Campeggia a Monte Grappa - Monte AsoloneCol della Berretta - Monte Pertica e Monte Fredina dovrà permettere il passaggio degli autocarri.

c) La strada da Valle di Campo a Col Moschin sarà tale da consentire il passaggio dell’artiglieria campale

Il tronco di cui alla lettera a) - strada Marchi - Col Campeggia avrà larghezza di metri 5, per le altre la larghezza sarà di soli 4 metri con numerose piazzette di scambio”

Al nuovo Ufficio del Genio, da impiantarsi a Crespano o a

Per l’esecuzione di quest’opera uomini di tutte le regioni d’Italia operarono assieme, fianco a fianco Genio militare e Genio civile, sotto gli ordini di ufficiali attenti e con l’apporto di tecnici professionali, completarono un lavoro essenziale per il mantenimento della linea del Grappa Operai civili, fanti e genieri sommarono le proprie forze per addivenire al fine comune. Un grande sforzo, che coinvolse, dal Col di Lana al Monte Nero, dal Pasubio al Grappa e dall’Isonzo al Piave, zappatori, minatori, pontieri... Per una difesa efficace e una sopravvivenza logistica vennero così progettate e realizzate reti stradali, mulattiere e sentieri attrezzati

Lord Frederick Lambart, X conte di Cavan e generale britannico, elogiò il geniere italiano: “The great triumph of the italians was that of the engineers”

La grande necessità di lavoratori per le esigenze belliche generò il bisogno previdenziale di tutelare i rischi degli operai Cadorna emanò allora l’Ordinanza del 7 novembre 1915, che istituiva un doppio regime assicurativo a favore degli operai, in relazione al luogo di impiego: fronte oppure fabbrica

20 SCHEGGE

Con l’offensiva austriaca, nel maggio 1916, Cadorna vide la necessità di includere il Grappa quale elemento sussidiario fisso dell’Altopiano di Asiago

Pensò dunque di realizzare una camionabile che raggiungesse la cima del monte: una strada, cioè, che consentisse di difendere il territorio fra Brenta e Piave, potendolo così rifornire di uomini, materiali e mezzi.

Dopo le tragiche giornate di Caporetto, il Comando Supremo Italiano fermò la sua attenzione sull’importanza bellica del Grappa e sui mezzi per accrescerne l’efficacia, difensiva per le fasi offensive, del valore impeditivo passivo. Nel mese di novembre 1917 la Strada Cadorna costituì l’unico accesso per la prima linea di difesa su cui si battevano i nostri soldati al di là della cima. La via di comunicazione era allora completamente scoperta, quindi esposta all’osservazione e al fuoco nemico. Il Comandante del Genio iniziò subito quei lavori, anche difficili, che avrebbero potuto risolvere, seppur in parte, i vari problemi di comunicazione dell’Armata

Nell’aprile del 1918 solcavano il Grappa sette camionabili, che consentivano il traino meccanico di artiglierie di tutti i calibri, dello sviluppo complessivo di circa cinquanta chilometri. Nove carrarecce permettevano inoltre il traino di artiglierie di piccolo e medio calibro, a trazione animale o a braccia, della lunghezza totale di circa settanta chilometri Venti mulattiere, provenienti in parte dal riattamento di preesistenti opere di questo tipo, si sviluppavano infine per ottanta chilometri circa Numerosi sentieri, in gran parte di nuova costruzione, si intrecciavano a tutte queste vie di comunicazione, servendo anche da scorciatoie alla truppa e alle salmerie per raggiungere prima le destinazioni desiderate

Quasi tutte le camionabili avevano una pendenza massima dell’8%, salvo quella della Pieve-Osteria Monfenera che raggiungeva il 15% e la valle di Campo, Colli Alti, Col del Miglio, intorno al 10%.

La larghezza delle strade variava dai 3 ai 5 metri circa, in funzione delle diverse esigenze logistiche e operative. Schematicamente le arterie di accesso al ciglio dell’altopiano del Grappa, tra Brenta e Piave, partivano dalla strada di collegamento Bassano, Romano Alto, Sant’Eulalia, Crespano, Fietta, Possagno, Pederobba Attraverso varie arterie, anche le più semplici quali sentieri e camminamenti, gli uomini, gli animali e i mezzi potevano raggiungere le posizioni più importanti della cima. Ma fu soprattutto la Strada Cadorna a salvare il Grappa e l’Italia, permettendo di portare sulla cima e sui colli sottostanti migliaia di uomini, materiali e mezzi; ciò che i Battaglioni austro-tedeschi, benché audaci e coraggiosi, non riuscirono a fare proprio per la mancanza di vie di comunicazione

Alla conclusione del conflitto il generale austriaco Alfred Krauss, comandante delle truppe che attaccarono il Grappa nel novembre 1917, ebbe modo di scrivere nel suo libro Die

Ursachen unserer Niederlage (Le cause della nostra sconfitta): “Le condizioni per l’attacco erano molto sfavorevoli Dalla nostra parte nessuna strada rotabile conduceva sui monti; soltanto misere mulattiere difficili anche per i pedoni Per contro gli italiani avevano parecchie strade a loro disposizione; cosicché essi potevano facilmente muovere ed approvvigionare le loro truppe. Poiché buone strade sono condizioni di riuscita di qualunque attacco, ordinai tosto di iniziare la costruzione di una strada per autocarri, che avrebbe dovuto più tardi allacciarsi alla rete stradale italiana. [...] La strada non fu mai pronta”

Oggi la Cadorna è divenuta una Strada del ricordo, che conduce laddove riposano in comunione, uniti dallo stesso destino e senza differenza di nazione, religione o lingua, migliaia di Caduti L’auspicio, ora che il Grappa gode della qualifica di Riserva della Biosfera Unesco (ed è quindi un patrimonio ambientale noto a livello internazionale), è che quanti transitano lungo la Cadorna conservino il ricordo di coloro che qui combatterono e immolarono la propria esistenza per la libertà della nostra amata Patria

Sopra, da sinistra verso destra Cartografia della Strada Cadorna e di Valle Santa Felicita (1918). Truppe italiane in movimento sulla Cadorna appena ultimata Alcuni dei paracarri esistono tuttora

Qui sotto

Il dettaglio di una mappa militare della Cadorna del 4 agosto 1917.

21
Sotto La Strada Cadorna a Campo Solagna in una foto d’epoca

AFFLATUS di

Carla Mogentale

direttore sanitario Centro Phoenix

Publiredazionale a cura del Centro Phoenix

Carla Mogentale, psicologa-psicoterapeuta, specialista del Ciclo di Vita

Sotto, dall’alto verso il basso Due scenari utilizzati nel trattamento del parlare in pubblico (public speaking) e della paura di guidare.

La realtà virtuale è una tecnologia immersiva che ci permette di interagire con un mondo virtuale 3D ricreato dal computer attraverso un visore La qualità dell’interazione con il mondo virtuale è tale da far sì che si attivino a livello cerebrale gli stessi moduli cognitivi ed emotivi che si generano nel mondo reale Ciò apre immense potenzialità di intervento e soluzioni efficaci e durature sia in molte problematiche cliniche che nella formazione e nell’addestramento del personale Gli scenari presentati nella realtà virtuale sono estremamente realistici e coinvolgono interamente i nostri sensi, permettendoci di confrontarci con oggetti e situazioni reali, in una situazione di sicurezza e di apprendimento ripetuto, guidati dal proprio terapeuta, adattandosi a situazioni difficili e superandole modificando così i propri vissuti. Lo studio del terapeuta può trasformarsi in un ascensore, in un’auto, in una piazza o in un teatro, in un cantiere, in un terrazzo di un palazzo a seconda degli scopi dell’intervento e delle difficoltà portate dal cliente, illudendo la mente di trovarvisi realmente (“senso di presenza”)

Quali sono i principali contesti clinici e professionali in cui può essere utilizzata?

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- nella psicologia dello sport

Quali vantaggi nella formazione e nell’addestramento in Azienda? Aumenta l’efficacia di ogni esperienza formativa, permette una facile graduazione degli interventi, adattamento a diverse realtà, minori costi, possibilità di addestrare su mansioni specifiche più lavoratori in meno tempo migliorando così la loro preparazione e consentendo una diminuzione di errori, incidenti e infortuni con una importante ricaduta sulla sicurezza. È utile nel facilitare il processo di selezione del personale in quanto rende possibile ricreare un ambiente di lavoro e testare, come se ci si trovasse sul campo, le abilità del candidato.

in minore tempo e in modalità più pervasiva offre molti vantaggi al paziente grazie all’integrazione mente-corpo, alla modificazione di pensieri, comportamenti disfunzionali, risposte fisiologiche apprese ormai croniche Ogni persona ha infatti un proprio “canale” privilegiato iniziale per manifestare la propria sofferenza. Un esempio?

CENTRO PHOENIX Srl

Centro di Psicologia, Neuropsicologia, Riabilitazione e Psicoterapia

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- Nel trattamento di disturbi d’ansia cronici, delle fobie specifiche (es. paura di volare, di guidare, delle altezze, degli animali, degli ambienti chiusi o aperti,…), dei disturbi ossessivo-compulsivi;

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Quali i vantaggi nella clinica? Non solo realtà virtuale, ma integrazione di tecniche e terapie Nella nostra realtà clinica la realtà virtuale da anni viene integrata con la psicoterapia e l’intervento psicofisiologico con biofeedback nonché con la riabilitazione neuropsicologica. L’efficacia del trattamento e la persistenza dei risultati ottenuti nel tempo risulta massima coinvolgendo il piano cognitivo, affettivo, relazionale nonché fisiologico del paziente.

Risolvere le problematiche cliniche

Una persona con scarsa autostima ed elevata ansia può somatizzare con una cefalea, sviluppando nel tempo un’ipertensione arteriosa, il dolore può generare ulteriore ansia e senso di inefficacia, in un crescendo di sofferenza che si alimenta da sé e diventa difficile interrompere se non si integrano più livelli di “attacco”

In tutti questi contesti la psicologia digitale e la realtà virtuale risultano sempre più validi ed efficaci canali di soluzione di problemi a favore della conquista di un maggiore benessere, salute, nonché di verifica e sviluppo di nuove competenze

Evidenze scientifiche ventennali comprovano l’efficacia della Realtà Virtuale nell’ambito dei disturbi d’ansia (North et al., 2001), nel trattamento delle fobie specifiche (Garcia Palacios et al , 2002), dei disturbi post-traumatici o PTSD (Powers e Emmelkamp, 2008), dei disturbi sessuali (Ticknor e Tillinghast, 2011), dei disturbi alimentari o DCA

(Vicentini, 2011), dei disturbi ossessivo-compulsivi DOC (Cipresso et al , 2013), nei percorsi di riabilitazione psichiatrica (Smith et al., 2014), di Mindfulness e rilassamento (Navarro-Haro et al., 2017) e molto altro ancora.

La Realtà Virtuale consente di abbattere tempi e costi della terapia (Gujjar et al , 2019) ed è molto ben accettata sia da adulti che da bambini (Garcia-Palacios e Botella, 2007, Palmas et al., 2019).

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La dottoressa
Il cervello non distingue la realtà virtuale dalla realtà!
La psicologia digitale al servizio della salute e del benessere: la realtà virtuale, dalla clinica all’azienda

Genuino

Il ricordo, in giallorosso, di Gian Antonio Bertoncello

Un cuore grande grande e tante idee innovative a favore di uno sport inclusivo. Sua l’introduzione, prima in Italia, del Terzo Tempo in ambito calcistico: un successo poi emulato anche in serie A.

Adesso che sono trascorsi mesi dalla sua scomparsa, il vuoto è ancor maggiore, la mancanza fisica di Gian Antonio, in ogni dove, è ora paradossalmente molto più tangibile di prima Sì, poiché sarebbe riduttivo e sterile confinare Gian al ruolo, un po’ macchiettistico, di semplice tifoso. Ne uscirebbe infatti una caricatura folckloristica e clamorosamente incongrua. Bertoncello era innanzitutto un tifoso della città, un accanito e genuino sostenitore di Bassano prima di esserlo del Bassano

In ogni sua accezione Era prima di tutto osservatore attento della socialità e si spendeva, e sovente spendeva (di tasca sua), per intervenire e cercare di apportare piccole o grandi migliorìe, fosse un prato da destinare all’attività sportiva giovanile o un servizio da istituire per i ragazzi del vivaio e non solo

D’abitudine, quando una persona che ci sta particolarmente a cuore ci lascia, è d’uso tratteggiarne un ritratto che spesso confina con la beatificazione

Ed è comprensibile perché a caldo, e spesso pure a freddo, affiora e prevale il sentimento.

Gian Antonio era umanissimo e magari, talvolta per eccesso di slancio, poteva travalicare.

Qualche suo detrattore (pochissimi in verità!), forse mosso da invidie puerili, gli contestava sottovoce il presenzialismo

È stato invece grazie al suo attivismo e alla sua tenacia se un ostacolo burocratico veniva superato: lui sapeva essere un martello pneumatico con le istituzioni locali.

A Gian vanno ascritti enormi meriti se il progetto di riqualificazione del Centro sportivo di Quartiere Prè, che verrà ultimato quest’anno, è decollato

La sua figura di perseverante nato, di lottatore instancabile, ma soprattutto di inguaribile innamorato di Bassano, è stata ricordata anche dal sindaco Elena Pavan all’ultima cerimonia del Premio San Bassiano, sottolineandone “la grinta e il grande cuore”. Che peraltro si esprimeva compiutamente nell’incessante attività di volontariato, avviata da tempo con successo assieme alla figlia Lara attraverso una onlus a favore delle fasce più deboli del pianeta Perché il bene che voleva al prossimo in difficoltà andava oltre la mera cintura urbana bassanese ed era senza barriere Come non rammentare, poi, tutte le volte in cui sapeva di un tifoso più bisognoso di altri... ed era lui a pagargli il biglietto d’ingresso allo stadio, senza mai reclamizzare il gesto!

Oppure il celeberrimo Terzo

Tempo calcistico, che prima era felice prerogativa solo del rugby: è stato lui a introdurlo in Italia quasi venti anni fa, un precursore assoluto La circostanza fu un BassanoReggiana in serie C: le tifoserie affratellate nel post partita, le gambe sotto la tavola imbandita nel piazzale interno del Mercante. Inizialmente le autorità erano terrorizzate all’idea, vigilavano nel timore di chissà cosa. E invece l’esperimento funzionò così bene da farne una piacevole consuetudine, tanto da guadagnare l’apprezzamento e le copertine “sbalordite” dei media nazionali A Bassano piombò addirittura il reporter di un magazine giapponese per raccontare l’evento, sorpreso da come fosse possibile questo clima di conciliazione dopo due ore di agonistica battaglia sul campo e di schermaglie vocali sugli spalti.

Tuttavia Gian Antonio, che si adoperava da solo a reperire gli

sponsor e i partner economici per rendere fattibile negli anni l’happening, c’era brillantemente riuscito Così da essere emulato ovunque, anche in serie A Ma lui restava l’originale e inimitabile Capace di creare alle sue spalle una formidabile squadra di Fedelissimi che si muoveva (e si muove ancor oggi) a memoria, come una formazione in campo. Tutti sanno cosa fare e come farlo: dal preparare il pranzo pre-gara o lo spuntino post-partita per la squadra, all’allestimento della Festa di Natale per il pubblico, ad approntare un qualunque supporto in tempo reale per i ragazzini delle giovanili Un meccanismo perfetto che funziona a meraviglia anche senza di lui, ma grazie a lui e al lavoro indefesso dei suoi amici e collaboratori. Tutti animati dall’affetto indelebile verso i colori giallorossi. E di Gian, già giovanissimo presidente dell’Hockey San Vito in A e indomito sostenitore dell’intero sport locale, rimane anche la sagoma di impareggiabile nonno degli adorati nipotini Mattia e Nicolò, i quali saranno eternamente fieri di un fusto così

Non ha importanza dove si è nati, quando come e dove si sono avuti i primi approcci con il calcio, per diventare un appassionato, un tifoso. Il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita.

Gian Antonio Bertoncello, grande sostenitore dei colori giallorossi, ha fortemente contribuito a promuovere i valori autentici dello sport nella nostra città, specialmente a favore dei giovani.

La concentrazione di Gian Antonio Bertoncello, sugli spalti del Mercante, durante una partita dell’amato Bassano.

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OMAGGIO
di Vincenzo Pittureri
sostenitore di Bassano e del Bassano ha lasciato nei concittadini e nei tifosi un grande vuoto
Qui sotto

Un gruppo di ragazzi bassanesi, un camper e quattro sponsor...

Così, con giovanile baldanza, oltre quarant’anni fa percorremmo gli Stati Uniti

Non un diario di viaggio, ma un tuffo nel passato e il recupero di emozioni solo apparentemente sopite

Fra i protagonisti di quell’avventurosa esperienza, Federica Finco ne rimembra per Bassano News alcuni significativi passaggi Come quando si ritrovarono circondati da poliziotti dal piglio indagatorio

Quattro auto della polizia degli Stati Uniti d’America con lampeggianti e sirene accese circondavano il nostro camper. Ritornavamo dalla visita ravvicinata ai quattro Volti dei presidenti scolpiti sulla roccia del Monte Rushmore quando, avvicinandoci al mezzo che avevamo affittato per il “viaggio”, ci trovammo circondati da agenti che fotografavano i grandi adesivi appesi alle pareti esterne del camper. Con il nostro inglese stentato domandammo se avevamo infranto qualche norma stradale, sapendo che in quel Paese erano molto rigidi Ci risposero con una domanda: “Who is he?”, indicando l’adesivo nel quale era stampato il simpatico viso di uno dei nostri sponsor, Gian Battista Cenere, che si era fatto immortalare sullo sfondo di piazza Libertà, per l’occasione ritoccata con il Tricolore. Dovemmo spiegare che non si trattava di propaganda politica per un italoamericano, e fu anche piuttosto difficile essere convincenti: eravamo ragazzi in un’età compresa fra i venti e i trent’anni e, per pagarci quel viaggio verso l’America che tutti negli anni ’80 sognavano, avevamo dovuto risparmiare ogni lira possibile e cercarci degli sponsor. Ne trovammo quattro: GB Cenere, appunto, due aziende del nostro territorio, Selle San Marco e Marilena Confezioni (che ci procurò le tute da ginnastica fatte su misura), e Gente Viaggi, importante testata nazionale che eravamo soliti leggere con molto interesse e alla quale fornimmo poi un reportage fotografico (in seguito

pubblicato con nostra grande soddisfazione).

Non era comune a quell’epoca andare così lontano in quasi totale autofinanziamento e il nostro progetto, che prevedeva di toccare quattordici Stati in un mese, aveva infatti incuriosito la redazione del periodico Ci sentimmo fortunati e ci affidammo al parente americano di un’amica per il noleggio di un grande camper. Questi, avendo moglie italiana, lo attrezzò pure di scolapasta e moka Bialetti! Ricordo che il nostro viaggio iniziò tra le corsie di un enorme supermercato, aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Tutto era gigantesco: le confezioni di cereali, il latte che veniva venduto a galloni (un gallone corrisponde a quattro litri e mezzo!) e che era potenziato con ogni tipo di vitamina possibile!

Raccontare il viaggio oggi sembra banale, visto che dell’America

conosciamo praticamente tutto. Ma quarant’anni fa in Italia si vedevano pochi camper per strada, mentre allora una famiglia americana su quattro li usava per le vacanze E qualcuno ci viveva stabilmente, trasferendosi con quel mezzo in città concepite apposta per svernare al Sud e

In viaggio la cosa migliore è perdersi. Quando ci si smarrisce, i progetti lasciano il posto alle sorprese, ed è allora, ma solamente allora, che il viaggio comincia.

A fianco, da sinistra Alcuni dei ragazzi bassanesi che, nell’ormai lontano 1980, affrontarono un entusiasmante viaggio negli States: Federica Finco, Francesco Busnardo, Erica Finco, Antonella Bagoi e Bernardo Finco

In circa un mese percorsero 13 500 chilometri, raggiungendo da Chicago la costa del Pacifico, muovendo da nord verso sud e visitando ben sette parchi nazionali

Qui sopra

Il camper, noleggiato per la grande occasione dai nostri concittadini, sullo sfondo del Monte Rushmore, nel Dakota del Sud, con il complesso scultoreo dedicato ai presidenti Usa George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abramo Lincoln

AVVENTURE
di Federica Finco
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A fianco

Il camper “giallorosso” nei pressi del Monumento Nazionale Navajo, nell’Arizona del nord Lungo al fiancata, qui evidenziati dai tondi, spiccano i loghi degli sponsor: GB Cenere, Marilena Confezioni e Selle San Marco Ma anche Gente Viaggi, importante testata nazionale, contribuì al sostegno economico dell’impresa e, nei mesi successivi, pubblicò un servizio ad hoc sul viaggio americano dei ragazzi bassanesi

trascorrere l’altra metà dell’anno nelle vaste praterie del Nord

Qui sopra e a destra, nel testo

Le tre ragazze del gruppo in un momento di relax e, in posa per lo sponsor (con tute Marilena), sullo sfondo della Monument Valley

In basso, nel testo Molti gli animali selvatici incontrati, liberi, lungo il precorso

La natura strabiliante ci affascinò, restammo colpiti dalla facilità con cui incontravamo sulla strada orsi, alci, bisonti, e fu magnifico conoscere i Nativi nelle loro riserve Per onorare l’impegno con i nostri mecenati scattammo una serie di foto del camper ricoperto dai loro loghi sullo sfondo di scenari incantati, affinché potessero poi usarle per fini pubblicitari: il Grand Canyon, la Monument Valley, il Monte Rushmore, Yellowstone, San Francisco, Chicago, Badlands... Cosa che, al nostro ritorno, avvenne puntualmente!

In previsione del viaggio eravamo riusciti a comprimere al massimo la spesa più importante, quella del volo, optando per una compagnia aerea islandese, scelta che ci consentì un risparmio del 50% sul biglietto.

Qui sotto

La copertina del numero di settembre 1980 di Gente Viaggi.

Non eravamo abituati a distanze cosi vaste tra diversi Paesi; per coprirle viaggiavamo a volte l’intera notte, ben rimpinzati di caffè forte Restavamo a bocca aperta davanti all’immensità dei cieli, così come nel passare per incroci interstatali spersi nel bel mezzo del nulla, laddove strade drittissime s’intersecano perfettamente a 90 gradi; come per esempio nel Four Corners, dove gli angoli di quattro Stati (Arizona, Colorado, Utah e Nuovo Messico) si toccano fra loro Proprio lì, nei pressi dell’unico drugstore (dove si vendeva di

tutto), erano parcheggiati piccoli aerei tipo Piper che permettevano ai mandriani, i cui ranch distavano centinaia di miglia, di fare la spesa Restammo via un mese, percorrendo 13 500 chilometri e raggiungendo da Chicago la costa del Pacifico, muovendo da nord verso sud e visitando ben sette parchi nazionali

Ci impegnammo molto per realizzare una buona serie di foto, di noi e del camper. Poi, al ritorno, scegliemmo con cura le immagini che più potevano soddisfare gli sponsor A volte ci era quasi capitato di sentirci all’interno di un set

cinematografico, anche se fatto in casa!

Con una mappa di Beverly Hills abbiamo gironzolato alla ricerca delle ville dei divi di Hollywood. E, in qualche modo, ci sembrava di emularli, combattendo anche con la nebbia di San Francisco che, improvvisamente, celava la visione del Golden Gate Oppure saltando con le tute della Marilena sui grandi massi della Monument Valley, cercando di immortalare anche la tromba d’aria sullo sfondo, che preludeva a un piccolo uragano in arrivo. Non essendo ancora nell’era del digitale, bisognava aspettare

il ritorno a casa per verificare il risultato del nostro lavoro Fu comunque interessante scegliere i nostri scatti e vederli poi ingranditi in bei poster: manifesti che stimolarono la curiosità di conoscenti e amici.

Per anni ho rivissuto nella mente alcuni di quei momenti fantastici Al ritorno, tutto mi sembrò però davvero molto piccolo

L’esperienza del viaggio, invece, fu grande in tutti i sensi Anche l’episodio con la polizia ci fece capire che negli States tutto è grande, a volte addirittura esagerato!

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AVVENTURE

Una regione che è un mondo intero...

LA SARDEGNA E LE ISOLE MINORI

Un viaggio dai mille volti, che alterna le emozioni regalate da splendidi scenari naturali al piacere dell’incontro con una gente sincera e orgogliosa.

Dal 21 al 28 maggio 2023

Viaggio di 8 giorni

1° giorno - Domenica 21 maggio 2023

Verona - Olbia - Orgosolo - Carbonia

Trasferimento in aeroporto a Verona e partenza con volo per Olbia Arrivo e incontro con la guida locale che accompagnerà il gruppo per tutto il tour. Partenza per Orgosolo, paese dei murales, e passeggiata nel corso principale. Pranzo tipico con i pastori, all’aperto in un bosco di lecci, a base di prodotti tipici della cucina locale In serata arrivo a Carbonia e sistemazione in hotel per la cena e il pernottamento

2° giorno - Lunedì 22 maggio 2023

Isola di San Pietro

Prima colazione, cena e pernottamento

Al mattino arrivo a Portovesme e imbarco per Carloforte Mattinata dedicata alla visita dell’isola di San Pietro, l’antica terra degli sparvieri su cui sorge la cittadina di impronta ligure fondata dal re sabaudo Carlo Emanuele III, a lui intitolata col nome di Carloforte Tempo per la visita del borgo di lingua tabarchina, che si caratterizza per l’elegante architettura piemontese Pranzo in ristorante Panoramica in bus fino a Capo Sandalo e Cala Fico per ammirare i suggestivi strapiombi sul mare e sulla vicina costa di Teulada Rientro in serata

3° giorno - Martedì 23 maggio 2023

Cagliari

Prima colazione, cena e pernottamento in hotel Intera giornata dedicata alla visita di Cagliari con la Basilica e il Santuario di Bonaria Passeggiata culturale tra le vie del quartiere fortificato di Castello, fondato dai pisani, all’interno del quale si trovano la Cattedrale di Santa Maria, le torri medievali, le piazze,

le antiche vie commerciali e i bastioni Pranzo in ristorante Nel pomeriggio escursione paesaggistica lungo il litorale del Poletto e gli stagni del Molentargius

4° giorno - Mercoledì 24 maggio 2023

Penisola del Sinis - Il Nuraghe Losa Alghero

Prima colazione in hotel. Al mattino partenza per la Penisola del Sinis, area di protezione faunistica dove si trovano le vestigia della antica Tharros, fondata dai fenici e occupata dai romani, che ne fecero una fiorente città commerciale Raggiungeremo l’area archeologica e il Capo San Marco a bordo di un trenino turistico. Visita alla chiesa paleocristiana di San Giovanni di Sinis Pranzo libero Nel pomeriggio proseguimento per Alghero e in serata sistemazione in hotel per la cena e il pernottamento.

5° giorno - Giovedì 25 maggio 2023

Grotte di Nettuno - Alghero

Prima colazione, cena e pernottamento Mattinata dedicata all’escursione in battello fino all’incantevole e selvaggio promontorio di Capo Caccia, famoso per le bianche falesie e gli strapiombi sul mare Visita alle Grotte di Nettuno all’interno dell’imponente promontorio, in uno scenario d’incomparabile bellezza Pranzo in ristorante Nel pomeriggio visita al centro storico di Alghero e in particolare alla Cattedrale di Santa Maria, alla Chiesa e al Chiostro di San Francesco, al Teatro e ai Bastioni

6° giorno - Venerdì 26 maggio 2023

Isola dell’Asinara

Prima colazione, cena e pernottamento in hotel. Pranzo a bordo. Al mattino partenza per il porto turistico di Stintino e imbarco per raggiungere l’isola dell’Asinara a bordo di un battello riservato

Dopo circa 20 minuti di navigazione arrivo sull’isola, oggi Parco Naturale, dove fino a dieci anni fa erano attive le strutture di un carcere di massima sicurezza A bordo del trenino lillipuziano si raggiungono le località di Fornelli, Santa Maria, Cala Reale e il piccolo centro di Cala d’Oliva Condizioni meteo permettendo, sosta balneare in corso d’escursione Al termine rientro al porto di Stintino.

7° giorno - Sabato 27 maggio 2023 Castelsardo - Cannigione Prima colazione in hotel. Al mattino partenza per Castelsardo, antico borgo fondato dalla famiglia genovese dei Doria che, scegliendo di fortificare un impervio promontorio basaltico sito in posizione strategica, diede vita a una roccaforte inespugnabile chiamata Castelgenovese Pranzo in ristorante Nel pomeriggio sosta fotografica per ammirare la Roccia dell’Elefante In serata arrivo a Cannigione e sistemazione in hotel per la cena e il pernottamento

8° giorno - Domenica 28 maggio 2023 Isola de La Maddalena - Olbia - Verona

Prima colazione in hotel Al mattino partenza per il porto di Palau Imbarco sul traghetto e breve navigazione fino all’isola de La Maddalena Proseguimento per Caprera, dove si trova il compendio di Giuseppe Garibaldi Visita alla casa museo dell’Eroe dei due mondi e giro panoramico alla scoperta delle straordinarie meraviglie costiere delle isole minori dell’arcipelago e della vicina Corsica. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio rientro a Palau e panoramica in bus della Costa Smeralda. Arrivo all’aeroporto di Olbia e partenza con volo di rientro per Verona. Proseguimento per le località di origine

SÌ, VIAGGIARE

di Alessandro Faccio Servizio publiredazionale a cura di Canil Viaggi

In questa pagina

Le isole di San Pietro (sul titolo) e de La Maddalena, la pensola del Sinis e una veduta notturna di Alghero.

Quota individuale di partecipazione

Euro 1.650,00

La quota comprende:

- i trasferimenti da e per gli aeroporti;

- volo aereo in classe economica;

- tasse aeroportuali e adeguamento carburante alla data del 31/12/2022;

- sistemazione in hotel 4 stelle in camere doppie con servizi;

- i pasti come da programma, bevande incluse;

- pullman e guida a disposizione per tutto il tour;

- escursioni come da programma;

- assicurazione medico bagaglio e annullamento accompagnatore

La quota non comprende:

- le camere singole (suppl di euro 280,00;

- l’escursione alle Grotte di Nettuno (supplemento di euro 16,00);

- gli ingressi (ca 40,00 euro)

All’iscrizione acconto di euro 400,00

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RENAISSANCE

EVVIVA LA TORRE DI PISA che festeggia 850 anni!

Numerosi, nel corso dei secoli, gli interventi mirati a ridurne la preoccupante inclinazione...

Il capitello delle scimmie, a coronamento di una delle colonne della base Sul testo, da sinistra verso destra Un disegno in sezione della Torre e uno schema che illustra l’intervento, eseguito fra il 1993 e il 2001, basato sostanzialmente sull’induzione di un cedimento controllato nella zona più sollevata della base tramite la rimozione di parte del terreno sottostante: una soluzione individuata fin dal 1485 da Leon Battista Alberti!

Evviva la Torre di Pisa

Che pende, che pende

Ma sempre sta su

Evviva la Torre di Pisa

Che pende, che pende

E mai non vien giù.

Dalla celebre canzone del 1939, scritta da Nino Rastelli e musicata da Paola Marchetti e Nino Casiroli

Sono ben 850 le candeline che quest’anno verranno spente per festeggiare la Torre di Pisa, uno dei nostri monumenti più conosciuti al mondo

Correva infatti il lontano 1173 quando venne posato il primo mattone in marmo bianco per formare la candida base cilindrica, intervallata da quindici eleganti colonne ad arcate cieche, a loro volta sormontate da quattordici capitelli corinzi e da uno figurato, detto delle scimmie.

Già all’inizio dei lavori l’opera lasciava intuire la sua maestosità anche se qualcosa di inaspettato stava piano piano accadendo Sotto il peso della struttura, quando si stava iniziando la costruzione del terzo anello, il terreno argilloso e fangoso cominciò a cedere facendo pericolosamente inclinare la torre, progettata dall’architetto Bonanno Pisano.

Venne allora presa la decisione di sospendere l’intervento in modo da lasciare al terreno il tempo di assestarsi... Passarono così cento anni, fino a quando si dispose di ripartire con i lavori aggiungendo

quattro piani e disponendoli in modo da compensare l’inclinazione.

Tuttavia la pendenza rimase! Solo nel 1372, sotto la guida di Nicola Pisano e di suo figlio Tommaso, la costruzione della Torre terminò, così come la vediamo oggi, con i suoi otto piani e 58 metri di altezza e con le sue belle arcate in stile romanico. In seguito si fecero altri tentativi per aggiustare la pendenza che, fin dall’inizio, risultava del 3,97° rispetto all’asse verticale; ma che, nei secoli successivi, raggiunse anche inclinazioni maggiori. Nell’Ottocento si tentò di sostituire il terreno fangoso con una lastra di marmo, che però fece temere il peggio portando l’inclinazione a quasi a 5° Per motivi di sicurezza nel 1993 la Torre venne chiusa al pubblico e si diede nuovamente inizio a opere di restauro che terminarono nel 2001. Grazie a particolari accorgimenti, come la cerchiatura di alcuni piani, l’uso di tiranti e contrappesi di piombo e il consolidamento della base, si portò l’inclinazione a 3,97° Finalmente nel 2021, dopo tanti

restauri sulle parti esterne e interne, la Torre ha riaperto al pubblico Bisogna poi ricordare che si tratta del Campanile della Chiesa di Santa Maria dell’Assunzione nella Piazza dei Miracoli Osservando entrambe le strutture si vede infatti come gli archi della Torre riprendano quelli nella facciata della Cattedrale. Una scala a chiocciola interna conduce fino all’ultimo piano, dove si trovano sette campane Ognuna di esse ha il nome associato a una nota; Assunta (la più grande) in Si, Crocifisso in Do diesis, San Ranieri in Re diesis, Dal Pozzo in Sol, Pasquereccia in Sol diesis, Terza in Si bemolle e infine Vespruccio in Mi. Per tutto il mondo la Torre di Pisa è un’icona che ispira ammirazione per la bellezza scultorea e che suscita anche grande simpatia proprio per la sua pendenza Spesso menzionata nelle canzoni e nelle filastrocche dei bambini, è presente in diversi film: in uno di questi Superman, vedendola pendente, la raddrizza fra lo stupore della gente Memorabile, poi, una scena di Amici Miei di Monicelli, con lo scherzo fatto a un gruppo di turisti chiamati a sostenere la struttura...

In conclusione si ricorda che la Piazza dei Miracoli, nome che le venne attribuito da Gabriele D’Annunzio, si prepara quindi a festeggiare il compleanno di uno dei suoi più celebri monumenti. Diverse manifestazioni prenderanno il via nei prossimi mesi. È dunque il caso di tenersi aggiornati!

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In programma diverse manifestazioni per celebrare degnamente la significativa ricorrenza