Bassano News

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News Periodico di Attualità, Cultura e Servizio

Anno XXIX - n 200 Maggio/Giugno 2023

Direttore responsabile Andrea Minchio

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Andrea Minchio

Redazione

Elena Trivini Bellini, Elisa Minchio, Antonio Minchio, Chiara Eleonora Favero

Collaborazioni

Associazione Scrittori Bassanesi “Il Cenacolo” Comune di Bassano del Grappa

Museo-Biblioteca-Archivio Bassano del Grappa

S Alberton, F Bicego, B Bonsembiante, S Bortoli, A Calsamiglia, L Capraro, C Caramanna, T Cenere, L L Costa, A Faccio, S Falcone, C Ferronato, G Giampaolo, G Giolo, C Mogentale, S Mossolin, M M Polloniato, C Rossi, F A Rossi, O Schiavon, F Scremin, G Spagnol, A Spagnolo, R Stefani, S Venzo, V Vicariotto, A Zanollo

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p. 5 - Traguardi

Giovanni Battista Belzoni. Un gigante fra le piramidi

p 8 - #amoibassano

Varsavia-Venezia Viaggio di una singolare tela di Jacopo Bassano

p 10 - Pianeta Casa

Locazioni brevi: alt a ulteriori adempimenti chiesti dalla UE

p 12 - I nostri tesori

Largo ai Bassano nelle Gallerie dell’Accademia

p 14 - Abitare

Finstral Ogni combinazione diventa possibile

p 16 - Curiosità

La tragica storia del Beato Lorenzino

p 18 - La lezione del passato

Gilles Deleuze e l’antiplatonismo

p 20 - Schegge

Sebben che siamo donne

p 22 - Afflatus

Dopo un ictus, la rinascita

p 25 - Proposte

I Bussandri Storia di un’impresa

p 27 - Sfide

Bassano New Skate Quando l’eleganza è frutto di disciplina e

p. 30 - Sì, viaggiare

Creta, fra bellezze storiche e... Islanda, isola di incomparabile bellezza

p 32 - Renaissance

Firenze e la passione per il calcio storico

p. 34 - Artigiani

Con il Polo di Bassano cresce la rete

ITS Academy Veneto

p 36 - Universi

Freya Stark L’indomita viaggiatrice

e il suo locus animi

p 38 - Art News

Lino Luigi Costa L’acquerello?

Una poesia per immagini

p 40 - Il Cenacolo

Robert Schumann (1810-1856)

Un pianista in redazione

p 43 - Esercizi di stile

Rosa Rosæ Rosæ

p 44 - Le terre del vino

I vini della Sardegna (1)

p 46 - Tempi moderni

Cenere GB Evolversi rispettando una lunga tradizione

p 48 - Avanguardia

Giordano Giampaolo Trasparenze

p 51 - Personaggi

Renzo Stefani Dal servizio nella

Arma al lavoro nell’ospitalità

p 53 - Scenari

Ascesa della Cina e declino degli Usa

p 56 - Indirizzi utili

p 58 - In vetrina

La luce dorata del meriggio

p 61 - Il rapporto

Motoclub Bassano 1920.

Due parole con Alessandro Zanollo

p 62 - Grandi tradizioni

I capolavori di Arturo Martini

Copertina Giordano Giampaolo, Inverno, 2016, cm 70x70, vetrata piombata

All’eclettico artista veneziano è dedicato il servizio a pag 48

Sopra al sommario, da sinistra

Una delle due statue della dea Sekhmet donate dall’archeologo padovano Belzoni alla sua città, ora esposte ai Musei Civici agli Eremitani (Luizio Capraro, pag 5)

Giordano Giampaolo, Un po ’ di luce in novembre, 1978, cm 90x154, collage velina su giornali d’epoca e tela di iuta

La scrittrice e viaggiatrice Freya Stark in tenuta da tennis, nel giardino della sua villa ad Asolo (servizio di Beatrice Bonsembiante a pag 36)

Sotto

Il logo del Motoclub Bassano 1920 Bassano News ha incontrato il presidente Alessandro Zanollo, irriducibile centauro (pag 61)

3 SOMMARIO

Padovano, figlio di un barbiere, ebbe una vita avventurosa. A lui si devono sensazionali scoperte archeologiche

GIOVANNI BATTISTA BELZONI. UN GIGANTE FRA LE PIRAMIDI

Nel 1817 individuò nella Valle dei Re la tomba di Sethi I, una delle più belle di tutto l’Egitto, decorata con bassorilievi e affreschi policromi, tanto da essere paragonata alla Cappella Sistina E, un anno dopo, trovò a Giza l’ingresso della piramide di Chefren Morì nel 1823, giusto duecento anni fa, nel corso di un ’ardita spedizione lungo il fiume Niger.

Siete mai saliti al primo piano del Pedrocchi a Padova?

E, nel caso, vi siete mai chiesti chi o cosa abbia ispirato Giuseppe Jappelli nel progettare la magnifica Sala Egizia?

Domande intriganti alle quali risponderemo in seguito

Per ora basti ricordare che il noto architetto veneziano e l’archeologo Belzoni, al quale sono dedicate queste pagine, furono ottimi amici

Nato a Padova il 17 novembre

1778, Giovanni Battista Bolzon cominciò a lavorare giovanissimo al Portello, nella bottega del padre barbiere Ben presto, tuttavia, il carattere avventuroso lo condusse a Roma, dove studiò ingegneria idraulica; affascinato dalle rovine della città eterna si avvicinò inoltre al mondo dell’archeologia

Come alcuni nascono condottieri, poeti o medici, così il dinamico patavino manifestò già in giovane età una spiccata passione per i viaggi Nel 1803 si trasferì infatti a Londra, dove iniziò a esibirsi al Teatro Sadler’s Well’s con la compagnia di Isaac Dibdin e, contemporaneamente, al Circo Astley con il nome d’arte di Sansone della Patagonia: alto due metri e dieci e dotato di una muscolatura straordinaria, riusciva a tenere sopra un sostegno legato alle spalle una piramide umana di undici persone; ma creava pure giochi ottici e di idraulica, scienza nella quale si dimostrò un genio Assunta la cittadinanza inglese, cambiò il nome in Belzoni poiché suonava più “italiano” e quindi maggiormente adatto al mondo teatrale, nel quale i nostri connazionali erano tra i più apprezzati Si sposò poi con Sarah Banne, di Bristol, che condivise con lui il

gusto per l’avventura e che lo accompagnò in molti suoi viaggi. Si trovava a Malta quando venne a sapere che il pascià d’Egitto cercava soluzioni idrauliche per risolvere la siccità che affliggeva il suo Paese Belzoni decise di accettare la sfida e progettò una macchina per l’irrigazione dei campi Così, nel giugno del 1815, raggiunse il Cairo dove conobbe Bernardino Drovetti, diplomatico italiano al servizio della Francia, e il console inglese Henry Salt, entrambi appassionati raccoglitori di antichità Entrò in rapporti pure con l’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt, già scopritore della città di Petra. Personalità molto influenti, con le quali ebbe a tratti relazioni difficili e contrastate A seguito del rifiuto del suo progetto da parte del pascià, prima di chiudere definitivamente l’esperienza egiziana Belzoni decise di

compiere un viaggio lungo il Nilo Ne rimase talmente abbagliato che, quando Salt gli propose un ambizioso programma di ricerche archeologiche, firmò subito il contratto. Quella bocciatura, in sostanza, mutò il corso della sua vita. E dell’egittologia!

Il primo incarico consistette nel trasportare un colossale busto in pietra, pesante oltre sette tonnellate e alto più di due metri e mezzo, dal Ramesseum di Tebe fino alle rive del Nilo Nell’estate del 1816 allestì dunque una rudimentale slitta con la quale, attraverso l’ausilio di quattro leve, riuscì in quindici giorni a trasportare la scultura fino all’approdo: un’impresa tentata invano dai francesi durante l’occupazione napoleonica. Solo diciassette mesi dopo, il busto veniva esposto al British Museum Infiammato dalla vicinanza degli scavi, si imbarcò per raggiungere

Nel 1323 a.C. moriva Tutankhamon, faraone della XVIII dinastia. Oltre tremila anni dopo, nel 1823, se ne andava Belzoni.

Quando si dice coincidenze

Jan Adam Kruseman, Ritratto di Giovanni Battista Belzoni, 1824 Cambridge, Fitzwilliam Museum

Sotto ai titoli, foto grande Il sito archeologico di Abu Simbel, scoperto il 22 marzo 1813 da Johann Ludwig Burckhardt Il 4 agosto 1817 Giovanni Battista Belzoni ne individuò l’ingresso, riuscendo a entrare nei templi di Ramses II e di Nefertari

5 TRAGUARDI
di Luizio Capraro

A fianco

Il recupero del busto di Ramesse II al Ramesseum (realizzato in un blocco striato di granito nero rossastro), in una incisione di N Chater (su disegno di Agostino Aglio) per il libro Narrative pubblicato da Belzoni nel 1820

Sotto, da sinistra verso destra Louis Linant de Bellefonds, Lo scavo del Grande Tempio di Ramesse II ad Abu Simbel, acquerello, 1819

La camera sepolcrale della tomba di Sethi I nella Valle dei Re. Le pareti in giallo-oro alludono alla resurrezione del faraone e sono decorate con passi del Libro dell’Amduat (aldilà).

vendette poi a Luigi XVIII e che si trova oggi al Louvre), e una statua in calcare della regina Ahmose Meritamon Quando il governatore locale gli proibì di continuare gli scavi, tornò ad Abu Simbel: liberatolo dalle sabbie, riuscì finalmente a entrare nell’inviolato tempio rupestre di Ramesse II

A Tebe eseguì altri scavi nella Valle dei Re, scoprendo tombe importantissime fra le quali, sotto sei metri di sabbia, quella di Sethi I: una delle più belle di tutto l’Egitto, decorata con bassorilievi e affreschi policromi, così da essere paragonata alla Cappella Sistina. Si tratta, in effetti, della più grande e profonda tomba della valle, scavata per 137 metri nella roccia calcarea, la prima con pareti completamente decorate da passi dei grandi testi religiosi. Tuttora viene chiamata “Tomba Belzoni”

Antiporta e frontespizio del volume

Narrative of the operations and recent discoveries within the pyramids [ ] Londra, John Murray, 1820

La pubblicazione sì rivelò subito uno straordinario successo editoriale

Qui sotto

L’iscrizione lasciata da Belzoni nella camera funeraria della piramide di Chefren il 2 marzo 1818

il tempio di Abu Simbel, scoperto pochi anni prima ma nel quale nessuno era riuscito a penetrare. Dopo sette giorni di inutili tentativi riprese la via del ritorno verso Luxor, fermandosi sull’isola di File: al tempio di Iside prese possesso, per conto del Consolato britannico, di un obelisco alto sette metri Tornato a Luxor, compì degli scavi a Karnak, portando alla luce alcune statue, e nella Valle dei Re, dove scoprì la sua prima tomba: quella del faraone Ay. Va rilevato che la sua non era certo una vita tranquilla: si racconta che, assalito dai beduini, ne abbia afferrato uno per le caviglie usandolo come clava per allontanare gli altri Si trattava d’altronde di un periodo senza regole, nel corso del quale molti reperti lasciarono l’Egitto, spesso senza che le autorità locali se ne interessassero La rivalità tra francesi e inglesi, inoltre, condizionò sensibilmente l’operato degli archeologi: i primi avevano perso la guerra ed erano mal tollerati sul

Nilo, ma vantavano una sorta di primogenitura per aver affrontato scientificamente l’Egitto; gli inglesi, vincitori, si erano invece attirati l’odio del mondo arabo per la loro arroganza Belzoni non era francese, ma adottava modalità analoghe a quelle dei transalpini per “registrare” le sue scoperte; non era inglese, eppure questi lo appoggiavano perché raggiungeva sempre gli obiettivi E, forse, non era nemmeno più italiano: tuttavia la creatività e il costante spirito d’iniziativa rimasero suoi tratti distintivi. E poi capiva la mentalità dei nativi; senza contare che, laddove altri europei seguivano regole e burocrazia, lui usava il bakshish (modeste somme di denaro) per prendere scorciatoie Noi oggi la considereremmo “corruzione”, ma all’epoca era solo un’usanza inevitabile.

Il 20 febbraio 1817 ripartì alla volta di Karnak, dove portò alla luce numerosi reperti, fra i quali il sarcofago di Ramesse III (che Salt

Al Cairo, il 2 marzo 1818, fece un’altra scoperta sensazionale, trovando a Giza l’ingresso della piramide di Chefren, allora ritenuta priva di varchi di accesso Insieme con quelle di Cheope e Micerino, è l’unica delle Sette Meraviglie del mondo antico giunta fino a noi. E poiché spesso altri si erano appropriati delle sue scoperte, Belzoni lasciò una vistosissima firma, in italiano, all’interno della camera sepolcrale (“Scoperta da G. Belzoni 2 mar 1818”)

Subito dopo ripartì per un terzo viaggio, accompagnato dal medico e disegnatore senese Alessandro Ricci Relegato a Tebe in una zona secondaria, il nostro padovano riuscì comunque a trovare una bellissima statua di Amenofi III Terminato l’inventario e la descrizione della tomba di Sethi I, si diede a prospezioni archeologiche in località mene note: fu così che scoperse l’ubicazione della città di Berenice, importante porto in epoca romana.

Salt gli commissionò in seguito il trasporto dal tempio di File fino a Luxor dell’obelisco di cui aveva

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preso possesso nel primo viaggio e che recava incise, oltre ai geroglifici, le corrispondenti frasi in greco antico: iscrizioni fondamentali per la decodificazione della scrittura geroglifica quando, nel 1822, comparandole con quelle della stele di Rosetta, l’egittologo francese Champollion ebbe la conferma della sua decifrazione. Eccezionalmente importanti per la nascente scienza archeologica furono tanto il suo impegno nel ricopiare e ricalcare in cera buona parte dei bassorilievi della tomba di Sethi I quanto la precisione e il rigore adottati nell’apertura della piramide di Chefren

Alla fine del 1818 Belzoni decise di rientrare in Europa e nel 1819 giunse a Padova, dove fu accolto festosamente dai concittadini L’eco delle sue imprese e il dono alla municipalità di due statue della dea Sekhmet spinsero i governanti ad attribuirgli grandi onori, tra i quali il conio di una medaglia commemorativa. Nella sua città Belzoni divenne amico dell’architetto neoclassico Giuseppe Jappelli, al quale fornì l’ispirazione per il progetto della Sala egiziana nel Caffè Pedrocchi: una meraviglia a due passi da casa nostra!

Tornato a Londra alla fine del marzo 1820, Belzoni “inventò” la prima mostra egizia della storia, allestendola all’Egyptian Hall di Piccadilly: una grande esposizione dei reperti portati dall’Africa, con la riproduzione di due sale della tomba di Sethi I, eseguita usando i calchi che aveva preso a suo tempo Non mancarono due mummie, un diorama della tomba completa e uno in sezione della piramide di Chefren con le sale e i corridoi interni In tale circostanza preparò un catalogo con 45 illustrazioni: nulla da invidiare alle mostre di oggi! L’evento ebbe un successo enorme (duemila persone il solo giorno dell’inaugurazione), tanto da essere replicata con più successo a

Parigi (la traduzione del catalogo fu curata da Champollion) Sete di avventura e curiosità lo spinsero poi, nel 1823, ad accettare una proposta dell’Associazione Africana di Londra: localizzare le sorgenti del Niger, fiume pressoché sconosciuto agli europei e scoperto pochi anni prima dallo scozzese Mungo Pack, che aveva rinvenuto l’antica città di Timbuctù prima di morire sul fiume stesso Belzoni partì nell’aprile di quell’anno e si diresse in Marocco per attraversare il deserto e arrivare a Timbuctù Raggiunse Fez, dove incontrò il sovrano, che lo autorizzò ad attraversare i suoi territori con una scorta Frenato dall’ostilità delle popolazioni indigene, Belzoni fu costretto a tornare sui suoi passi Decise allora di giungere a Timbuctù da sud, navigando fino alla costa equatoriale del golfo del Benin per poi recarsi via terra nella capitale dell’antico Regno del Benin e ottenere i permessi e un’imbarcazione per risalire il

Niger Poco dopo essere sbarcato, morì di dissenteria nel porto di Gwato: era il 3 dicembre 1823, duecento anni fa

Il commerciante britannico J. Houtson, che lo accompagnava, lo fece seppellire ai piedi di un albero alla periferia della città Un viaggiatore europeo che tornò sul luogo circa quarant’anni dopo non trovò neppure l’albero: della sua sepoltura non esiste traccia La notizia della sua morte arrivò in Europa cinque mesi dopo Sarah gli sopravvisse per 47 anni, trascorrendo tutta la vita nel ricordo del marito e coltivandone la memoria (nel 1829 pubblicò i disegni delle tombe reali di Tebe)

Non sono in molti a sapere che il regista George Lucas, nel creare il personaggio di Indiana Jones (l’archeologo interpretato da Harrison Ford), si ispirò proprio al padovano Belzoni, pioniere dell’archeologia e universalmente considerato una delle figure di primissimo piano dell’egittologia

A fianco, da sinistra verso destra La medaglia coniata dal Governo britannico in onore di Belzoni per aver scoperto l’ingresso della piramide di Chefren; sul retro è stata erroneamente incisa quella di Cheope George Scharf, Uomini con cartelloni pubblicitari, acquerello, 1862 Londra, British Museum Fra le varie réclame l’artista ha inserito anche quella della mostra tenuta da Belzoni nel 1821 all’Egyptian Hall di Piccadilly

A fianco

La piramide di Chefren

Sotto, dall’alto verso il basso La medaglia coniata a Padova in onore di Belzoni per aver donato alla sua città due statue della dea Sekhmet, oggi conservate a Padova nei Musei Civici agli Eremitani. Giuseppe Jappelli, Sala Egizia al Caffè Pedrocchi di Padova, dettaglio con le rappresentazioni di Sekhmet e del babbuino, simbolo del dio Thot

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TRAGUARDI

GENS BASSIA #AMOIBASSANO di Claudia Caramanna

Esposta alle Gallerie dell’Accademia fino al 26 giugno

VARSAVIA-VENEZIA ANDATA E RITORNO Viaggio di una singolare tela di Jacopo Bassano

L’opera raffigura il Miracolo dell’acqua e costituisce un esempio molto rappresentativo dei quadri indicati negli studi come “biblico-pastorali” che resero famoso l’artista in tutta Europa.

Qui sopra

Jacopo dal Ponte detto Jacopo Bassano, Il miracolo dell’acqua, c 1569

Varsavia, Zamek Królewski w Warszawie - Muzeum, inv ZKW/6140/ab

Foto:

Małgorzata Niewiadomska, Andrzej Ring

Le Gallerie dell’Accademia di Venezia ospitano eccezionalmente fino al 26 giugno prossimo una preziosa tela di Jacopo Bassano, di recente entrata nelle collezioni del Museo del Castello Reale di Varsavia e mai vista finora in Italia. Esposta nelle sale bassanesche della riallestita ala palladiana (vedi pp 12-13), l’opera raffigura il Miracolo dell’acqua, ovvero il momento in cui Mosè, sostenuto dall’intervento divino, fece scaturire l’acqua dalla roccia per dissetare gli Israeliti in fuga

dall’Egitto (Esodo: 17, 1-7)

È un esempio molto rappresentativo dei quadri indicati negli studi come “biblico-pastorali”, che resero famoso l’artista in tutta Europa e che furono determinanti anche per la fortuna dei suoi figli. La definizione fa riferimento alla nuova formula inventata da Jacopo per illustrare le storie tratte dalle Sacre Scritture, ambientando le scene nella campagna bassanese e dedicando sempre maggiore spazio alla descrizione della vita rurale e al

paesaggio Come spesso accade per questo tipo di raffigurazioni, anche nell’opera polacca il primo piano è riservato dall’artista alla descrizione di una folla variopinta di animali, masserizie, uomini, donne, giovani, anziani e bambini che, in questo caso, si accalcano assetati attorno la fonte miracolosa. Al centro l’immagine si apre sull’accampamento degli Israeliti, oltre il quale si vede in lontananza il Monte Grappa, e nel secondo piano sono collocate anche le figurine, appena accennate ma ben distinguibili, dei protagonisti della storia: Mosè e Aronne. Ignota fin quando non è apparsa in asta da Christie’s nel 2011, la tela vanta una provenienza antica dalla raccolta veneziana del marchese Girolamo Manfrin, uno dei maggiori collezionisti attivi in laguna nell’Ottocento e proprietario di opere come la Vecchia o la Tempesta di Giorgione (Venezia, Gallerie dell’Accademia) Nel 2016 l’opera è stata al centro di un'articolata riflessione di Alessandro Ballarin sulla produzione dell’artista nel cruciale decennio degli anni Sessanta, pubblicata nel volume Un nuovo dipinto biblico-pastorale Jacopo Bassano 1562-1573, in cui lo studioso ha proposto di collocarne la realizzazione intorno al 1569.

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Locazioni brevi: alt a ulteriori adempimenti chiesti dalla UE

Il 9 marzo vi è stata l’audizione presso la Commissione politiche dell’Unione Europea del Senato sulla proposta di regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio relativo alla raccolta e alla condivisione dei dati riguardanti i servizi di locazione di alloggi a breve termine che modifica il regolamento (UE) 2018/1724.

Vi hanno partecipato il presidente Giorgio Spaziani Testa e il responsabile Relazioni istituzionali, Giovanni Gagliani Caputo. Il presidente ha colto l’occasione per ribadire ancora una volta che la prima cosa da fare, nell’ambito delle locazioni brevi, sia quella di semplificare le innumerevoli comunicazioni oggi richieste per

iniziare a locare per soggiorni brevi e quelle previste ad ogni cambio di contratto E non di aggiungerne altre provenienti dall’Europa

Attualmente, infatti, nel nostro Paese coloro che locano un immobile (o una sua porzione) con contratti di durata inferiore ai 30 giorni devono effettuare una serie di adempimenti e comunicazioni a vari enti per finalità diverse; la prima e più importante è quella alla Questura dei dati relativi agli ospiti alloggiati (tramite il servizio “Alloggiati”), a cui si aggiungono, a seconda di dove sia sito l’immobile locato, comunicazioni al comune, alla provincia, alla regione.

ABI DEMOLISCE DIRETTIVA “CASE GREEN”

“Diversi, e del tutto condivisibili, i profili di criticità (per usare un eufemismo) denunciati dall’Abi, oltre a quello della ben difficile applicabilità concreta del provvedimento:

1) forte rischio di riduzione del valore di mercato degli immobili;

2) conseguente diminuzione della ricchezza delle famiglie;

3) svalutazione delle garanzie acquisite dalle banche per la concessione dei mutui ipotecari;

4) minore possibilità di accesso al credito per imprese e famiglie, con conseguenti minori possibilità di crescita dell’economia;

5) rischio di trascurare la più immediata esigenza di ristrutturazione per la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare del Paese rispetto al rischio di calamità naturali (tra cui in particolare il rischio sismico). Solo un commento: davvero, ancora non ci spieghiamo come possano esserci dei parlamentari europei che non abbiano espresso il loro voto contrario rispetto a un provvedimento privo di qualsiasi ragionevolezza, oltre che particolarmente dannoso per l’Italia”

MASSIME DELLA CASSAZIONE

In tema di condominio, è da prendersi in considerazione “esclusivamente il rapporto di accessorietà necessaria che lega le parti comuni dell’edificio alle proprietà singole, ragione per la quale la condominialità non è esclusa per il solo fatto che le costruzioni siano realizzate, anziché come porzioni di piano l’una sull’altra (condominio verticale), quali proprietà singole in sequenza (villette a schiera, condominio in orizzontale)”.

La nozione di condominio, infatti, “è configurabile anche nel caso di immobili adiacenti orizzontalmente in senso proprio, purché dotati delle strutture portanti e degli impianti essenziali indicati, solo in via esemplificativa, dall’art 1171 cod civ ”

(Cass Ord n 5643 del 23/02/2023)

Non rientra tra le attribuzioni dell’amministratore il potere di pattuire con i condomini morosi dilazioni di pagamento o accordi transattivi, spettando all’assemblea il potere di approvare una transazione riguardante spese di interesse comune, ovvero di delegare l’amministratore a transigere, fissando gli eventuali limiti dell’attività dispositiva negoziale affidatagli (Cass Ord n 10846 del 08/08/2020)

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La nuova sistemazione delle superfici espositive riserva maggiore spazio ai dipinti di Jacopo e dei suoi figli

LARGO AI BASSANO nelle Gallerie dell’Accademia

In due sale totalmente restaurate del museo veneziano sono esposti capolavori giovanili del maestro accanto a opere della sua maturità, dei figli e delle botteghe, di solito conservate in deposito

A fianco Gallerie dell’Accademia di Venezia, Sala XIV

© G A VE Archivio fotografico

“Su concessione del Ministero della Cultura” .

Sotto, nel testo Bottega di Jacopo Bassano, Riposo durante la fuga in Egitto, Venezia, Gallerie dell’Accademia, cat 410, olio su tela, cm 52x102, fine XVI secolo

© G.A.VE Archivio fotografico

“Su concessione del Ministero della Cultura”

La tela è tra i dipinti bassaneschi meno noti del museo, finora conservati nei depositi e dal 16 marzo visibili al pubblico.

Le Gallerie dell’Accademia di Venezia non hanno bisogno di presentazione Sono il luogo dove ogni amante della pittura - in particolare di quella venetaè stato almeno una volta nella vita Tra i più rilevanti musei italiani, rappresentano una tappa imperdibile per chi voglia farsi un’idea di quanto avvenuto in ambito artistico nei territori della Serenissima, dal Trecento in poi. Per giunta contenuto e contenitore si

sfidano in una gara d’importanza. Il museo è ospitato nei prestigiosi ambienti del complesso di Santa Maria della Carità, costituito dalla chiesa, dal monastero fondato dai Canonici Lateranensi (XII secolo) e dalla Scuola Grande. Dopo le soppressioni napoleoniche, gli edifici furono destinati a ospitare l’Accademia di Belle Arti con le sue raccolte di opere antiche da tutelare e proporre agli allievi come modelli formativi

Da questo nucleo ebbe poi origine il Museo, aperto al pubblico nel 1817 e separato amministrativamente nel 1882 dall’Accademia, con la quale pur continuò a convivere in quei locali storici Nel corso di duecento anni di vita, l’allestimento interno delle sale certamente non è rimasto immutato e risaliva al secondo dopoguerra l’ultimo esemplare intervento espositivo di Carlo Scarpa, calibrato sulle più avanzate proposte museografiche del tempo. Di recente, però, le Gallerie hanno sentito il bisogno di trasformarsi di nuovo. Nell’arco di sessant’anni, infatti, sono intervenuti cambiamenti radicali nella visione culturale dei musei, che non si percepiscono più come istituzioni immutabili nel tempo, ma come organismi vivi in continua evoluzione, e che sono in relazione con un pubblico incrementato nel tempo e diversificato in maniera sensibile. Grazie alla separazione fisica dall’Accademia di Belle Arti,

12 I NOSTRI TESORI

trasferita dal 2004 nel complesso dell’ex Ospedale degli Incurabili, si è reso possibile negli anni scorsi un ampliamento degli spazi da 5 000 a 12 000 mq con il recupero dell’intero pianoterra, destinato alla collezione permanente dal Seicento all’Ottocento Il cantiere si è poi spostato al piano superiore, dove il 16 marzo scorso sono state inaugurate sei sale (dalla XII alla XVII) che occupano la loggia palladiana e gli ambienti attigui, e che sono state riallestite su progetto scientifico di Roberta Battaglia e Giulio Manieri Elia in collaborazione con Michele Nicolaci In questi

ambienti si sviluppa un percorso attraverso la pittura del Cinquecento veneto che parte dalla loggia (sala XII). Qui sono collocati i teleri del veronese Bonifacio de’ Pitati, che fu a capo di una grande bottega a Venezia nella prima metà del secolo per la quale passarono importanti pittori, tra cui Jacopo Bassano L’esposizione si snoda toccando l’attività - tra Venezia, Bergamo e Brescia - di Giovan Gerolamo Savoldo, Gerolamo Romanino, Alessandro Bonvicino detto il Moretto e Lorenzo Lotto (sala XIII), delle prolifiche botteghe di Jacopo Bassano e dei suoi

figli (sale XIV-XIV a) e degli ultimi protagonisti della tradizione cinquecentesca, come Jacopo Palma il giovane, Alessandro Varotari detto il Padovanino e Domenico Tintoretto (sale XV-XVI)

Un’assoluta novità dell’odierna sistemazione consiste nel maggiore spazio riservato ai dipinti dei Bassano, dei quali le collezioni delle Gallerie sono ricche come tutti i grandi musei, ma che si sono particolarmente avvantaggiati dell’ampliamento Accanto a capolavori della giovinezza di Jacopo, come la Pala della Beata Concezione (1541) - di recente tornata in sede dopo un deposito a lungo termine nel Museo Civico di Bassano del Grappa - o come l’Adorazione dei pastori Giusti del Giardino (ca 1548), si sono potute esporre opere della sua maturità, solitamente conservate in deposito, come il San Girolamo (ca 1563) o la Pala di Sant’Eleuterio (ca 1565), nella quale gli studiosi individuano l’esordio ufficiale di Francesco, figlio primogenito del pittore Non mancano importanti esempi di mano di Leandro, terzo figlio dell’artista, come la Resurrezione di Lazzaro (inizio Seicento) e l’Apparizione della Vergine a san Bonaventura (post 1602), e dipinti che testimoniano l’intensa attività delle botteghe bassanesche nella produzione di quadri derivati da modelli del maestro, con i quali gli episodi biblici si trasformano in attraenti scene ambientate nella campagna bassanese. Le due sale sono impreziosite anche dalla temporanea presenza di un Miracolo dell’acqua di Jacopo Bassano, proveniente da Varsavia, prestato in occasione del riallestimento (vedi p 8)

I NOSTRI TESORI

A sinistra

Jacopo Bassano, Pala di Sant’Eleuterio, Venezia, Gallerie dell’Accademia, cat 401, olio su tela, cm 280x174, circa 1565

© G A VE Archivio fotografico “Su concessione del Ministero della Cultura”

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Qui sopra Gallerie dell’Accademia di Venezia, Sala XIV a © G A VE Archivio fotografico “Su concessione del Ministero della Cultura”

ABITARE

Servizio publiredazionale a cura di Finstral SpA

Auna di Sotto/Renon (BZ)

FINSTRAL OGNI COMBINAZIONE DIVENTA POSSIBILE

L’azienda altoatesina continua a perfezionare la propria straordinaria gamma di finestre all’insegna della modularità, rendendo ancora più semplice la consulenza.

A fianco Con o senza anta accoppiata, i modelli Slim-line di Finstral presentano profili con un ingombro pressoché identico.

I serramenti moderni si producono su misura: vengono realizzati singolarmente secondo le specifiche richieste di ogni cliente, a partire da un sistema modulare di componenti standardizzati. Funziona così anche in Finstral L’azienda altoatesina, però, si differenzia dalla concorrenza per un aspetto importante: la maggior parte degli ingredienti, dai profili ai vetri isolanti, viene prodotta su misura In questo modo può proporre soluzioni ancora più modulari e complete PVC, alluminio o legno non fa differenza: è possibile combinare quasi tutte le dotazioni con qualsiasi opzione di design e materiale

Chi decide di acquistare delle finestre, in genere deve innanzitutto capire quale materiale e quale design preferisce, perché sono questi i criteri che determinano il sistema di profili da impiegare In un secondo momento si

possono scegliere solo i dettagli funzionali ed estetici previsti da tale sistema. La gamma Finstral invece non pone alcuna limitazione alla personalizzazione: tutte le finestre dell’azienda altoatesina a conduzione familiare vengono infatti sviluppate a partire da due uniche famiglie di profili E (quasi) tutte le dotazioni e opzioni di design sono combinabili tra loro Così i clienti ricevono sorprendentemente spesso questa risposta alle loro richieste: “Certo, lo possiamo fare.”

“I clienti più esigenti desiderano la massima libertà di composizione in termini di estetica e funzionalità”, afferma Joachim Oberrauch, presidente del Consiglio di amministrazione e responsabile sviluppo dei prodotti Finstral. “Soprattutto nella scelta di dotazioni di alto livello, le limitazioni tecniche rappresentano un vero ostacolo per la vendita. Ecco

perché stiamo investendo così tanto nella modularità, per rendere possibile ogni combinazione.”

Luis Oberrauch, vicepresidente del Consiglio di amministrazione e responsabile vendite, aggiunge: “Ci sono voluti anni per raggiungere questa eccezionale flessibilità, ma ora possiamo osservare come la nostra gamma di prodotti si stia diversificando sempre di più E proprio per questo motivo diventa molto più facile proporre soluzioni alternative nelle vendite.”

Le innovazioni più recenti dimostrano anche con quanta passione Finstral perfezioni i propri prodotti La nuova anta accoppiata Slim-line Twin con oscurante integrato presenterà linee più slanciate di 5 mm all’esterno e 10 mm all’interno, avvicinandosi dunque molto all’estetica dell’esecuzione standard Slimline. Inoltre, l’anta Classic-line

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Un ciclo di lavoro completo, dalla progettazione dei profili alla loro realizzazione e alla posa in opera finale...

dai contorni morbidi - richiesta spesso per le finestre in PVC e PVC-alluminio - è stata inserita anche nella famiglia di profili

FIN-Project Pertanto ora è disponibile pure per i serramenti in alluminio o alluminio-legno

“Sono solo piccoli dettagli, ma quando i clienti vogliono combinare finestre realizzate con sistemi diversi all’interno dello stesso progetto, questi dettagli sono decisivi per conferire un’estetica uniforme alla facciata dell’edificio”, afferma Joachim Oberrauch

Tre materiali per il lato esterno e cinque per l’interno, dodici tipologie di anta, almeno tre telai a L e altrettanti a Z per tutte le combinazioni di materiali, montanti mobili in vista e a scomparsa, montanti e traverse sottili e larghi, cinque tipi di rivestimento per il vetro isolante: questi dati chiave illustrano chiaramente l’enorme varietà della gamma di finestre Finstral

A ciò si aggiunge un vastissimo assortimento di colori con 250 opzioni per l’alluminio, 15 per il legno, dieci colori/superfici per il PVC, otto per il vetro smaltato e sei per il ForRes

Naturalmente Finstral offre quasi la stessa varietà di opzioni anche per porte scorrevoli, pareti vetrate, verande e porte d’ingresso “Il nostro metodo si basa su una straordinaria modularità dei componenti e un controllo com-

pleto della filiera Solo così possiamo gestire questa enorme complessità”, spiega Joachim Oberrauch.

L’azienda Finstral Finstral costruisce serramenti dal nucleo in PVC. Da più di 50 anni. Perché le nostre finestre sono speciali?

Perché ci occupiamo di tutto noi: dalla progettazione dei profili alla loro realizzazione, fino

ABITARE

A fianco

L’apprezzata variante classica con contorni morbidi è ora disponibile anche in esecuzione alluminioalluminio/legno/ForRes

alla posa in opera Finstral è un produttore di rilievo europeo, con ben 1 600 dipendenti e 1 000 rivenditori partner in 14 Paesi. Ancora oggi la sede principale dell’azienda a conduzione familiare si trova ad Auna di Sotto, vicino a Bolzano.

Nei 14 stabilimenti di produzione si sviluppano e realizzano finestre, porte d’ingresso e verande Le varianti sono infinite, ma il nucleo è sempre in PVC

A fianco Libertà di composizione: le finestre Finstral rendono possibile ogni combinazione

FINSTRAL SpA

Via Gasters, 1 39054 Auna di Sotto/Renon (BZ)

STUDIO FINSTRAL

BASSANO DEL GRAPPA

Via Generale Basso, 14 Tel. 0424 383349

bassano@finstral.com

www.finstral.com/bassano

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BEATO LORENZINO La tragica storia del piccolo martire

Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini Anonimo

Verso la fine del XV secolo nella nostra zona, come in gran parte dell’Italia settentrionale, gli ebrei vennero accusati di praticare omicidi di bambini cristiani, connessi a rituali magici.

Sopra, da snistra verso destra La cappella del Beato Lorenzino nella chiesa di Santa Maria Assunta a Marostica: fu benedetta dal vescovo di Vicenza Carlo Zinato nel 1947, a seguito di una supplica di protezione elevata durante la guerra Qui è custodito il corpo del bambino (a esclusione del braccio destro, che si trova nella parrocchiale di Valrovina)

L’affresco nel catino, con l’ascensione al cielo del Beato, è di Luigi Bizzotto

Il sacrificio di Isacco in una xilografia della prima metà del Cinquecento

Qui sotto

Un santino di Lorenzino Sossio: fu Pio IX, nel 1867, a dichiararlo Beato

Nell’aprile del 1485, nel corso della Settimana Santa, il piccolo Lorenzino Sossio veniva trovato morto nel territorio marosticense di Valrovina A destare grande clamore e dispiacere fu inoltre il fatto che il corpicino del bimbo, che aveva solo cinque anni, era stato ferito in un modo che oggi farebbe pensare subito all’opera di una persona malata di mente A trovare il cadavere era stato un capraio del luogo Venne poi riferito alle autorità locali da un eremita di nome Romito, “che da lungi era stato spettatore et avea diligentemente osservata ogni cosa”, che il delitto era stato compiuto da più persone, responsabili di aver mutilato il piccolo nel prepuzio. L’omicidio, avente una connotazione rituale, sarebbe avvenuto “cacciandogli a forza di replicate punture e ferite dalle vene il sangue” I colpevoli lo avrebbero poi lapidato coprendo il corpo con delle pietre

Nell’Italia settentrionale, proprio in quel periodo e in più di un’occasione, erano state mosse accuse agli ebrei di compiere, seguendo i dettami di un’occulta conoscenza magica, rituali che comportavano la morte di bimbi cristiani Tale credenza, diffusasi soprattutto (ma non solo) tra gli strati più bassi e meno colti della popolazione e del clero, si era da molto tempo radicata in diversi paesi europei, portando in alcuni casi a vendette e processi molto discutibili. Nel caso specifico, forse proprio a seguito del delitto, gli ebrei vennero espulsi da Vicenza e dai suoi territori: provvedimento sancito a Venezia, nel 1486, da una Ducale probabilmente legata alla morte del nostro Lorenzino Nella primavera del 1500 Alvise Moro, podestà di Vicenza, informava però le autorità veneziane che Romito, unico testimone del delitto, dopo aver subito l’incarcerazione e la tortura aveva rivelato il nome del colpevole Si trattava dell’ebreo Marcuccio, attivo come prestatore a Bassano, dove non godeva certo del favore della popolazione: cosa in realtà

piuttosto comune anche a molti suoi connazionali e colleghi. A tal proposito, nel suo libro Gli ebrei a Bassano (Pozzato, 1907), Giovanni Chiuppani ricorda che nel 1492 il Consiglio di Bassano aveva inutilmente chiesto a Venezia l’autorizzazione a espellere Marcuccio dalla città Questi continuò infatti a godere fino al 1499 della protezione di Venezia. Dovette tuttavia frettolosamente abbandonare l’attività l’anno seguente, cedendo il banco di prestito, forse proprio dopo le “rivelazioni” tardive di Romito. Nel processo, svoltosi a Vicenza, gravarono su di lui gravi capi d’accusa. Ma, inspiegabilmente, non fu condannato e il mistero di quel delitto rimase irrisolto Lorenzino non ebbe giustizia e il colpevole non pagò il fio del suo crimine, almeno nel mondo terreno, per il male fatto a quell’innocente, martire e beato

Una storia tragica, inserita anche nelle Pasque di Sangue (Il Mulino, 2007), famoso e controverso lavoro del rabbino Ariel Toaff, conosciuto storico e studioso

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CURIOSITÀ
Un delitto efferato, un processo senza condanna, una comunità religiosa sotto minaccia...

La concezione dell’essere come differenza, pluralità e plasticità

GILLES DELEUZE E L’ANTIPLATONISMO

Lo studioso parigino rifiuta il retaggio dualistico del grande filosofo ateniese, che distingue fra il mondo sensibile e quello delle idee, e propone invece una personale e originale visione alternativa...

Il busto di un filosofo greco (Platone?) in un’incisione ottocentesca Sotto ai titoli, da sinistra verso destra Anonimo, Ritratto di Benedetto Spinoza (1632-1677), olio su tela, 1665 c Wolfenbüttel (D), Herzog August Bibliothek

I ritratti fotografici di Friedrich Nietzsche (1844-1900) ed Henri Louis Bergson (1859-1941).

Qui sotto

Il filosofo Gilles Deleuze (1925-1995)

Gilles Deleuze (1925-1995), ricordando l’incontro con il filosofo Pierre Halbwachs, ebbe modo di dire: “Fu allora che smisi di essere un idiota!” Ma a determinarne il pensiero fu la scoperta di Nietzsche e della sua critica a tutta quella filosofia che parte da Platone e arriva fino a Cartesio, Kant ed Hegel, fondata cioè sull’idea platonica universale che sola spiega l’origine delle cose e garantisce una conoscenza universale e necessaria della realtà. Al contrario Deleuze muove una critica nicciana a Platone e al Cristianesimo che, secondo lui, altro non è che un platonismo volgarizzato tramite il recupero del materialismo di Lucrezio, del panteismo di Spinoza, dell’empirismo di Hume. Ma anche di tutta la filosofia basata sul sensismo, che solo coincide con la conoscenza della verità

La visione platonica, cartesiana e kantiana del mondo era rigidamente dualistica: da una parte il mondo sensibile, regno della doxa (in greco, “opinione”), dall’altra il mondo delle idee, che solo porta all’aletheia (in greco, “verità”)

Deleuze rifiuta tale visione dualistica e concepisce il reale come una molteplicità di piani rispetto a cui non può valere la divisione fra materia e spirito propria del Cristianesimo Nell’ultima sua opera il filosofo parla della vita come di una “immanenza assoluta” che si sviluppa e si sperimenta interamente qui, in questo nostro unico mondo, che non deve essere disprezzato come nel platonismo, ma nel quale bisogna “tornare ad aver fiducia”.

L’uomo, per lui, deve ritornare alla “gioia” di Spinoza, alla “risata” di Nietzsche e al suo

“dire di sì alla vita”

Deleuze persegue un pensiero che non sorga come lo spirito nella concezione cristiana e poi hegeliana, la quale, secondo lui, nega il reale e la vita. Egli valorizza lo slancio vitale di Bergson e la volontà di potenza di Nietzsche come assenso incondizionato all’esistenza. La filosofia non si deve limitare a criticare, come fa Kant, ma, come aperta affermatività, deve creare nuovi valori La sua filosofia è dunque pluralismo ed empirismo e, caso per caso, esamina le cose nella loro sfumatura e nella loro singolarità ponendo, contro ogni forma di monismo, la concezione dell’essere come differenza, pluralità e plasticità Per lui la filosofia tradizionale si è compromessa con la morale e con la scelta etica di Platone, in direzione di un pensiero fondato sul Bene

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LEZIONE
PASSATO
LA
DEL

Lee

Percorsi artistici femminili che qui si incrociano lasciando impronte delicate e fascinose... di Carmen Rossi

SEBBEN CHE SIAMO DONNE

Lee Babel, Vania Sartori e Nicoletta Paccagnella: tre ceramiste che hanno saputo conferire alle loro opere un singolare tratto distintivo Eccole riunite, a confronto, in un atelier ideale e pregno di valori

Lee Babel

Lee Babel è una ceramista e scultrice tedesca nata ad Heilbronn nel 1940

Nel triennio 1957-1960 ha frequentato a Erbach sul Reno il laboratorio di ceramica di Walburga Külz, allieva di Otto Lindig, il prestigioso maestro della sezione Ceramica della Scuola del Bauhaus di Weimar Nel 1961 si è iscritta all’Accademia di Belle Arti di Berlino nella sezione di Scenografia e l’anno successivo ha aperto un proprio laboratorio di ceramica nella sua città natale Nel 1969 ha lavorato a Nairobi (Kenya), dove ha tenuto un laboratorio di ceramica per allievi africani nella Scuola ShairoMuo, lasciando sulle pareti dell’istituto un rivestimento ceramico di sua invenzione

Dopo aver esposto in varie mostre in Germania, nel 1978 è invitata a partecipare al III Symposium Internazionale della Ceramica di Bassano-Marostica-Nove Nel 1979 decide di trasferirsi a vivere nelle colline di Fara Vicentino, pur continuando a mantenere attivo il suo laboratorio di Heilbronn, dove realizza i suoi smalti. Assieme alla sorella Mechtild, gestisce ad Heilbronn una galleria d’arte posta in un padiglione di vetro all’estremità del giardino della loro casa natale nella quale, a partire dagli anni Ottanta del Novecento, Lee ha invitato a esporre alcuni ceramisti veneti, come Bonaldi, Pianezzola e Tasca e ha dedicato una mostra personale a Nanni Valentini. Le sculture in ceramica di Lee, sia nella piccola sia nella grande dimensione, riecheggiano il metodo che la Külz ha derivato da Otto Lindig, consistente nel costruire una forma geometrica cercando l’equilibrio tra le singole parti. Le opere di grandi dimensioni della Babel sono pensate per essere collocate all’aperto, visibili da lontano e da più punti di osservazione; pertanto Lee deve tenere nel dovuto conto le regole della percezione visiva, che possono alterare l’equilibrio delle sue imponenti “ceramiche architettoniche”.

Ad Heilbronn le sue lastre colorate rivestono le pareti esterne della Scuola d’Arte, a Güglingen le sue sculture astratte vivacizzano alcuni edifici del centro storico e le sue famose grandi Stuben riscaldano parecchie case private italiane e tedesche. Lee studia sempre il luogo dove le sue opere andranno collocate, ne considera le preesistenze architettoniche, lo spazio vuoto circostante e il colore, in modo tale da istituire un felice rapporto di sintonia empatica Il suo lavoro, pur essendo metodico e cerebrale, raggiunge esiti sempre poetici

In anni recenti Lee si è cimentata nella scultura di piccolissimo formato, opere che non superano i venti centimetri di altezza Si tratta di “sculture da tavolo” di forma cubica, parallelepipeda o piramidale, dove gli elementi architettonici e naturalistici sono dipinti. In queste ultime opere la pittura ha preso il sopravvento sulla scultura, ma è una pittura molto delicata, fluida e liquida, ricca di delicate sfumature tonali.

Vania Sartori

Vania Sartori è nata a Bassano nel 1960. Si è diplomata al Liceo Scientifico “Da Ponte” e ha frequentato per qualche anno la facoltà di Architettura a Venezia Ha “respirato” l’arte ceramica in famiglia, poiché è figlia di Cesare Sartori e nipote di vari ceramisti imparentati con la madre. In una parte significativa della sua produzione ha sviluppato il tema dell’architettura, quasi fosse la sua matrice originaria, che l’accompagna e salta fuori appena può All’inizio erano lastre d’argilla, fogli di ceramica dipinti a ingobbio sui quali gli elementi architettonici sono incisi e disegnati con sottili linee nere. Dalla bidimensionalità Vania è passata alla tridimensionalità semplicemente curvando le lastre d’argilla e ponendole su un piano d’appoggio Accostando tra loro più lastre si possono comporre delle piccole vuote piazze “metafisiche”. Un consapevole omaggio e riferimento alle piazze di Giorgio De Chirico, un pittore da lei particolarmente apprezzato Potremmo definire le sue architetture minimaliste, poiché sono ridotte a sagome essenziali, dove gli unici elementi plastici sono costituiti da ritagli che si aprono e dai quali sbuca un corvo o un merlo, mai un essere umano. Sono archetipi di architetture, poiché non sono riconducibili ad alcuna civiltà particolare, ma

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SCHEGGE
Sotto, da sinistra verso destra Le artiste ceramiste Lee Babel, Vania Sartori e Nicoletta Paccagnella Sotto, dall’alto verso il basso Lee Babel, medaglione ceramico su parete, Güglingen - Germania (ph Carmen Rossi) Babel, Architetture (ph Carmen Rossi)

riferibili a un loro universale minimo comun denominatore La pittura è quasi del tutto assente, o meglio, è costituita semplicemente da campiture piatte di color rosa pallido, giallo e bianco e da sottili linee prossime più al disegno che alla pittura. Le sue opere più recenti di soggetto architettonico sono state da lei chiamate I-sole (Isole) L’isola di per sé rimanda all’idea di solitudine, ma qui è rimarcata dal trattino Sono architetture miniaturizzate, alte pochissimi centimetri e incollate sopra un mattone “vero”, che Vania ha recuperato da un forno ceramico a muffola dismesso e demolito I mattoni d’argilla non sono da considerarsi dei piedistalli, fanno parte integrante dell’opera e sono scelti in base alle loro variegate sfumature di colore Le minuscole casette bianco-lattee, talvolta rivestite d’oro, collocate sul mattone possono ricordare le chiesette greche poste sulle sommità degli scoscesi dirupi rocciosi degli isolotti Forse per questo, pur nella loro essenzialità, queste opere vengono percepite come paesaggi Vania qui ha raggiunto una sintesi suprema, una serrata condensazione di forma e materia: nel poco c’è tutto.

Nicoletta Paccagnella

Nicoletta Paccagnella è nata a Padova nel 1961, si è diplomata al Liceo Artistico della sua città e si è cimentata nella ceramica molto precocemente Da anni ha orientato la sua ricerca al mondo del fiabesco e magico della cultura popolare. Le cosiddette Lunatiche, di sua invenzione, vanno in questa direzione. Si tratta di tonde facce femminili dalla carnagione lattea e dai lineamenti delicati, le cui teste sono sormontate da elaborate acconciature e singolari copricapi che spesso nascondono bacchette e fischietti estraibili Gli elfi e le fate nordiche sono affini agli spiri-

telli magici e alle ninfe acquatiche nostrane, come il Sanguanèo e le Anguàne Le Lunatiche vanno in questa direzione, si collegano al mondo magico che Nicoletta ha volutamente declinato al femminile. Parallelamente ai riti agrari propiziatori della fertilità della terra esistevano alcuni riti di esclusiva prerogativa delle donne, propiziatori della fecondità dei loro corpi Se sono arrivati incolumi fino ai nostri giorni si deve al mondo rurale che li ha preservati e praticati, più o meno segretamente I lunghi mesi di soggiorno che Nicoletta ormai trascorre da molti anni in Puglia le hanno consentito di entrare in contatto con alcuni di questi riti, ancor oggi praticati dalle donne anziane e che si sono trasmessi esclusivamente per via femminile. A Nicoletta è stato insegnato a praticare il rito dell’affascino. Tra le sue opere compaiono sempre amuleti, bastoni di sciamani, fischietti e talismani, oggetti ai quali la cultura popolare attribuiva una funzione apotropaica Nei suoi talismani Nicoletta unisce alla ceramica anche semi, bacche, licheni, conchiglie, ecc , elementi naturali scelti non tanto per la loro forma, ma per le proprietà magico-terapeutiche loro tradizionalmente attribuite: la castagna “matta” dell’ippocastano era ritenuta scacciare il raffreddore, la buccia d’arancia era apprezzata per le proprietà della sua essenza aromatica, la bacca di glicine perché, se scoppiava, si

poteva esprimere un desiderio e così via. Dalla facoltà di esplodere della bacca del glicine Nicoletta ha ricavato l’idea delle Galassie, grappoli costituiti da innumerevoli anellini di ceramica annodati fra loro, che simboleggiano l’energia sprigionata nell’universo

Nicoletta si serve di un piccolo forno, pertanto, tutti i suoi pezzi sono composti per addizione, impilando i vari singoli elementi Le sue sculture necessitano di uno sguardo prolungato I suoi strumenti di lavoro sono spesso desunti dalla quotidianità: un ago, una forchetta, un tappo, qualsiasi oggetto può servire per ottenere delle originali decorazioni e anche la texture delle superfici può essere lavorata, imprimendovi le trame dei canovacci di lino, le passamanerie, ecc... Impronte delicate che dotano l’opera di una morbidezza non ottenibile con gli strumenti tradizionali della lavorazione ceramica

Sopra, da sinistra verso destra Vania Sartori, Bovolo, 1996; Approdo, 2020; I-sola 18, 2018 (ph. Carmen Rossi).

Qui sotto e in basso da sinistra Nicoletta

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Paccagnella, Lunatica, 2005 Collezione Costenaro; Vaso, 2019; Amuleto, 2019 (ph Carmen Rossi)

AFFLATUS

di Carla Mogentale

direttore sanitario Centro Phoenix

Publiredazionale a cura del Centro Phoenix

La dottoressa Carla Mogentale, psicologa-psicoterapeuta, specialista del Ciclo di Vita

L’ictus è la comparsa più o meno rapida di una diminuzione delle funzioni cerebrali in seguito alla alterazione della circolazione sanguigna nel cervello Questa può caratterizzarsi come ostruzione di un’arteria cerebrale, come emorragia, oppure come diminuzione temporanea del flusso sanguigno.

IL MIO SGUARDO È NITIDO COME UN GIRASOLE

Il mio sguardo è nitido come un girasole. Ho l’abitudine di camminare per le strade guardando a destra e a sinistra e talvolta guardando dietro di me…

E ciò che vedo a ogni momento è ciò che non avevo mai visto prima, e so accorgermene molto bene.

So avere lo stupore essenziale che avrebbe un bambino se, nel nascere, si accorgesse che è nato davvero… Mi sento nascere a ogni momento per l’eterna novità del Mondo…

Fernando Pessoa

CENTRO PHOENIX Srl

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L’ictus cerebrale rappresenta un enorme problema sanitario e sociale. Su 180 000 soggetti sopravvissuti annualmente all’ictus in Italia, la metà rimane affetto da vari gradi di disabilità Vi sono numerose evidenze scientifiche internazionali e nazionali che indicano come tali difficoltà possono essere sostanzialmente migliorate attraverso un approccio assistenziale e riabilitativo mirato, coinvolgendo anche le famiglie, profondamente colpite da un punto di vista emotivo, pratico e finanziario, visto che l’ictus colpisce soggetti in età adulta e spesso ancora attivi dal punto di vista lavorativo

Molti pazienti colpiti da stroke (o ictus) sperimentano un distress emotivo che influenza negativamente sia la capacità di beneficiare del trattamento riabilitativo sia l’impegno nelle attività quotidiane. Chi è colpito da un ictus, e sopravvive ad esso, spesso desidera stare da solo, non si sente compreso da familiari, amici e colleghi Il rischio di depressione è elevato poiché deve affrontare la nuova disabilità fisica e cognitiva, che impatta sul movimento e sull’autonomia nella vita quotidiana (lavarsi, vestirsi, prepararsi da mangiare, spostarsi autonomamente), sulla possibilità di tornare al lavoro, nel rapportarsi con un nuovo corpo e con “vecchie relazioni”, ovvero persone che continuamente, solo perché esistono, gli ricordano che c’era una vita prima dell’ictus molto diversa dalla vita attuale Una delle conseguenze più comuni di questa malattia è il deficit sensitivomotorio dell’emisoma colpito (emiplegia). L’impatto sulla funzione motoria spesso è il più evidente, ma la riabilitazione deve rivolgersi all’intera persona affinché vi sia una collaborazione effettiva nel processo riabilitativo e di acquisizione di un nuovo equilibrio di vita Ma i deficit

cognitivi possono essere ancora più frustranti: difficoltà nel comprendere e nell’esprimersi, nel memorizzare, prendere decisioni e agire. Gli sforzi riabilitativi per ridurre i deficit e facilitare il ritorno a una vita attiva e produttiva si basano su una combinazione di interventi tesi a ripristinare le funzioni, insegnare ai soggetti colpiti e ai loro familiari nuove strategie di vita quotidiana, e fornire al contempo una corretta istruzione e un sostegno pratico. In un approccio multidisciplinare alla persona, è necessario un importante supporto psicologico e una riabilitazione neuropsicologica mirata al riacquistare la maggiore autonomia possibile e un nuovo equilibrio

Il rischio di depressione post stroke, di aumento del rischio di declino cognitivo, l’affaticamento psicofisico, risultano essere di grande impatto nella vita di queste persone, impedendo una buona ripresa e un minore beneficio in risposta a qualunque cura attuata

Fondamentale una valutazione psicodiagnostica globale che permetta una visione completa del paziente, cognitiva, affettiva, funzionale: che analizzi le funzioni attentive ed esecutive (attenzione, pianificazione, problem solving, flessibilità cognitiva, velocità di processamento mentale, capacità decisionale ), le funzioni mnestiche (memoria a breve e lungo termine, autobiografica, prospettica (ricordarsi di ricordare per esempio un appuntamento), il linguaggio (comprensione e produzione orale e scritta, per esempio), nonché, sul piano emotivo e affettivo-relazionale la capacità di esprimere e le proprie emozioni e i propri bisogni, il rischio depressivo, la capacità di gestire lo stress della situazione attuale e futura rispetto al passato con strategie adeguate e durature, mirante alla conquista della migliore qualità di vita Le più recenti raccomandazioni del National Institute for Health and Care Excellence (NICE), evidenziano la tendenza dei diversi sistemi sanitari a un intervento in fase acuta e post acuta importante, prioritariamente concentrato sul recupero della funzione motoria, mentre, sul lungo periodo, minori attenzioni verrebbero date alla plasticità cerebrale utile al recupero

massimo delle funzioni cognitive e della capacità di autodeterminazione del paziente A seconda dei diversi Paesi e delle politiche sociosanitarie presenti, si tenderebbe in alcuni casi a una politica di definizione della invalidità presente e all’attivazione del supporto economico per il paziente più che al finanziamento di interventi riabilitativi cognitivi e psicoterapeutici sul lungo periodo, mirati alla riconquista della maggiore autonomia in casa e, se possibile, alla ripresa dell’attività lavorativa

LA BUONA NOTIZIA

La plasticità cerebrale dopo un ictus è molto elevata, massima entro tre mesi dall’evento, ma prosegue negli anni, anche perché spesso il soggetto che ne è stato colpito è giovane Attenzione, memoria, linguaggio... si possono migliorare attraverso una riabilitazione neuropsicologica combinata con interventi di realtà virtuale, modifiche dell’ambiente protesico (adattamenti ambientali), psico-educazione e supporto psicologico emotivo, rivolti al paziente, ai familiari e al personale di assistenza

La nostra riabilitazione persegue gli obiettivi di ristabilire l’efficienza cognitiva della persona che ha subito un ictus, aiutarla a convivere nel miglior modo possibile con eventuali disabilità permanenti, modificare l’ambiente in cui vive per superare le barriere architettoniche presenti e adeguare lo stile di vita alla nuova realtà cercando un nuovo equilibrio e un nuovo senso alla propria vita.

L’ictus è la principale causa di disabilità, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte in Italia e negli altri paesi avanzati Ogni giorno in Italia circa 500 persone vengono colpite da ictus: di queste, 170 muoiono entro un anno e altrettante sono costrette a vivere per sempre con una grave disabilità fisica o un importante deficit cognitivo

L'ictus è più frequente dopo i 65 anni (il 75% dei casi), ma l’età di insorgenza si sta abbassando colpendo circa 12mila nuovi casi all’anno in Italia sotto i 55 anni

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Dopo un ictus, la rinascita Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno. (Pablo Neruda)

Dedicato alla celebre famiglia di antiquari e mobilieri il prossimo numero de L’Illustre bassanese

I BUSSANDRI Storia di un’impresa

Ne è autrice la storica dell’arte Carmen Rossi, reduce da una lunga indagine nell’Archivio Bussandri, aperto per l’occasione da Simonetta, presidente dell’omonima fondazione.

Dopo il successo ottenuto dalla monografia dedicata al pilota da corsa Paolo Bozzetto, curata con grande passione e professionalità da Roberto Cristiano Baggio, L’Illustre bassanese torna a percorrere temi maggiormente in linea con la filosofia che da sempre contraddistingue la nota testata culturale

Il numero di Marzo/Maggio ’23 si occupa infatti di alcuni insigni rappresentanti della famiglia

Bussandri, molto nota in Italia e all’estero per la raffinata produzione in campo antiquario e mobiliero: un’azienda, la loro, fondata a Venezia da Giacomo (1873-1959), già alto ufficiale del Regio Esercito, poi trasferita a Bassano nella Villa Le Marchesane e quindi sviluppata con grande maestria e passione da Oscar (1922- 2012), imprenditore illuminato e autentico caposcuola di una miriade di mobilieri nel nostro territorio. Un vero esteta, che sapeva accompagnare la vendita dei mobili con ricercate soluzioni di arredamento, occupandosi pure dei diversi complementi: in primis tessuti per imbottiture e tappezzerie

Autrice della pubblicazione, la storica dell’arte Carmen Rossi ha affrontato una laboriosa indagine nell’Archivio Bussandri, aperto per l’occasione da Simonetta, figlia di Oscar e continuatrice di una blasonata tradizione Il testo si distingue, oltre che per la scrupolosità della ricerca, anche per l’inedita presenza di approfondimenti, opportunamente segnalati con la formula “Per saperne di più”, molto utili ai lettori più esigenti e rigorosi

Per la presentazione ufficiale della monografia si sta pensando proprio alla Villa Le Marchesane:

un contesto di grande suggestione e pressoché obbligato, essendo stato per lunghi e fortunati anni la cornice di un’attività proficua e davvero esemplare.

A tale locus amoenus, situato nelle campagne a ovest della città (un autentico patrimonio storico e artistico), Carmen Rossi dedica una descrizione attenta e coinvolgente, che riportiamo in parte qui sotto

“Il raffinato showroom della Bussandri Arte dal 1931 ha la sua sede nella secentesca Villa Le Marchesane situata alle porte di Bassano, immersa nel verde che costeggia la strada che porta a Marostica Oggi esso potrebbe essere a buon diritto considerato un Museo d’Azienda Negli ampi spazi interni della villa si sussegue una serie continua di ambienti che si diramano in plurime direzioni Addentrarsi e perdersi in queste sale consente al visitatore di compiere un ideale viaggio nel tempo lungo la storia del mobile, dell’arredo e del gusto dal XVI secolo all’Art Déco

In ogni singola mise en scène, magistralmente ricreata, aleggia e si respira lo spirito del tempo La possibilità di toccare con mano i pregiati pezzi d’antiquariato esposti rende la visita esperienziale, poiché alla percezione visiva si aggiunge quella tattile I suggestivi microcosmi, fedelmente ricreati, ci ricordano i dipinti settecenteschi raffiguranti le cosiddette conversation pieces (stanze di conversazione) dell’inglese William Hogarth e del veneziano Pietro Longhi Mobili, tappeti, tendaggi, specchiere, lampadari e persino le tazzine di caffè in porcellana concorrono a rendere ancor più vivido il contesto sociale ricostruito. Le verande del pianterreno e le grandi finestre del piano nobile immettono nel paesaggio collinare circostante e nell’ampio giardino. Questo splendido isolamento dal contesto urbano consente al visitatore di concentrarsi e immedesimarsi ancor più in quegli altrove fedelmente ricostruiti [ ]”

A fianco, da sinistra Carmen Rossi con Simonetta Bussandri nella luminosa veranda di Villa Le Marchesane. La copertina del numero 202/203 de L’Illustre bassanese dedicato a I Bussandri, storia di un’impresa

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PROPOSTE
di Elisa Minchio Sopra, dall’alto verso il basso Il prospetto settentrionale di Villa Le Marchesane e uno dei raffinati saloni del piano nobile

BASSANO NEW SKATE Quando l’eleganza è frutto di dedizione, disciplina e tanto cuore

Piazzatasi recentemente al terzo posto ai Campionati Italiani di Reggio Emilia, a inizio settembre la squadra Cristal sarà in Colombia in occasione dell’importante appuntamento con i Mondiali

La giovinezza è felice, perché ha la capacità di vedere la bellezza. E chiunque conservi la capacità di cogliere la bellezza non diventerà mai vecchio.

140 atleti, 12 squadre e, nei suoi quarant’anni di attività, ben 47 podi nazionali, 22 europei e 2 mondiali: sono questi i numeri con i quali si presenta Bassano New Skate, eccellenza territoriale del pattinaggio artistico su rotelle Tantissimi sono gli atleti che, negli anni, hanno contribuito a lasciare un segno in questo sport che unisce la difficoltà del gesto tecnico con l’eleganza della danza. Ognuno di loro ha messo un tassello importante per far diventare questa realtà un punto di riferimento per il mondo del pattinaggio non solo a livello locale, ma, con i risultati ottenuti nel corso degli anni, anche a livello nazionale e internazionale.

Bassano New Skate nasce nel 2011 dalla fusione delle due società storiche di pattinaggio artistico bassanesi, New Skate Bassano fondata nel 1989 e

Team 06 Nel corso degli anni ha consolidato sotto un’unica bandiera la propria presenza nel territorio bassanese portando alto i colori cittadini in una disciplina sportiva che combina la grazia e la bellezza dell’arte con la forza e la tecnica dell’atleta, il quale deve avere una notevole abilità di controllo del corpo e del pattino, oltre che una grande resistenza fisica

Partendo da una base propedeutica di conoscenza e utilizzo del pattino e da percorsi base uguali per tutti, la società propone un percorso agonistico dedicato alla disciplina del singolo e un percorso agonistico dedicato alla disciplina dei gruppi spettacolo.

A partire da quest’anno la società si avvale dell’importante collaborazione con Daniel Morandin, pluricampione mondiale e coreografo affermato

nell’ambito del pattinaggio artistico internazionale. Morandin coreografa per la Bassano New Skate i dischi di gara sia delle squadre agonistiche attuali che quelli delle atlete di singolo e subentra a pieno titolo a Valeria Collanega che per anni è stata l’ispiratrice artistica delle società Con Morandin

Qui sopra

Il Gruppo junior Fashion, classificatosi sesto ai Campionati Italiani 2023 con il programma Liberi. Coreografia di Daniel Morandin, musiche di Maxime Rodriguez (ph. Raniero Corbelletti).

Sotto

Il grande Gruppo Promozionale Fashion, campione d’Italia AICS 2023 con il programma Come d’incanto, coreografia nata da Lo schiaccianoci

SFIDE
di Silvia Alberton
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Da quest’anno la società giallorossa si avvale della collaborazione del pluricampione mondiale Daniel Morandin

Il grande Gruppo Cristal impegnato in una splendida coreografia di Daniel Morandin sulla creazione del mondo, con musiche di Maxime Rodriguez Campione regionale 2023 e terzo classificato ai Campionati Italiani di quest’anno, si è qualificato per i prossimi Mondiali in Colombia con il programma Vita (ph Martino Busatta)

In basso, da sinistra verso destra Il Quartetto cadetto Fashion two, vicecampione regionale 2023 con il programma Voci dal mare Coreografia di Daniel Morandin, musiche di Maxime Rodriguez. Due atlete del Quartetto junior Fashion one: vicecampione regionale 2023 con il programma Luci nell’oscurità Coreografia di Daniel Morandin, musiche di Maxime Rodriguez (ph Raniero Corbelletti),

Bassano New Skate inizia un nuovo capitolo della propria vita e si apre a nuovi percorsi, facendo tesoro di tutto quello che negli anni di storia la società ha ricevuto da ogni singolo allenatore o coreografo che ha, in qualsiasi forma, contribuito al suo bagaglio di conoscenze. A supporto del lavoro tecnico specifico svolto in pista, le squadre agonistiche si avvalgono di insegnanti di danza classica e moderna, di preparatori atletici e di insegnanti di ginnastica artistica Discipline che permettono di rendere avvincente la performance in fase di gara

Numerose sono state, nel corso degli anni, le edizioni dei campionati regionali ospitate da Bassano New Skate nella cornice cittadina: momenti importanti per tutta la città di partecipazione ad uno spettacolo sportivo e artistico di alto livello. Un buon mix di musicalità, coreografia e tecnica fanno sì che le gare di pattinaggio artistico si trasformino in occasioni di festa dove a vincere è lo sport e Bassano New Skate si fa portavoce di uno sport che punta ai veri valori sociali senza mai perdere di vista la sua caratteristica di sport agonistico.

Ai Campionati Italiani appena

conclusisi a Reggio Emilia, Cristal, prima squadra nata dalla collaborazione tra APAV Fara e Bassano New Skate, stacca il pass per i prossimi campionati del mondo che si svolgeranno in Colombia a inizio settembre

Il gruppo porta a casa un terzo posto con una formazione completamente rinnovata, giovane e dinamica Anche questa, una conferma del lavoro tecnico che si sta portando avanti e che continua a dare buoni frutti. La società si avvale tra le tante figure di riferimento e coordinamento dell’attività anche e

soprattutto del prezioso aiuto di genitori che dedicano il loro tempo libero per i più svariati compiti: c’è chi organizza le trasferte, chi segue le iscrizioni, chi studia i vestiti di gara, chi procede agli acquisti del materiale, chi prepara le piste di gara per le varie manifestazioni o competizioni che la società ospita e chi semplicemente, ma non banalmente, affida i propri figli a un team di allenatrici che ogni giorno dimostra il proprio valore umano e professionale in questa disciplina sportiva dentro e fuori dalla pista di allenamento

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SFIDE

CRETA, tra bellezze storiche e naturalistiche

Un viaggio alla scoperta dei luoghi più significativi dell’isola più grande della Grecia, terra natia del dio Zeus e luogo dove si sviluppò la cultura minoica.

Sopra, dall’alto verso il basso La splendida spiagga di Matala e il monastero di Arkadi, monumento storico della chiesa cristiano-ortodossa

Sotto ai titoli, foto grande Le rovine del Palazzo di Cnosso Qui sotto Uno scorcio del porto di Heraklion, l’antica veneziana Candia

Quota individuale di partecipazione

Euro 1.590,00 (fino a esaurimento)

La quota comprende:

- i trasferimenti da e per gli aeroporti;

- volo aereo in classe economica;

- tasse aeroportuali e adeguamento carburante alla data del 31/12/2022;

- sistemazione in hotel 4 stelle in camere doppie con servizi;

- i pasti come da programma, bevande incluse;

- pullman e guida a disposizione per tutto il tour;

- escursione in battello a Spinalonga;

- ingressi ai siti;

- assicurazione annullamento e medico bagaglio;

- accompagnatore

La quota non comprende:

- le camere singole (suppl di euro 280,00)

All’iscrizione acconto di euro 500,00

Dal 31 maggio al 7 giugno 2023

Viaggio di 8 giorni

1° giorno - Mercoledì 31 maggio 2023

Verona - Heraklion - Rethimno

Trasferimento in aeroporto a Verona e partenza con il volo per Heraklion Arrivo e trasferimento in hotel a Rethimno per la cena e il pernottamento.

2° giorno - Giovedì 1 giugno 2023

Arkadi - Chania

Prima colazione, cena e pernottamento in hotel Al mattino partenza per la parte occidentale dell’isola Arrivo al famoso monastero di Arkadi, monumento della storia cretese e della chiesa cristiano-ortodossa Pranzo in corso di escursione Nel pomeriggio visita alla città di Chania, considerata “la piccola Venezia di Creta”, dalle case in tinta pastello che si affacciano sul porto e dalle strette viuzze. Tempo a disposizione per visitare il mercato coperto, famoso per la tintura e la concia del cuoio

3° giorno - Venerdì 2 giugno 2023

Gortys - Festos - Matala

Prima colazione, cena e pernottamento in hotel. Al mattino partenza per la parte centrale dell’isola fino alla costa meridionale. Visita di Gortys con la Basilica di San Tito, antico sito archeo-

logico romano; Festos, con le rovine del palazzo minoico; Matala, sulla costa meridionale, con le suggestive caverne del periodo neolitico che negli anni ’70 furono dimora dei “figli dei fiori”

Pranzo in corso di escursione Nel pomeriggio possibilità di sosta nella splendida spiaggia di Matala

4° giorno - Sabato 3 giugno 2023

Rethimno

Prima colazione, cena e pernottamento in hotel Pranzo libero Giornata a disposizione per relax o attività individuali

5° giorno - Domenica 4 giugno 2023 Cnosso - Heraklion - Agios Nikolaos Prima colazione in hotel Al mattino partenza per la costa orientale e visita del Palazzo del re Minosse a Cnosso, alla scoperta del mistero del Minotauro e del suo labirinto Proseguimento per la città di Heraklion e visita al centro storico con la Loggia Veneziana, la piazza dei Leoni con la famosa fontana del Morosini, il Museo Archeologico Pranzo in corso di escursione In serata arrivo ad Agios Nikolaos e sistemazione in hotel per la cena e il pernottamento

6° giorno - Lunedì 5 giugno 2023

Spinalonga Prima colazione, cena e pernottamento

in hotel Al mattino partenza per la fortezza di Spinalonga, un tempo lebbrosario e ultimo baluardo della resistenza ai Turchi Visita di Spinalonga, raggiunta in battello, con proseguimento fino al vicino isolotto per un pranzo barbecue in spiaggia Nel pomeriggio rientro ad Agios Nikolaos

7° giorno - Martedì 6 giugno 2023

Lassithi - Kerà- Dikteon Andron Prima colazione, cena e pernottamento in hotel Al mattino partenza per l’altopiano di Lassithi, uno dei luoghi più fertili dell’isola, famoso soprattutto per il colpo d’occhio ineguagliabile che regalano le decine di mulini a vento che durante l’estate irrigano i campi Sosta al monastero di Kerà, con le splendide icone bizantine Pranzo in corso di escursione Nel pomeriggio visita al Dikteon Andron, famosa grotta dove secondo la mitologia nacque Zeus.

8° giorno - Mercoledì 7 giugno 2023

Heraklion - Verona

Prima colazione in hotel Mattinata a disposizione per relax oppure attività individuali Pranzo libero Nel pomeriggio trasferimento in aeroporto ad Heraklion e partenza con il volo di rientro per Verona Arrivo e trasferimento alle località di origine

SÌ, VIAGGIARE
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Un mare unico e una storia millenaria che affonda le radici nel mito

Scenari suggestivi e straordinari fenomeni naturali di Alessandro Faccio Servizio publiredazionale a cura di Canil Viaggi

ISLANDA, isola di incomparabile bellezza

Per le cascate o per la fauna, per i contrasti fra i ghiacciai e i vulcani o per la magia della sua prodigiosa natura, si tratta senza dubbio del luogo ideale dove vivere un ’autentica avventura.

Dal 2 al 7 giugno 2023

Viaggio di 6 giorni

1° giorno - Venerdì 2 giugno 2023

Venezia - Keflavik

Trasferimento in aeroporto a Venezia e partenza con il volo per Keflavik via Amsterdam Arrivo e trasferimento in hotel per la cena e il pernottamento

2° giorno - Sabato 3 giugno 2023

Anello d’oro

Prima colazione in hotel Pranzo libero

Al mattino partenza per visitare il famoso

Anello d’oro Si attraversa il Parco Nazionale Thingvellir, inserito nel 2004

fra i Patrimoni dell’Umanità Unesco

La tappa successiva è la località di Geysir, dove si può ammirare uno dei geyser

più famosi al mondo, lo Strokkur, il cui getto di acqua calda può raggiungere i 30 metri di altezza, con una frequenza regolare di circa dieci minuti

Ultima tappa è la cascata Gullfoss, detta la “cascata d’oro”, generata dal fiume Hvitá. In serata sistemazione in hotel per la cena e il pernottamento

3° giorno - Domenica 4 giugno 2023

Costa meridionale

Prima colazione in hotel Pranzo libero

Al mattino esplorazione della Costa meridionale alla scoperta delle cascate di Seljalandsfoss. A seguire, visita alle cascate di Sgogarfoss e Kvernufoss

Proseguimento per il promontorio di Dyrholaey fino a Reynisfjara, dove si può passeggiare sulla spiaggia nera e ammirare i faraglioni di Reynisdrangar Si procede per il villaggio di Vik, le distese di sabbia nera del Mýrdalssandur e i campi di lava di Eldhraun. Ultima tappa, la visita al ghiacciaio di Mýrdalssandur e alla lingua del ghiacciaio Sólheimajökull In serata sistemazione in hotel per la cena e il pernottamento.

4° giorno - Lunedì 5 giugno 2023

Parco Nazionale del Vatnajokull

Prima colazione in hotel Pranzo libero

Al mattino partenza per la zona di Kirkjubaejarklaustur e avvicinamento al Parco Nazionale del Vatnajokull, istituito nel 2008 includendo anche i parchi più antichi di Skaftafell e di Jökulsárgljúfur

Con un’estensione di oltre 12.000 chilometri quadrati, è il parco nazionale più esteso d’Europa. Visita alla Laguna Glaciale di Jokursalon ed escursione in anfibio allo Jokursalon In serata sistemazione in hotel per la cena e il pernottamento

5° giorno - Martedì 6 giugno 2023

Penisola di Reykjanes - Laguna Blu

Prima colazione in hotel Pranzo libero

Al mattino partenza per la costa sud in direzione della spettacolare Penisola di Reykjanes, con i campi di lava, le sorgenti geotermali, i villaggi di pescatori affacciati sull’Oceano Visita alla famosa Laguna Blu, grande sorgente naturale geotermale, con la possibilità di un bagno tonificante nelle sue calde acque In serata sistemazione in hotel per la cena e il pernottamento

6° giorno - Mercoledì 7 giugno 2023

Keflavik - Venezia

Prima colazione in hotel. Al mattino trasferimento in aeroporto e partenza con volo per Venezia via Amsterdam. Arrivo e trasferimento alle località di origine

Sopra, da sinistra verso destra Strokkur, uno dei geyser islandesi più conosciuti al mondo

Area geotermale dotata di una grande piscina termale Laguna Blu costituisce una delle attrazioni turistiche più visitate dell’Islanda

Quota individuale di partecipazione

Euro 2.990,00 (fino a esaurimento)

La quota comprende:

- i trasferimenti da e per gli aeroporti;

- volo aereo in classe economica;

- tasse aeroportuali e adeguamento carburante alla data del 31/12/2022;

- sistemazione in hotel 3 stelle in camere doppie con servizi;

- i pasti come da programma, bevande escluse;

- pullman e guida a disposizione per tutto il tour;

- escursione in anfibio e ingresso alla Laguna Blu;

- assicurazione annullamento e medico bagaglio

La quota non comprende:

- le camere singole (suppl di euro 390,00)

All’iscrizione acconto di euro 900,00

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VIAGGIARE
SÌ,

RENAISSANCE

Appuntamento il prossimo 24 giugno in piazza Santa Croce

FIRENZE E LA PASSIONE PER IL CALCIO STORICO

Torna, come ogni anno, la combattutissima sfida fra i Bianchi di Santo Spirito, gli Azzurri di Santa Croce, i Rossi di Santa Maria Novella e i Verdi di San Giovanni Duomo Chi vincerà?

delle colubrine Ma chi è il pallaio?

Di fatto è colui che dà inizio alla sfida, che porta in campo il pallone e che, dopo il fischio dell’arbitro, lo lancia più in alto possibile. La partita dura circa cinquanta minuti, durante i quali i calcianti cercano con qualunque mezzo di portare il pallone fino in fondo al campo avversario e di farlo cadere in una rete, oltre il parapetto che ne segna il confine, segnando così la caccia (il gol) A ogni segnatura le squadre cambiano il campo e risulterà vincitrice la squadra che, al termine, avrà realizzato il maggior numero di cacce.

Sopra, da sinistra verso destra L’inizio della partita del 1688 in piazza Santa Croce, immortalata in una stampa tratta dalle Memorie del calcio fiorentino (Pietro di Lorenzo Bini, 1688) Oggi come ieri, lo spettacolo continua ad appassionare i fiorentini e anche i turisti, che accorrono da tutto il mondo

Qui sotto

Così Achille Beltrame ha illustrato la partita del 1930 sulla copertina de La Domenica del Corriere del 14 maggio di quello stesso anno

È nel mese di giugno, e precisamente il giorno 24 (in cui si festeggia San Giovanni Battista, patrono della città), che Firenze si appresta a celebrare la vittoria di una delle quattro squadre impegnate nel mitico torneo di Calcio storico Altro che Champions League! Qui il gioco è particolarmente duro: una sorta di misto fra calcio, rugby e wrestling, nel quale i calciatori si cimentano in un vero corpo a corpo, non troppo diverso dal pugilato e dalla lotta libera Si tratta di una tradizione, alla quale i fiorentini tengono davvero molto, che richiama numerosi spettatori Pare che già nel Medioevo, lungo le strade della città, si giocasse con una specie di pallone gonfiato ad aria. Fu però il 17 febbraio 1530 che si disputò la partita più importante Firenze era sotto l’assedio di Carlo V e gli abitanti erano stremati; ma decisero ugualmente di non rinunciare ai festeggiamenti del Carnevale e di

organizzare una partita di calcio nella bellissima e ampia piazza di Santa Croce, per sbeffeggiare le truppe nemiche, che dai colli potevano vedere la piazza Non solo: un gruppo di musicisti si mise a suonare sopra il tetto della chiesa allo scopo di dimostrare che i fiorentini non avrebbero ceduto. Nessuno sa come andò a finire la partita; è tuttavia certo che i nemici tirarono un colpo di cannone sulla piazza, che non fece alcun danno perché passò oltre la chiesa suscitando l’ilarità dei presenti. Il torneo venne ripreso dopo due secoli nel 1739, e poi nel 1930 Da allora, se si eccettua la Seconda Guerra Mondiale, le sfide fra i calcianti (così sono chiamati gli atleti che rappresentano i quattro quartieri storici di Firenze) si sono sempre svolte puntualmente

La partita principia con il lancio del pallone da parte del pallaio, sulla linea centrale, e con lo sparo

Gli scontri fisici sono ammessi, uno contro uno (anche mediante placcaggio), ma solo se i giocatori interessati dimostrano entrambi di accettare lo scontro

Ci sono comunque diverse regole, cambiate nei secoli. Anche se, a grandi linee, sono state mantenute quelle riassunte in 33 punti da Giovanni de’ Bardi nel tardo Cinquecento

Le squadre, ognuna delle quali è composta da 27 giocatori, rappresentano i più antichi quartieri fiorentini e cioè i Bianchi di Santo Spirito, gli Azzurri di Santa Croce, i Rossi di Santa Maria Novella e i Verdi di San Giovanni Duomo Il Calcio storico viene chiamato anche “Calcio in costume”, perché giocato con abiti cinquecenteschi in ricordo della famosa partita del 1530 Tutta Firenze, nei giorni di giugno, è animata da bellissime manifestazioni e cortei in costume. Musica e allegria riecheggiano nelle vie e nelle piazze della città!

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