L'Illustre bassanese

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F o n d a t o n e l 1 9 8 9 editriceartistica - www.editriceartistica.it distribuzione gratuita LA GRANDE STORIA DEL TERRITORIO BIMESTRALE MONOGRAFICO DI CULTURA N° 202/203 • MARZO-MAGGIO 2023 I BUSSANDRI. STORIA DI UN’IMPRESA

Comune di BASSANO DEL GRAPPA

Fondazione Bussandri Chilesotti Onlus

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In copertina: Villa Le Marchesane, una delle sale dello showroom (ph Andrea Tessarolo)

I BUSSANDRI. DELL’ELEGANZA, DELLA COMPETENZA, DELL’INVENTIVA

Era dovuto.

Non si può immaginare la realtà economica e culturale del territorio, e nello specifico il comparto del mobile, senza fare riferimento ai Bussandri. Un dogma che, in primis, sono gli stessi operatori del settore a condividere e ad avvalorare. Giustamente, peraltro, perché la maggior parte delle ditte di quest’ambito ha vantato - o vanta tuttora - una “discendenza” diretta, per così dire, con questa straordinaria azienda-scuola, fucina di decine e decine di fabbriche, laboratori, botteghe...

Per questo era doveroso onorarne la memoria con un approfondito e certosino lavoro di ricerca, subito seguito da una circostanziata monografia

È quanto ci siamo proposti a suo tempo con Simonetta Bussandri, in rappresentanza della Fondazione Bussandri Chilesotti Onlus, e con Carmen Rossi, autrice dell’accurata e appassionata indagine esposta nelle pagine che seguono Un’attenta ricostruzione storica delle vicende familiari e dell’epopea aziendale, condotta attingendo ai documenti d’archivio, ma pure uno studio che, forse per la prima volta, consente di distinguere le diverse personalità dei protagonisti. Ecco allora emergere dal passato, anche da quello recente, figure di grande rilevanza umana e professionale: da Oscar Chilesotti (sì, proprio lui, il musicologo e liutaio al quale è dedicata la sala più rappresentativa della cultura bassanese) a Giacomo e Oscar Bussandri, padre e figlio, arteficiognuno a modo suo - del successo di un’impresa che è stata per quasi un secolo sinonimo di raffinatezza, sobrietà, competenza, fantasia, inventiva Un’azienda-scuola, autentica università del lavoro, nella quale nulla era lasciato al caso, come risulta ancora dalle testimonianze di quanti vi hanno operato e - molto spesso -

si sono poi messi in proprio E se l’attività produttiva (di natura prettamente industriale) è cessata, fortunatamente rimane ancora in vita l’azienda-madre, forte dei suoi 24.000 prototipi dei pezzi finora prodotti. Sempre molto richiesti, e in linea con la tradizione Bussandri, sono inoltre i qualificati servizi di consulenza, progettazione e realizzazione di interni personalizzati Quanto alla villa e al suo pregiatissimo showroom, è quasi impossibile non pensare a una futura auspicabile destinazione espositiva: un vivace e propositivo Museo aziendale del Mobile, magari collegato alle migliori realtà artigianali del Veneto e agli specifici istituti professionali Perché un tale patrimonio di buon gusto e conoscenze non vada disperso ma, anzi, contribuisca a valorizzare - in un contesto di respiro superiore - quel Made in Italy che tutto il mondo ci invidia

Andrea Minchio

Direttore de L’Illustre bassanese

L’ILLUSTRE BASSANESE - Bimestrale monografico di cultura a distribuzione gratuita dal 1989

ANNO XXXIV n° 202/203 Marzo-Maggio 2023 - Autorizzazione del Tribunale di Bassano del Grappa n° 3/89 R P del 10-5-1989

Direttore responsabile: Andrea Minchio - Redazione: Livia Alberton, Elena Trivini Bellini, Antonio Minchio, Elisa Minchio, Chiara Eleonora Favero

Testo: Carmen Rossi - Si ringraziano per la preziosa collaborazione: Simonetta Bussandri ed Elena Pavan

Stampa: CTO - Vicenza - Iconografia: divieto totale di riproduzione con qualsiasi mezzo

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© COPYRIGHT Tutti i diritti riservati EDITRICE ARTISTICA BASSANO Piazzetta delle Poste, 22 - 36061 Bassano del Grappa (VI)

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Il prospetto meridionale di Villa Le Marchesane verso lo storico giardino

Andrea Parini (Caltagirone, 1906 - Gorizia, 1975), Marchesane, maiolica, 1950 Nove, Liceo Artistico “G De Fabris” - Museo della Ceramica e del Design (ph Carmen Rossi)

La tradizione della falegnameria e della produzione di mobili di pregio vanta a Bassano antiche origini Numerosi sono ancora oggi i segni di una capacità manifatturiera che, nei secoli, non è mai venuta meno ed è stata tramandata di generazione in generazione, unendo maestria e capacità di interpretare in ogni epoca le esigenze e l’evolversi dei mercati Tra gli imprenditori illuminati che hanno saputo trasferire conoscenze e abilità nell’esercizio della propria professione, rendendo così onore alla nostra città con intraprendenza e lungimiranza, spicca sicuramente il nome dei Bussandri, divenuto sinonimo di stile, raffinatezza e qualità.

La loro storia è affascinante: attraverso le pagine di questa monografia, scopriamo infatti una serie di inaspettati e proficui intrecci fra le famiglie Chilesotti, Antonibon, Barettoni e Bussandri, tutte evocatrici di un grande amore per le arti, la cultura e le più nobili tradizioni

Da Venezia a Bassano È stato un percorso felice quello che ha condotto Giacomo Bussandri a trasferire residenza e attività di antiquario nella secentesca Villa Le Marchesane, tuttora

prestigiosa sede della Bussandri Arte. Un territorio, il nostro, in cui i Bussandri hanno saputo fare scuola nell’ambito della produzione di mobili, conferendo alle loro creazioni una particolare e inconfondibile dignità, al punto da essere richiesti da una committenza internazionale: quella delle dimore e degli hotel di lusso di tutto il mondo

Senza contare che il loro insegnamento si è riverberato in numerosissime aziende, laboratori e botteghe, dando in questo modo vita al rinomato distretto dei mobili in stile.

Nel gennaio del 1999 la Città di Bassano del Grappa ha conferito a Oscar Bussandri una delle maggiori onorificenze civiche, il Premio San Bassiano, riconoscendogli così la gratitudine della comunità per la sua opera, duratura e assolutamente meritoria.

Ricordare lui e la sua famiglia nella galleria degli illustri bassanesi rende onore a quanti si fanno ambasciatori del Bello, dando lustro alla nostra città

Elena Pavan Sindaco di Bassano del Grappa Alle pagine precedenti La prestigiosa Sala Neoclassica dello showroom di Villa Le Marchesane (ph Andrea Tessarolo)

Tessuti e fantasie si incontrano armoniosamente nei tappeti e nelle tappezzerie della Sala Impero nello showroom di Villa Le Marchesane La poltrona a conchiglia e il divano abbinato, la specchiera intagliata, il tappeto pregiato e il tavolinetto rotondo con le gambe foggiate a cariatide sono una chiara testimonianza dello stile Bussandri (ph Andrea Tessarolo)

I BUSSANDRI STORIA DI UN’IMPRESA

Introduzione

Nella Storia di Bassano (1980), lo studioso Giuseppe Chiuppani ricorda che una fiorente attività relativa alla lavorazione del legno si sviluppò a Bassano grazie alla fluitazione sul fiume Brenta, sulle cui sponde erano installate varie ruote idrauliche ad uso anche di segherie, che in loco tagliavano i tronchi che scendevano a valle1

L’esistenza di una “Fraglia dei Marangoni” (Corporazione dei Falegnami) risulta iconograficamente documentata a Bassano da due tavolette lignee dipinte a tempera, databili post 1437, attualmente esposte nella sezione storica del Museo Civico della città2.

La loro forma rettangolare è priva di un angolo inferiore tagliato di netto e questo fa supporre che un tempo esse facessero parte di una struttura lignea più complessa, forse un altare votivo In entrambe le tavolette, i confratelli vengono raffigurati nella tipica posa dei donatori, ovvero inginocchiati, di profilo e con le mani giunte; alcuni di essi sono paludati con abiti, calzari e copricapi rossi In una tavoletta i confratelli sono rivolti verso destra e nell’altra verso sinistra, ossia convergono verso un ideale scomparto centrale oggi perduto. Davanti ai confratelli, da un lato si trova una piattaforma sopra la quale sono posti degli arnesi da lavoro ingigantiti (una pialla, una sega, una squadra, un’ascia e una specie di falcetto), dall’altro, invece, davanti ai confratelli compare un giovane “marangon”, rappresentato in piedi, con uno scalpello in mano mentre sta lavorando al suo bancone. Un successivo riferimento sullo stato dell’arte dell’intaglio a Bassano si trova nel volumetto di Giovanni Battista Verci, pubblicato a Venezia nel 1775, nel quale l’autore esalta il lavoro di due fratelli bassanesi, Agostino e Marc’Antonio Vanini, “che in legno facevano intagli di maravigliosa bellezza. Furono essi chiamati al servizio della Serenissima Repubblica, e lavorarono gran tempo nel Bucintoro, che tutto lo intagliarono di eccellentissime figure et ornamenti magnifici”3.

Verci ne riporta anche le firme e la datazione: M Antonius et Augustinus de Vaninis Fratr Bass. Op. F. MDCI [Marco Antonio e Agostino Vanini Fratelli Bassanesi Fecero l’Opera, 1601] Alla studiosa Lina Padoan Urban spetta il merito di aver rinvenuto nel 1967 nell’Archivio di Stato

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In basso Bottega di Jacobello del Fiore (attr ), Tavolette votive della Fraglia dei Marangoni, post 1437 Bassano, Museo Civico (deposito Istituto Cremona)

di Venezia molti documenti relativi ai pagamenti e ai soggetti del Bucintoro scolpiti dai fratelli. In un documento viene altresì precisato che nel periodo di lavorazione al “regio naviglio” i due risiedevano a Padova, in “contrà de San Francesco grando”4.

Il Bucintoro era l’imbarcazione utilizzata dal doge in occasione delle cerimonie ufficiali della Repubblica Serenissima, tra cui la famosa Festa dell’Assunzione del 15 agosto (dai veneziani chiamata “Sensa”), culminante nello spettacolare rito dello Sposalizio col Mare.

La scultura lignea era ritenuta avere pari dignità della lavorazione della pietra e del marmo Gli ebanisti, infatti, erano particolarmente richiesti e apprezzati, non solo per l’intaglio di statue di angeli e santi, ma anche per ancòne e paliotti d’altare, cassettoni per soffitti, cornici per dipinti e specchi, stalli per i cori delle chiese, mobili per sacrestie e palazzi Ricordiamo che il famoso scultore ebanista bellunese Andrea Brustolon (Belluno, 16621732) si affermò a Venezia proprio grazie alla sua intensa attività giovanile di mobiliere5. Molti scultori lapicidi furono essi stessi intagliatori o, molto più frequentemente, figli di ebanisti, come fu anche il caso del celebre

scultore bassanese Orazio Marinali (Bassano, 1643 - Vicenza, 1720)6

Vincenzo Coronelli, Bucintoro nella Solennità che si celebra in Venetia nel giorno dell’Ascensione, acquaforte, 1690

NOTE

1 Giuseppe Chiuppani, Metallurgici, Mobilieri e Orefici a Bassano - La lavorazione del legno, in A A V V , “Storia di Bassano” (Bassano 1980), ristampa, Vicenza, 1989, pp 370-377; Claudio Strati (a cura di), Quell’amore tutto bassanese per la bellezza del legno, in “Il mobile di Bassano”, supplemento al n 9/ 1995 di Area Nuova, periodico mensile, pp 7-13, fig pp 8-9

2 Le due tempere sono attribuite alla bottega di Jacobello del Fiore e databili post 1437, anno dell’istituzione a Bassano della corporazione dei “marangoni” Le due tavolette furono rinvenute negli anni Venti del Novecento nei depositi della Chiesa di Ognissanti, a quel tempo in possesso dell’Orfanotrofio Maschile Cremona di Bassano e negli anni Ottanta furono restaurate a cura dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma Attualmente sono esposte nella sezione storica del Museo Civico di Bassano (deposito dell’Istituto Cremona)

3 Giovanni Battista Verci, “Notizie intorno alla vita e alle opere de’ Pittori, Scultori e Intagliatori della città di Bassano”, Venezia, Gatti, 1775, p 301

4 Lina Padoan Urban, Il Bucintoro secentesco e gli scultori Marcantonio ed Agostino Vanini, in “Arte Veneta” XXI, 1967, pp 231-236 e fig 295 a p 233 Ricordiamo che l’ultimo Bucintoro fu fatto distruggere da Napoleone Bonaparte in dispregio della Repubblica Serenissima

5 Sull’attività di Brustolon, scultore e mobiliere, vedi Anna Maria Spiazzi, Andrea Brustolon, in Anna Maria Spiazzi (a cura di) “Scultura lignea barocca nel Veneto”, Banca Cariverona, 1997, pp 197-315

6 La notizia di Francesco Marinali, padre di Orazio, come intagliatore del legno, si trova in G B Verci (1775), cit , p 285

Anonimo, Veduta lungo il fiume Brenta, olio su tela, sec XIX Assieme e particolare delle ruote idrauliche sulla riva destra

Bassano, collezione privata.

LEGENDA

ABB Archivio Bussandri Bassano (nella Villa Le Marchesane)

Giambattista Minghetti, Vetrina espositrice lignea, datata 1889 (m 3,10x6,40), ph Antonio Marchesan, 1925 Nove, Archivio Liceo Artistico “G De Fabris”

Minghetti fu direttore della Regia Scuola d’Arte Ceramica

“Giuseppe De Fabris”

Il mobile, da lui intagliato assieme ai suoi migliori allievi, presenta quattro vetrine La nicchia centrale è inquadrata da due cariatidi ed è sormontata da un fastigio semicircolare con fogliame e da due grifoni rampanti affrontati che trattengono uno stemma

La mensola sottostante, che riporta la data d’esecuzione 1889, sostiene il busto di Giuseppe De Fabris, in gesso dipinto Il mobile fu utilizzato nel 1925 per esporre le antiche ceramiche appartenenti alla collezione della Regia Scuola

A fianco, da sinistra a destra Alcuni particolari degli intagli: una cariatide; un piatto sormontato da tre pennelli e un vaso (allusivi alle materie d’insegnamento); un capitello composito con alcuni strumenti da lavoro (ph. Alessandro Bertoncello).

La lavorazione del legno nelle scuole del territorio bassanese nell’Ottocento Nel 1809 fu deliberata a Bassano l’istituzione della Scuola di Elementi di Disegno di Figura e di Ornato, più semplicemente chiamata Scuola Comunale di Disegno, attiva dal 1810. Fin dall’inizio si precisò che essa non era rivolta esclusivamente agli studenti intenzionati a proseguire i loro studi nell’Accademia di Belle Arti, ma anche a coloro che desideravano applicarsi alle “arti meccaniche”, come l’ebanisteria, la falegnameria, l’oreficeria, il lavoro del fabbro, dello scalpellino, ecc , poi-

ché il disegno e l’ornato erano ritenute discipline utili anche nell’esercizio di molte professioni artigianali (1).

Per volontà della Società di Mutuo Soccorso degli Artigiani, sorta a Bassano nel 1861, nell’anno scolastico 1864/1865 fu avviata la Scuola Popolare Serale e Festiva di Disegno, istituita allo scopo di formare giovani apprendisti e artigiani che non potevano frequentare quotidianamente una scuola diurna. Nel corso degli anni, queste due scuole subirono alterne vicende: vissero in parallelo, vennero accorpate e poi nuovamente scisse, finché nel 1875

L’Aula di Disegno della Regia Scuola nel 1925 Sullo sfondo il mobile vetrina di Minghetti (ph Antonio Marchesan, 1925)

Alessandro Milesi, Ritratto di Giuseppe Lorenzoni, olio su tela, 1899 Bassano, Museo Civico Opera datata e dedicata dall’autore all’amico Lorenzoni

il Comune di Bassano decise di riaprire la Scuola Comunale di Disegno con la nuova denominazione di Scuola Speciale di Disegno applicata alle Arti e alle Industrie, attivando al suo interno corsi serali e festivi nonché di mantenere attiva la Scuola Popolare Serale e Festiva di Disegno (2) Nel 1866, il giovane Giuseppe Lorenzoni (Bassano, 22 maggio 1843 - 10 maggio 1924) rientrò a Bassano da Parigi, dove aveva appena finito di frequentare il quinto anno di perfezionamento, non previsto all’Accademia di Venezia, presso l’École des Beaux Arts al Sacré Coeur Egli decise di iscriversi alla Società di Mutuo Soccorso degli Artigiani con la qualifica di “intagliatore in legno” e in questa veste si propose alla Scuola Popolare Serale e Festiva di Disegno come assistente, a titolo gratuito, del maestro di Disegno Girolamo Gobbato (Bassano, 1820 - 1905) (3).

Lorenzoni aveva appreso la tecnica dell’intaglio dal padre Antonio, ebanista e proprietario a Bassano di una bottega di falegnameria, situata al n. 333 di vicolo Squazza (attuale vicolo XX Settembre) Nel corso della sua lunga attività di insegnante e di artista, Lorenzoni non smise mai di praticare l’intaglio, tanto che dal 1872 al 1874 curò tutti i fregi decorativi lignei previsti nell’opera del completo rifacimento interno del Teatro Sociale (4)

Nel 1867 il pittore bassanese Angelo Balestra (Bassano, 1803 - Roma, 1881) suggerì al Comune di Bassano di nominare il suo ex allievo Lorenzoni come suo temporaneo sostituto alla Scuola Comunale di Disegno e quando nel 1868 egli prese la decisione di dimettersi dal-

l’insegnamento per stabilirsi definitivamente a Roma, Lorenzoni ottenne dal Comune gli incarichi di insegnante e di direttore lasciati liberi da Balestra, incarichi che egli continuò a ricoprire anche dopo che la scuola fu denominata Scuola Speciale di Disegno applicata alle Arti e alle Industrie (5)

Nel 1875, grazie al cospicuo lascito testamentario dello scultore neoclassico novese Giuseppe

De Fabris (Nove, 19 agosto 1790 - Roma, 22 agosto 1860) e al tenace impegno profuso da Pasquale Antonibon (Bassano, 29 ottobre 1828 - Nove, 3 novembre 1905) nell’ottemperarne

le ultime volontà, fu fondata a Nove la Scuola di Disegno e Plastica applicata alla Ceramica

“Giuseppe De Fabris” e a Lorenzoni il Comune affidò il ruolo di direttore e le cattedre di Disegno e di Plastica (6).

Tuttavia, il merito di aver introdotto in questa scuola il laboratorio di ebanisteria e intaglio non spettò a Lorenzoni, bensì al bassanese Giambattista Minghetti (Bassano, 4 luglio 1845 - Torino, 1919), che negli anni 18861889 insegnò Plastica e al contempo fu nominato terzo direttore della scuola, subentrando in questo ruolo al pittore Antonio Bianchi (San Zeno di Cassola, Vicenza, 19 aprile 1848Vicenza, 5 aprile 1900)

Minghetti si era formato a Firenze nell’atelier dello scultore, ebanista e mobiliere fiorentino

Luigi Frullini (Firenze, 25 marzo 1839 - 29 giugno 1897), allora molto famoso e già pluripremiato in varie Esposizioni Universali

Assieme ai suoi allievi di Nove, Minghetti intagliò e firmò la monumentale vetrina espositiva, datata 1889, destinata a conservare i migliori pezzi di ceramica realizzati dagli studenti Tale vetrina ricopre ancor oggi l’intera parete alla quale fu destinata, che si trova al primo piano dell’attuale Museo Civico della Ceramica, un tempo storica sede della scuola.

In quello stesso anno, Minghetti lasciò l’insegnamento e la direzione di Nove per trasferirsi dapprima a Vicenza, poi a Milano, Torino e a Quito, in Ecuador, dove realizzò le porte lignee della locale cattedrale e dove, per vari anni, insegnò ebanisteria e ceramica, prima di tornare definitivamente in Italia (7).

La figura di Pasquale Antonibon, fondatore della scuola, merita una breve digressione.

Egli era figlio di Giovanni Battista e quindi apparteneva alla famiglia fondatrice a Nove della storica manifattura di maioliche, porcellane e

terraglie Fu un brillante avvocato, di idee liberali e progressiste, nonché convinto antiaustriaco; a Nove ricoprì il ruolo di sindaco e fu eletto deputato al Parlamento del neonato Regno d’Italia ininterrottamente dal 1874 al 1886, ovvero dalla XII alla XV legislatura (8) Nel 1856 sposò Zenobia Chilesotti, sorella del celebre musicologo bassanese Oscar, la quale morì di parto nel 1857, dopo appena un anno di matrimonio (9)

Noemi Chilesotti, figlia del musicologo Oscar, nel 1904 sposò Giacomo Bussandri e chiamò la sua primogenita Zenobia, come la sua sfortunata zia Il 25 aprile del 1935 Zenobia Bussandri sposò l’ing Guglielmo Barettoni, il cui padre Lodovico, dopo aver liquidato il socio Italo Beltrame, nel 1912 era divenuto proprietario unico della storica manifattura Antonibon. Alla morte del padre, avvenuta nel 1933, Guglielmo ereditò l’azienda, alla quale era stato associato nel 1924 Grazie a Lodovico (Nove, 1936), figlio di Zenobia Bussandri e di Guglielmo Barettoni, la ditta Barettoni già Antonibon è tutt’oggi in attività ed è attualmente gestita da Lodovico assieme alle sue figlie (10). Mediante la famiglia Chilesotti venne così stretto un legame di parentela tra le famiglie Antonibon, Bussandri e Barettoni

Francesco Antonibon, Ritratto di Zenobia Chilesotti, sorella del musicologo Oscar e moglie di Pasquale Antonibon, olio su tela, 1858 Nove, collezione privata L’opera venne eseguita per commemorarne la morte, avvenuta per parto un anno prima Giuseppe Lorenzoni, intaglio di un architrave della sala da pranzo di Palazzo Ferrari a Bassano (particolare) Giuseppe Lorenzoni, intarsio di un pavimento di Palazzo Ferrari a Bassano

Per saperne di più Giuseppe Lorenzoni e Giambattista Minghetti. L’importanza dei maestri

1) Agostino Brotto Pastega, Maestri e allievi della gloriosa Scuola Comunale di Disegno di Bassano (1809-1928), in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s. 25, 2004, pp. 111132, in part pp 129 -130; Flavia Casagranda, Arte e Borghesia tra Otto e Novecento in “Storia di Bassano del Grappa Dal periodo austriaco al Novecento”, 2013, vol 3, in part , pp. 305-310 e pp. 318-328; Flavia Casagranda, Appunti per la cultura artistica a Bassano tra Otto e Novecento: da Giuseppe e Antonio Lorenzoni ad Antonio Marcon in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s. 25, 2004, pp 297-310

2) La nuova denominazione della Scuola Comunale di Disegno e le successive istituzioni di altre scuole con denominazioni analoghe, dotate di corsi serali e festivi, rivelano il crescente interesse del Comune di Bassano nel favorire la qualificazione del lavoro artigianale Sulla fondazione delle scuole nel bassanese, vedi Giambattista Vinco da Sesso, Scuola e Cultura, in A A V V “Storia di Bassano” (Bassano, 1980), ristampa del 1989, in part. pp. 547-548 e p. 552 e le relative indica-

zioni bibliografiche a pp 611-612; Giordana Merlo, Istituzioni scolastiche e educative tra Ottocento e Novecento, in “Storia di Bassano del Grappa. Dal periodo austriaco al Novecento”, 2013, vol 3, in part , pp 343-356 3) Lorenzoni frequentò per quattro anni i Corsi Liberi di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia e nel 1865 un quinto anno, non previsto a Venezia, presso l’École des Beaux Arts al Sacré Coeur di Parigi Sulla figura di Lorenzoni, vedi Maria Luisa Lievore Lorenzoni, Giuseppe Lorenzoni La Vita, le Opere, “L’Illustre bassanese”, n. 7, settembre 1990; Luciano Rizzi e Arturo Comacchio, Giuseppe Lorenzoni, in “Dal negativo al positivo”, Editrice Artistica Bassano, 2001, pp. 21-23 e figg. pp. 32-41; Flavia Casagranda, Giuseppe Lorenzoni Per una biografia critica, in Giuliana Ericani (a cura di), “Giuseppe Lorenzoni e la cultura artistica a Bassano tra Otto e Novecento”, Editrice Artistica Bassano, 2004, catalogo mostra, pp 20-31

4) Sull’attività di Lorenzoni come ebanista, vedi Flavia Casagranda, Giuseppe Lorenzoni Per una biografia critica, 2004, catalogo mostra cit , pp 25 e 26 e figg 6-7-8-9

Il Teatro Sociale dopo il 1949 fu trasformato nel Teatro Cinema Astra; il progetto di ristrut-

A fianco da sinistra Zenobia Bussandri, nel giorno del suo matrimonio, accompagnata dal padre Giacomo, Maggiore del Regio Esercito Italiano (25 aprile 1935)

La sposa con il marito Guglielmo Barettoni sulla soglia della Parrocchiale di Santa Maria Assunta a Marchesane (Archivio Barettoni)

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turazione fu affidato all’ingegnere-architetto Francesco Bonfanti (Noto, Siracusa, 1898Bassano del Grappa 1959).

5) Sulla pluriennale e prestigiosa carriera di Lorenzoni come insegnante, vedi Agostino Brotto Pastega, Giuseppe Lorenzoni Un’esistenza dedicata all’insegnamento, catalogo mostra cit , pp. 32-43; Flavia Casagranda, Appunti per la cultura artistica a Bassano tra Otto e Novecento: da Giuseppe e Antonio Lorenzoni ad Antonio Marcon, in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s. 25, 2004, p. 297- 310. Giuseppe Lorenzoni diresse la scuola di Nove per ben due volte: dal 1875 al 1880 e dal 1892 al 1895, precisamente ne fu il primo e il quinto direttore

6) Sulla fondazione della scuola di Nove, vedi Matteo Stecco, “La Storia delle Nove”, Bassano, 1925, in particolare il Capitolo VI, pp 291-300 e Cosimo Calò, “La R Scuola d’Arte Ceramica 'Giuseppe De Fabris' di Nove”, Firenze, Le Monnier, 1942

Nel 1900 la scuola subì un primo riordinamento e nel 1914 fu inserita tra le scuole regie, mutando il nome da Scuola di disegno e plastica applicata alla ceramica “Giuseppe De Fabris” in Regia Scuola d’Arte Ceramica

“Giuseppe De Fabris”, vedi Stecco (1925), cit p 297

L’ingresso nord di Villa Le Marchesane, dal 1931 sede di Bussandri Antichità a Bassano (ph Carmen Rossi)

7) Sulla formazione di Minghetti presso l’atelier Frullini, vedi Stecco (1925), cit p 295; su Minghetti come modellatore dapprima nella Manifattura Viero e poi nella ditta Pasquale Antonibon & Figli, vedi Luciano Rizzi e Arturo Comacchio, Giambattista Minghetti, in “Dal negativo al positivo”, Editrice Artistica Bassano, 2001, pp. 24-25 e figg. pp. 44-53. Sull’attività di Lorenzoni come modellatore dal 1875 presso la ditta “Pasquale Antonibon & Figli,” vedi Luciano Rizzi e Arturo Comacchio, Giuseppe Lorenzoni, 2001, cit., pp. 21-23 e figg pp 32-41; Giuliana Ericani, Giuseppe Lorenzoni e la cultura artistica a Bassano tra Otto e Novecento Arti e tecniche a confronto, in catalogo cit , pp 14-19 e relative schede

8) Su Pasquale Antonibon, vedi Stecco (1925), cit pp 282-283 e Giampietro Berti, La vita politica nella rappresentanza nazionale: l’ascesa di una Bassano liberale, in “Storia di Bassano del Grappa. Dal periodo austriaco al Novecento”, 2013, vol 3, p 241

9) Un bel ritratto ad olio su tela di Zenobia Chilesotti, oggi in collezione privata, fu dipinto da Francesco Antonibon (Bassano, 2 aprile 1809 - Nove, 1883), zio di Pasquale Antonibon Zenobia morì di parto nel 1857 dando alla luce il figlio Zenobio, che divenne un rampollo irrequieto e finì per essere incriminato e condannato per bancarotta, truffa e falso in cambiali

10) La ditta “Pasquale Antonibon & Figli” (così denominata dal 1825) chiuse per fallimento Nel 1897 fu messa all’asta e nel giro di pochi anni passò nelle mani di vari proprietari Nel 1897 fu acquistata da Achille Valeri di Monticello Conte Otto, nel 1901 dal pittore novese Edoardo Tommasi e nel 1906 da Giacomo Gressani, che la vendette l’anno successivo ai soci Italo Beltrame e Lodovico Barettoni di Schio Nel 1912 Lodovico Barettoni (Schio, 1866 - Nove, 1933) liquidò il socio e divenne proprietario unico dell’azienda, che ancor oggi è di proprietà della famiglia Barettoni. Sulla storia della manifattura Antonibon la bibliografia è vastissima. Rimando pertanto agli specifici studi di Raffaella Ausenda, Giuliana Ericani, Paola Marini e Nadir Stringa.

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Il Bollettino di Consegna indirizzato al Capitano Bussandri in Palazzo Pisani di Campo Santo Stefano a Venezia, datato 5 giugno 1911 Il documento testimonia il legame commerciale fra il mobiliere Vincenzo Brandestini di Bassano e Giacomo Bussandri (Archivio Bussandri)

Un mobiliere scultore a Bassano. Il caso di Vincenzo Brandestini

Le notizie riguardanti il mobiliere Vincenzo Brandestini sono tutt’oggi assai scarse. La sua famiglia, originaria di Würzburg (Germania), si stabilì a Bassano verso la metà del Settecento grazie all’organaro (fabbricante di organi) e organista Bartolomeo Prandestain (1717-1782).

Tra i suoi discendenti figurano molti organari, organisti, scultori, intagliatori, decoratori e mobilieri, il più famoso dei quali fu senza dubbio Vincenzo (Bassano, 1866-1938)

Egli era figlio di Giovanni, proprietario a Bassano di un laboratorio di falegnameria situato in via Principe Amedeo 717, l’attuale via Beata Giovanna

Vincenzo frequentò con ottimi risultati la Scuola Speciale di Disegno applicata alle Arti e alle Industrie, dove fu allievo di Giuseppe

Lorenzoni Dopo aver conseguito il diploma, si perfezionò nel disegno, nella scultura lignea e nell’intarsio a Venezia e a Roma. Rientrato a Bassano, si impiegò nella bottega paterna, ereditata nel 1903.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, egli dovette chiudere la sua officina, che allora era arrivata a impiegare ben quindici lavoranti

Nel dicembre del 1917 Bassano fu sfollata

Al rientro dal suo profugato, avvenuto l’anno successivo, Brandestini preferì farsi assumere come capo-ebanista nella fabbrica di Norberto Pietroboni Dopo qualche anno, decise di rimettersi in proprio richiamando a sé alcuni dei suoi ex dipendenti L’officina rimase in attività fino al 1938, anno della sua morte (1).

Nel corso di una lunga attività artigianale Brandestini fu premiato più volte; qui vogliamo ricordare la sua prima medaglia di bronzo, conseguita a Bassano nel 1885, a soli diciannove anni, alla prima “Esposizione Circondariale Artistica, Industriale e Agricola”, dove il suo nome è annoverato alla voce “Mobilia artistica, di lusso e usuale” (2)

I mobili Brandestini furono molto apprezzati anche fuori Bassano; lo stesso Giacomo Bussandri si rivolse alla sua ditta, quando dovette arredare l’ampio appartamento da lui affittato all’interno del prestigioso Palazzo Pisani

presso Campo Santo Stefano a Venezia, come si evince da un bollettino di consegna di mobili datato 5 giugno 1911 (3).

Per saperne di più

Lo scultore e la sua officina di mobili

1) Notizie su Brandestini si trovano in Giuseppe Chiuppani, Metallurgici, Mobilieri e Orefici a Bassano La lavorazione del legno, in A.A.V.V., “Storia di Bassano” (1980), ristampa, 1989, pp 374-376; Agostino Brotto Pastega, Nobiltà e borghesia a Bassano del Grappa tra Otto e Novecento, in “Storia di Bassano del Grappa”, 2013, vol 3, p 174

2) Vedi “Elenco officiale degli Espositori premiati / All’esposizione Circondariale di Bassano”, in Giampietro Berti, Dall’Unità alla vigilia della Grande Guerra, in “Storia di Bassano del Grappa - dal periodo austriaco al Novecento”, 2013, vol 3, p 227, fig 4

15

Palazzo Pisani (attuale sede del Conservatorio “Benedetto Marcello”) presso Campo Santo Stefano a Venezia Si tratta della prima residenza nella città lagunare di Giacomo Bussandri e Noemi Chilesotti, nonché prima sede della “Bussandri Antichità” (ph Carmen Rossi)

In basso

La lettera di Vincenzo Brandestini, datata 22 luglio 1921, diretta a Giacomo Bussandri (all’epoca residente nel Palazzo Soranzo di Campo San Polo) Il documento attesta la continuità del rapporto fra i due (Archivio Bussandri)

Significativa, nella carta intestata, l’immagine di un monumentale mobile intagliato (premiato con Medaglia d’argento dal Ministero), che rivela il gusto eclettico dell’epoca

Altri celebri ebanisti bassanesi furono: Aristide Stefani, i fratelli Giuseppe e Vittorio Baccin e Giovanni Nave, subentrato a Minghetti nell’insegnamento di Plastica ed Ebanisteria nella scuola di Nove. Tutti costoro furono allievi di Lorenzoni, vedi Flavia Casagranda, Arte e borghesia tra Otto e Novecento, in “Storia di Bassano del Grappa”, (2004) cit., vol. 3, p. 320.

Un ottimo falegname fu anche Giacomo Casa (1812-1883), omonimo del più celebre cugino

pittore, vedi Agostino Brotto Pastega, Giacomo Casa, “L’Illustre Bassanese”, n 195, gennaio 2022, p. 39.

3) Un bollettino di consegna dei mobili, avvenuta per mezzo della Ferrovia della Valsugana, datato Bassano 5 giugno 1911, è conservato nell’Archivio Bussandri di Bassano (da qui in poi abbreviato in ABB); vedi ABB, Fondo Lud Barettoni, FAM 35 d (collocato in FAM 1-33) Nell’intestazione di una lettera spedita da Brandestini a Giacomo Bussandri, datata Bassano 22 luglio 1921, in alto a destra si legge: Vincenzo Brandestini fu G M / Scultore in legno / 717 - via Principe Amedeo - BASSANO - via Principe Amedeo - 717 / Officina meccanica per la lavorazione del legno / Mobili stile classico e moderno per Appartamenti, Uffici / Restaurant, Alberghi, Caffè, Bars, Negozi / Serramenti - Parchetti, ecc.

In alto a sinistra, sotto la foto riproducente un vistoso mobile, si legge: Medaglia d’Argento del Ministero di A I e C [Artigianato, Industria e Commercio], ABB, Fondo Lud. Barettoni, ARCHIVIO, 12

Giacomo Bussandri e la fondazione a Venezia della “Bussandri Antichità”

Giacomo Antonio Bussandri (Thiene, 13 giugno 1873 - Bassano del Grappa, 11 febbraio 1959) nacque dall’unione tra l’ufficiale del Regio Esercito Italiano Ferdinando Lorenzo Bussandri e Antonia Teresa Chilesotti, detta Antonietta (Thiene, 26 maggio 1849 -?), figlia di Anna Pedrazza e Giacomo Luigi Antonio Chilesotti, appartenente al ramo dei Chilesotti di Thiene, dal quale derivò il ramo dei Chilesotti di Bassano I genitori di Giacomo si sposarono a Thiene il 18 novembre del 1869 (1).

Dopo aver frequentato a Busseto (Parma) le scuole comunali, Giacomo iniziò i suoi studi superiori iscrivendosi nel 1887 al CollegioConvitto Vittorio Emanuele II di Parma.

L’attestato rilasciatogli da tale collegio, datato 10 luglio del 1889, riporta tutti i voti e il punteggio finale di 57/70 da lui ottenuti all’esame per l’ammissione al terzo anno di corso della Scuola Preparatoria per gli Istituti Militari Superiori, dal quale risulta il massimo punteggio (dieci) conseguito nelle materie di Geografia e Istruzione Militare (2)

Giacomo iniziò a svolgere i primi incarichi militari a Novi Ligure e a Lecco, città dove visse nei primi anni di matrimonio con Noemi Angelica

Chilesotti (Bassano, 13 agosto 1878 - Bassano 27 agosto 1950), figlia terzogenita di suo cugino, il celebre musicologo bassanese Oscar Chilesotti (3)

Dal 1885 al 1893, Noemi frequentò, con ottimi risultati, il Collegio - Convitto Femminile Malgarini di Bassano, un istituto privato e laico riservato all’istruzione delle bambine e delle fanciulle della buona società Tale istituto fu fondato nel 1858 dalla signorina Lucia Malgarini e fu da lei ininterrottamente diretto fino all’anno della sua chiusura, avvenuta nel 1904 dopo ben 46 anni di attività Nell’elenco delle scuole pubblicato nell’Annuario d’Italia compare un’inserzione nella quale tale collegio è dichiarato occupare una “amena e salubre posizione con giardino, prato e aperta campagna”, dove era possibile frequentare i Corsi Elementari, i Corsi Preparatori alle Normali e i Corsi Superiori nei quali gli inse-

gnamenti di francese e tedesco erano obbligatori, mentre quelli di inglese, musica, disegno e ballo erano liberi (4)

Giacomo e Noemi si sposarono il 10 ottobre del 1904 ed ebbero quattro figli: Zenobia detta Zeni, Loredana detta Lilly, Maria Lucina detta Ucci e Oscar Ermanno detto Baby, in quanto nato diciassette anni dopo la primogenita (5)

Parallelamente alla vita militare, Giacomo si dedicò con vera passione alla ricerca scientifica, maturata nell’ambito della geologia, pubblicando i suoi studi, prevalentemente rivolti

A sinistra, dall’alto in basso Diploma di Giacomo

Bussandri, rilasciato nel 1889 dal Collegio - Convitto Vittorio Emanuele II di Parma

Attestato di merito di Noemi Chilesotti, rilasciato nel 1886 dal Collegio - Convitto femminile Malgarini di Bassano (Archivio Bussandri)

Sopra, dall’alto in basso I ritratti del Capitano Giacomo Bussandri e di Noemi Chilesotti (Archivio Bussandri)

A fianco, da sinistra a destra Tre pubblicazioni scientifiche del Tenente Giacomo Bussandri risalenti al primo decennio del ’900 (Archivio Bussandri)

In basso Giacomo Bussandri arrampicato su una roccia, a testimonianza della sua intramontabile passione per la geologia (Archivio Bussandri).

al Monte Barro situato nelle Prealpi lombarde, a cura dell’Istituto Geografico Militare. In virtù di questi suoi specifici studi, partecipò al XXX Congresso Geologico che si svolse a Lecco dal 10 al 17 settembre del 1911 (6). Nel 1910 si iscrisse alla Società Geologica Italiana di Roma, nel 1916 alla Società Italiana di Scienze Naturali di Milano, cui seguirono iscrizioni all’Accademia Scientifica - VenetoTrentino - Istriana di Padova, all’Ateneo Veneto di Venezia (fondato con decreto del 25 dicembre del 1810 da Napoleone Bonaparte) e alla Societé Géologique de France di Parigi (7) Nel 1911 ottenne il trasferimento dal Distretto Militare di Lecco a quello di Venezia, dove raggiunse la moglie Noemi, già da qualche tempo rientrata in Veneto per problemi di salute Nel 1911 i coniugi Bussandri presero in affitto a Venezia dal Signor Lavena un vasto appartamento situato al secondo piano del prestigioso Palazzo Pisani in Campo Santo Stefano, al numero civico 2809, attuale sede del Conservatorio “Benedetto Marcello”, e l’anno seguente presero in affitto anche il terzo piano del medesimo palazzo (8). Per arredarlo in modo adeguato, essi acquistarono vari mobili dalla premiata ditta di Vincenzo Brandestini di Bassano (9), oltre che oggetti d’arte, quadri e tappeti da vari antiquari e Case d’Aste di Venezia e Firenze (10).

Giacomo maturò un crescente interesse per l’antiquariato, specialmente per i mobili, al punto che gli fu consigliato di tramutare questa

sua recente nuova passione in una professione vera e propria.

Nel 1911 i coniugi decisero di fondare a Venezia la “Bussandri Antichità” e di trasformare le ampie sale dello splendido Palazzo Pisani in un elegante showroom Giacomo non rinunciò per questo alla sua carriera militare, dalla quale si ritirò solamente con il pensionamento, avvenuto nel 1930 (11).

Nel 1916 i coniugi decisero di abbandonare Palazzo Pisani per trasferirsi in un ampio appartamento posto al primo piano del gotico Palazzo Soranzo, allora di proprietà del senatore Pompeo Molmenti, situato in Campo San Polo, al numero civico 2171 (12)

Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale fu affidato a Giacomo il comando del Distretto Militare di Venezia e il 21 aprile del 1917, in pieno conflitto, fu promosso Maggiore (13)

In quello stesso anno, per ragioni di sicurezza, il Distretto Militare di Venezia riparò a Chieti, in Abruzzo, dove Giacomo si trasferì con la famiglia e la suocera Lauritana Bianco, rimasta l’anno precedente vedova del musicologo Oscar Chilesotti, la quale morirà “da profuga” a Chieti l’anno successivo, il 13 aprile del 1918 (14) Per salvaguardare e custodire i mobili e gli oggetti d’arte che si era fatto spedire da Venezia, a Chieti Giacomo affittò un ampio magazzino (15)

In questa città fu tra i promotori e organizzatori del “Columbus Day”, una giornata istituita per celebrare Cristoforo Colombo, che si svolse il 12 ottobre del 1918 (16)

Alla fine del conflitto rientrò a Venezia, dove fu nominato Presidente del Comitato Profughi di Guerra (17)

Tornò a vivere nell’appartamento che occupava già dal 1916, che nel 1920 divenne proprietà della contessa Cecilia Zeno Mocenigo Soranzo, dalla quale, negli anni 1920 -1921, egli prese in affitto anche un ampio magazzino ad uso esclusivo di deposito mobili, situato sempre in Campo San Polo, al civico 2162, poco distante dal palazzo dove abitava (18)

Il 12 maggio del 1922, proprio in Palazzo Soranzo, nacque l’ultimogenito Oscar Ermanno Nel 1923 Giacomo decise di trasferire la sede della “Bussandri Antichità” nella neoclassica

Palazzina Tasso, situata nella parte terminale di Campo San Polo, al numero civico 2156 Tale edificio, dotato anche di un ampio giardino interno, era di proprietà del signor Tito Boselli e fu l’ultima sede veneziana della ditta Bussandri, poiché nel giugno del 1931 Giacomo si trasferì definitivamente a Bassano nella Villa Le Marchesane (19).

La necessità di avere a disposizione continui spazi sempre più ampi testimonia la crescente fortuna della sua parallela attività di antiquario. A Venezia, Palazzo Pisani, Palazzo Soranzo e la Palazzina Tasso divennero importanti e qualificati punti di riferimento per acquirenti, collezionisti e storici dell’arte. Tra le personalità di spicco che frequentarono la “Bussandri Antichità” citiamo il musicista Gian Francesco Malipiero, lo scrittore Gabriele D’Annunzio,

A fianco e qui sotto

Il Capitano Giacomo Bussandri, a Lecco, nel suo ufficio (1910 circa)

Giacomo e Noemi con le figlie Zenobia e Loredana a Venezia, poco prima della Grande Guerra (Archivio Bussandri)

il poeta americano Ezra Pound e alcuni illustri storici dell’arte, come Giuseppe Fiocco, lo statunitense Bernard Berenson e l’austriaco Benno Geiger, interpellati anche come consulenti per qualificate expertises.

Tra gli acquirenti stranieri predominarono gli americani, questo grazie all’impegno e all’interessamento di Gualtiero Chilesotti, fratello di Noemi, divenuto Console Generale d’Italia a Denver in Colorado negli Stati Uniti Le sue lettere, inviate dall’America alla sorella Noemi, contengono suggerimenti e preziose indicazioni sui gusti della ricca borghesia statunitense che, come status simbol, stava in quegli anni investendo nell’arte italiana (20)

Accanto alla sua brillante carriera militare e alla fiorente attività di antiquario, Giacomo continuava a coltivare i suoi interessi scientifici; nel 1919, infatti, fu tra i promotori per l’istituzione a Venezia di un Museo di Storia Naturale, che venne inaugurato un decennio dopo, il 7 dicembre del 1929 (21)

Partecipò attivamente alla vita culturale veneziana anche come editorialista, pubblicando vari articoli su diverse testate giornalistiche, quali “L’Adriatico”, la “Gazzetta di Venezia” e “Il Gazzettino”, affrontando tematiche relative alla valorizzazione e alla salvaguardia del lavoro manuale, un tema all’epoca molto sentito e dibattuto. A tal proposito, nel 1935 scrisse anche un libro: “Mano e pensiero Appunti sulla via della Civiltà” (22).

Un espressivo ritratto a mezzo busto in bronzo

In basso Giacomo Bussandri e Noemi Chilesotti il giorno delle loro nozze, 10 ottobre 1904 (Archivio Bussandri)

Sopra, da sinistra

Il musicologo Oscar Chilesotti in un momento di relax, mentre suona il liuto (foto datata 4 giugno 1905)

I figli di Oscar: da sinistra Erberto, Ermanno, Noemi e Gualtiero (Archivio Bussandri)

del Maggiore Giacomo Bussandri fu realizzato dallo scultore Annibale De Lotto (San Vito di Cadore, 1877 - Venezia, 1932) ed esposto nel 1922 alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, dove fu visto e lodato dal re Vittorio Emanuele III in visita alla manifestazione (23). Giacomo si dimise definitivamente dall’esercito nel 1930 e nel giugno del 1931 spostò la propria residenza e la sede definitiva della sua fiorente attività di antiquario in terraferma,

nella Villa Le Marchesane di Bassano. Morì l’11 febbraio del 1959, lasciando la ditta nelle mani del suo unico figlio maschio Oscar

Per saperne di più

Bussandri - Chilesotti: due famiglie dai destini incrociati

Il “Passaporto per l’interno” del Regno d’Italia rilasciato dal Comune di Chieti il 4 gennaio 1918 alla gentildonna Loredana (Lauritana)

Bianco, vedova di Oscar Chilesotti, nel periodo del suo profugato (Archivio Bussandri)

1) Ferdinando Lorenzo Bussandri (Parma, 20 maggio 1838 - Cignano, Parma, 8 dicembre 1915), padre di Giacomo, era figlio di Teresa Lombardi e di Giacomo Luigi Bussandri (che fu nominato sindaco di Cignano il 26 giugno del 1848 con decreto ducale di Maria Luisa d’Austria, vedova di Napoleone Bonaparte) Ferdinando studiò Chimica e Farmacia presso la Regia Università di Parma; si arruolò nell’esercito piemontese come volontario per partecipare alla II Guerra d’Indipendenza; nel 1860 partecipò, da ufficiale, alla III Guerra d’Indipendenza, al comando del Capitano Giuseppe Gerbaix De Sonnaz (Cuneo, 1828Roma, 1905), prendendo parte all’operazione di difesa del principe ereditario Umberto di Savoia (futuro re Umberto I) circondato a Villafranca Veronese dagli ulani dell’esercito austriaco, vedi ABB, Misc. BUSS. I,3; Misc. BUSS I,5 (a-b); Misc BUSS I,4 - 1

Lettere tra Ferdinando Bussandri e Antonietta

Chilesotti si trovano in ABB, Misc. BUSS. I, 19 e in Fondo Lud Barettoni, FAM 9

2) L’attestato del Collegio - Convitto Vittorio Emanuele II, con i voti dei singoli esami, è conservato in ABB, BUSS GIAC CARTEGGIO, 35.

3) Oscar Paolo Rocco Chilesotti (Bassano, 12 luglio 1848 - Bassano, 23 giugno 1916) fu un musicologo di fama internazionale Nel 1871 si laureò in Giurisprudenza all’Università di Padova, ma preferì applicarsi allo studio della paleografia musicale Dal 1880 al 1887 diresse l’Osservatorio Meteorologico di Bassano e dal 1884 al 31 luglio 1891 ricoprì, sempre a titolo gratuito, la carica di Direttore del Museo di Bassano, dalla quale si dimise per contrasti col sindaco Carlo Agostinelli. Su questa sua pluriennale esperienza pubblicò il polemico memoriale “La mia direzione nel Museo di Bassano”, Torino, Fratelli Bocca Editori, Librai di S M Il Re d’Italia, Milano - RomaFirenze, 1902.

Alla sua poliedrica figura di intellettuale (musicologo, traduttore di testi filosofici di Schopenhauer, ecc ) sono stati dedicati vari studi e convegni. Sulla sua figura, vedi Lina Urban, Oscar Chilesotti, “L’Illustre bassanese”, Editrice Artistica Bassano, maggio 1990; Patrizia

A fianco

Annibale De Lotto, Busto di Giacomo Bussandri, bronzo, post 1917 - ante 1922 L’opera venne esposta nel 1922 alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, dove fu ammirata da Vittorio Emanuele III (Collezione Bussandri, ph Carmen Rossi)

Parolin e Franco Rossi, Il fondo musicale “Chilesotti” in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, nuova serie, n 27, 2006; Stefano Pagliantini, Oscar Chilesotti (1848-1916)

L’uomo, lo studioso, in “Notiziario dell’Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti di Bassano del Grappa 2014 - 2018”, Editrice Artistica Bassano, 2018, pp. 121-133; Ivano Cavallini, La musicologia italiana al tempo di Oscar Chilesotti e i problemi di metodo storico, in ibidem, 2018, pp 135-147

A Oscar Chilesotti è intitolata la Sala Conferenze del Museo Civico di Bassano, già Sala di Consultazione della Biblioteca Civica

La famiglia di Oscar Chilesotti e la sua discendenza meritano una breve digressione

Oscar era nato dal matrimonio, celebrato il 2 febbraio del 1832, tra Angelica Marianna

Càntele (Bassano, 10 ottobre 1810 - 17 gennaio 1886) e Luigi Giovanni Antonio Chilesotti (Thiene, 23 aprile 1809 - Bassano, 10 aprile 1884). Il padre di Oscar era figlio di Marianna Bidèse e di Basilio Chilesotti, capostipite del ramo dei Chilesotti di Bassano. Nel 1825, Pietro Giacomo Chilesotti (Thiene, 19 maggio 1803Bassano, ?), l’altro figlio di Basilio, e quindi zio del musicologo Oscar, sposò a Bassano la contessa Antonietta Remondini, discendente della

La tessera di Bussandri cav Giacomo, rilasciata dalla Federazione Fascista Autonoma Artigiani d’Italia, per esercitare la professione di antiquario (1930)

Gualtiero Chilesotti, fratello di Noemi, futuro Console Generale d’Italia a Denver in Colorado negli Stati Uniti (foto datata 4 agosto 1906)

celeberrima famiglia di stampatori bassanesi. Oscar ebbe tre sorelle: Zenobia (Bassano, ?Nove, 1857) in Antonibon; Sofonisba (Bassano, ? - ?) in Aldighieri ed Elvira (Bassano, 18391924) in Bonsembiante

Il 24 settembre del 1872 Oscar sposò Maria Lauritana Bianco (Feltre, 7 febbraio 1855Chieti, 13 aprile 1918), figlia di primo letto della contessa Maria Tiretta di Feltre e di Antonio Bianco. Dal loro matrimonio nacquero: Ermanno (Bassano, 26 settembre 18741915), che divenne medico condotto e sposò Adele Goldberg; Gualtiero (Bassano, 31 marzo 1876 - Rapallo, 4 marzo 1936), che divenne

diplomatico e sposò Alice Colucci; Noemi Angelica (Bassano, 13 agosto 1878 - 27 agosto 1950), che sposò Giacomo Bussandri ed Erberto Tullio (Bassano, 1882 - 1921), che sposò Teodora Martini

Oltre ai documenti relativi alle famiglie Chilesotti e Bussandri conservati nell’Archivio Bussandri di Bassano, molto utili sono state le annotazioni dattiloscritte di Oscar Bussandri, gentilmente fornitemi da sua figlia Simonetta; una ricostruzione dell’albero genealogico della famiglia Chilesotti si trova in Stefano Pagliantini, “Notiziario dell’Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti di Bassano del Grappa 2014 - 2018”, p. 133.

4) Vedi “Annuario d’Italia - Guida generale del Regno”, Anno XXXIV. L’Annuario fu pubblicato a partire dal 1861, dunque l’anno XXXIV, dove è pubblicata l’inserzione, si riferisce al 1895

Nell’anno scolastico 1885/1886, Noemi fu premiata con un attestato di merito firmato dalla direttrice Lucia Malgarini, ABB, Misc BUSS. I, 64.

Nel 1889 l’insegnante di Disegno in questa

22
Il Maggiore Giacomo Bussandri nel suo Distretto Militare con alcuni soldati (post 1917) Cartolina Postale commemorativa del 51° di Fondazione del Distretto Militare di Venezia, 1924 (Archivio Bussandri)

Il Maggiore Giacomo Bussandri, al centro, con alcuni colleghi ufficiali, il 24 marzo 1918, nel parco di Villa Obletter a Chieti all’epoca del trasferimento del Distretto Militare di Venezia nel capoluogo abruzzese (Archivio Bussandri)

In basso La tessera dell’Ateneo Veneto e quella della XII Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia (1922) del Magg Bussandri Cav Giacomo (Archivio Bussandri)

scuola è Giuseppe Lorenzoni, vedi Casagranda, “Giuseppe Lorenzoni”, catalogo mostra, 2004, cit., in Regesto, p. 98

5) Negli epistolari e nei documenti d’archivio i figli sono spesso citati solamente con i loro diminutivi o nomignoli La primogenita Zenobia (Romano d’Ezzelino, 17 settembre 1905Arcugnano, 20 agosto 1972) fu così chiamata in memoria della zia prematuramente morta di parto a Nove dopo un anno di matrimonio con Pasquale Antonibon Zenobia Bussandri il 25 aprile del 1935 sposò l’ingegnere Guglielmo

Barettoni (Nove, 24 febbraio 1900 - 13 maggio 1970), terzogenito dei sei figli dell’avvocato Lodovico Nel 1924 Guglielmo era stato associato dal padre alla ditta di maioliche di Nove che ereditò nel 1933 alla di lui morte. Zenobia e Guglielmo ebbero due figli: Lodovico (Nove, 1936) e Adriana (Nove, 1938 - Padova, 1984).

La secondogenita fu chiamata Loredana (Bassano, 5 ottobre 1908 - Mestre, 1987), come la nonna materna Lauritana (in alcuni documenti chiamata anche Loredana) ed ella rimase nubile La terzogenita Maria Lucina (Venezia, 1919 - Milano, 1996) sposò Ettore

Chiodelli e, infine, l’ultimogenito Oscar Ermanno (Venezia, 12 maggio, 1922 - Bassano del Grappa, 30 novembre 2012), chiamato come il celebre nonno musicologo Il 2 gennaio del 1952 Oscar sposò Sonia Magda Scapin (Bassano del Grappa, 31 dicembre 1929).

6) G Bussandri tenente, La Geologia come scienza tecnica e come coltura, estratto dalla “Rivista militare italiana”, dispensa VII 1910, Roma Tipografia Enrico Voghera, 1910; Giacomo Bussandri Tenente, Il Forte di Fuentes, in “Rivista militare italiana”, fasc. 9, 1909, Roma Tipografia Enrico Voghera, 1909; G Bussandri, Tenente nel Distretto Militare di Lecco, “Note Geotectoniche sul Monte BARRO nel Territorio di Lecco”, Lecco, Tipografia Editrice Fratelli Grassi, 1909, via Cavour, num 15; Tenente G Bussandri, Osservazioni stratigrafiche sul Monte Barro, estratto dagli “Atti della Società Italiana di Scienze Naturali”, vol XLIX, Pavia, Premiata Tipografia Successori Fusi, 1910, pubblicazioni conservate in ABB, Misc OP BUSS I, 1 - 6 - 7 - 8.

Il Monte Barro Note geologiche ad uso dei

congressisti - XXX Congresso geologico nazionale, Lecco 10 - 17 settembre 1911, Milano, Tipografia degli Operai, 1911, ABB, Misc OP BUSS. I, 4; Escursione sul Monte Barro, XXX Congresso, 1911, Milano - Lecco, Estratto dal “Bollettino della Società Geologica Italiana”, XXX, 1911, ABB, Misc. OP. BUSS. I, 5. Lettere relative agli studi di geologia e alle sue pubblicazioni, ABB, BUSS. GIAC. CARTEGGIO 19 e 20; documenti sulla sua carriera militare e scientifica, ABB, Misc. BUSS I, 21 (1 - 13)

7) Le tessere delle varie associazioni scientifiche alle quali fu iscritto sono conservate in ABB, Fondo Lud Barettoni, FAM 26; per la Societé Géologique de France, ABB, BUSS. GIAC CARTEGGIO, 56

8) Nel 1911 il “Capitano Bussandri” prese in affitto per lire 120 mensili un appartamento di proprietà del Sig. Lavena posto al secondo piano di Palazzo Pisani, in Campo Santo Stefano al civico 2809. Il contratto fu stipulato dall’Agenzia S Angelo 3806, vedi ABB, Fondo Lud Barettoni, FAM 35, conservato in FAM. 1 - 33; l’anno successivo gli fu affittato anche il terzo piano, ibidem, FAM 36

9) Un bollettino di consegna di mobili per Palazzo Pisani, acquistati a Bassano dalla ditta Brandestini nel 1911 si trova in ABB, Fondo Lud Barettoni, FAM 35-d (in FAM 1 - 33)

10) Molti mobili e oggetti furono acquistati dall’antiquario veneziano Clemente Jarach

(Clemente Jarach - Vendita Collezione Antichità - Traghetto della Maddalena) e dall’antiquario fiorentino Alfredo Geri (Impresa di Vendite Arte Antica e Moderna diretta dall’Antiquario Alfredo Geri a Firenze, Borgognissanti 12), in ABB, Fondo Lud Barettoni, FAM 37 (in FAM 1 - 33) Altri antiquari di riferimento a Venezia furono Massimo Foà, con negozio in Palazzo Barzizza sul Canal Grande (San Polo 1172), vedi ABB, Fondo Lud. Barettoni ARCHIVIO, 35 e la Galleria Boralevi & C in Piazza San Marco, vedi ABB, Arch. St. DITTA, CL 53

11) Sul suo pensionamento vedi ABB, BUSS. GIAC CARTEGGIO, 69

12) L’appartamento fu preso in affitto dall’allora proprietario senatore Pompeo Molmenti dal 1916 al 1919 I contratti di locazione furono sempre redatti a cura dell’amministratore arch. Vincenzo Rinaldo, vedi ABB, Fondo Lud Barettoni, FAM. 38 a - f (in FAM. 1 - 33). Nel 1920 il palazzo divenne proprietà della contessa Cecilia Zeno, vedova Mocenigo, Soranzo De’ Soresina - Vidoni (residente a CessaltoTreviso), la quale rinnovò il contratto d’affitto a Bussandri fino al 1922, vedi ABB, Fondo Lud Barettoni, FAM 40 a - n (in FAM 1 - 33)

13) Sulla promozione a maggiore di Giacomo, vedi ABB, Misc BUSS I, 136; la notizia fu riportata dal “Gazzettino” del 22.04.1917.

14) Il Passaporto per l’interno del Regno d’Italia, munito di una foto dell’intestataria Loredana Bianco, fu rilasciato dal Comune di Chieti il 4 gennaio 1918 Le fu rilasciato per consentirle di tornare a Bassano per occuparsi delle sue proprietà, passando per le città di Bologna, Vicenza e Padova, vedi ABB, BUSS. GIAC CARTEGGIO, 3, 144

15) Negli anni 1917 e 1918 Bussandri prese in affitto a Chieti dal Sig Tommaso Salvatore il primo piano di una casa di proprietà Tella e un magazzino, già proprietà Miseis, posti entrambi nella Villa Comunale, in Via S Andrea, vedi ABB, Fondo Lud. Barettoni, FAM. 41 (in FAM. 1 - 33) Per documenti relativi al comando militare di Giacomo a Chieti, vedi ABB, Misc. BUSS I, 6 e in BUSS GIAC CARTEGGIO, 4

16) Nel corso della festa del Columbus Day lo

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Giacomo e Noemi Bussandri, con Lauritana Bianco Chilesotti (al centro, seduta) e alcune amiche, a Chieti nel periodo del loro profugato (Archivio Bussandri)

Annibale De Lotto, Busto di Giacomo Bussandri, gesso, post 1917 - ante 1922 (Collezione Barettoni, ph Alessandra Barettoni)

scultore Annibale De Lotto modellò a Chieti un busto in argilla di Cristoforo Colombo, vedi ABB, Misc. BUSS. I, 147.

17) Nel 1918 Giacomo divenne presidente del Comitato Profughi di Guerra, ABB, Fondo Lud. Barettoni, FAM 19; dal 1923 al 1931 gestì la “Smobilitati Benefica”, un’associazione fondata col compito di provvedere alle necessità dei soldati “smobilitati”, ABB, BUSS I, 73 e BUSS. GIAC. CARTEGGIO, 38.

Fu insignito Cavaliere della Corona d’Italia e Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro

18) Ricevute d’affitto del magazzino ad uso esclusivo di deposito mobili al civico 2162 di Campo San Polo per gli anni 1920 e 1921, in ABB, Fondo Lud. Barettoni, FAM. 39 a - c (in FAM 1 - 33)

19) Bussandri prese in affitto la Palazzina Tasso dal sig Tito Boselli dal 1923 al 1931 L’affitto della palazzina con l’annesso giardino ammontava a 2750 lire mensili La registrazione in questa sede presso la Camera di Commercio della ditta Bussandri Antichità avvenne il 26 maggio del 1925, vedi ABB, Arch St. DITTA Buss. 41 e 49. La palazzina fu l’ultima sede veneziana della ditta, vedi ABB, BUSS. GIAC. CARTEGGIO, III, 515 - 519.

20) Gualtiero Chilesotti (Bassano, 31 marzo 1876 - Rapallo, Genova, 4 marzo 1936) si laureò in giurisprudenza e intraprese la carriera diplomatica, divenendo console generale d’Italia a Denver in Colorado negli Stati Uniti. Nel 1911 sposò Alice Colucci (Cairo, Egitto, 17 luglio 1885 - Roma, 14 luglio 1960). Per ragioni ancora ignote e imprecisate, egli fu ri-

mosso dall’incarico di console da Mussolini. Le lettere di Gualtiero e di sua moglie Alice indirizzate a Noemi si trovano in ABB, Epistolario Bussandri, 1 - 18 Nel 1933 il poeta americano Ezra Pound scoprì nell’abitazione di Gualtiero Chilesotti a Rapallo un nutrito nucleo di trascrizioni musicali di Oscar Chilesotti. In veste di critico musicale e direttore artistico della rassegna Inverno a Rapallo, Pound organizzò una stagione concertistica dedicata all’esecuzione di tutte la rarità musicali di Oscar da lui ritrovate, vedi Stefano Pagliantini, “Notiziario” (20142018) cit , p 132

21) Sul Museo di Scienze Naturali a Venezia vedi ABB, Misc BUSS I, 88; Fondo Lud Barettoni, FAM. 27 (nel 1921 fa parte del Consiglio Direttivo del Museo di Storia Naturale), BUSS. GIAC. CARTEGGIO, 9 (anno 1925) e ibidem, 57 (citato come socio fondatore in una lettera del 7 dicembre 1929).

22) Giacomo Bussandri, “Mano e pensiero Appunti sulla via della Civiltà”, Bassano, Arti Grafiche Pozzato, 1935, in ABB, Misc. OP. BUSS I, 3

23) Il busto-ritratto di Giacomo Bussandri fu eseguito dallo scultore Annibale De Lotto ed esposto alla Biennale di Venezia del 1922; la notizia venne riportata dal “Gazzettino” del 17 maggio 1922, vedi ABB. Misc. BUSS. I, 132. Lo scultore cadorino Annibale De Lotto operò a Venezia e visse come “sfollato” a Chieti nello stesso periodo di Giacomo Bussandri; in occasione del Columbus Day lo scultore eseguì un busto in argilla di Cristoforo Colombo, ABB, Misc BUSS I, 147)

La doppia pagina interna del pieghevole pubblicitario della “Bussandri Antichità”, con il profilo della ditta, allora situata in Campo San Polo 2156

Il testo, in inglese, è rivolto a una clientela internazionale, 1931 (Archivio Bussandri)

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Lo storico dell’arte americano

Bernard Berenson, ospite di Giacomo Bussandri in Villa

Le Marchesane, 18 ottobre

1921 (Archivio Bussandri)

In alto, foto grande

Il prospetto sud della Villa

Le Marchesane negli anni

Venti Giustapposto al corpo principale, l’edificio neogotico eretto da Giacomo come ampliamento dello showroom

Il trasferimento della “Bussandri Antichità” da Venezia a Bassano

Nel 1926 la famiglia Bussandri acquistò Villa Le Marchesane dai nobili Dolfin-Boldù, dopo averla presa in affitto per anni come residenza estiva di campagna (1)

Giacomo aveva iniziato fin dal 1920 a utilizzarne alcuni spazi come deposito dei suoi mobili in terraferma; tuttavia solamente nel 1931 prese la radicale decisione di trasferirsi qui definitivamente (2)

I vasti saloni furono trasformati per essere adibiti a raffinato showroom e, a questo scopo, si resero necessari alcuni lavori per una parziale ristrutturazione interna Nel giardino retrostante fu costruito un edificio in stile gotico veneziano, destinato a diventare un ampliamento dello showroom, e un laboratorio per il restauro di mobili antichi. A tal fine Giacomo ingaggiò due abili ebanisti provenienti da Venezia, esperti nelle varie operazioni e mansioni inerenti alla lavorazione del legno: intaglio, intarsio, laccatura, doratura, levigatura, lucidatura e montaggio Ad

essi furono affiancati alcuni lavoranti locali, primo fra tutti Antonio Zìchele, un falegname già alle dipendenze della famiglia Chilesotti. L’attività di restauro comportò la necessità di avere maestranze molto qualificate e di conseguenza furono formati artigiani in grado di assolvere a questo scopo. A Giacomo Bussandri va quindi riconosciuto il merito di aver contribuito alla custodia e alla salvaguardia di specifiche tecniche relative alla lavorazione del mobile e di averle trasmesse alle generazioni future

Per saperne di più

La villa: da luogo di delizie a contesto produttivo

1) I primi proprietari della Villa Le Marchesane furono il nobile Francesco Baggio e la nobile vedova Compostella, ai quali seguirono: il nobile Carlo Agostinelli (del quondam Antonio) e la moglie Carolina; i nobili Isabella Compostella (del quondam Baldassare) e suo marito, il conte Enrico Dolfin

Quest’ultimi dapprima affittarono e poi ven-

Il corpo padronale della villa visto da nord (secolo XVII su probabili preesistenze) La facciata dell’adiacenza neogotica, come si presenta oggi (ph Carmen Rossi)

dettero a Giacomo Bussandri la villa Su Villa Le Marchesane vedi Renato Cevese, Villa Compostella, Dolfin, Bussandri di Angarano in “Ville della provincia di Vicenza”, Milano, 1971, vol. II, p. 330; Renato Cevese, Bassano del Grappa, Marchesane - Villa Bussandri, in “Ville della Provincia di Vicenza - Veneto 2”, Milano, Rusconi, seconda edizione, 1980, p 285 e Donata Battilotti (a cura di), Villa Compostella, Dolfin, Bussandri, in “Ville Venete: la Provincia di Vicenza”, Istituto Regionale Ville Venete, Venezia, Marsilio, 2005, pp 54-55, dove vengono riportati anche i dati catastali F. 25, M. 29. Per notizie vedi ABB, Misc BUSS , 152 Sul significativo restauro della villa nel 1924’25 vedi BUSS GIAC CARTEGGIO, 8 2) Il trasferimento definitivo della “Bussandri Antichità” dalla Palazzina Tasso di Venezia alla Villa Le Marchesane di Bassano avvenne nel giugno del 1931 e da allora è rimasta l’unica sede della ditta, vedi ABB, BUSS GIAC. CARTEGGIO, 66 e 70.

L’ingresso detto “Porta Monti”con l’affresco della seconda metà del XVII secolo raffigurante la Madonna del Carmine tra i santi Giuseppe, Francesco, Antonio da Padova e Giustina L’opera si trova nella parte superiore della parete ovest

L’adiacente Sala del Camino Dipinta sulla cappa compare l’iscrizione“Nihil iucunda est sine domestica sede”, scelta da Giacomo come motto di famiglia (ph Carmen Rossi)

Oscar Bussandri e la fondazione della “Bussandri Arte”

Oscar Ermanno Bussandri (Venezia, 12 maggio 1922 - Bassano del Grappa, 30 novembre 2012) nacque nel gotico Palazzo Soranzo dopo tre sorelle, a diciassette anni di distanza dalla primogenita

Visse la sua infanzia a Venezia fino al 1931, quando la famiglia si trasferì definitivamente a Bassano nella Villa Le Marchesane. Conseguì il diploma di maturità classica al Liceo - Ginnasio “G B Brocchi” e si iscrisse alla facoltà di Ingegneria presso l’Università degli Studi di Padova, la cui frequenza interruppe per prendere parte nel 1943 al Corso Allievi Ufficiali di Complemento degli Alpini a Tarquinia (Viterbo).

Il 2 gennaio del 1952 sposò Sonia Magda Scapin (Bassano del Grappa, 1929), con la quale generò i gemelli Gabriele e Simonetta Noemi (Padova, 4 gennaio 1953)

Oscar crebbe in un ambiente familiare culturalmente molto vivace e stimolante Pur non avendo mai conosciuto il suo celebre nonno materno, il musicologo Oscar Chilesotti, probabilmente sentì la responsabilità di portare quel nome Anche la carismatica figura paterna dovette suscitare in lui una certa soggezione, mitigata dalla dolcezza della madre Noemi, alla quale Oscar fu sempre affettivamente più legato (1).

Ricordiamo che il padre era stato un uomo dal carattere austero e determinato, un militare di carriera, culturalmente molto versatile e curioso, uno studioso appassionato di geologia, un raffinato collezionista, un “connoisseur”, un antiquario di chiara fama e un brillante uomo d’affari, rispettato e ricordato da tutti per i suoi modi garbati e signorili

Crescendo, Oscar ebbe modo di condividere le stesse concezioni estetiche del padre Entrambi, infatti, amarono qualsiasi forma d’arte, senza alcuna distinzione gerarchica, poiché di ogni oggetto apprezzarono sempre, in primis, l’accuratezza esecutiva, da loro ritenuta la fondamentale garanzia del valore artistico

La scelta di Oscar di entrare a far parte dell’azienda di famiglia avvenne, tuttavia, grazie

a un episodio del tutto fortuito, risalente all’immediato secondo Dopoguerra, un piccolo evento che egli amava spesso raccontare, non senza un pizzico di orgoglio autocelebrativo La Seconda Guerra Mondiale aveva drasticamente ridimensionato il commercio internazionale, già duramente provato fin dal 1929 con il crollo della Borsa di Wall Street a New York Nel 1948 i genitori di Oscar erano ormai divenuti anziani e gli affari dell’azienda languivano in una situazione di stallo Un giorno, inaspettatamente, arrivò in ditta dall’America la signora Robinson, una loro conoscenza di vecchia data, poiché un tempo era stata la corrispondente per l’acquisto e rifornimento di mobili per i magazzini Macy & Co. di New York (2). Al giovane Oscar fu affidato l’incaricato di accompagnarla a visitare le varie sale espositive della villa ed egli, in quella sola giornata, riuscì a venderle tutto quanto era allora disponibile all’acquisto, scoprendo così di avere uno spiccato talento nel capire i gusti del cliente e la capacità di soddisfarne i desideri. Il suo entusiasmo fu tale che prese, su due piedi, la decisione di abbandonare per sempre gli studi di Ingegneria per dedicarsi al commercio Con una scrittura privata del 18 settembre

Oscar Bussandri, a tre anni, nel cortile della Palazzina Tasso, ultima residenza veneziana della famiglia, nonché sede della ditta

In basso

Oscar in braccio al padre Giacomo, particolarmente orgoglioso del figlio, ultimogenito dopo le sorelle Zenobia, Loredana e Maria Lucina (Archivio Bussandri)

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Oscar Bussandri, nel 1995, nello studio destinato ad accogliere i clienti e a orientarli nella scelta dei tessuti

Un gruppo di bambini nella campagna di Marchesane Fra loro anche il piccolo Oscar (nella carriola) e la sorella Maria Lucina, prima a sinistra, sulla bicicletta (Archivio Bussandri)

1953, registrata a Bassano il 6 febbraio 1954, padre e figlio costituirono una società di fatto, denominata S.A.R.R.M.A. (Società Artigiana Restauro e Riproduzione Mobili Antichi), con sede in via Marchesane a Bassano del Grappa Nel contratto fu stabilito che l’amministrazione della società spettasse a entrambi e che il socio Oscar conservasse la direzione tecnica dell’intera azienda (3)

Alla morte del padre, avvenuta nel 1959 (la madre era scomparsa nel 1950), Oscar ne divenne titolare e unico proprietario. Con la sua conduzione la ditta conobbe il massimo incremento produttivo, tanto che essa divenne un’azienda-scuola nella quale si formarono maestranze di valore, molte delle quali diedero in seguito vita a proprie imprese nel settore del mobile Accanto all’attività di restauro istituita dal padre, Oscar ebbe l’idea di avviare la fabbricazione di mobili in stile antico, avvalendosi come modelli dei pezzi di antiquariato presenti nella collezione Con questa formidabile intuizione egli impresse una nuova e originale identità all’azienda.

Nel periodo del boom economico italiano, gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, puntare sulla “qualità” del prodotto non era una

scelta né facile né scontata, ma per Oscar si rivelò invece la carta vincente Le conoscenze maturate nell’ambito dell’antiquariato furono abilmente incanalate nel ramo industriale I suoi mobili infatti, pur essendo in parte realizzati industrialmente, mantenevano la qualità esecutiva del lavoro artigianale e questo gli valse una certa notorietà, assicurandogli diversi prestigiosi riconoscimenti nazionali e internazionali (4).

Oscar si rapportava ai clienti in modo del tutto nuovo: non si limitava a proporre i suoi mobili, ma suggeriva ambientazioni costruite “ad hoc”, cercando di individuare i gusti e interpretare le esigenze del cliente, arrivando persino a consigliare il colore da dare alle pareti e a scegliere il tipo di tessuto più adatto; per il quale proponeva, come in passato aveva fatto suo padre, le stoffe delle migliori manifatture tessili veneziane, quelle cioè di Mariano Fortuny, Luigi Bevilacqua e Lorenzo Rubelli (5).

Ottenne committenze nazionali e internazionali prestigiose: grand hotel (6), ambasciate, enti pubblici, istituti bancari (7), ville e residenze private (8), biblioteche e librerie (9)

Nella sua attività si avvalse della collaborazione della moglie Sonia, abile disegnatrice e

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decoratrice che fu allieva dello scultore e ceramista bassanese Luigi Fabris (1883-1952)

Si fidava molto del suo gusto raffinato e la coinvolse sempre nelle scelte degli oggetti d’arte e d’antiquariato da acquistare Sonia si occupava personalmente dell’arredo dei saloni dello showroom, che ella variava in continuazione, preoccupandosi di trovare il giusto accostamento stilistico e cromatico tra i mobili e le suppellettili. Dedicava una particolare attenzione ai tendaggi, per i quali utilizzava anche i tessuti moderni, realizzati con il telaio a mano, prodotti dalla sua amica designer tessile e imprenditrice Fede Cheti (Savona, 1905 - Genova, 1978).

Per la ditta, Sonia ideò anche una linea di mobili in radica e ottone, denominati cocktail tables, che divennero un must della produzione I coniugi Bussandri si recavano quotidianamente in azienda per l’ispezione e il controllo della qualità del lavoro finito, prima della spedizione ai clienti

Oscar mantenne cordiali rapporti d’amicizia con i suoi ex-dipendenti, tanto che divenne una consuetudine ritrovarsi assieme annualmente in un conviviale banchetto: una tradizione che la figlia Simonetta è riuscita a mantener viva

ancor oggi e che è ampiamente documentata dalle numerose e affettuose targhe a lui dedicate, nelle quali viene ringraziato come “maestro”.

Va assolutamente rimarcato che la Bussandri Arte, leader nel suo settore, diede avvio al fiorente distretto del mobile d’arte in Italia (10).

All’apice della sua attività, arrivò a impiegare circa trecento dipendenti, tra i quali numerose donne, prevalentemente assunte come levigatrici, pittrici e decoratrici.

Oscar può essere considerato un rappresentante della rara categoria di industriali che ha collocato la cultura al primo posto, considerandola un valore “aggiunto” dell’attività imprenditoriale.

La ricchissima biblioteca conservata in ditta, costituita da migliaia di libri e cataloghi inerenti alla storia del mobile, dell’arredo, della ceramica, del tappeto e di qualsiasi genere di oggetti di antiquariato (argenteria, bastoni da passeggio, orologi, vetri di Murano, cristalli di Boemia, ecc ) rimane una testimonianza della sua cultura Grazie alle specifiche competenze, Oscar fu invitato, per quattro anni consecutivi, dal 1993 al 1996, a tenere lezioni sulla storia del mobile al Master di Design e Management del Politecnico di Milano e, nel 2003, tenne una

Oscar con la fidanzata Sonia Magda Scapin, conosciuta durante uno spettacolo al Teatro-Cinema Astra di Bassano nel 1951 (Archivio Bussandri)

Oscar Bussandri, studente, nel periodo in cui frequentava il Liceo - Ginnasio “G B Brocchi” di Bassano (Archivio Bussandri)

lezione sulla storia del mobile veneziano nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista dell’Università Popolare di Venezia (11)

Per le sue benemerenze, nel 1959 fu nominato Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (nella sezione della Lombardia) e alla consorte Sonia fu concessa la nomina di Dama; nell’ottobre del 1961 gli fu conferita l’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana; nel 1999, inoltre, gli fu consegnata una targa di Benemerenza della Città di Bassano (12) Grazie all’impegno della figlia Simonetta nel reperire nell’archivio tutta la documentazione necessaria, nel dicembre del 2022 il Marchio Bussandri è stato inserito nel “Registro Speciale dei Marchi Storici di Interesse Nazionale”, albo istituito nel 2020, al quale si accede solamente se si è in possesso dei requisiti di eccellenza e di una documentazione circostanziata che certifichi un’attività continuativa per almeno cinquant’anni

Per saperne di più

I successi di un’azienda-scuola

1) Nel 2003 la studiosa Lina Urban, al termine del suo lungo e laborioso lavoro di riordino e di catalogazione dell’archivio Bussandri, rinvenne alcuni quaderni di Noemi Chilesotti

Bussandri contenenti molte ricette di famiglia, tramandate di generazione in generazione per via femminile. Tale ricettario fu pubblicato, a cura della stessa Urban, con il titolo “La cucina

di Checco servitore / con modificazioni ed aggiunte di altri celebri cuochi / Thiene, casa Chilesotti, 1870 / ossia 229 ricette di cucina veneta in villa tra Otto e Novecento”, Venezia, Centro Internazionale della Grafica di Venezia, 2003 Nella prefazione del libro, Oscar Bussandri tributa un affettuoso ricordo della madre Noemi.

2) Per i documenti relativi ai rapporti commerciali con i magazzini Macy’s & Co. tramite Miss Robinson, vedi ABB, Arch St Ditta, M 1

3) La Società S A R R M A tra Giacomo e Oscar Bussandri fu preceduta da una scrittura privata datata 18 settembre 1953 e registrata a Bassano del Grappa il 6 febbraio del 1954 (al n 2249, vol 129, mod II - con esatte L 99 000 - atti privati), vedi in “Foglio Annunzi Legali” del 6 aprile 1954, al n 876, conservato in ABB, Oscar Bussandri, 2.

4) Nel 1996 il Grand Hotel National Lucerne di Lucerna (Svizzera) fu considerato tra i migliori alberghi del mondo, occupando il settimo posto della graduatoria internazionale e nel 2008 l’Hotel San Clemente Palace di Venezia, arredato nel 2002, si guadagnò addirittura il secondo posto della classifica internazionale.

5) Sui tessuti Bevilacqua (1928-1939), ABB, Arch. St. DITTA, CL. 44 e 45; sui tessuti Fortuny (1937), ibidem, CL 149; sui tessuti Rubelli, ibidem, NR 57

6) Tra i numerosi hotel arredati in Italia ci limitiamo a citarne alcuni tra i più famosi; a Venezia l’Hotel Bauer (i cui mobili Bussandri sono stati recentemente battuti all’asta a Parigi

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Giacomo e Oscar a Villa Le Marchesane nel 1950 (Archivio Bussandri)

da Artcurial), l’Hotel Cipriani, l’Hotel Danieli, l’Hotel San Clemente Palace e l’Hotel Dei Dogi; a Cison di Valmarino l’Hotel Castello Brandolini; a Madonna di Campiglio l’Hotel Des Alpes; a Fiuggi il Grand Hotel Alle Terme; a Ravello Palazzo Sasso; a Taormina l’Hotel San Pietro; a Grado il Grand Hotel Astoria L’elenco degli alberghi internazionali è lunghissimo, pertanto ci limitiamo a citare le nazioni in cui essi si trovano: Austria, Colombia, Francia, Germania, Giappone, Polonia, Regno Unito, Russia, Svizzera e Ucraina

7) Arredi per uffici, sale consigliari e di rappresentanza si trovano presso l’Ambasciata d’Italia a Parigi; nel Palazzo della Delegazione Europea di Strasburgo; nel Palazzo Presidenziale di Belgrado (Serbia); nel Palazzo del Capo del Senato e nella residenza del Presidente del Kazakhistan ad Astana; negli appartamenti del quartier generale della difesa di Riyadh (Arabia Saudita). In Italia, i mobili Bussandri si trovano negli uffici e nelle sale consigliari del Comune di Bassano del Grappa, della Prefettura e della Cassa di Risparmio di Vicenza, nella Banca del Friuli a Udine, nel Palazzo della Regione del Trentino Alto Adige a Trento, nelle Fondazioni Cini e Levi e nella sede Unesco di Venezia

8) Tra le residenze private citiamo quella del Duca di Windsor a New York (curata dall’architetto Olga Erlagher), le regge del re del Marocco a Rabat e a Fez e i suoi uffici a Casablanca, la residenza del sultano del Bahrain a Bahrain

Oscar e Sonia il giorno delle loro nozze, in Santa Maria in Colle il 2 gennaio 1952 (Archivio Bussandri)

9) Alla ditta Bussandri spettano gli arredi della Libreria Palazzo Roberti di Bassano del Grappa e della sala di lettura della Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza L’arredo della sala di consultazione della Biblioteca Civica di Bassano, intitolata a Oscar Chilesotti, è stato rimosso e distribuito nei diversi uffici comunali quando la biblioteca fu trasferita nella nuova sede.

10) Giuseppe Chiuppani, Metallurgici, Mobilieri e Orefici a Bassano - La lavorazione del legno, in A A V V , “Storia di Bassano” (Bassano 1980), ristampa, Vicenza, 1989, pp 376-377; Claudio Strati (a cura di) Quell’amore tutto bassanese per la bellezza del legno, in “Il mobile di Bassano”, supplemento al n. 9/1995 di Area Nuova, periodico mensile, pp 10-11 e Una scuola di “gusto” e cultura, ibidem, pp.12-13; Angelo Rigoni Colombo, La lavorazione del mobile d’arte e la scuola bassanese nel dopoguerra, in “Veneto-Anni Cinquanta”, 2009, pp 64-66 e immagini pp 67-71

11) “L’arredamento nei secoli a Venezia”, conferenza tenuta da Oscar Bussandri il 14 marzo 2002 presso l’Università Popolare di Venezia nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, vedi ABB, Oscar Bussandri, 8.

12) Per le varie onorificenze, vedi ABB, Oscar Bussandri, 4 Le varie targhe sono conservate in azienda.

In basso Oscar Bussandri in una curiosa caricatura (Archivio Bussandri)

Alle pagine seguenti La Sala Porta Monti, oggi (ph Andrea Tessarolo)

In basso Nel dicembre 2022 il brand Bussandri è stato inserito nel “Registro Speciale dei Marchi Storici di Interesse Nazionale”

Simonetta Bussandri ricorda suo padre Simonetta del padre Oscar ama soprattutto ricordare la sua poliedricità e creatività imprenditoriale Dall’ambiente familiare egli aveva sicuramente ereditato l’apprezzamento per l’arte, il gusto raffinato e il piacere di voler essere sempre circondato dal bello. Divenne collezionista molto precocemente, soprattutto di opere di Jacopo Bassano e della sua bottega, che non disdegnò di prestare a mostre d’importanza nazionale e, in qualche caso, di esserne sponsor. Per quanto riguarda il suo lavoro, egli elaborò una sorta di carta dei valori, un vero e proprio “decalogo”, nel quale fissò i principi ai quali la sua produzione di mobili doveva rigorosamente attenersi. In esso la cultura occupava il primo posto Gli altri punti riguardavano la qualità, data dall’armonia delle proporzioni, dall’accordo cromatico, dall’impiego di materiali di prima scelta, nonché dall’accuratezza esecutiva e da quella che definiva “sicurezza stilistica” L’osservanza di tutti questi punti garantiva la durata nel tempo delle sue creazioni, che egli amava definire “originali postumi”

Con questa definizione intendeva che i suoi mobili non erano copie o repliche, seppure fedeli agli originali, ma opere create per far ancora godere nel presente della bellezza nata nel passato. Per questo istruiva i suoi apprendisti af-

Qui sotto

Alcuni significativi dettagli, dai quali si colgono la straordinaria accuratezza esecutiva e il pregio dei materiali utilizzati (ph Andrea Tessarolo)

finché divenissero degli abili artigiani in grado di applicare le antiche tecniche, come quella, ormai perduta, delle lacche grasse

Simonetta ricorda gli enormi bidoni nei quali erano conservate le terre di diverso colore (rosso, bruno, giallo e grigio) che, diluite nell’acqua e strofinate a mano con uno straccio, producevano sul mobile effetti di profondità ovvero di contrasto chiaroscurale tra le parti sporgenti e quelle rientranti

Molto importanti erano tutte le operazioni inerenti alla “anticatura”, come la resa della pàtina, dell’invecchiamento e di quegli effetti che lui chiamava “rovinii” Per riprodurre sul legno le abrasioni, le graffiature e i piccoli fori dei tarli si era inventato una mazza puntuta, una specie di sfera ricoperta da chiodi e lamine metalliche di varie misure in essa conficcati. Le serrature e le cerniere venivano fedelmente riprodotte da abili fabbri e poi “anticate” lasciandole alle intemperie per vari mesi Inventò, inoltre, anche un sistema di prolunghe per i tavoli, in modo da mutarne velocemente e con facilità il formato. Disegnava in continuazione schizzi ovunque, sottoponendoli alle maestranze per la loro realizzazione Aveva una mente effervescente e sempre in attività; non viveva il suo lavoro come un obbligo o una necessità, bensì come passione, divertimento, gioco e sfida so-

Oscar Bussandri nella Sala del Camino della villa.

prattutto a se stesso Pranzava sempre in azienda e per i suoi operai creò una mensa interna. La sua mente era creativa e al contempo sistematica; lo testimoniano oggi le sue innumerevoli agende, da lui create a proprio uso e consumo, meticolosamente compilate ogni giorno e dotate di un singolare indice pro-memoria di sua invenzione Sotto la sua direzione, l’attività dell’azienda crebbe notevolmente. L’edificio fatto erigere in giardino dal padre non bastò più Pertanto, fece edificare nuovi padiglioni, tutti schermati da alberi, ed enormi tettoie per proteggere le scorte dei legnami. Dotò i reparti di lunghe “rulliere”, specie di binari che servivano per far scorrere e trasportare velocemente i pezzi parzialmente lavorati da un reparto all’altro; un’invenzione che gli consentì di ottimizzare notevolmente la logistica e i tempi di trasporto, rendendo anche più agevole e sicuro il lavoro

Le pareti dei magazzini erano dotate di alte scaffalature, le cui scale erano intervallate da piattaforme fisse, sulle quali si potevano appoggiare i pezzi prelevati da portare in reparto

Un aspetto curioso riguarda i banconi da lavoro; ogni lavorante, infatti, doveva costruirsi da sé il proprio in base alla propria statura, alle sue esigenze personali e lavorative. Pertanto, i banconi erano uno diverso dall’altro: variavano nel numero di cassetti, di ripiani, di portaog-

getti e potevano prevedere anche uno specchio

La qualità del lavoro finale era elevatissima. Quotidianamente Oscar e la moglie Sonia, spesso coadiuvati dalla segretaria e dai capi dei vari uffici tecnici, ispezionavano l’azienda affinché tutto procedesse secondo le regole e le direttive Oscar era un perfezionista: poteva permettersi di fare qualsiasi osservazione sul lavoro altrui, poiché era molto competente e un vero conoscitore della storia del mobile I suoi dipendenti lo consideravano un “maestro”. Nel 2008 creò la Bussandri Chilesotti Onlus allo scopo sociale di promuovere e aiutare i giovani nel loro percorso artistico Dal padre, Simonetta ritiene di aver appreso il senso del dovere e la forza di volontà

Simonetta Bussandri si è laureata in architettura a Venezia; ancor oggi continua a esercitare l’attività di arredatrice che le era stata affidata in azienda dal padre Attualmente il ramo produttivo della ditta è chiuso, ma l’attività commerciale prosegue con la vendita di mobili e oggetti, così come con la progettazione di interni Le pregiate stoffe e le passamanerie servono non solo per tendaggi, imbottiture e tappezzerie, ma anche per creare mise-en-place personalizzate e raffinati capi di abbigliamento Simonetta stessa li disegna da qualche anno.

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Villa Le Marchesane, showroom nella barchessa (ph. Carmen Rossi).

Da sinistra verso destra Zenobia e Loredana

Bussandri distese su un ’ottomana Luigi XVI in Villa Le Marchesane (Archivio Bussandri)

Villa Le Marchesane, showroom nella Sala Porta Monti (ph Carmen Rossi)

Villa Le Marchesane oggi

Il raffinato showroom della Bussandri Arte ha sede nella secentesca Villa Le Marchesane, immersa nel verde che costeggia la strada che da Bassano porta a Marostica. Oggi esso potrebbe essere a buon diritto considerato un Museo d’Azienda.

Negli ampi spazi interni della villa si susseguono una serie continua di ambienti che si diramano in plurime direzioni Addentrarsi e perdersi in queste sale consente al visitatore di compiere un ideale viaggio nel tempo lungo la storia del mobile, dell’arredo e del gusto dal XVI secolo all’Art Déco.

linare circostante e nell’ampio giardino Questo “splendido isolamento” dal contesto urbano consente al visitatore di concentrarsi e immedesimarsi ancor più in quegli “altrove” fedelmente ricostruiti

Accanto agli autentici pezzi di antiquariato, raccolti nel corso degli anni da Giacomo, Noemi prima e da Oscar e Sonia poi, sono esposti anche i numerosi “mobili d’arte” prodotti dall’azienda

Ringraziamenti

Ringrazio vivamente

Simonetta Bussandri ed Enzo

Zilio per la disponibilità e per la gentilezza

dimostratemi nel corso della consultazione dei documenti conservati

nell’Archivio Bussandri di Villa Le Marchesane

Carmen Rossi

In ogni singola “mise-en-scène”, magistralmente ricreata, aleggia ancora lo “spirito del tempo” La possibilità di “toccare” con mano i pregiati pezzi esposti rende la visita esperienziale, poiché alla percezione visiva si aggiunge quella tattile I suggestivi microcosmi, fedelmente ricreati, ci ricordano i dipinti settecenteschi raffiguranti le cosiddette “conversation pieces” (stanze di conversazione) dell’inglese

William Hogarth e del veneziano Pietro Longhi Mobili, tappeti, tendaggi, specchiere, lampadari e persino le tazzine di caffè in porcellana concorrono a rendere ancor più vivido il contesto sociale ricostruito

Le verande del pianterreno e le grandi finestre del piano nobile immettono nel paesaggio col-

I pezzi autentici della collezione sono stati sempre utilizzati come prototipi, modelli di riferimento e fonte d’ispirazione per la produzione moderna Trumeaux, consolles, sécretaires, comò, stipetti, piattiere, dormeuses e ottomane sono termini oggi talvolta misconosciuti, ma che indicano precise tipologie di mobili e indirettamente ci forniscono informazioni sugli usi, costumi e consuetudini delle varie epoche, rivelandoci le mutazioni del gusto e del concetto stesso di lusso

I materiali di prima scelta e la minuziosità esecutiva delle finiture dei mobili marchiati Bussandri sono una garanzia del loro pregio e oggi essi vengono battuti nelle più importanti aste internazionali alla stessa stregua dei mobili di antiquariato.

Carmen Rossi

Un incontro indimenticabile

Nella mia vita professionale sono stato fortunato perché, nella sfera dell’edilizia, ho potuto lavorare con veri e propri maestri: ingegneri, artisti, scultori, gioiellieri e - soprattutto - valenti specialisti nel campo dell’arredamento Giunto per la prima volta a Villa Le Marchesane, ebbi occasione di conoscere Oscar Bussandri

Fui subito colpito dalla sua straordinaria personalità e dalla capacità di ascoltare, mostrare e consigliare Mi accompagnò personalmente a visitare lo showroom della sua villa di famiglia: un luogo magico, nel quale le opere d’arte e d’antiquariato coesistono assieme alle riproduzioni dei mobili antichi Ricordo che i suoi occhi brillavano quando sceglievo i pezzi più adatti ai miei progetti

Alla fine mi disse: “Architetto, sono sorpreso: ha scelto le cose migliori di tutta l’esposizione, con ottimo gusto Per questo desidero esprimerle il mio profondo rispetto”. Sono riuscito a realizzare il progetto di una villa veneta vicino a Mosca Ciò è stato possibile grazie alla magia dei mobili, dei lampadari, dei dipinti, dei tappeti, delle specchiere e di altre opere d’arte presenti nelle collezioni di Villa Le Marchsane

La bellezza e la maestria hanno così riempito il mio progetto dell’anima veneziana Sono grato al destino che mi ha consentito di conoscere una persona unica, che ha cambiato per sempre la mia vita

Da sinistra verso destra Villa Le Marchesane, piano superiore (ph. Andrea Tessarolo).

Villa Oscar di Alexander Glikman a Mosca (ph. Dmitry Livshits).

Da sinistra verso destra Sala da pranzo dell’hotel Bristol a Odessa (Archivio Bussandri).

Render per una suite d’hotel del Progetto Rublo a Mosca (Archivio Bussandri).

Alexander Glikman

Fondazione Bussandri Chilesotti Onlus