Artemedica n.11

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Note 1) Dal nome del presidente della commissione per la riforma del mercato del lavoro, Peter Hartz. La riforma, del 2002, prevede diverse fasi di attuazione, fra cui la fase IV che istituisce un sussidio di disoccupazione calcolato sulla base dell’ultimo reddito percepito (insieme a reddito famigliare, assicurazioni pensionistiche, proprietà e altre fonti di reddito possibili) e mai inferiore ai 350 euro mensili. La riforma Hartz nel suo complesso è continuamente posta in discussione da diversi settori della società civile e fortemente contestata da più parti. (N.d.R.). 2) Il nome è stato cambiato dalla redazione.

Il male e la libertà Riflessioni sul caso di Mary Bell di Sevak Gulbekian tratto da Info3

Gitta Sereny

Lo scalpore dei media inglesi per una donna condannata 40 anni fa per omicidio ha avuto forti ripercussioni in tutta Europa. L’autore, in questo testo del 1998, prende spunto da questo caso per una riflessione sul rapporto che il nostro tempo ha col male.

Nel corso dell’ultima settimana di aprile i giornali scandalistici inglesi si sono scatenati in autentico isterismo a causa di Mary Bell, una 41enne che trent’anni fa è stata condannata per l’uccisione di due bambini, uno di tre e uno di quattro anni. All’epoca, nel 1968, quei terribili crimini suscitarono molto scalpore. Erano tremendi quanto incomprensibili. Come poteva una ragazzina di 11 anni uccidere altri due bambini? Mar y Bell ebbe l’ergastolo, ma a 23 anni fu liberata perché ritenuta non più pericolosa. Lo scorso aprile ha fatto molta sensazione venire a sapere che Mary Bell aveva aiutato la nota scrittrice e giornalista Gitta Sereny nella stesura del libro Grida dal silenzio-Storia di una bambina. Il libro, uscito a inizio maggio, è un serio tentativo di arrivare a capire quel delitto studiando attentamente chi l’aveva commesso, ed è costruito attorno a un’inter vista di sei mesi fatta dall’autrice a Mary Bell. Molti, tra cui il primo ministro Tony Blair, si sono dichiarati sconvolti dal fatto che la

Sereny abbia condiviso con Mary Bell parte dell’acconto ricevuto dal suo editore. Nel corso di molte interviste la giornalista ha dichiarato che se non l’avesse fatto si sarebbe sentita di sfruttare Mar y Bell, proprio come avevano continuamente fatto altri dal momento della sua nascita in poi. Gitta Sereny si riferiva ai terribili anni dell’infanzia di Mary Bell, di cui nel suo libro si parla in modo esauriente e per la prima volta: si tratta del grave abuso, emozionale, corporeo e sessuale, che ha improntato l’infanzia di Mary. Sua madre, una prostituta, costrinse Mary Bell ad assistere alle sue pratiche sadomasochiste e anche a parteciparvi. La presenza di una bimba innocente era evidentemente apprezzata dai clienti e fruttava maggiori guadagni. Né il suo patrigno, un delinquente occasionale, né altri membri della famiglia andarono in aiuto della ragazzina. Il serio tentativo di Gitta Sereny di capire come mai una ragazzina abbia potuto diventare un’infanticida non è stato apprezzato dalle riviste inglesi, le quali hanno iniziato subito a fomentare odio contro Mary e a scatenare la caccia all’identificazione della sua attuale identità (dall’epoca del suo rilascio dalla prigione, Mary Bell vive sotto falso nome, e sua figlia di 14 anni e la sua sfera privata sono protette per disposizione del tribunale). Dopo pochi giorni il Sun annunciò fiero: “Abbiamo trovato Mary Bell”. La sua casa fu assediata dai reporter e madre e figlia, per sfuggire al rischio di linciaggio, dovettero essere prese in custodia dalla polizia. La cosa orribile di quella triste storia fu però che la figlia di Mary Bell venne improvvisamente a conoscere la vera identità di sua madre, mentre la casa era assediata dai giornalisti (Mary Bell

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di mattina, ritiro della patente, debiti sopra debiti, posate d’argento al monte dei pegni, persino la vera nuziale al monte dei pegni; non se ne parla e a ciò si aggiunge l’inenarrabile. Io vorrei parlarne, sfogarmi, ma non posso, perché diverrei colpevole. Sono colpevole se lo dico? Finché non si dice nulla è come se non fosse accaduto. Un giorno, però, dovrà ben venir detto…. Continuare a tacere. E poi la paura per la sopravvivenza, sempre in fuga, sempre quegli schifosi tentativi di approccio da ubriaco. […] La famiglia del mio padrino mi fu d’esempio. Nel corso dei miei soggiorni estivi presso di loro mi mostrò che la vita familiare può anche essere diversa, rafforzando così il mio senso della normalità. La fortuna di conoscere gente e soprattutto famiglie che avevano vite diverse dalla nostra mi ha trasmesso dei valori che si sono radicati solidamente in me e, al contempo, mi ha fatto capire che da noi c’era qualcosa che non andava. […] Le donne più importanti della mia vita sono state mia nonna, una prozia e una delle mie zie: loro mi hanno dato quella sicurezza che non ho sentito accanto a mia madre. […] Tutte quelle donne erano molto religiose e hanno sviluppato anche in me la religiosità. Come mi ha confermato poi un sacerdote della Comunità dei Cristiani, per lungo tempo la mia costante compagnia e il mio libro preferito è stata una buona Bibbia per i bambini. […] Oggi sono convinta che una profonda religiosità assorbita sin dalla più tenera infanzia ha talmente irrobustito il mio sistema immunitario animico da permettere alla mia anima di far fronte ai molti attacchi subiti. }

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