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è nei crediti UTP e Stage 2
Di Stefania Peveraro
Ricordiamo che quasi ll 30% del valore lordo dei crediti deteriorati italiani passati di mano nel 2022, cioè quasi 11 miliardi di euro, sono stati UTP. Emerge dal Report NPE 2022 di BeBeez, che ha registrato una netta accelerazione nell’attività di compravendita di NPE nella seconda parte dell’anno con un controvalore complessivo che ha superato i 35 miliardi di euro lordi spalmati su 60 deal annunciati o conclusi, dopo i soli 6,1 miliardi di euro spalmati su 17 transazioni nel primo semestre, a cui si aggiungeva la mega cartolarizzazione con GACS di Intesa Sanpaolo dell’aprile 2022 da 8,5 miliardi lordi, a bilancio per 3,9 miliardi (si veda altro articolo di BeBeez).
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Il dato del 2022 segna quindi un balzo di controvalore rispetto ai 27 miliardi di euro di deal mappati nel 2021, che però erano distribuiti su 77 operazioni (si veda qui il Report NPL 2021 di BeBeez). Ricordiamo che in tutto il 2020 erano state invece mappate 102 transazioni per un valore lordo di oltre 42 miliardi di euro di crediti ceduti, anche in quel caso grazie a un vero e proprio rush finale concentrato a fine anno (si veda qui il Report Npl 2020 di BeBeez). Il recupero di attività non aveva però permesso di raggiungere il record del 2019, anno in cui erano stati annunciati 82 deal per poco meno di 52 miliardi di euro
Sebbene sia quindi venuta a mancare la spinta delle cartolarizzazioni con GACS, visto che il governo non ha rinnovato la garanzia pubblica, scaduta il 14 giugno 2022 (si veda altro articolo di BeBeez), l’attività di dismissione dei crediti deteriorati da parte delle banche è continuata soprattutto sul fronte UTP. In particolare, varie operazioni hanno avuto per protagonisti fondi specializzati nell’ac- quisto di UTP corporate dalle banche: Efesto Credit Fund (Finint Investments sgr), Keystone (Kryalos sgr), HI Distressed Opportunities Fund II (Incanto sgr), Clessidra Restructuring Fund e Illimity Real Estate Credit (Illimity sgr).
Il peso delle transazioni UTP sul totale delle transazioni non è da sottovalutare: in tutto il 2021, infatti, le operazioni condotte su UTP hanno riguardato circa 2,2 miliardi di euro di crediti, considerando sia le transazioni sui portafogli sia quelle sui single name, una percentuale pari a solo circa l’8,07% del valore complessivo lordo di tutte le transazioni
Sui libri delle banche c’è oggi un monte importante di crediti in bonis, che sono oggi classificati come Stage 2, che cioé hanno un’alta probabilità di trasformarsi deteriorati. BeBeez ha calcolato in circa 165 miliardi di euro a fine dicembre 2022 i crediti Stage 2 per i primi 5 gruppi bancari italiani (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Montepaschi, Banco BPM, BPER) (si veda qui l’Insight View di BeBeez dello scorso 4 aprile). Quel totale rappresenta circa il 14% del totale dei crediti in bonis erogati alla clientela da parte di quegli stessi gruppi. Una percentuale che però si è ridotta, a sorpresa, in maniera importante dal 16% di fine settembre, quando lo stock era di ben 184,3 miliardi e che ha riportato il livello a una cifra poco al di sotto di quella calcolata per il settembre 2021 (si veda altra Insight View di BeBeez ). Quell’anno poi però lo stock era risalito molto e si era chiuso con circa 196 miliardi di euro di Stage 2 in bilancio delle 5 banche. In ogni caso si tratta di uno stock particolarmente attraente per gli investitori con focus sulle special situation e infatti vari fondi di credito ibrido stanno arrivando sul mercato.
NPL oggi è tuttavia quasi esaurita, e la sfida si è spostata sui primi stadi del processo di deterioramento, ovvero gli UTP, con il numero di soggetti con focus di investimento dedicato che continua a crescere, e soprattutto gli Stage 2 , cioè crediti ancora in bonis ma sui quali si registrano arretrati superiori ai 90 giorni. I primi richiedono l’intervento di capacità di gestione di aziende in tensione finanziaria ma ancora in salute e non incorse in una procedura. Quanto ai secondi, le banche non li cedono volentieri per le conseguenze che una cessione a prezzi di mercato avrebbero sulle politiche di accantonamento e la capital adequacy. E’ il motivo per cui stenta a decollare il nuovo progetto Glam di AMCO, focalizzato proprio sugli Stage 2 di aziende che hanno contratto prestiti garantiti da Sace ed MCC.
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