Strana. Drammi e ricordi del Trentino redento

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Tornarono a casa tutti più presto del solito, perché non si sentivano tranquilli, e si rincuorarono, quando dalle scale la sentirono cantare. - Grazie a Dio, Ida sta meglio - disse Blima. - Non mi sembra più la sua voce - osservò Giulia. - Non stiamo qui a far commenti - intervenne Adamo, che temeva il peggio, salendo i gradini a due a due per guadagnare tempo. Quando misero piede nella stanza, Ida li guardò, ma, purtroppo, non li riconobbe più. Era già entrata in delirio. Le sembrava di essere nella fabbrica, e di stare lavorando. Agitava in aria le braccia, poi girava i ricami sulla macchina, ed infilava gli aghi. - Ida, Ida, cara Ida - la chiamavano invano le sorelle ed il fratello in lacrime. Ma Ida ormai non li sentiva più. Con un sorriso radioso sulla faccia, fissava lo sguardo nell’angolo della stanza. A chi guardava? Che cosa vedeva? Se è vero che chi è buono ha bene, là c’era di sicuro tutto il paradiso ad attenderla. Chiamarono d’urgenza il dottore, inviarono un cablogramma ai genitori, e il dolore che sapevano di dover procurare loro aumentava anche ad essi la pena. - Da quanto è ammalata? - chiese il dottore arrivando. - Ieri era in piedi in perfetta salute - rispose Adamo. - Che tragedia! Dopo averla accuratamente visitata, il medico emise un sospiro: e, vedendo Adamo e le sorelle angosciati, disse: - Mi rincresce di dovervi aumentare il dolore, ma ve lo devo pur dire: purtroppo, non c’è speranza. Si tratta di meningite cerebrale fulminante, e il 99 per cento dei colpiti da questa malattia soccombe. E, purtroppo, anche quei pochi che sopravvivono restano dei poveri infelici per tutta la vita. Si facciano coraggio. lo tornerò di nuovo, e presto. Un sacerdote che la conosceva molto bene, le somministrò gli ultimi conforti della religione, ma Ida non riprese più conoscenza; e continuava ad agitare le braccia e a lavorare, come se avesse voluto sacrificare se stessa fino all’ultima ora, per amore della sua famiglia. Quando arrivarono il babbo e la mamma, la scena fu straziante. Nessuno poteva far coraggio agli altri. Il cuore di tutti era così pieno di angoscia. - Ida, Ida - la chiamavano invano i desolati genitori. Ma Ida non riconosceva più le loro voci. Ora lavorava, ora rideva, e, all’ultimo momento, cantò: “Povera me dover morir si giovane, dopo aver penato tanto ...”. E morì senza riprendere conoscenza, avendole l’alta temperatura essiccato il cervello. - Non piangete per lei - disse il sacerdote, cercando di consolare i poveri genitori. - Non piangete. Io conosco molto bene la sua anima, e posso assicurarvi che oggi un altro angelo è entrato nel paradiso. *** Come un pallido raggio di luce nelle tenebre, qualche giorno dopo venne alla vita un fiore, una graziosa bambinetta, la primogenita di Adamo e di Maria, e Adamo volle chiamarla Ida, in ricordo della cara sorella scomparsa. Un mese dopo, quando mamma e bambina non avevano più bisogno di cure speciali, e la neonata era in grado di poter sopportare il viaggio, i poveri nonni se la portarono a casa con loro, cercando di trovare nella piccola nipotina un po’ di conforto nella perdita prematura della loro benamata figliuola. Arrivarono a casa inattesi, quando il sole tramontava, e i bambini, felici di vederli ritornare, saltellarono di gioia alla vista della piccola nipotina. - Come sta Ida? - domandò la piccola Egidia, notando qualche cosa di insolito sui volti dei genitori, e, siccome nessuno dei due poteva rispondere, disse: - Papà, perché non hai portato anche Ida a casa con te? Il babbo diventò pallido, e, siccome non se la sentiva di dare lui la triste notizia ai suoi bambini, cercò la risposta entro gli occhi rossi della mamma. 18


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