NaturaSì Magazine | GENNAIO 2017 | NUMERO 11

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la natura sotto casa di Gianumberto Accinelli

illustrazione di Marco Trevisan

le voci della natura

Primavera silenziosa, il primo libro ecologista della storia, esce nel 1962 negli Stati Uniti d’America. L’autrice, la biologa Rachel Carson, descrive i danni ambientali generati dalla nascente agricoltura industriale e prospetta un futuro devastato da pesticidi e dalla semplificazione degli ecosistemi. Da esperta di ecologia, la Carson sostiene che il costante flusso di informazioni, normalmente presente in un ecosistema sano, viene reciso dall’uso delle moderne tecniche, trasformando in questo modo la campagna in un deserto verde e silenzioso. Sono passati più di cinquant’anni dalla prima edizione di Primavera silenziosa, Silent Spring il titolo originale, e la profezia della Carson si è avverata solo in parte. Le zone del nostro pianeta che hanno conosciuto l’agricoltura intensiva, tra cui la nostra Pianura Padana, hanno effettivamente incontrato una primavera 46

silenziosa in cui i grilli, le rane, gli insetti impollinatori e tutti gli organismi non legati strettamente alla produzione sono stati allontanati in modo più o meno gentile. In altre zone, invece, la primavera viene puntualmente annunciata dalle allegre voci degli organismi che si risvegliano e la produzione agricola va a braccetto con la natura. Se da un parte, infatti, il libro annunciava disastri, dall’altra prometteva soluzioni ed entrambi gli aspetti si sono effettivamente concretizzati. Attenzione però: queste “voci della natura” non allietano solo le nostre passeggiate, non sono esclusivamente gradevoli: sono anche utili per la produzione agricola. Esiste infatti una legge dell’ecologia che sostiene che tanto è maggiore la quantità e la qualità del flusso relazionale tra organismi, tanto è maggiore la “forza” di

quel determinato ecosistema. Prendiamo come esempio un meleto. Esso è un vero e proprio paradiso per la Cidya pomonella, il cosiddetto verme delle mele, un insetto dannoso perché si nutre dei frutti coltivati. In un ecosistema semplificato, tipico dell’agricoltura industriale, in un meleto crescono solo gli alberi del melo: la cosa rende facile la vita del verme delle mele, che non solo trova facilmente le sue prede, ma, addirittura, non incontra alcun nemico naturale a bloccargli la strada. L’unico che può interferire nella comoda vita di questo insetto dannoso è l’agricoltore, il quale, con un trattamento insetticida, riporta la popolazione dell’invasore sotto la soglia di danno. Ovviamente c’è una controindicazione che non è solo di carattere salutistico (gli insetticidi fanno male), ma anche di ordine ecologico. I pesticidi, normalmente, sono democratici e uccidono sia gli insetti dannosi sia quei pochi utili che si aggirano in un sistema così semplificato. Sul lungo periodo, quindi, gli insetti predatori scompaiono del tutto, mentre quelli erbivori (avvantaggiati dalla quantità di cibo a disposizione) aumentano le loro popolazioni a dismisura. Questo innesca una circolo vizioso in cui l’intervento esterno dell’agricoltore è sempre maggiore. Giorgio Celli, il noto entomologo che ha portato la lotta biologica in Italia, parlava di “campo drogato” per descrivere questa condizione ecologica. Passiamo ora a un meleto coltivato secondo i criteri dell’agricoltura biologica e biodinamica. Oltre agli alberi di melo troveremo piante spontanee non direttamente coinvolte alla produzione, ma capaci, grazie ai loro fiori ricchi di nettare, di alimentare i nemici naturali della Cidia. È necessario ricordare che, seppure sostenibile, l’ecosistema agrario rimane un sistema artificiale e quindi necessita di un intervento esterno. Essendo però “forte”, le tecniche utilizzate dall’agricoltore saranno più blande rispetto a un campo convenzionale. In questo momento dell’anno la natura si riposa sotto la coltre fredda dell’inverno, mentre il silenzio avvolge i campi coltivati e gli scheletri degli alberi privi di foglie. Questa calma non è però sinonimo di morte, anzi: la natura sta preparando il suo annuale spettacolo di luci, colori e suoni. Tra pochi mesi potremmo assistere e raccogliere questi doni, insieme ai prodotti agricoli di qualità, in una azienda agricola biologica, consapevoli di essere ospitati in un ambiente sano dove è facile respirare. E quando la primavera finalmente scaccerà le pesanti nuvole grigie, potremmo rivolgere un pensiero a una grande donna che, più di cinquanta anni fa, ha combattuto per preservare tutto questo.


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