INCONTRI Ambiente, Arte, Solidarietà
Questo libro è un omaggio al valore degli incontri. Un viaggio attraverso immagini e parole per suscitare emozioni e riflessioni. È il racconto di tre storie.
INCONTRI Ambiente, Arte, Solidarietà
A voi donne, uomini e bambini di Cafal. Ovunque vi condurrĂ la vostra vita, vi porteremo nel cuore.
«Là fuori, oltre ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso… ci incontreremo lì.» Gialal al-Din Rumi
INCONTRI Ambiente, Arte, SolidarietĂ
Dagli incontri nascono idee…
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mbiente. Arte. Solidarietà. Racconti di legami che creano opportunità. Racconti di persone conosciute negli anni Ottanta, che hanno percorso strade diverse – chi nell’imprenditoria, chi nell’arte, chi in altri ambiti – e che nuovamente si sono ritrovate per un impegno comune. Ma in realtà quelle persone non si erano mai lasciate. Questo libro è un omaggio al valore degli incontri. Un viaggio attraverso immagini e parole per suscitare emozioni e riflessioni. È il racconto di tre storie. Dal gruppo di volontari veronesi, che aveva vissuto più di trent’anni fa un’esperienza di cooperazione a Cafal, in Guinea Bissau, in tempi recenti era nata la volontà di sostenere alcune richieste provenienti da quella zona: la necessità di dare una mano per la scuola del villaggio.
L’artista sammarinese Sisto Righi ha coinvolto l’amico Dario Beghini, uno dei titolari dell’Ecologica Tredi di Legnago, conosciuto proprio in Africa, per realizzare una mostra con i suoi lavori, in occasione del ventennale dell’azienda veronese, che si è celebrato nel settembre 2018: metà del ricavato della vendita delle opere ha contribuito al finanziamento del Progetto Scuola Cafal. L’evento, di tre giorni, chiamato “INCONTRI – ambiente, arte, solidarietà”, si è articolato in diversi momenti rivolti a clienti, fornitori, rappresentanti istituzionali, ma anche scuole e cittadinanza, e ha raccontato proprio quegli incontri di esperienze in percorsi diversi, da cui negli anni sono nate e si sono consolidate amicizie e progettualità. L’arte come ponte tra l’impresa e il volontariato.
Vent’anni di impegno per l’ambiente
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a un’intuizione si gettano le fondamenta di un’azienda che oggi festeggia i vent’anni di attività.
anche la casa. «I nostri genitori hanno rischiato tutto» dice Daniele.
È il 1997. Daniele Beghini lavora come autotrasportatore per conto terzi nello smaltimento dei rifiuti. In quegli anni i materiali di scarto finivano per la maggior parte in discarica, filtri dell’olio compresi. Daniele capisce che quella modalità, con il passare del tempo, in un’ottica di salvaguardia dell’ambiente, non sarà più fattibile e pensa alla costruzione di un impianto per il trattamento e il recupero dei filtri dell’olio. La sua idea sembra quasi visionaria, ma in realtà sta anticipando il futuro. Decide di parlarne con il fratello Dario e il padre Dino, per coinvolgerli nel progetto.
Nel 1998 nasce ufficialmente Ecologica Tredi. Nel Veneto questo tipo di azienda, specializzata nel trattamento e nel recupero di rifiuti, non ha precedenti né concorrenti.
«All’epoca lavoravo all’Amia, l’azienda comunale che gestisce i rifiuti a Verona – racconta Dario –, mentre nostro padre faceva il tassista.» Convinti che Daniele abbia avuto un’intuizione importante, Dario e Dino ci pensano giusto quel poco e accettano la sfida. Dario chiude il rapporto di lavoro con l’Amia e Dino, a 63 anni, prossimo alla pensione, cede la licenza del taxi e investe tutti i suoi risparmi, ipotecando
Dino, Daniele e Dario pensano a un investimento relativo; in realtà non hanno la minima idea di quale sarebbe stato l’impegno economico: «Siamo partiti con molto coraggio e incoscienza – racconta Dino –. Non sapevamo dove questa intuizione sarebbe andata a parare.» Nel giro di poco tempo viene individuato un capannone, in affitto, a San Pietro di Legnago, vicino a quella che oggi è la nuova sede. Un finanziamento europeo serve a coprire il 30 per cento dei costi dell’impianto, adatto al trattamento e al recupero di materiali – ferro e olio – dai filtri dell’olio. La prima struttura dà tantissimi problemi tecnici, che costringono a modificare la linea dei macchinari. «Riuscivamo a malapena a coprire le spese, ma non abbiamo mai pensato di mollare» prosegue Dario.
A livello normativo non c’è ancora una chiara definizione, ma il mondo dei rifiuti comincia progressivamente a cambiare e le aziende che vi gravitano attorno comprendono che la strada dell’Ecologica Tredi è quella giusta da precorrere: «I filtri dell’olio venivano smaltiti in discarica a 125 lire al chilo e la nostra prima offerta fu di 250 lire – spiega Daniele –. Questo prezzo era il frutto di valutazioni tecniche ed economiche del costo del trattamento. Eravamo convinti che in futuro avrebbe rappresentato l’unica strada percorribile. Tant’è che i nostri primi clienti, nonostante il prezzo, accettarono le condizioni». A tre anni dalla costituzione della società, nel 2001, le problematiche tecniche non sono ancora risolte. È necessario un respiro a livello economico, che arriva da un nuovo socio finanziatore, Renzo Cacciatori: «Credeva in noi e nel nostro progetto – racconta Dario – e ha dato all’azienda una rinnovata spinta all’attività.» Negli anni successivi Ecologica Tredi, passo dopo passo, cresce sia in volume d’affari sia nell’organico, arrivando alla costruzione del nuovo impianto, aperto nel 2009, nel terreno adiacente al vecchio.
La strada, comunque, non è in discesa: «A pochi mesi dall’inaugurazione, nel luglio del 2010, un importante incendio per autocombustione incise in maniera pesante per l’azienda, non solo dal punto economico ma anche morale – racconta Dario –. Nonostante questo evento significativo e altri momenti di difficoltà, ci siamo sempre rialzati e siamo ripartiti. Forti della coesione, dell’entusiasmo e della partecipazione attiva di tutto il gruppo di collaboratori dalla Tredi». Oggi l’azienda è composta da venticinque persone. La dedizione e la professionalità di tutto il personale e i notevoli investimenti, in moderne tecnologie e sistemi di gestione e controllo, oltre a permettere un continuo sviluppo, assicurano che tutte le attività siano a basso impatto ambientale. «Abbiamo iniziato con i filtri e dell’olio – conclude Daniele – e, attraverso la continua ricerca tecnologica, ci siamo progressivamente specializzati anche nella gestione di altre tipologie di rifiuti. E non è ancora finita. Tante sono le sfide che l’azienda è pronta ad affrontare.»
Ecologica Tre Di (Giganti)
Ecologica Tre Di una grande società una bella realtà. Il lavoro è il vostro motto per pulire un mondo sporco. Voi lo fate con passione direi è una missione. Niente più vi può fermare continuate a primeggiare. È un mondo disagiato anche un po’ malato che va più valorizzato. Dino, Dario, Daniele guardate sempre avanti voi siete i Giganti. Dino Barbieri
Le Tre Di
Ho avuto l’idea di costituire questa azienda. Lavoravo come autotrasportatore e con il tempo ho compreso che molto del materiale che finiva in discarica poteva essere recuperato. Riunendo le forze, con mio fratello e mio padre, ci siamo fatti coraggio e abbiamo iniziato questa avventura. La nostra tenacia ci ha dato ragione. Daniele
Filtrazioni
«La nostra storia, i 20 anni dell’Ecologica Tredi, è costellata di incontri significativi, importanti, a volte risolutivi, essenziali, anche difficili. Gran parte delle persone incontrate – professionisti esterni, aziende, collaboratori o dipendenti – hanno aiutato la nostra azienda a crescere e a raggiungere i risultati che oggi possiamo vantare.» Dario
Due personaggi originali
«Nell’estate del 1999 un’amica comune mi ha presentato Dario. In azienda avevano la necessità di una persona che si occupasse di contabilità. Ho visto questa come un’opportunità diversa dalle altre. Mi piaceva l’idea di impegnarmi in qualcosa che servisse a pulire il mondo anziché sporcarlo.» Luisa addetta amministrativa
Natura morta
ÂŤI nostri genitori da sempre ci hanno insegnato a risparmiare, a non sporcare, a non buttare via le cose. Ăˆ una forma di rispetto nei confronti della Terra e degli uomini.Âť Daniele
Muro di balle
«All’inizio gli uffici erano nei locali sopra all’abitazione di Dino e della moglie Nives. Capitava spesso che a mezzogiorno la signora, appassionata di cucina, ci facesse trovare la tavola imbandita. Erano bei momenti di condivisione.» Luisa addetta amministrativa
Dietro le quinte
«Fin dall’inizio, in azienda la componente umana è stata fondamentale. Io e Luisa siamo arrivate per prime e siamo cresciute non solo professionalmente. La fiducia è nata presto e si è consolidata, condividendo valori e scelte. Oggi siamo in venticinque e insieme abbiamo vissuto momenti difficili, ma anche grandi soddisfazioni. Costruendo il percorso insieme diventa tutto più facile.» Francesca responsabile ambiente e sicurezza
Insieme
«Non l’abbiamo fatto apposta, ma cercando un dettaglio, con l’occhio dell’artista, scopriamo che da sempre questa bellezza è con noi.» Dario
Omaggio a Pollock
«Anche un’azienda può essere umana, e questo fatto non scontato voi l’avete dimostrato oggi con l’insieme delle iniziative di INCONTRI. È stato ed è un piacere avervi conosciuti e collaborare con voi.» Riccardo Tognetti dal Libro delle dediche
Bianco e nero
«Mi sono sempre divertito a lavorare in azienda. Ero sempre lì. I miei figli venivano e mi dicevano: “Basta papà, è ora di tornare a casa!”.» Dino
Il grande capo
«In questo ambito sono fondamentali la ricerca e la sperimentazione sulle linee di trattamento dell’impianto. Abbiamo fatto passi da gigante nei macchinari, che ci hanno permesso di aumentare la produzione e di ottimizzare le tempistiche e la gestione delle manutenzioni. Negli anni ci siamo ingranditi, ma si lavora sempre con lo spirito di famiglia e di squadra che c’era all’inizio.» Stelian responsabile manutenzione
Gigante in azione
«Da un pezzo di ferro, mai avrei pensato che avremmo creato questo “bazar”. I materiali che ci arrivano sarebbero di rifiuto, invece, lavorandoli riusciamo a dare loro un valore. Ed è una soddisfazione. Guardo i ragazzi che tagliano i materiali, con passione, mi metterei ancora a lavorare con loro, ma non ho più la forza.» Dino
Maestria all’opera
«Dopo l’Africa, io e Sisto per quattordici anni ci siamo visti in occasione della Fiera Ecomondo di Rimini. Ero suo ospite e, come nella foresta a Cafal, facevamo lunghe chiacchierate fino a notte fonda.» Dario
Prima di tutto amici
«Durante l’allestimento della mostra, attraverso il lavoro con Sisto, mi sono accorto che abbiamo perso il potere di vedere il bello nella semplicità delle cose. Sei quasi stressato da questa “roba”, invece guarda cosa non vediamo. Ho scoperto la bellezza anche nei rifiuti che maneggiamo tutti i giorni.» Simone addetto al trattamento rifiuti
Bellezza nascosta
«Dopo aver svuotato e aver toccato il fondo, a ognuno di noi è data l’opportunità di recuperare una bellezza sconosciuta e inaspettata.» Dario
Il fondo del barile
«La metodologia del lavoro, rispetto agli inizi è cambiata. Vent’anni fa l’Ecologica Tredi era una realtà a livello familiare. Oggi il lavoro è notevolmente aumentato, ma è giusto così: è fondamentale per un’azienda stare al passo con i tempi. L’entusiasmo di allora non è mutato.» Andrea addetto alle linee di produzione
Falling
ÂŤQuando penso alla nostra azienda, penso a un grande gruppo di persone che nel tempo ha costruito un importante progetto, con il contributo di ciascuno. Per me il responsabile amministrativo e il mulettista hanno lo stesso valore. Svolgono lavori diversi, ma entrambi essenziali.Âť Dario
Pizze spray
«Cari Dino, Dario e Daniele, vent’anni fa iniziava l’avventura di Ecologica Tredi. Vent’anni di investimenti, sogni, fatiche, soddisfazioni, tentativi, collaborazioni, incomprensioni, preoccupazioni, slanci di entusiasmo, ricerca di innovazione, distruzioni e ricostruzioni. Vent’anni a caricare e scaricare, selezionare e triturare, telefonare e percorrere chilometri su chilometri, compilare carte e moduli, verificare e registrare, contattare e ricontattare, progettare e costruire, uniformarsi e studiare, trovare nuove soluzioni e consolidare il buono, organizzare e rimodificare i piani. Vent’anni di crescita. Un impianto nuovo e più grande nel 2009. Linee di lavorazione e macchinari sempre più evoluti. Relazioni con clienti, fornitori e consulenti rafforzate negli anni. Procedure e standard di gestione di volta in volta più rigorosi. Un numero di dipendenti e collaboratori in continua crescita. E alti livelli di professionalità acquisiti, che possono offrire a Ecologica Tredi solidità e continuo slancio per il futuro. In questa avventura non siete stati soli. C’è stata una serie di INCONTRI. Ciascuno di noi, in tempi differenti, con ruoli e capacità proprie, ha contribuito alla crescita di questa azienda e si sente partecipe dei vent’anni che oggi assieme festeggiamo. Con gratitudine e riconoscenza.» I dipendenti di Ecologica Tredi Il grande gruppo
ÂŤSe tra-guardi, se guardi tra le righe, se guardi fuori dalle rotaie fisse dei tuoi pensieri, fuori dalle piste delle tue abitudini, oltre i giudizi, i pregiudizi e le paure, vedi traguardi possibili, che fino a un attimo prima non riuscivi nemmeno a immaginare. Traguardi che ora puoi raggiungere.Âť Dario
Tra-guardi
La vita ci restituisce come in uno specchio ciò che noi siamo: il nostro passato, le nostre azioni, i nostri pensieri... e il futuro prende forma. Seminiamo insieme un futuro migliore. Dario
Riflessi
L’ar te di Sisto
«F
igure ai margini della società», le parole dall’ex giornalista di “Repubblica” Andreina De Tomassi racchiudono in maniera sintetica, ma esaustiva, l’opera di Sisto Righi. E il critico d’arte Andrea Baffoni ne definisce l’intuizione creativa: «Egli pone l’attenzione sulla bellezza del diverso e da lì scatta l’arte». La vita di Sisto è racchiusa nei suoi lavori. Il suo percorso è tale perché lo ha portato a essere ciò che oggi è: un artista che guarda dentro alle persone ed esalta la loro diversità, sublimandola. Nato a San Marino sessant’anni fa, non appena l’età glielo consente si tresferisce a Detroit, dove si innamora del jazz e del balletto moderno. La sua inquietudine lo porta a viaggiare per il mondo: Europa, Americhe, Asia e Africa.
E a Cafal, in Guinea Bissau, trent’anni fa conosce Dario Beghini. Nasce così una salda amicizia mai interrotta. Poi Sisto torna a San Marino e lavora nei servizi sociali, che si occupano di persone con disagi psichici. Nel 2011 vuole raccontare ciò che ha dentro di sé. I suoi pensieri diventano arte. Tornando da un viaggio in Bangladesh, un suo ex paziente, che era partito con lui, gli presenta l’amica Roberta Giovannini Onniboni, scultrice e artigiana di Pietrasanta: «È stata il mio maestro – racconta Sisto – ed è proprio da quell’incontro che mi definisco artista. L’arte è il mio mestiere. Ci credo». Nel 2017 partecipa alla 57a edizione della Biennale di Venezia, rappresentando il suo Paese con opere in marmo. In pochi anni allestisce personali e
partecipa a numerose mostre collettive in Italia, a Londra e a Tokyo. Le sue opere hanno un’anima, una vitalità e sono definite “espressioniste”, perché viene esasperata la realtà nel suo lato emotivo: «Sono un figurativo, non ho una scuola particolare – prosegue –. Mi piace raccontare attraverso la scultura. Ho affrontato diversi temi soprattutto perché avevo bisogno in primis di liberarmi. Mi piace esaltare la bellezza dell’unicità della persona. Ognuno di noi tende a uniformarsi. Il mio messaggio, invece, è “accetta te stesso per quello che sei, perché il tuo valore è quello di essere unico e irripetibile”». Anche l’ambiente è una tematica ricorrente nelle opere di Sisto: «Ho un contatto animista con il bosco e con la natura, per cui mi piace mandare messaggi di un mondo pulito, di rispetto per la Terra. Utilizzo
materiali che mi diano l’ispirazione, come un pezzo di legno, pronto per essere plasmato». Una volta finito il lavoro: «Non mi interessa più – dice –. Investo tutta l’energia che posso. Se non ho risolto ne farò un altro, diverso, perché non mi riesce di rifarne uno uguale o simile. A quel punto ho già buttato fuori ciò che avevo dentro, ciò che mi serviva». L’incontro tra Sisto e Dario a Cafal ha portato oggi all’idea della mostra: tra i rifiuti dell’Ecologica Tredi, durante i giorni dell’evento, sono state collocate le sue opere: «Con il gruppo degli ex volontari di Verona sono passati trent’anni – spiega Sisto –. Questo legame è molto forte. E con entusiasmo ho proposto questa esibizione. L’Africa è dentro di me: raramente passa un giorno senza che nella mia testa io non abbia parlato in criolo con qualcuno».
«Parto con l’idea, me la immagino e non faccio mai bozzetti di prova. Lavoro nella testa. A volte il materiale può essere l’ispirazione e nasce un progetto, oppure un’idea. Sveglia alle cinque, poi esco per una decina di chilometri a piedi; faccio una meditazione dinamica prendendo da Osho e da altre scuole: ascolto i rumori, vedo gli animali, accarezzo le piante, a volte le abbraccio perché mi danno benessere ed energia. Poi, se mi accorgo di un materiale, per esempio una pietra a terra, e mi viene da riguardarlo significa che mi deve dire qualcosa. Lo prendo e me la porto a casa.» Sisto
All’opera d’arte
«Con Dario si è creato un rapporto molto particolare, sento che ci vogliamo molto bene. Quando eravamo a Cafal ci piaceva andare a caccia di notte nella foresta. Non tanto per prendere il fucile, ma per godere della natura immersa nel buio. Ne senti il bisogno, sei in angolo sperduto della Guinea Bissau e si apre un mondo. La solitudine è l’aspetto fondamentale della nostra vita. Da lì in poi non ho avuto più paura.» Sisto
Viaggi insieme
«Perennemente in bilico tra pulsioni di amore e odio, concetti desunti dal pensiero di Empedocle, le opere di Sisto paion discorrere di un dissidio cosmico che ciclicamente si ripresenta in ogni sua espressione artistica. La luce penetra prepotentemente, le ombre, timide spettatrici, danzano creando geometrie inaspettate e ipnotiche. Mai scontato. Mai banale. Sisto… Artista in perenne ricerca.» Joseph Nenci fotografo e regista
Direttore d’orchestra
«Solo con lo sguardo ti ho catturato nel benevolo spazio dell’incontro.»
Extra
«In un tempo assai lontano, ti incontrò il vento forte e veloce e simile a sé ti volle. Nella grazia di un inchino, tu risposi con un “sì”.»
Nandù
ÂŤLeggere le vesti, come lembi di paradiso sulla mia pelle bruna, tracciano le dolci forme del mio corpo, mentre il mio sguardo ti incontra e ti rapisce.Âť
Sotto il vestito niente
«Tu fosti figlio della Terra feconda, odorosa di zagara e incenso, culla delle civiltà. Contro la tua preghiera posarono le crociate, alle tue conoscenze rispose la guerra, le tue ricchezze rubate, munti e avvelenati i tuoi fiumi, ridotte in lacrime e macerie le tue madri... Il passato non più si ricorda, ma nel mercato del presente incontrarti incute terrore.»
L’arabo
«Ehi, uomo! Di ugual natura nascemmo un dì. Né maschera né supremazia né copricapo ci pose l’Onnipotente. Ora lasciati incontrare dove la sostanza ci fece.»
Tchuda
ÂŤCon ali sinuose ti viene incontro, neppure te ne accorgi. Sovrana sul mondo appare in mille diverse angolature, ma una sola meta.Âť
AccidentalitĂ della vita
«Infiniti sono i suoi volti e con infiniti nomi la chiamo. Ogni volta che la incontro, lei mi percuote la pancia, tremano le mie gambe, batte nel petto. La fuggo, ma lei mi ritrova. Il suo è un incontro senza pietà, senza tempo e senza età.»
Metamorfosi della paura
ÂŤHo negato ogni incontro buono per orgoglio e superbia. Solo, curvo, piango le mie vittorie e le mie sconfitte. Senza di voi non ho piĂš valore.Âť
Troglodita
Gravida di pianto e di speranze ho abbandonato le mie radici. Ho mutilato la mia forza per incontrare un futuro illusorio sull’altrui suolo.
I migranti
«Nulla più mi spaventa, nulla mi emoziona. Lascio fuori i sentimenti. Il mio incontro è sempre duro e desolato, come terra screpolata.»
Faccia di bronzo
ÂŤNon turbare la mia estasi. Sono fiera di ogni incontro, di ogni meraviglioso intreccio, del gusto bizzarro della vita.Âť
Rasta
«Ti incontro nel mio stesso essere, perché in me sta ogni inizio. Ti guardo e mi guardi. Il dentro e il fuori sono l’uguale incontro.»
La svolta di Giano
Chi sei? Chi siete? Chi erano? La moltitudine, racchiusa in un unico incontro, nell’abbraccio delle solitudini.
Uno, nessuno, centomila
«Quando Sisto incontra un deragliato, pone l’attenzione, ascolta, vede quella persona e gli scatta l’arte.» Andreina De Tomassi giornalista
Emozionata
Lasciar roteare tra le braccia il cielo e tra i vortici alzarsi in punta di piedi, quasi a incontrare l’infinito.
La ballerina
«È sorprendente come tu riesca a dare vita a qualsiasi cosa, rendendola una tua forma d’arte. Ho notato come tutti i volti delle tue creazioni abbiano uno sguardo fisso e malinconico, dietro al quale si cela una vita non vissuta come si sarebbe voluto.» Una studentessa del liceo Minghetti di Legnago, Verona
Trasmissione di saperi
«Mi hai oltraggiato, depredato, inquinato, martoriato, trivellato. Tu mi hai spogliato dei miei abiti più belli e ora abbassi lo sguardo, perché ti vergogni a incontrare la mia nudità.»
Il Mondo
SolidarietĂ e scambio in Guinea Bissau
C
afal è un piccolo villaggio nel sud della Guinea Bissau. Un agglomerato di capanne, in cui le giornate sono scandite sempre dagli stessi ritmi. Ed è la natura, a tratti rigogliosa a tratti selvaggia, che ne detta i movimenti.
Cafal è un’idea, forse un’utopia. È un pensiero di anime che si incrociano. Di persone che per cultura e luoghi sono lontanissime, ma che hanno trovato una strada per comprendersi, per interagire, per scambiarsi un pezzo di vita. In una terra tanto aspra quanto accogliente qual è l’Africa. E quell’idea, un giorno di quarant’anni fa, si trasforma in un incontro tra monsignor Settimio Ferrazzetta, vescovo della Guinea Bissau, e Tchuda, un anziano del villaggio di Cafal. Erano passati trent’anni da quando i due si erano conosciuti nel lebbrosario. E il loro cammino era nuovamente coinciso.
Da quell’incontro è nato un progetto, che ha coinvolto i parrocchiani di Cadidavid. Racconta don Sergio Marcazzani, allora direttore del Centro Missionario Diocesano: «Monsignor Ferrazzetta chiese una collaborazione per costruire una casa per l’attività di evangelizzazione». Dai molti pensieri, che volteggiavano nell’aria, ben presto si passò alla concretizzazione costruendo la casa a Cafal. Nel mentre che si procedeva con le fondamenta, il progetto maturò sotto un’altra prospettiva, cogliendo un aspetto del Concilio Vaticano II: la valorizzazione del mondo laico. Fu accolta la sfida di un percorso insieme. L’intento era di andare in mezzo alla popolazione da semplici uomini e donne, portando avanti un disegno di promozione sociale in ambito sanitario, educativo e di sviluppo agricolo e commerciale.
Dal 1983 al 1985 la parrocchia, e il Centro Missionario Diocesano di Verona, sostennero questa iniziativa sia economicamente sia con l’invio di molti volontari, per tempi brevi, che a gruppi si sono alternati nell’arco dei due anni, per costruire la casa.
bile, che ha concretizzato la presenza con servizi specifici di animazione rurale dove i volontari, in modi diversi, affiancavano e sostenevano donne, uomini e bambini.
Il programma, di cooperazione internazionale, nel frattempo era stato accettato dallo Stato italiano, che aveva anche in parte erogato dei finanziamenti. Lo scopo non era di distribuire cibo o vestiario o medicinali, ma i volontari, in servizio per più anni, dovevano inserirsi nella diversa e difficile realtà locale e stimolare l’autosviluppo. Nell’arco dei vent’anni cambiarono molte cose: finì il programma di cooperazione e continuò come progetto-missione gestito esclusivamente dalla Diocesi di Verona.
Oggi a Cafal due Padri Oblati di una missione vicina visitano il villaggio nei fine settimana. In un recente viaggio, alcuni volontari hanno raccolto le richieste degli abitanti: ampliare l’attività della scuola con la formazione di insegnanti e la ristrutturazione di alcuni edifici. Gli “anziani” di oggi, quei giovani che sono cresciuti a contatto con i volontari, stanno cercando di portare avanti ciò che hanno condiviso, ma materialmente non ce la possono fare. Le strade sono ancora poco praticabili, è una zona isolata.
Circa trenta volontari si sono passati il testimone fino al 2002. È stato un progetto unico e irripeti-
Al villaggio c’è ancora tanto da fare, hanno bisogno di una mano. Forse è tempo di nuovi incontri.
ÂŤIncontri di saperi. Saperi antichi, diversi, unici, pieni di libertĂ , con chiusure ancestrali. Saperi nuovi, saperi liberi. Incontri di saperi.Âť
I due saggi
ÂŤIncroci lontani. Lontani incroci. Soste, fermate, per poter partire e ripartire. Incroci che hanno unito, che hanno diviso, che hanno fatto crescere. Incroci che sono diventati come fili per tessere, tessere relazioni.Âť
Dall’alto ti guardo
«Insieme. Serve un po’ d’ombra, un posto per sedersi, una casa con la porta aperta. Dove il saluto diventa parte della vita altrui e la vita altrui trova posto nella tua. Insieme. Uomini, donne, giovani, anziani. E la memoria di vita vissuta, intensa, diventa bagaglio prezioso per tutti e tutte. Insieme. Lo sguardo ha imparato a guardare oltre. Insieme oggi ha un nome: FUTURO.»
All’ombra di casa
«Ti guardo, tu mi guardi. Sguardi che si incontrano, il mio e il tuo. Resta nel mio sguardo, non lo abbandonare. Io non mollo! Tante giornate ti devo raccontare, resta nel mio sguardo. Ti devo dire di me, della mia famiglia, della casa. Resta nel mio sguardo, ti racconto i miei sogni. Resta… sono anche i tuoi.»
Ancora bambina
«Banchi vuoti riposano, stanchi di risate, di numeri, di parole. Già parole nuove sono nell’aria, nella polvere che già è entrata. Parole già arrivate. E accomodate sul quel pezzo di lavagna. Sembra un palcoscenico stupendo, ma sanno che dovranno lasciarlo, per scendere ed entrare in quaderni malconci. Ma saranno le benvenute.»
Maestri a confronto
ÂŤLa vita si mette di traverso, di fronte, davanti, imponente, inquietante, sulla via che credevi fosse sicura. Pensavi di non avere vie di uscita, che tutto si bloccasse, ma le porte si aprono. La strada si libera. Avanti, si passa!Âť
Viaggi rallentati
ÂŤTesta che sorregge. Mani che seminano. Schiena dritta sotto il sole. Dritta sotto la pioggia. Dritta per portare piante giovani e giovani vite. Giovani piante da ripiantare, perchĂŠ diventino vita.Âť
Strana pettinatura
«Mani, mani sempre aperte. Schiena curva. Gambe piegate. È così che si tiene la vita futura, che si tiene la Speranza. Nelle mani aperte. Nelle gambe piegate. Nella schiena curva, curva che diventa nido, nido per conservare e poi far volare…»
Sor-riso
ÂŤVia, via di corsa. Passi veloci, carichi di tanto, di vita. La vita pesa. Passi stanchi. Mi giro veloce, non posso fermarmi, la vita non aspetta. Passi, passi.Âť
Come formiche
Mani piccole, che tengono, che si tengono alla vita. Un sacco, pieno di vita per l’oggi. Una mano che ha dato vita, che sa stare, che non tiene, non trattiene. Una mano che solo sostiene, un mano che ferma, una mano che lascia. Lascia vivere.
Alla pila del riso
«Fame. Silenzio. C’è fame di vita, tante mani la cercano. Fame di vita, occhi seri. Il sorriso non serve. Vita – fame di vita.»
Pronti... via!
Uno alla volta per favore, in silenzio, in fila, in ordine. Prima i grandi, poi i piccoli. Prima i bambini, poi le bambine. Uno alla volta, per favore! Figurati‌ la vita va vissuta insieme.
Cheeeeeese
ÂŤTerra e acqua, ma non solo. Mani che hanno scavato. Mani che hanno impastato. Mani piccole, mani grandi. Piedi che vanno. Hanno raccolto acqua. Acqua portata con fatica. Secchi posati in testa, testa che sogna una casa. Mani che impastano al sole. Fatica per una casa per tutti.Âť
Casa futura
«Natura. Cielo, acqua, nuvole, fiume, alberi. Alberi che continuano a vivere, in orizzontale, svuotati, per poter meglio essere riempiti di uomini, donne, piccoli e grandi. Alberi che hanno cambiato nome, per poter scivolare sull’acqua e narrare storie. Storie che la vita gli fa scivolare dentro ogni giorno. Acqua… le radici si muovono.»
Scivolando sull’acqua
«Si tesse, si intreccia sempre. Per ogni tempo della vita, serve intrecciare, per sedersi, parlare, raccontare, decidere. Intrecciare e tessere per nascere. Intrecciare per accogliere alla fine della vita. Corpi che la vita l’hanno vissuta… poco, tanto. Le mani lo sanno e tessono. Intrecciano, sempre.»
Pazienza al lavoro
«“Oggi esco ma non da sola”. La fatica ha fatto un patto. Si è vestita a festa. Colori belli, che sanno di sole, che sanno di buono. Ha invitato sorrisi, sorrisi veri, anche se stanchi. Sorrisi che sanno far festa anche nei giorni di lutto. Oggi ha imparato a danzare. Passi nuovi, passi lievi. La fatica non è sola. E non sarà solo per oggi!»
Spremuta a freddo
«Basta poco. Arrivi, sotto il sole, arrivi a piedi. Piedi nel piccolo sentiero. Lo cammini, come tutti, come tanti per arrivare lì. Ti guardi attorno. Voci che parlano, che invitano. Una sedia all’ombra. E, a volte, basta poco per essere a casa. Sentirsi a casa. All’ombra, seduti, accanto. Con chi casa la fa ogni giorno. Basta poco.»
Casa dolce casa
«Lontano. Vicino. Si incontrano. Incontri lontani e vicini. Cosa vuol dire lontano? Lontano, non è solo la misura dello spazio. Non si misura la lontananza. La lontananza si è fatta vicina, stretta, quasi come un caldo abbraccio. Come la pioggia desiderata per la semina, come il sole aspettato per far maturare chicchi di riso, come i sorrisi nuovi a bimbi nati e vissuti. Come corse felici per andare a scuola. Apprendere parole nuove e numeri antichi. La lontananza si è fatta vicina, piena di ricordi non ancora passati e pieni di futuro. Incontri incontrati. Incontri manifestati nei volti conosciuti.»
Stupore ed emozioni
ÂŤRisate. Risate sdoganate. Risate ufficiali. Risate sotto il sole. Risate vestite a festa. Risate che sanno tutto. Risate che non sanno niente. Risate senza tempo, finalmente. Risate sdoganate.Âť
Visi e sorrisi
«Sono piccolo. Portato sulla schiena da donne forti con fragilità nascoste. Sento. Sento passi audaci e silenziosi. Vedo. Vedo cose passate, dipinte di futuro. Domani. Domani divento grande. I passi diventeranno i miei. Corse speranzose colorate di sole. Sguardo che il futuro ha già fatto suo. Domani, pieno di ieri, di oggi, di domani. Domani divento grande. E camminerò con te.»
Occhioni
… e dalle idee partono progetti Q
uando il primo progetto in Africa è terminato, nel 2002, Tchuda, l’anziano del villaggio, ha salutato così i volontari: «Comunque vada, quanto realizzato a Cafal non potrà essere dimenticato. E la corda che unisce Cafal con Verona, costruita con i tanti volontari, non potrà spezzarsi.» Il nuovo Progetto Scuola Cafal, che ha preso inizio con l’evento INCONTRI del settembre 2018, rappresenta quel legame, quella corda saldamente tesa che unisce Verona al piccolo villaggio della Guinea Bissau.
Nei prossimi anni l’impegno dei volontari è volto a sostenere questa iniziativa, che supporta la scuola primaria, la formazione degli insegnanti e il pasto per gli alunni. La generosità di tutti può dare concretezza alla promessa fatta a Cafal.
Guarda sul nostro canale youtube il documentario del regista Joseph Nenci
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INCONTRI
Ambiente, Arte, Solidarietà
Progetto editoriale e testi: Serena Dei (VR) Progetto grafico e impaginazione: Emanuela Ala (VR) Commenti: Cinzia Armani alle opere di Sisto Righi, Rita Pavan alle immagini di Cafal Fotografie: Archivio dei volontari del Progetto Cafal, Luca Checchinato (Il fondo del barile); Michele De Vecchi (foto in alto “Dagli incontri nascono idee…”, Muro di balle, Bellezza nascosta, Pizze spray, Extra, Nandù, Sotto il vestito niente, Accidentalità della vita, Emozionata, La ballerina), Luca Negri (Tchuda), Joseph Nenci (foto di apertura, Le Tre Di, Filtrazioni, Natura Morta, Dietro le quinte, Insieme, Omaggio a Pollock, Bianco e nero, Il grande capo, Gigante in azione, Maestria all’opera, Prima di tutto amici, Falling, Il grande gruppo, Tra-guardi, Riflessi, Direttore d’orchestra, L’arabo, Metamorfosi della paura, Troglodita, I migranti, Faccia di bronzo, Rasta, La svolta di Giano, Trasmissione di saperi, Il Mondo), Mario Zambon (foto in basso “Dagli incontri nascono idee…”, Uno, nessuno, centomila) Immagine di copertina: Michele De Vecchi
Stampa e confezione: Grafiche Busti srl, Colognola ai Colli (VR). Tutti i diritti sono riservati, in Italia e all’estero, per tutti i Paesi. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma (fotomeccanica, fotocopia, elettronica, chimica, su disco o altro, compresi cinema, radio, televisione) senza autorizzazione scritta da parte degli aventi diritto. In ogni caso di riproduzione abusiva si procederà d’ufficio a norma di legge.
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Questo libro è un omaggio al valore degli incontri. Un viaggio attraverso immagini e parole per suscitare emozioni e riflessioni. È il racconto di tre storie.
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