aristotele_la_rettorica(versione toscana di annibal caro)

Page 197

chi, che siano venuti in signoria per conto d'esse ricchezze, che quelli che sono anticamente ricchi; e così diciamo degli altri beni. La cagione è perchè pare che questi posseggano le cose loro, e quegli altri no. Conciossiachè quello che si vede star sempre in un modo, ci si rappresenta come cosa che veramente e legittimamente sia. Onde che i nuovi ricchi non ci si rappresentano come veri e legittimi posseditori di cose proprie; e perchè non ogni bene è conveniente a chi si sia che s'abbatta ad averlo; ma tra esso bene, e il posseditore deve esser in un certo modo proporzione e convenienza (come la bellezza dell'armi si conviene al forte e non al giusto; e le mogli illustri stanno bene a quelli che son nobili, e non a quelli che nuovamente son fatti ricchi); ci muove a sdegno un uomo ancora che sia buono, quando gli sia toccato un bene che non se gli convenga. E quando un inferiore contende con un superiore, e massimamente nelle medesima professione. Onde è stato ancor detto: Ch'Ettor fuggìa d'Ajace il fero incontro Poich'altra volta il gran Giove ebbe a sdegno Chi ardì contra a guerrier di lui più degno. E quando non sia anco in una professione, ci muove a sdegno in qualunque modo sia che un da manco contrasti con un da più; come se un musico contendesse con un giusto; perchè la giustizia è miglior della musica. Per quel che s'è detto adunque vien dichiarato con chi ci sdegniamo, e perchè cose; perchè queste sono e cotali. Ora gli sdegnosi sono quelli che si trovano esser degni di grandissimi beni, e sono posseditori di beni eguali con gl'indegni; perciocchè non è giusta cosa che i dissimili a loro sieno similmente ri197


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.