Viaggio e politica

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Bruna Consarelli

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parte delle professioni degli uomini», caratterizzate dalla «finzione» e dalla «menzogna»73. In ogni caso, d’incarnare ‘il solo’, retto, interprete di una ‘naturalità’ ormai ‘sfigurata’ e negata dall’ ‘artificiosità’ dominante, il Ginevrino era profondamente convinto. Tant’è vero, che, nei dialoghi, Rousseau giudice di Jean-Jacques, composti nel 1772, riferendosi a se stesso, così si descrive: «i pregiudizi non lo soggiogavano […] i tratti originari della natura, generalmente dimenticati o misconosciuti, non erano offuscati ai suoi occhi come a quelli degli altri […]. Era necessario che un uomo dipingesse se stesso per mostrarci l’uomo primitivo, e se l’autore non fosse stato singolare come i suoi libri, non li avrebbe mai scritti […]. Se non mi aveste descritto il vostro Jean-Jacques, avrei creduto che l’uomo naturale non esistesse più»74. Infine, seguendo ancora il filo della sua narrazione autobiografica, nel resoconto dell’«illuminazione», che lo colse, sulla via di Vincennes, nell’ottobre del 1749, fatto nella lettera indirizzata a Malesherbes, il 12 gennaio 1762, si coglie, stando a quanto egli racconta, il significato pressoché catartico del passaggio dall’intuizione dello status deviationis della convivenza umana – frutto, come commenta Casini, di traversie individuali, legate ad uno stato di disagio personale – all’acquisizione dell’evidenza razionale del carattere sociale del male75. «O signore [esclama Rousseau] se avessi potuto scrivere appena un quarto di ciò che vidi e sentii sotto quell’albero, con quale chiarezza avrei posto in rilievo tutte le contraddizioni del sistema sociale, con quale forza avrei descritto tutti gli abusi delle istituzioni, con quale semplicità avrei dimostrato che l’uomo è naturalmente buono e che soltanto a causa delle cattive istituzioni gli uomini diventano malvagi. Quanto ho potuto rammentare della moltitudine di grandi verità che m’illuminarono in un quarto d’ora sotto quell’albero è stato sparsamente diluito nei miei tre scritti principali, ossia il primo discorso, il discorso sull’ineguaglianza e il trattato sull’educazione, tre opere inseparabili, che formano un sol tutto»76. Questo brano famoso, che registra una presa di coscienza irreversibile, a cui lo stesso autore attribuisce il significato simbolico di un evento il quale suggella la nascita della sua filosofia politica, segna anche il momento in cui, superando il piano della mera consonanza emotiva, più serrato e 73 74 75 76

Montaigne, Saggi, cit, II, XVIII, p. 890; III, I, p. 1055. J.-J. Rousseau, Rousseau juge de Jean-Jacques, III, Œuvres, cit., I, p. 936. Cfr. P. Casini, Introduzione…, cit., p. 17. J.-J. Rousseau, Lettre à Malesherbes, in Œuvres, cit., I, p. 1135.


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