Paolo ai Romani

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polvere, perché la Tua rugiada è rugiada luminosa”, e così “la terra darà alla luce le ombre” (Is 26, 19). Ed ancora: “Quelli che ora dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento (sic); coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle (sic), per sempre” (Dn 12, 2-3). Poi arriverà il sacerdote Zaccaria, il padre del precursore Giovanni Battista, a profetizzare che “grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, verrà a visitarci un sole (sic) dall’alto” (Lc 1, 78): l’eterna “Parola” creatrice d’Iddio che diverrà esemplare “carne” (Gv 1, 14) mortale; mentre suo figlio Giovanni, il precursore, andrà poi “innanzi al Signore”, innanzi a quel sole spirituale, “a preparargli la via” (Idem, 76); ed infine lo stesso Paolo prende ad esempio il diversificato firmamento per farci intuire la diversificata risurrezione dei morti: “Vi sono corpi celesti e corpi terrestri; e altro è lo splendore dei corpi celesti, altro quello dei corpi terrestri; altro è lo splendore del sole (sic), altro quello della luna, altro quello delle stelle; ogni astro differisce dall’altro nello splendore; così anche la risurrezione dei morti: si semina nella corruzione, si risorge nell’incorruttibilità, si semina nello squallore, si risorge nello splendore; si semina nell’infermità, si risorge nella potenza; si semina un corpo naturale, risorge un corpo (sic) spirituale” (1 Cor 15, 40-44), non più nato da donna, ma di nuovo e del tutto “generato dallo Spirito” (Gv 3, 6) d’Iddio, da quando, “risuscitando (sic) Gesù”, Iddio poté dirgli: “Tu sei” integralmente “Mio figlio, oggi (sic) ” -e “oggi” non significa: prima dei tempi- “ti ho” di nuovo, del tutto e per sempre “generato” (At 13, 33; cfr. Sal 2, 7; Eb 1, 5; 1 Gv 5, 18), senza più alcun concorso umano; ed infatti, a ben vedere, parlando di se stesso, Gesù usò l’espressione “Figlio d’Iddio” (Gv 3, 18; 5, 25; 10, 36; 11, 4) soltanto in proiezione escatologica. Abramo dunque, assumendo l’integrale verità in atto della parola d’Iddio, “verso (para) una speranza (elpis) ” innumerabile, posta “accanto ad (epi) una speranza” di singola figliolanza principiativa, “credette” per davvero “di divenire padre di molti popoli” (Rm 4, 18; cfr. Gn 17, 5), accolse la Sua travalicante promessa, ebbe fede nel dichiarato “amore d’Iddio” (Rm 5, 4), che gli disse: “Non temere. Io sono il tuo scudo” (Gn 15, 1; cfr. Sal 5, 13; 18, 3; 84, 12; Pr 2, 7; Ef 6, 16) spirituale, e ciò gli fu accreditato “verso la giustificazione” (Rm 4, 3; cfr. Gn 15, 6; 1 Mac 2, 52; Gal 3, 6; Gc 2, 23) escatologica, vale a dire come iniziale remissione dei peccati passati; perché poi, custodendo in se stesso quel “buon deposito” (2 Tm 1, 14) di fede giustificante, l’ottantacinquenne Abramo dovrà anch’egli, ed a nostro costante insegnamento, armarsi di santa pazienza, di quell’imprescindibile “pazienza” che, ci ricorda Paolo, produce “una virtù provata, e la virtù provata” rinnova di giorno in giorno, ed anno dopo anno, “la speranza” che “non delude” (Rm 5, 3-5), quella fiduciosa e perseverante speranza che, grazie allo “scudo” (Gn 15, 1) e “con l’aiuto dello Spirito santo” (2 Tm 1, 14; cfr. Rm 5, 5; 8, 9-11), diventa perfezionata (Cfr. Gc 2, 22) certezza di fede nel futurum resurrectionis. Sicché, quando il sempre “integro” (Gn 17, 1) Abramo “ebbe novantanove anni” (Ibidem), e non aveva ancora avuto alcun figlio da Sara, Iddio riprenderà a promettergli: “Ti renderò molto numeroso” (Idem, 2), “tornerò fra un anno, e Sara”, la tua moglie ottantanovenne, la sorellastra, ormai in prolungata menopausa e che conosci da una vita e che hai sempre trovata sterile, “Io la benedirò, ed anche da lei ti darò un figlio. La benedirò ed ella diventerà nazioni (sic); e re di popoli nasceranno da lei. Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e”, fiducioso, “rise” di gioia “in cuor suo” (Idem, 17); e così avrà infine il suo primo soddisfacimento terreno l’esorbitante promessa d’Iddio, poiché il quasi centenario Abramo conoscerà la quasi novantenne Sara col Signor Iddio, ed allora nascerà Isacco, perché “c’é forse qualcosa che sia impossibile a Dio?” (Gn 18, 14). Così poi, a tempo debito, circa quindici anni dopo, Abramo dovrà anche affrontare il più arduo degli esami possibili, circa la veridicità della sua fede nell’eterna risurrezione dei giusti per grazia coadiuvante e protettiva. “Dio mise” infatti “alla prova (sic) Abramo e gli disse: Abramo, Abramo! Rispose: eccomi! Riprese: prendi il tuo amato figlio”, l’unico che tu abbia avuto da Sara, “Isacco, e va verso di te (sic) (lekh-lekha) nel territorio di Morià, e là offrilo in olocausto (sic) su di un monte che ti indicherò” (Gn 22, 1-2). “Va verso di te”, vale a dire: va a realizzare in modo


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