Guida Liturgica Diocesana 2009-2010

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«gustati» in profondità, essi predispongono a entrare più profondamente nel mistero che si celebra”.13 Per quanto riguarda gli altri atteggiamenti esterni, non vanno tralasciati gli orientamenti e le norme pubblicate nei sussidi diocesani, Il Ministero liturgico del Diacono, degli Accoliti e dei Lettori nella celebrazione eucaristica. 13. La presidenza della celebrazione, la preparazione del rito, il modo con cui sono presenti tutti i protagonisti della celebrazione, deve avere il senso vivissimo che, mentre la Chiesa celebra, è il Signore che invita alla sua mensa, è il mistero santo di Dio che ci viene incontro. I momenti del rito, i suoi spazi e i suoi ritmi, le persone che vi intervengono devono avere la viva coscienza di tractare mysteria. 14. L’omelia è mezzo prezioso, di grande efficacia, ma altrettanto delicato, per aiutare i fedeli a compiere il passaggio sapienziale “dal rito alla Parola e dalla Parola al rito” avendo come fine la comprensione dell’unico mistero di Dio, proclamato nella Bibbia e operante nella Liturgia. Da quest’ultima, come dalla sua sorgente, scaturiscono l’impegno morale e la testimonianza della carità. “Il sacramento, infatti, santificando, genera un uomo nuovo; da questa novità di vita scaturisce necessariamente anche un modo nuovo di pensare e di agire, sostenuto dall’energia divina del sacramento”. 14 Un’omelia, ben preparata e non eccessivamente lunga, fedele al mistero di Dio (espresso nella Scrittura e nell’eucologia) e all’uomo che, qui e ora, lo celebra, saprà condurre anche al successivo passaggio vitale “dalla celebrazione alla testimonianza di vita”. “Con l’omelia, il ministro competente annuncia, spiega e loda il mistero cristiano che si celebra, perché i fedeli lo accolgano intimamente nella loro vita e a loro volta si dispongano a testimoniarlo nel mondo”. 15 15. La centralità dell’Eucaristia nella vita delle nostre comunità, richiamata fortemente dal Congresso Eucaristico Nazionale celebrato a Bari, deve sollecitarci, innanzitutto, a non moltiplicare le celebrazioni delle Messe: occorre un impegno serio nel riprendere e attuare la Nota pastorale “Un solo altare una sola assemblea” (18 giugno 2004). E’ necessario, in alcuni casi, ridurre il numero delle Messe e far sì che ogni celebrazione sia meglio curata e partecipata. Qualche ulteriore proposta come esempio: la celebrazione della Messa nel trigesimo dalla morte o 13 Idem, p. 88. 14 Idem, p. 63. 15 Rinnovamento della Catechesi, 29.

nell’anniversario del matrimonio, anche nei giorni feriali, deve essere inserita nella celebrazione della Messa comunitaria (di orario); quando è richiesta la celebrazione della Messa nuziale nelle ore pomeridiane, è auspicabile che anch’essa avvenga nella messa serale comunitaria. Ogni celebrazione è atto di Chiesa ed ha, quindi, sempre una dimensione comunitaria. Il bisogno di evitare tutto ciò che sa ancora di privatismo e di privilegio, non può essere ulteriormente disatteso. 16. La stessa centralità dell’Eucaristia non deve eliminare le altre legittime forme di preghiera e di culto come i pii esercizi le cui celebrazioni non devono risultare aggiunte l’una all’altra per motivi di carattere semplicemente devozionale e tradizionale (ad esempio: recita del rosario, “via crucis”, novena, e poi, a seguire, la Messa). La pietà popolare con le sue molteplici espressioni deve diventare momento privilegiato di «evangelizzazione»; occorre anche in questo ambito un impegno maggiore nella ricerca e nella proposta di ciò che è essenziale per la fede e la vita. 17. Occorre accompagnare la comunità, i giovani soprattutto, nell’esperienza di una preghiera gratuita, insegnando a sospendere i propri tempi per trovare il tempo di Dio, e imparando le “forme” della fede della Chiesa, per avere una fede meno privatistica, sentimentale e intimistica. 18. In particolare si deve valorizzare l’Adorazione eucaristica, che già in tante comunità parrocchiali è momento forte di comunione e di preghiera; e la Liturgia delle Ore, che è veramente, per sua natura, preghiera liturgica e comunitaria, che estende alle diverse ore del giorno le prerogative del mistero eucaristico. 16 Un’esperienza positiva potrebbe essere la celebrazione comunitaria dei Primi Vespri domenicali, come preghiera liturgica che introduca alla celebrazione del Giorno del Signore (un’analisi attenta delle vere esigenze dei fedeli, e soprattutto in territori dove ci sono più parrocchie vicine, potrebbe portare a prevedere, per la sera del sabato, una sola celebrazione eucaristica festiva). 19. Si dedichi un tempo congruo alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione, valorizzandone la sua natura comunitaria e non solo individuale. Perché non pensare di disporre una sera della settimana, a tempo pieno, (senza rifiutarsi in ogni altro momento 16 Cfr. Principi e norme per la Liturgia delle Ore, 12.


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