La Doble Hoja del Tango

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Foto: Roberto Masotti

«Milva è una grande professionista, impeccabile, molto precisa, molto esigente con sé stessa. Con Astor hanno avuto un ensemble perfetto»

Cosa c’è di italiano in Astor Piazzolla? «La melodia di Astor è tipicamente italiana, improvvisamente esplode e ti da un brivido: questo è carattere italiano. Astor era figlio unico e aveva un forte senso della famiglia che considerava sacra. Così come valorizzava i sentimenti: gioire e soffrire erano cose importanti. Per il dolore e l’intensità che questo provoca, aveva un grande rispetto» A 20 anni dalla scomparsa cosa è cambiato? «A me Astor manca sempre. Io parlavo con lui di tutto. Sento sempre un vuoto dentro di me, ma devo pensare che ho vissuto la parte più importante della mia vita con una persona che mi apprezzava e che voleva stare con me. Il suo sguardo poi era tanto speciale, tanto tenero: aveva gli occhi marroni con dei puntini d’oro, un colore incredibile. E poi il patrimonio musicale che ha lasciato è importante, è come lasciare i figli, come lasciare una famiglia. E quando fai questo, hai fatto qualcosa di grande nella vita» Si ricorda un brano più di altri? «Sì, è un pezzo che non ha mai scritto, solo suonato. Una sera a Parigi si è messo al piano e ha cominciato a suonare un brano struggente, da far piangere. Era al buio e io l’ho ascoltato in silenzio. Poi si è alzato ed è venuto verso di me, allora gli ho chiesto: “Cos’era? È tremendo, fa piangere” e lui: “è l’unica cosa che sento dopo aver visto i bambini del Biafra”. Nel pomeriggio eravamo stati a una conferenza sulla fame nel mondo. Quel brano non lo ha mai scritto, solo suonato»

Una musica che arriva diretta… come il grande successo di Libertango… «Ogni concerto che organizzo io finisce con Libertango: risolleva gli animi e fa ricominciare a vivere. Ogni anno dedico ad Astor il Festival Piazzolla di Mar del Plata che dura tutto il mese di marzo, lui era nato l’11. Il programma è ricco di appuntamenti musicali e di danza, ci sarà la serie dell’angelo con dei ballerini contemporanei» Qual è la forza di Astor Piazzolla, perché piace tanto? «Perché è autentico. Tutto quello che è autentico attira l’attenzione e commuove. Un oggetto d’arte quando lo vedi e lo puoi apprezzare, stai vedendo il lavoro di una persona che l’ha fatto con il cuore, l’amore e tutto il suo essere» Cosa pensa del tango che oggi è ballato in tutto il mondo? «Io credo che sia un fenomeno ciclico. Nel nostro paese ora si balla di meno di qui, come ad esempio a Roma. Ma non bisogna mai dimenticare l’essenza del tango. Il tango è nato con due signori che hanno ballato in un angolo di una via con una chitarra, inventando i passi. Il tango è libero non ha una struttura né codici. Queste sono cose inventate con il tempo e le esigenze pratiche nelle milonghe. Mio padre e mia madre non hanno mai avuto un insegnante e hanno sempre ballato! Non sono andati in una scuola perché il tango viene da solo. E poi non si deve fare una confusione con il sesso, con la cosa peccaminosa. Ballare è una emozione, è una cosa diversa. Se si segue questa linea si vede ballare la gente con la gioia» ■

la DOBLE HOJA del TANGO | numero due

impeccabile, molto precisa, molto esigente con sé stessa. Con Astor hanno avuto un ensemble perfetto.

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