ies Trieste Lifestyle # 1

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Trieste. Ed è in quegli anni la chiave di lettura che consente di comprendere i motivi della presenza di così tante chiese extracattoliche e acattoliche nel centro cittadino. C’è la Sinagoga e, insieme alle chiese cattoliche, nel raggio di qualche centinaio di metri, ci sono il tempio serbo-ortodosso di San Spiridione, la chiesa valdese, quella anglicana, quella evangelico-luterana e quella armena. C’è poi la chiesa di San Nicolò dei Greci del nostro Charidimos. Ufficialmente nasce di fronte al mare per consentire a marinai e mercanti greci un più facile accesso alle funzioni; in realtà la sua origine è in una sorta di scisma che, sulla riva estrema del Nord Adriatico, si consuma all’interno della comunità illirica di fede ortodossa. Inizialmente tutta la comunità segue le funzioni nella chiesa di San Spiridione.

Once upon a time there used to be an electric cable that made the Jewish community of Trieste a unique case in the world. Up until a few years ago, the Jewish quarter was surrounded by a huge electric cable, within which the community lived as if inhabiting one single, huge house. Thanks to that, the Jewish Triestini could celebrate their Shabbath outdoor and it was not infrequent to meet entire families taking a stroll on that day. It all changed when the electricity company decided to modify its supply network and remove the cable from the ground. Now Jews in Trieste are left with their only remaining record: their Synagogue is one of the largest in Europe and among the first constructions of the Old Continent built with reinforced concrete.

Città da scoprire

C’era un cavo elettrico a fare della comunità ebraica di Trieste un caso unico al mondo. Fino a qualche anno fa, infatti, un grande cavo circondava il perimetro della città, così da poterla considerare un’unica grande abitazione. Grazie a questa particolarità, durante lo Shabbath gli ebrei triestini potevano trasportare persone e oggetti anche al di fuori delle mura di casa; per esempio, non era raro incrociare mamme e papà a passeggio con i figli, carrozzino compreso. Tutto è cambiato quando la società elettrica ha deciso di modificare la rete di distribuzione e di estrarre il grande cavo dal terreno. Alla comunità ebraica di Trieste rimangono i primati legati alla Sinagoga, che è una delle più grandi d’Europa ed è uno dei primi edifici costruiti con il cemento armato nel Vecchio Continente.

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Carciotti diventerà ricco con il commercio di panni dalla Boemia, costruirà il bellissimo palazzo che ancor oggi domina le Rive e il suo manifesto diventerà la felice sintesi di una città che, nell’immaginario collettivo dell’epoca, equivale a quello che Londra, New York o Shangai rappresentano oggi per migliaia di giovani: un luogo dove realizzare progetti, anche grandi e ambiziosi. È il mito della città aperta verso chiunque abbia un motivo valido per trasferire qui i propri offici. È così che arrivano, nello scalo più settentrionale dell’Adriatico e più meridionale dell’Impero Asburgico, commercianti e avventurieri, banchieri e usurai, viandanti e intellettuali. Vengono dalla Grecia e da Cipro, dall’Illiria e dalla Serbia, dall’Oriente e dal Nord Europa. Il Porto è zona franca dal 1719; i traffici commerciali in Adriatico sono liberi e loro vengono qui per i loro affari e per realizzare i loro sogni. Con sé portano le tradizioni e la cultura della loro comunità; impiantano gli embrioni per l’istituzione delle loro religioni. Ed è così che le comunità di religione ebraica, cristiana e islamica trovano condizioni quasi uniche per dar vita a una singolare forma di convivenza all’insegna della tolleranza. È la grande Maria Teresa che pone il sigillo dell’ufficialità a questa accoglienza che non vuole omologare, ma rispettare e accettare le diversità: il suo editto del 20 febbraio 1751 consente a ciascuna comunità di professare la propria religione e costruire un proprio luogo di culto. Nascono in questo modo, proprio in quegli anni, la “nazione” ebraica, la comunità ortodossa e quella armena di

È il mito della città aperta verso chiunque abbia un motivo valido per trasferire qui i propri offici – Trieste lived with the myth of a city welcoming anybody with a valid reason to move their business there

A Trieste San Nicolò è anche il santo che tutti i bambini (e le loro famiglie) aspettano il 6 dicembre e che, in città, conta molto di più di Babbo Natale. C’è anche una chiesa dedicata a questo santo e alla Santissima Trinità, anche se tutti la conoscono esclusivamente come San Nicolò dei Greci. A dimostrazione dell’ulteriore particolarità della città, parte della storica comunità ebraica triestina trae le sue origini dall’isola di Corfù, nella Grecia Ionica. – Every year, on 6 December, families of Trieste anxiously wait for Saint Nicholas, children’s darling and way more important than Santa Claus. He has his own church, which was originally dedicated to both Saint Nicholas and the Holy Trinity, but is known by locals simply as Saint Nicholas of the Greek. Incidentally, and yet another of Trieste’s numerous peculiarities, a significant part of the city’s Jewish community comes from the Greek island of Corfù, in the Ionian city.

A ghetto “without borders” and an electric cable without equals

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foto di /photo by Luigi Vitale

Un ghetto “senza confini” e un cavo elettrico unico al mondo

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TRIESTE LIFESTYLE

Città da scoprire N ° 1 — M a rch 2 0 18 IES TRIESTE LIFESTYLE

San Nicolò batte Santa Claus – Saint Nicholas is more popular than Santa Claus

di /by Nicolò Giraldi


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