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Sussidi per i Gruppi di ascolto della Parola di Dio

Nel frattempo non ci fa rimare oziosi e consegna il suo denaro, una mina per ciascuno, a tre operai che non devono nasconderla in un fazzoletto, ma mostrare il suo grande valore, che ha il volto stupendo del servizio verso Dio, verso l’uomo e verso il creato. Le mine sono doni del Signore che sono di aiuto alla costitutiva fragilità umana da impiegare nella vita quotidiana nell’attesa del suo ritorno. Quello che importa non è tanto il valore della Mina (molto inferiore al Talento di Matteo), ma l’impegno e la dedizione per realizzare il progetto del Signore che è certamente la realizzazione del Regno di Dio e per una sua crescita interiore ed esteriore. Non basta stare lontano dal male, è necessario impiegare la propria intelligenza, la volontà e la stessa vita per operare il bene, seguendo le parole del Vangelo. Essere operatori di giustizia in un contesto storico fortemente contrario e che mostra il volto del potere e della arroganza, pronti a pagare di persona per la difesa dei diritti di ogni uomo. Essere liberi dal dominio delle ricchezze per gustare la beatitudine della povertà di spirito e vedere la ricchezza di Dio in tutta la sua creazione. Il volto di una Chiesa che conosce la grandezza della pace come bene di valore eccelso e opera per la sua realizzazione in tutta la terra con il taglio forte della speranza e dell’amore per tutte le genti. Voglio ricordare anche la forza della purezza del cuore che appartiene a chi custodisce con amore la sua parola dentro di se. Se la Parola penetra nelle tue giunture, se Cristo pervade il tuo intimo diventerai capace di sperimentare con gioia il dono della felicità che viene dall’ essere libero da una triste doppiezza di vita e da facili distorsioni affettive. Essere cristiani non è “ un deposito morto, ma un grande capitale” un dono grandioso che dobbiamo far fruttificare con industria, con sapienza, con umiltà, ma soprattutto con amore. Far fruttare la mina non ha il significato di arricchire con avidità o nascondere le ricchezze, ma vuol dire soprattutto donare con generosità, “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”. Il Signore con la sua Pasqua ci ha aperto le porte del Regno, e ne da la cura, la direzione a tre persone che rispondono all’invito in maniera diversa. Mi piace pensare che questi doni sono da vedersi oggi presenti nella sua Chiesa da impiegarsi per l’urgenza dell’Evangelizzazione del nostro tempo ormai privo dei valori Tradizionali cristiani. Tempo che scorre sul binario dell’autosufficienza dell’uomo e del suo considerare la realtà umana solo fine a se stessa. Una comunità cristiana, come ci ricorda Paolo VI, che evangelizza se stessa per evangelizzare per portare il Vangelo fino agli ultimi confini della terra. La Chiesa, ci ricorda il documento della Conferenza Episcopale Italiana “Educare alla vita buona del Vangelo” ascolta la voce di Gesù che vede i discepoli e dice “Chi cercate?” Essi rispondono “Maestro dove abiti?”. Rispose “ Venite e vedrete”; andarono e videro dove abitava. Vedere dove abitava significa intraprendere un percorso di formazione permanente, di religioso ascolto della Parola e di forte impegno di ricerca e di studio, ma soprattutto diventare testimoni, come san Paolo a Damasco, di aver incontrato Gesù Cristo risorto che trasforma totalmente la nostra vita. Durante il tempo della sua assenza siamo invitati a far fruttare la mina ricevuta, perché quando tornerà alla fine dei tempi ci ricompenserà dandoci dieci o cinque città simbolo di un dono enormemente più grande di quanto ci spettasse. Mi piace pensare al titolo di re che il Signore acquista sulla croce, quando la sua regalità non poteva più essere fraintesa e rivestita di potenza umana, ma era quella di attirare tutti a se dall’alto della croce, che il Padre gli conferma con la sua risurrezione e ascensione al cielo. 46 Il Signore ritorna e vuole subito conoscere le modalità di impiego del denaro loro affidato. Il primo e il secondo servo ricevono la medesima lode per la loro diligente e costruttiva applicazione, mentre l’operaio infedele viene condannato per la sua paura, la sua pigrizia per non aver avuto nessuna iniziativa. Mi piace ancora pensare che il premio ricevuto è la totale e definitiva partecipazione al banchetto nuziale con Cristo Sposo che accoglie e presiede, mentre la condanna, il togliere la


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