Insieme - Maggio 2012

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CITTÀ DELL’AGRO, riprenditi l’anima!

Lo scorso 30 aprile il vescovo Giuseppe, dalla Cattedrale di san Prisco, ha rivolto un discorso alla Città dell’Agro, proponendo numerose riflessioni e qualche provocazione

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arlare alla Città dell’Agro, un territorio composito e variegato che mette insieme 13 comuni, è un desiderio che il vescovo Giuseppe ha coltivato fin dai primi giorni del suo episcopato. Lo ha confessato lo scorso 30 aprile, quando nella Cattedrale di san Prisco ha pronunciato il Discorso alla Città. Prima di inoltrarsi nella riflessione, Mons. Giudice ha fatto alcune precisazioni, utili per comprendere meglio il suo intervento. Pur sapendo che non esiste, di fatto, una città dell’Agro, egli ha scelto questa espressione per indicare una direzione, un progetto, quasi per suggerire una vocazione: superare i campanilismi per lavorare e crescere insieme.

Custoditi dalla preghiera

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religiosi sono una ricchezza per la terra dell’Agro. Lo sa bene il vescovo Giuseppe che ha da poco concluso la sua visita pastorale ai religiosi e alle religiose della diocesi. Nella preparazione del discorso, egli si è fatto aiutare dalla preghiera incessante che dai due Monasteri di clausura si eleva verso il cielo. Alle Suore domenicane di Sant’Anna e alle Clarisse di Santa Chiara, infatti, il Vescovo ha chiesto di vigilare, come sentinelle del mattino, sulla Città dell’Agro.

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La seconda puntualizzazione scende maggiormente nel concreto perché tocca la gestione della cosa pubblica. Mentre è sotto gli occhi di tutti il disagio del mondo politico e delle amministrazioni, il Vescovo ha chiarito che non è suo compito girare il coltello nella piaga, dunque il discorso non offre soluzioni tecniche o ricette pronte per l’uso. Tuttavia, per non rimanere in alto, fuori dalla storia, come qualcuno potrebbe pensare, egli cita sant’Agostino: “i tempi saranno migliori solo se noi saremo migliori, cioè all’altezza del compito che, a tutti i livelli ci viene affidato”. Il terzo suggerimento, che ha più il sapore di un desiderio o forse di una speranza, è che da questo momento possano emergere proposte concrete, per ricostruire la bellezza delle nostre cittadine, con una attenzione particolare al tessuto sociale e al ruolo dei giovani che soffrono in questo difficile momento storico per la mancanza di lavoro che blocca sogni e progetti di vita. Entriamo così nel cuore del discorso. L’intera riflessione ruota attorno ad una domanda cruciale: «Quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?». Questa espressione, tratta dal Vangelo di Marco, è divenuta lo slogan, il leit motiv dell’accorato discorso: Città dell’Agro, riprenditi l’anima! È difficile dare una definizione di anima, si tratta di un’espressione complessa, non semplice da declinare. Attingendo a quanto Papa Benedetto XVI ha scritto nell’omelia per la Messa Crismale lo scorso 5


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