PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI CONVERSANO - MONOPOLI Anno 22 - Numero 1 - Gennaio 2017 www.conversano.chiesacattolica.it www.conv .con ersano.chiesacattolica.it .conv
Grazie don Giovanni
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’Avvento di questo anno ha portato un dono che ha riempito di gioia la nostra Chiesa di ConversanoMonopoli. Il Santo Padre Francesco ha chiamato al ministero episcopale nella diocesi di Tricarico in Basilicata il nostro carissimo Mons. Giovanni Intini, Parroco della Basilica Concattedrale di Monopoli. Vedo nella scelta del Papa non solo il riconoscimento delle qualità umane e sacerdotali dell’Eletto, di cui noi tutti del resto siamo ben consapevoli, ma anche una attenzione alla vitalità della nostra comunità ecclesiale e, soprattutto, del nostro Presbiterio. È una Chiesa viva la nostra, in tutte le sue componenti, perché, radicata in Cristo pietra viva, vuole essere su tutto il nostro territorio testimone della bellezza della fede. Ogni giorno che passa mi rendo sempre più conto – visitando luoghi e incontrando le persone – che c’è consapevolezza circa questa responsabilità, che è di tutti i battezzati. In tutti c’è il desiderio, espresso in forme diverse, di rispondere adeguatamente all’urgenza dell’ora presente che chiede di avere cristiani autentici, che rendono credibile la fede. Mi riempie il cuore di consolazione vedere preti, religiosi e religiose, fedeli laici che desiderano dare il meglio di sé per far crescere il Regno di Dio. Quanta ricchezza di carismi, diversi e complementari tra loro, e quanta dedizione nel ministero, soprattutto da parte dei preti, che non si risparmiamo, mettendosi in gioco ogni giorno, anche in mezzo a difficoltà che spesso richiedono eroismo! Consentitemi anche in questo contesto di dire ancora il grazie sincero a tutti coloro che servono la nostra Chiesa, spesso in maniera silenziosa, ma sempre con amore. Continuiamo a coltivare la sollecitudine per essa amandola e mettendoci in gioco con dedizione assoluta. Alla luce di queste considerazioni, sento di dover rendere grazie a Dio con voi, cari fratelli e sorelle, perché nella sua bontà ha voluto offrirci questo segno – l’elezione a Vescovo di don Giovanni – che, mentre rivela la fecondità della nostra Chiesa particolare, nello stesso tempo dice che il Signore benedice il cammino di ognuno di noi. Quanto si è speso don Giovanni nei 26 anni di sacerdozio, per rendere più bella e più aperta alla voce dello Spirito la nostra comunità! A me piace ricordare in modo particolare il suo impegno per l’animazione spirituale in tanti
Foto Guglielmi
settori della pastorale diocesana. Quante energie ha profuso in questi anni per il nostro Seminario minore, per i diaconi permanenti, per la vita consacrata, per l’accompagnamento dei preti giovani, per la predicazione di ritiri e per la lectio divina a tanti gruppi ecclesiali. Grazie don Giovanni per quanto hai potuto donarci! Lo hai fatto sempre con passione e con generosa dedizione, senza mai tirarti indietro dinanzi a qualsiasi richiesta, anche quelle che alle volte potevano esigere qualche sacrificio. La tua attenzione alla singola persona, la tua capacità di ascolto, il tuo saper discernere la voce di Dio tra le molte voci che si affollavano nel cuore di chi avevi di fronte, ti hanno reso amico di tanti. La nostra Diocesi ti è grata e ti è vicina con l’affetto sincero e sono certo che tutti coloro che ti hanno conosciuto e hanno ricevuto il dono di una tua parola faranno tesoro del tuo insegnamento. Ora ti accingi ad iniziare il tuo lavoro apostolico nella Diocesi di Tricarico, ricco dell’esperienza che hai maturato in questa meravigliosa Chiesa, che ti ha generato alla fede e al ministero. Noi ti accompagniamo con l’affetto e con la preghiera. Portaci nel tuo cuore e sono certo che ogni giorno saremo in comunione soprattutto nella celebrazione dell’Eucarestia, che fa delle tante Chiese particolari sparse per il mondo l’unica Chiesa di Cristo. † Giuseppe Favale
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SINODALITÀ
Stile sinodale a cura di don Francesco Zaccaria
ncora un questionario! Sembra proprio di sì, nel corso di questo nuovo anno arriverà un altro questionario nelle nostre comunità, per coinvolgere tutto il Popolo di Dio nella preparazione della prossima Assemblea del Sinodo dei Vescovi nel 2018. Il Papa ha scelto il tema, il Sinodo sarà su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” e ha voluto che, anche questa volta, sia ascoltata la base ecclesiale. Sono questi i segni dello stile sinodale di Chiesa, che Papa Francesco vuole che cresca e raggiunga tutti i livelli ecclesiali. È faticoso lo stile sinodale, qualcuno potrebbe dire: “ancora un questionario!”, con aria stufata, chiedendosi se le nostre parrocchie non siano già troppo piene di iniziative e troppo vuote di forze fresche, oppure domandandosi a cosa servano tutte queste consultazioni. L’esperienza dei due Sinodi sulla famiglia e i questionari che li hanno preceduti forse ci fanno dire che, è vero, non è stato facile, ma molte parrocchie della nostra diocesi hanno risposto alle domande (anche complesse) e questa fatica non è stata vana! Se guardiamo al frutto di un così lungo discernimento, l’Esortazione Amoris Laetitia, possiamo vedere che nella voce del Papa c’è un’eco anche delle nostre voci, in questo ricco documento sull’amore nella famiglie s’intravede l’amore delle nostre famiglie, ma anche le sue fragilità e le sue fatiche, c’è il progetto grande indicato dal Signore per la famiglia, ma anche il bene possibile che è realizzabile dalle famiglie concrete, imperfette, in cammino, come tutti, verso il Signore. Il Papa ha ascoltato la voce della Chiesa, la voce dello Spirito, e questa ci è restituita ancora con più forza perché è in sintonia con la nostra vita. Ancora un questionario! Questo punto esclamativo, allora, leggiamolo non con aria stanca o annoiata, diciamolo invece come esclamazione di gioia. La sinodalità, è vero, è faticosa, ma è lo stile proprio della Chiesa, di una Chiesa che cammina gioiosa, perché è certa che il Signore cammina con Lei.
S O M M A R I O Editoriale Grazie don Giovanni † Giuseppe Favale Sinodalità Stile sinodale a cura di don Francesco Zaccaria Diocesi «Illum oportet crescere» Gv 3, 30 Piero Intini
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Mettere al centro il Vangelo di Cristo a cura di don Roberto Massaro 4 Sinodalità “Dopo Firenze: perché e come discernere nelle comunità cristiane” don Pierpaolo Pacello 5 IX centenario 1117-2017 900 anni di legame indissolubile tra la Madonna venuta dal mare e la sua Monopoli Michele Fanizzi 6
Zone pastorali Giovani, Vangelo e Lavoro Teresita Valenzano Angelo Campanella
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La formazione dei laici nella zona pastorale di Fasano Donato Marino
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Uniti per Amatrice Annamaria Gentile
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Un uomo che ha creduto fermamente nel Signore Francesco Russo 9 Voci dal Seminario Con Pietro e Andrea nel segno dell’unica fede Mikael Virginio 10
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a questo numero, Impegno appare con una nuova veste grafica più dinamica e più accattivante. Il desiderio della redazione è quello di rendere il nostro notiziario diocesano uno strumento sempre più maneggevole, per consentire al lettore di essere costantemente informato su quanto accade nella nostra chiesa diocesana. Non sarà solo la veste grafica a cambiare aspetto. Una maggiore attenzione alle iniziative degli uffici di curia e delle zone pastorali costituirà l’ossatura principale del giornale. Auspicando che questi piccoli cambiamenti rendano più utile il nostro servizio alla diocesi, restiamo a disposizione per eventuali suggerimenti che potrete inviare per email all’indirizzo: impegno@conversano.chiesacattolica.it La redazione
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DIOCESI Descrizione dello stemma episcopale di Sua Ecc.za Mons. Giovanni Intini Vescovo eletto di Tricarico
«Illum oportet crescere»
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«Egli deve crescere» bordo superiore dello scudo. Le opinioni degli araldisti sull’origine di questa pezza sono abbastanza dissimili; è parere diffuso che questa figura geometrica schematizzi la struttura portante del
tetto di una chiesa, in particolare le sue capriate lignee, ed è per questo significativa per chi, con tutto se stesso, si mette a servizio della Chiesa. È anche omaggio al vescovo della diocesi di appartenenza mons. Giuseppe Favale, che usa uno scaglione d’azzurro nel proprio stemma, entro il cui primo anno di episcopato, iniziato proprio nel 2016, è giunta la nomina per mons. Intini. Tre le figure scelte dal neo-presule. Nella posizione più nobile, così come previsto dalle leggi araldiche, la figura dell’agnello attraversato dalla croce gigliata ritrae la scultura esistente nel
“D’azzurro, allo scaglione alzato d’argento; nel primo alla croce gigliata attraversante l’agnello rivoltato; nel secondo, la stella (8) al cantone destro, la conchiglia del pellegrino al cantone sinistro, il tutto dello stesso”. Lo stemma composto da mons. Giovanni Intini condensa in sé molte accezioni e rimandi. La forma dello scudo, pur rievocando le consuete fogge araldiche, accentua la somiglianza alle fattezze della coppa di un calice: è felice simbolismo espressivo, nella distinzione delle dignità ecclesiastiche, al Mistero eucaristico che si celebra durante la liturgia. Lo smalto scelto per il campo principale dello scudo è d’azzurro nella tonalità cobalto; è il colore per eccellenza del Cielo e dell’infinito: è anche un omaggio a Sua Santità papa Francesco che lo ha eletto e che lo usa nel suo blasone. Curiosamente, è anche il colore principale impiegato per il logo del Giubileo Straordinario della Misericordia (2016) indetto dallo stesso sommo pontefice e concluso appena qualche giorno prima della nomina. Secondo i di Crollalanza (padre e figli), il 55% degli stemmi italiani riporta il colore azzurro; tra i significati conferiti a questo colore vi sono quelli di lealtà, fedeltà, costanza e devozione. Le partizioni e le figure riprodotte sull’arma di mons. Giovanni sono state smaltate d’argento; tra le virtù simbolicamente attribuite a questo metallo vi sono la fede, l’umiltà, la temperanza. È stato utilizzato lo scaglione (o capriolo) come pezza di primo ordine (o onorevole) composto, come si sa, dalla giustapposizione di due forme più semplici: la sbarra e la banda. Si tratta di uno scaglione alzato poiché il vertice tocca il anno 22 • n. 1
Foto Guglielmi
Il Vescovo Giuseppe comunica l’elezione episcopale di don G. Intini.
Biografia di don Giovanni Il nostro don Giovanni nasce il 28 dicembre 1965 a Gioia del Colle. Conseguita la maturità scientifica, entra nel Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Molfetta. Viene ordinato sacerdote il 29 giugno 1990 da Mons. Padovano. Dopo l’ordinazione sacerdotale viene inviato nella Cattedrale di Conversano come vicario parrocchiale e padre spirituale nel seminario minore dal 1990 al 1995. Diviene poi animatore presso il seminario regionale di Molfetta dal 1995 al 1998. Ritorna in diocesi per assumere l’incarico delicato di rettore del seminario minore di Conversano dal 1998 al 2007. Parroco della chiesa matrice in Noci dal 2007 al 2008. Ritorna a Molfetta dove ricopre l’incarico di padre spirituale del seminario regionale dal 2008 al 2014. Don Giovanni si è sempre sentito attratto da questa arte dell’accompagnamento vocazionale dei giovani in ricerca e l’ha sempre coltivata e messa a disposizione dei ragazzi che ha incontrato sulla sua strada. È stato inoltre docente di religione cattolica, assistente unitario diocesano di azione cattolica e direttore del centro regionale vocazioni. Dal 2014 è Arciprete-Abate della Cattedrale Maria SS. della Madia in Monopoli. La passione per la formazione e l’accompagnamento lo ha visto coinvolto come delegato vescovile per la Formazione permanente del clero, dei sacerdoti giovani e dei diaconi permanenti fino al 7 dicembre scorso, quando il nostro Vescovo, alle 12,00 nella Cattedrale di Monopoli ha dato l’annuncio della sua nomina episcopale. Ecco uno stralcio del suo discorso: “Alla vigilia dell’inizio dell’anno centenario dell’approdo della sacra Icona, potremmo dire quasi che questa elezione all’episcopato di don Giovanni è un dono che la Madre ci fa. Certo, un dono che ci porta anche un po’ di tristezza perché dobbiamo distaccarci da lui in quanto deve prendere il bastone del pellegrino e andare nella Diocesi di Tricarico. Però è un dono della Madonna della Madia perché lei sicuramente in questi anni lo ha potuto plasmare e ha voluto mettere nel suo cuore il cuore del Figlio suo Gesù Cristo”. Le parole del Vescovo diventano preghiera e augurio per don Giovanni: possa essere per il popolo di Tricarico il riflesso del cuore di Cristo, pastore eterno del gregge.
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DIOCESI cuore circolare del grande rosone centrale collocato sulla facciata principale della basilica cattedrale di Conversano: è perspicuo richiamo alla Chiesa locale che ha generato don Giovanni «alla fede e alla vocazione». Il mite animale non è ritratto nella posa usuale dell’Agnello mistico, ma più realisticamente, dietro la croce, quasi ad abbracciarla, volge la testa (rivoltato) verso il legno salvifico che è segno di martirio e di salvezza per l’Umanità intera e come mons. Intini ha scritto nella sua prima lettera alla Diocesi di Tricarico: «È l’Agnello il nostro pastore che ci guida alle fonti delle acque della vita (Ap 7,17)». Al di sopra dello scaglione, altre due figure adornano l’arme. Nel primo, brilla la “stella del mattino” argentea ad otto punte: secondo la tradizione araldica, è il simbolo per eccellenza della devozione alla Beata Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa. Nei ventisei anni di vita consacrata, don Giovanni Intini l’ha venerata nei vari titoli a Lei cari: Madonna della Croce di Noci, Assunta presso la cattedrale di Conversano, Regina Apuliae al seminario di Molfetta, della Madia a Monopoli ed ora della Madonna di Fonti in Tricarico. Sul lato opposto, nel secondo, la conchiglia, sempre d’argento. È un ulteriore omaggio ad un’altra figura eccezionale del nostro tempo: il papa emerito Benedetto XVI. Come nel blasone di Joseph Ratzinger, la conchiglia, tra gli altri significati, rappresenta da secoli l’uomo pellegrino del suo Tempo. È anche il simbolo di alcuni celeberrimi santi pellegrini; impossibile non pensare al confessore della Carità, san Rocco di Montpellier, così caro alla bella terra di Basilicata e ancor più caro alla terra d’origine di mons. Giovanni essendo venerato e amatissimo compatrono di Noci, città che celebra, proprio quest’anno, il presunto ampliamento della chiesa maggiore del paese, sette secoli fa, ad opera dei feudatari angioini. Nell’araldica ecclesiastica è uso mettere al di sotto dello scudo un cartiglio con un motto che sintetizzi le caratteristiche legate alla persona che se ne fregia, alle sue idealità, alle sue tradizioni, ai suoi programmi di vita ed ai principi che lo ispirano e lo guidano. Mons. Giovanni ha scelto la prima parte del versetto trentesimo, del capitolo terzo, del Vangelo di Giovanni dove il Battista, con riferimento al Cristo, esclama: «Illum oportet crescere, me autem minui» [Gv 3, 30]. Piero Intini
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Mettere al centro il Vangelo di Cristo Intervista a Mons. Giovanni Intini, Vescovo eletto di Tricarico 1) La notizia della tua nomina a vescovo di Tricarico è stata una gioia per l’intera comunità diocesana. Quali emozioni ha suscitato in te questa decisione del Santo Padre? Quali sentimenti ti stanno accompagnando in questo periodo? Sono convinto che sia molto importante ribadire che questo dono non sia da considerare un dono fatto a me, alla persona, ma un dono che viene fatto all’intera nostra Chiesa locale. Quanto alle emozioni devo dire che mi accompagna un senso di tremore. Una sensazione di inadeguatezza per il ministero che sono chiamato a svolgere. È forte la sensazione che sia una nuova chiamata del Signore, che richiede un nuovo esodo, ma certamente richiede tanta fiducia nel Signore. 2) In questi ventisei anni di ministero in diocesi, quali ricordi più preziosi ti porterai come bagaglio nella tua nuova esperienza da vescovo? Non c’è dubbio che il ricordo più prezioso è la possibilità che ho avuto di poter lavorare nel campo della formazione dei giovani che si preparano al sacerdozio. Un compito difficile, nascosto e poco gratificante, almeno così appare agli occhi dei più. Tuttavia è un servizio bello, perché offre la possibilità di accompagnare le persone nella loro maturazione e veder crescere una persona è una esperienza particolare e bella. Ma anche il servizio alla formazione e all’accompagnamento spirituale dei laici è stato un dono bello, perché ho dato ma ho ricevuto tanto. Mi piace ricordare a proposito due esperienze molto arricchenti per me, il servizio di assistente diocesano dell’Azione Cattolica e l’accompagnamento delle missionarie della Regalità. 3) Nel messaggio alla Diocesi di Tricarico, citando le parole dell’apostolo Paolo ai Corinzi, ti sei presentato come “collaboratore della gioia”. Come pensi di incarnare queste parole nel tuo ministero? Semplicemente mettendomi in cam-
mino con i miei nuovi fratelli per una crescita comune nella sequela di Cristo. Sono convinto che il ministero del vescovo sia quello di aiutare tutti a vivere in pienezza il proprio carisma o ministero per la crescita comune di tutto il popolo di Dio. Aiutare a mettere in circolo i doni per una ricchezza comune e per evitare protagonismi e personalismi, che sono un serio ostacolo alla crescita di tutti e alla testimonianza che la Chiesa deve offrire al mondo di oggi, secondo quanto Gesù stesso ci chiede. 4) Nel settembre scorso, papa Francesco, rivolgendosi ai nuovi vescovi, li esortava a “rendere pastorale la misericordia”. Cosa significa questo per un pastore di una chiesa diocesana? Significa che la misericordia non è un optional nello stile di un pastore, ma un tratto caratterizzante della sua persona. A tal proposito un grande pastore della Chiesa, il cardinal Martini, delineando la figura del vescovo, evidenziava tre tratti della personalità: l’integrità, la lealtà e la misericordia. E a proposito di quest’ultima ribadiva che la tanta sofferenza di questo mondo, l’immenso dolore e la tanta disperazione, chiedono che la Chiesa eserciti tutta la sua funzione di madre amorevole, attenta e premurosa. In questo il vescovo è in prima linea. Dunque non un uomo istituzionale, troppo sicuro delle proprie risposte; bensì un uomo umile, che vince le durezze con la propria dolcezza, che sa essere discreto, consapevole delle proprie fragilità, e dunque sa mettersi in discussione e riconoscere anche i propri errori. Dunque un vescovo è anzitutto uomo vero. Ma questo è possibile solo se mette al centro il Vangelo di Cristo, che è offerta di misericordia. a cura di don Roberto Massaro
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SINODALITÀ
“Dopo Firenze: perché e come discernere nelle comunità cristiane” Il primo laboratorio formativo per presbiteri e laici ‘animatori del discernimento’
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n un doppio appuntamento, mattutino (9,30-12,30) e serale (18,00-21,00), presso l’oasi Santa Maria dell’Isola a Conversano, giovedì 1° dicembre si è svolto il primo incontro del seminario di formazione per ‘animatori del discernimento’ pensato dal coordinamento pastorale diocesano. Dopo l’assemblea diocesana del 25 novembre per tutti gli operatori pastorali, con le sollecitazioni del professor Christian Albini, è iniziato un percorso di formazione per presbiteri e laici che condurrà alla composizione dei nuovi organismi di partecipazione. Questo primo laboratorio, dal titolo “Dopo Firenze: perché e come discernere nella Chiesa”, ha preso spunto dal convegno della Chiesa italiana vissuto a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015, grande occasione di sinodalità e discernimento a cui anche la nostra Chiesa locale ha partecipato. Per questo l’incontro si è aperto con due interventi: il primo di don Sandro Ramirez, membro del comitato preparatorio di Firenze, il quale ha sottolineato l’importanza dei termini ‘sinodalità’ e ’discernimento’ nel magistero di Papa Francesco e nell’esperienza del convegno ed ha chiarito la causa, il fine e i criteri per un vero discernimento ‘evangelico’ nelle comunità cristiane. Il secondo da parte di Luciana Palumbo, partecipante al convegno come giovane della diocesi, che nel racconto dell’esperienza vissuta in quei giorni ha sottolineato la bellezza e il desiderio di una Chiesa sinodale come quella sperimentata a Firenze. Dopo gli interventi, i partecipanti sono stati divisi in piccoli gruppi, coordinati da un facilitatore che ha garantito lo stesso spazio di comunicazione per tutti. Ciascuno, con l’aiuto di una scheda, doveva prima ricordare alcune esperienze di sinodalità vissute personalmente (in parrocchia, nella zona pastorale, a livello diocesano e in associazione) e poi comunicare a tutti gli elementi positivi, quelli negativi ed alcuni spunti utili per tutti i partecipanti al seminario, che si stanno preparando ad essere ‘animatori del discernimento’ nelle comunità. Al termine della condivisione, un segretario scelto all’interno del gruppo ha realizzato una sintesi da mostrare all’intera assemblea riunita. Diversi sono stati gli elementi di riflessione nelle condivisioni. Anzitutto la maggior parte delle esperienze raccontate ha riguardato l’ambito parrocchiale o associativo e molto meno quelle zonali o diocesane. Tra gli elementi positivi vissuti in queste esperienze vi sono la buona comunicazione, la comunione sperimentata e la disponibilità a venirsi incontro, la progettualità e la condivisione di obiettivi e finalità, la formazione e la proposta di iniziative a partire dal territorio. Tra quelli negativi sono stati sottolineati la difficoltà ad ascoltarsi e a stimare realmente tutti, la continuità negli impegni e l’assenteismo, il rapporto tra presbiteri e laici, la poca formazione e progettualità. Da queste condivisioni sono stati tratti alcuni spunti utili: il discernimento va fatto insieme e alla luce del Vangelo; l’importanza della corresponsabilità e di una formazione che veda insieme presbiteri e laici; l’obiettivo chiaro dell’evangelizzazione e la creazione di progetti chiari, dinamici, verificabili; la creatività e le attenzioni da avere nella comunicazione e nelle esperienze di sinodalità. Ora il cammino continua proprio a partire dalla sintesi delle condivisioni del 1° dicembre. I prossimi due laboratori saranno il 13 gennaio presso la parrocchia del Salvatore a Castellana Grotte, con la possibilità di scegliere tra mattina anno 22 • n. 1
(9,30-12,30) e sera (18,00-21,00) e il 27 gennaio presso la parrocchia Sant’Anna a Monopoli, in un unico appuntamento serale dalle 18,30 alle 20,30. don Pierpaolo Pacello
Venerdì, 13 gennaio 2017 Laboratorio per animatori del discernimento ore 9,30-12,30 / 18,00-21,00 parrocchia “Il Salvatore”, Castellana Grotte Venerdì, 27 gennaio 2017 Laboratorio per animatori del discernimento ore 18,00-20,30 parrocchia Sant’Anna, Monopoli Febbraio 2017 – Marzo 2017 Discernimento comunitario nelle parrocchie e nelle zone pastorali I frutti del discernimento nelle comunità dovranno essere inviati al coordinamento pastorale per una sintesi diocesana Aprile 2017 – Maggio 2017 Elezione e composizione dei nuovi organismi di partecipazione parrocchiali, zonali e diocesani Le indicazioni circa modalità e date saranno inviate nei prossimi mesi Giugno 2017 Convegno diocesano dei nuovi consigli pastorali
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IX CENTENARIO
1117 – 2017
900 anni di legame indissolubile tra la Madonna venuta dal mare e la sua Monopoli
Foto Guglielmi
La celebrazione di apertura del IX centenario nella Concattedrale a Monopoli.
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Nelle successive riunioni il Comitato ha proposto un primo calendario delle iniziative, che riguardano appuntamenti religiosi e storico-culturali, che verranno arricchite nel corso dell’Anno Mariano. Da marzo ad ottobre 2017 ci sarà la Peregrinatio Mariae nelle varie parrocchie di Monopoli, le cui date saranno definite. Dal gennaio 2017 ogni 16 del mese si terrà una Lectio Divina nella Concattedrale, aperta a tutte le comunità parrocchiali. Per l’occasione del IX Centenario Monopoli verrà proclamata Città Mariana. Le iniziative storico-culturali saranno le seguenti: 1) Presentazione del libro“Ex voto e Santi Patroni di Monopoli” a gennaio; 2) L’annullo Filatelico con mostra di francobolli mariani; 3) Mostra delle Icone Mariane di Monopoli; 4) Mostra delle immaginette sacre della Madonna della Madia; 5) Mostra fotografica ed edicole infiorate nel centro storico nei mesi di luglio ed agosto; 6) Concorso fotografico “La Madonna della Madia nella fede tra la gente”; 7) Concorso video maker “Gli approdi, la gente, la zattera, la Madonna”; 8) Incontri intorno all’Icona nei luoghi di vita della Città; 9) Convegno sulla “Tradizione mariana, gli approdi, la storia, l’arte e la fede”, nel mese di novembre. Si organizzerà, infine, un Pellegrinaggio Diocesano con l’icona a Roma per incontrare Papa Francesco. Sicuramente nel corso di questo anno mariano il Comitato organizzerà altri eventi che verranno adeguatamente pubblicizzati.
essuno può ignorare la centralità del culto della Madonna della Madia nella Chiesa Monopolitana, tanto più in un anno significativo, quale è il nono centenario dell’evento prodigioso dell’approdo delle travi con la sacra immagine della Madonna. Monopoli tutta, la sua Chiesa, la sua Diocesi, ormai non più piccola con l’unione a quella di Conversano, intendono celeMichele Fanizzi brare solennemente questo IX centenario. A tal fine si è costituito un apposito comitato cittadino, formato dal già operativo Comitato Festa della Madonna della Madia, affiancato da rappresentanti laici e da sacerdoti delle parrocchie Monopolitane, presieduto da Sua Ecc. Mons Giuseppe Favale e dal Rettore della Basilica Concattedrale, Mons. Giovanni Intini. Nella prima riunione di detto Comitato si è stabilito, innanzitutto, l’arco temporale dei festeggiamenti. Questi si sono aperti nella Concattedrale con la celebrazione eucaristica del 15 dicembre, presieduta dal Vescovo e dai tantissimi sacerdoti monopolitani e della diocesi e termineranno il 7 gennaio 2018. In questa occasione veniva annunciato il Decreto della Penitenzieria Apostolica con cui Papa Francesco, su richiesta del Vescovo, ha concesso l’Indulgenza Plenaria per tutta la durata del IX CenFoto Guglielmi tenario, unitamente alla proclamazione del 2017 Anno Mariano. Il Vescovo Giuseppe e i presbiteri davanti all’Icona al termine della celebrazione. 6
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ZONE PASTORALI
Giovani, Vangelo e Lavoro Le parole chiave del Progetto Policoro Teresita Valenzano Angelo Campanella
La formazione dei laici nella zona pastorale di Fasano Avviati due percorsi sull’impegno sociopolitico e sull’esortazione Amoris Laetitia Donato Marino
Teresita Valenzano Angelo Campanella
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“Non esistono formule magiche per creare lavoro. Occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone”. È quanto sosteneva don Mario Operti, il sacerdote piemontese a cui si deve il lancio del Progetto Policoro (www.progettopolicoro.it), percorso promosso dall’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, per aiutare i giovani, soprattutto coloro che vivono il problema della disoccupazione o della precarietà, a sapersi orientare nella ricerca e nella creazione di un’attività di impresa, partendo dalle loro competenze, capacità, talenti e sogni. Si tratta di un progetto nato nel 1995, oggi definito da Mons. Longoni, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per i problemi sociali e il lavoro, “processo Policoro”, per il grande impatto sociale e per la moltitudine di “gesti concreti” nati in tutta Italia. Proprio la creazione di “gesti concreti” rappresenta l’obbiettivo cardine degli animatori di comunità, che incontrano i giovani e si impegnano a creare relazioni sul territorio tra soggetti ecclesiali e associativi, per mettere in piedi realtà lavorative concrete, dove impiegare i giovani disoccupati e inoccupati. Attenzione però a non confondere il Progetto Policoro con un ufficio di collocamento; questo fa del lavoro un mezzo per comunicare la bellezza della visione cristiana della vita e dell’impegno umano per la crescita della persona, del contesto in cui vive, dell’eco-
nomia. Non si tratta solo di creare lavoro, ma lavoro buono, che veicoli valori evangelici. Il Progetto Policoro è attivo anche nella diocesi di Conversano/Monopoli. Animatori di comunità sono Teresita Valenzano, ormai al terzo anno e Angelo Campanella, fresco di mandato, al suo primo anno. Entrambi hanno preso parte al 33° Corso di Formazione Nazionale degli Animatori di Comunità del Progetto Policoro svoltosi ad Assisi, dove hanno incontrato i quasi 250 animatori di comunità, provenienti dalle diocesi di tutta Italia. Giusto il tempo di ricaricare le batterie, per poi tornare subito a casa, per gioire della nascita di un “gesto concreto”. Antonella Pinto, giovane di Pezze di Greco, ha rilevato un locale, ormai in disuso, e ne ha fatto un bar, il bar “Cafè”. Antonella è l’esempio concreto di ciò che il Progetto può rappresentare. È un motore che genera speranza in giovani che spesso hanno ottime capacità ed idee, ma si scontrano con la fatica di trovare un loro posto nel mondo. È questo il progetto Policoro che, con alle sue spalle la Chiesa, rappresenta un vero e proprio simbolo di speranza per i giovani. La Chiesa come elemento catalizzatore, quindi, e le Diocesi come nodi di una rete, che si scambia esperienze e consigli. Non è utopia. Per maggiori informazioni scrivi a diocesi.conversano@progettopolicoro.it
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a necessità di stimolare le famiglie cristiane a «stimare i doni del matrimonio e della famiglia, e a mantenere un amore forte e pieno di valori» e la necessità di promuovere la f ormazione all’impegno politico e sociale dei cristiani, hanno spinto la zona pastorale di Fasano ad avviare per questo anno pastorale due percorsi di formazione. Il primo, aperto a tutti, è un’occasione di riflessione sull’Esortazione Apostolica di Papa Francesco Amoris Laetitia. Durante i sette incontri si sta approfondendo il documento, dandone una lettura biblica, sociologica, cristologica, ecclesiologica e pastorale; il tutto finalizzato a rendere le comunità idonee all’accompagnamento sia in vista del matrimonio che durante tutta la vita familiare. Con il secondo percorso, in collaborazione con l’Associazione “Cercasi un fine” e l’Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale del Lavoro, si è avviata una scuola di formazione all’impegno sociale e politico, rivolta ai giovani e agli adulti che, in un momento di profondi cambiamenti politici e sociali, che stanno intervenendo nel nostro Paese e nel Mondo, si rendono disponibili ad acquisire competenze che potrebbero essere spese in un impegno attivo a servizio del Bene Comune. I due percorsi hanno avuto inizio con una tavola rotonda di riflessione sulla Laudato Si’, con l’intervento di Mons. Vito Angiuli (Vescovo di Ugento) e l’avv. Fabiano Amati (Consigliere regionale), e si concluderanno con un evento comune in via di definizione.
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ZONE PASTORALI
Uniti per Amatrice La chiusura dell’anno giubilare nella Parrocchia SS. Nome in Noci Annamaria Gentile
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o scorso 4 novembre si è concluso il giubileo Parrocchiale nel 70° di Istituzione della Parrocchia del SS. Nome di Gesù di Noci . È stato un anno di grazia, nell’ambito del Giubileo della Misericordia, in cui l’intera comunità parrocchiale si è ritrovata a riflettere e a continuare a credere in se stessa come comunità giovane nello spirito e nelle attività, nonostante i suoi settant’anni. I festeggiamenti conclusivi hanno avuto inizio il 1° novembre, Solennità di tutti i Santi, con una celebrazione eucaristica presieduta da Padre Giovanni Marino, riflettendo su “La comunità della terra deve ispirarsi alla comunità dei santi in cielo”. Il 2 novembre, Commemorazione dei Defunti, il Parroco don Maurizio Caldararo ha ricordato tutti i defunti transitati nella parrocchia, sin da quando è nata, riflettendo su “La comunità dei defunti memoria della Comunità dei viventi”. Il triduo di preparazione si è concluso, giovedì 3 novembre, con un’adorazione eucaristica “Gesù Eucarestia fonte e sostegno della Comunità” presieduta dal parroco della concattedrale di Monopoli don Giovanni Intini. Il 4 Novembre giorno di Istituzione della Parrocchia, la comunità parrocchiale ha accolto con gioia il Vescovo Mons. Giuseppe Favale, che ha presie-
Il Vescovo Giuseppe presiede l’eucarestia.
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duto la concelebrazione eucaristica alla presenza delle autorità civili e militari. “Grazie per essere qui in mezzo a noi, in quella che è la sua comunità a noi affidata per la gestione pastorale”, queste sono state le parole di saluto rivolte al Vescovo dal parroco Don Maurizio Caldararo. Il Parroco ha poi salutato e presentato alla Sua Comunità, don Fabio Gammarrota ex parroco di Amatrice e attualmente Parroco di Posta e Cittareale, due piccoli comuni del rietino duramente colpiti dal terremoto del 24 agosto. Il Vescovo all’inizio della concelebrazione ha reso grazie al Signore “per quanto di buono è stato seminato in questa Parrocchia durante i settant’anni di vita”, ma ha invitato i fedeli a guardare alla concretezza del vivere quotidiano e all’essere solidali con i fratelli e le sorelle, che stanno vivendo il dramma del terremoto e invocando la protezione del Signore sulle popolazioni terremotate. Al termine della celebrazione eucaristica, alla presenza del Vescovo e delle autorità, Don Fabio ha dato testimonianza di quanto ha vissuto e continua a vivere dalle 3:36 del 24 agosto. Nel corso della sua toccante testimonianza, don Fabio ha raccontato le difficoltà e la paura provata nel salvare sua madre, il timore nell’ascoltare le richieste d’aiuto delle persone a lui care, e il dolore che molti hanno provato per la perdita della propria famiglia, della propria casa ridotta a cumuli di macerie, e inevitabilmente della propria vita quotidiana. Per Don Fabio questo evento ha inaspettatamente avviato una nuova fase della sua missione sacerdotale, con un maggiore impegno e sostegno ininterrottamente prestato a una popolazione in forte difficoltà, che fa fatica a tornare alla normalità . «Il terremoto produce immagini, odori e suoni nuovi che portano solo terrore. Questa drammatica vicenda mi ha dato la possibilità di cogliere aspetti essenziali, ossia che più di qualsiasi altra parola è importante esserci. Il senso di appartenenza a quel territorio mi ha spinto ad abbracciare quella realtà martoriata e oramai rasa al suolo» ha esordito don Fabio. Egli ha anche fatto notare che “il terremoto ha dato a molti la possibilità di vivere una ritrovata fraternità raccontando episodi di vita comune fatta di futili incomprensioni facendo riflettere se sia proprio necessario passare per il crollo di tutto ciò che si ha e ciò che si è per imparare a vivere un’umanità ritrovata, se sia proprio necessario passare per un sisma per capire di cosa siamo fatti e a cosa andiamo incontro? perché noi non siamo niente. Sono gli eventi naturali che segnano l’equilibrio della nostra esistenza».
Don Fabio nonostante le esortazioni della mamma a ritornare ad Andria sua città natale ha dichiarato che continuerà ad essere figlio di quei luoghi martoriati dove fu chiamato dodici anni fa ad operare, nonostante oggi la sua casa è la sua macchina, poiché la canonica in cui viveva la scossa del 30 ottobre l’ha resa inagibile. Tanta la commozione durante la testimonianza di Don Fabio, parole di incoraggiamento e di solidarietà sono state rivolte da Don Maurizio amico di Don Fabio dai tempi del seminario di Molfetta e da Mons. Favale che ha affermato: «Ci auguriamo che possa fermarsi la terra perché solo così si può ricominciare. Sarebbe un peccato che quelle terre si spopolassero, perciò con un briciolo di fede ci auguriamo che davvero possa rifiorire la vita di quelle comunità» e con la mente rivolta a quelle zone martoriate ha concluso rivolgendosi a Don Fabio “sappi che qui c’è una comunità a cui potrai fare riferimento”. La serata si è conclusa con la benedizione del Vescovo dello stand in Piazza Aldo Moro “Uniti per Amatrice” allestito dalla Caritas del SS. Nome di Gesù in collaborazione con LaFusillo Costruzioni e Formiche di Puglia in occasione di “Bacco nelle Gnostre”. Sabato 5 novembre prima dell’ apertura ufficiale dello stand, in cui è stato possibile gustare un piatto di pasta alla Amatriciana o acquistare prodotti tipici di un’azienda di Arquata del Tronto, purtroppo distrutta dalla scossa del 30 ottobre, la comunità parrocchiale del SS. Nome di Gesù si è ritrovata riunita nella messa vespertina presieduta da Don Fabio, a pregare per i numerosi defunti del terremoto. Sabato 12 novembre la comunità parrocchiale del SS. Nome di Gesù ha nuovamente accolto Don Fabio Gammarrota. Dopo la messa vespertina delle 18 presieduta dallo stesso è stato consegnato un assegno simbolico riportante la cifra di €11.500,00 somma raccolta grazie al sostegno di nocesi e forestieri, durante le due giornate di Bacco nelle Gnostre a favore delle popolazioni terremotate. Un grande risultato, non solo in termini economici, con questa iniziativa la Caritas parrocchiale del SS. Nome di Gesù ha concretizzato il suo compito prioritario educare e sensibilizzare l’intera comunità al senso della carità. Tanti sono stati i volontari che hanno permesso di poter realizzare l’intero evento e tanti sono quelli che si sono avvicinati per poter continuare ad aiutare facendosi promotori insieme alla Caritas di altre iniziative a favore delle popolazioni terremotate, in questo modo si è passati, con il Suo aiuto, dall’ impegno di pochi al coinvolgimento di molti assolvendo ad un altro dei compiti della Caritas. anno 22 • n. 1
ZONE PASTORALI
Un uomo che ha creduto fermamente nel Signore Il ricordo di don Angelo Sabatelli a un anno dalla sua scomparsa
A
ffollata la chiesa madre di San Pietro Apostolo di Putignano lunedì 19 dicembre in occasione della celebrazione eucaristica in suffragio di don Angelo Sabatelli, ad un anno dalla sua prematura scomparsa: a presiedere il rito il vescovo mons. Giuseppe Favale, affiancato da don Vito Cassone, amministratore parrocchiale di San Pietro, e da don Peppe Recchia, vicario zonale di Putignano, oltre ad alcuni sacerdoti della città; a partecipare anche il direttore dell’Ufficio catechistico diocesano e arciprete di Noci don Peppino Cito e il direttore della Caritas diocesana don Michele Petruzzi.“A me pare che questa sera, in questa liturgia eucaristica, ci abbia parlato don Angelo: in modo particolare, ha rivelato i sentimenti del suo cuore attraverso il salmo 70 che abbiamo pregato dopo la prima lettura – ha affermato il vescovo nell’omelia – È un salmo che rivela la fede dell’orante, di quell’uomo che si rivolge a Dio in un momento particolare della sua esistenza; una fede che esalta questo salmo, una fede granitica, robusta, così è stata la fede di don Angelo. Io credo che sia stato lui stasera a parlarci per dirci, attraverso questo salmo, come vuole che siano tutti coloro che lo ricordano con immutato affetto, con gratitudine, come vuole che siano i cristiani che vogliono vivere nella fedeltà alla vocazione battesimale, che è vocazione innanzitutto alla fede, ad aderire incondizionatamente a Dio”. Per mons. Favale don Angelo è stato “innanzitutto un uomo che ha creduto fermamente nel Signore, ha posto in Lui la sua speranza e la sua fiducia, da sempre; è cresciuto, respirando la fede nella sua famiglia e consolidando questo dono inestimabile, ricevuto nel Battesimo. Chi lo ha conosciuto può dire che in lui splendeva la luce della fede ed è
stato un sacerdote degno della sua vocazione”. Da Favale il riferimento anche alla lunga esperienza a servizio della comunità diocesana nell’ufficio catechistico, nella Caritas, nell’ufficio pastorale, nella formazione dei presbiteri, in particolare giovani, alla direzione di “Impegno”, nonché di docente di psicologia e pedagogia presso la Facoltà Teologica Pugliese e il Pontificio Seminario Regionale di Molfetta. “Don Angelo si è servito delle scienze umane per poter riconoscere i tanti segni che il Creatore ha messo in ciascun uomo – ha sottolineato il vescovo –. Anche se si sente la nostalgia della sua persona, vogliamo uscire di qui non con il volto mesto, ma facendo tesoro dei suoi insegnamenti: oggi viene a dirci che vale la pena spendersi per il Signore. Il caro don Angelo vegli sul cammino del popolo della chiesa di ConversanoMonopoli che lui ha amato appassionatamente”. A partecipare alla celebrazione, animata dal coro parrocchiale di San Pietro, i familiari di don Angelo, le autorità civili e militari di Putignano, nonché tanti fedeli, provenienti anche da Castellana, Fasano, Rutigliano e Monopoli. Di prossima pubblicazione un volume commemorativo, a cura della comunità parrocchiale di San Pietro di Putignano, che lo ha avuto come pastore dal 2012 al 2015, in cui sono raccolti discorsi, omelie e articoli del sacerdote scomparso, alcune pagine significative del suo diario spirituale e il ricordo di alcune personalità della comunità ecclesiale regionale e diocesana. Con prefazione firmata dal vescovo Giuseppe Favale, il titolo della pubblicazione “Vi voglio un mondo di bene”, racchiude il senso del suo ministero a servizio dell’umanità e imprime sulla carta uno dei suoi ultimi messaggi, consegnati alla comunità di San Pietro, e segno del patrimonio spirituale e pastorale lasciato in eredità all’intera diocesi. Francesco Russo
UN PARADIGMA INESPLORATO Retorica e teologia del numerale UNO nelle lettere di Paolo Frutto di anni di ricerca presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, il presente volume di don Leo Giuliano analizza le ricorrenze letterarie del numerale UNO nell’epistolario paolino con lo scopo di rilevarne l’impatto argomentativo. Attraverso l’analisi dei testi nei quali ricorre, con una particolare attenzione al vocabolario di riferimento (per lo più teologico), si è giunti a una ri-lettura del pensiero di Paolo a partire da questo paradigma fino a oggi inesplorato nella completezza delle sue attestazioni.
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VOCI DAL SEMINARIO
Con Pietro e Andrea nel segno dell’unica fede Il Seminario incontra papa Francesco e il patriarca ecumenico Bartolomeo I «Ora, il Signore dei secoli, il quale con sapienza e pazienza persegue il disegno della sua grazia verso di noi peccatori, in questi ultimi tempi ha incominciato a effondere con maggiore abbondanza nei cristiani tra loro separati l’interiore ravvedimento e il desiderio dell’unione». Con queste parole, del decreto Unitatis Redintegratio sull’ecumenismo, il Concilio Ecumenico Vaticano II riconosce come l’impegno di tutti i discepoli di Cristo in favore dell’unità, sia testimonianza viva dell’azione di Dio nella storia. Anche noi giovani uomini del Pontificio Seminario Regionale di Molfetta, vogliamo essere protagonisti di questo cammino ecumenico, in ossequio alla preghiera che Gesù rivolge al Padre prima della sua Passione: «perché tutti siano una sola cosa» (cfr. Gv 17, 11). Lo scorso 6 dicembre 2016 la nostra comunità ha accolto il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, riconosciuto dai cristiani d’Oriente come il successore dell’apostolo Andrea e, secondo l’espressione dei Santi canoni della Chiesa, come colui che presiede nel servizio di unità la sinfonia delle sante Chiese Ortodosse Autocefale. Le parole del patriarca costituiscono per noi, giovani in formazione verso il sacerdozio ordinato, una vera regola di vita, articolata in cinque punti: la formazione teologica, per mettersi in ascolto di Dio e poter essere suoi fedeli annunciatori; la formazione spirituale, per diventare autentici amici del Signore; la formazione liturgica, perché è nel-
I seminaristi posano per la foto con Papa Francesco.
la Divina Liturgia che incontriamo la Santissima Trinità e in essa contempliamo la vita eterna alla quale siamo chiamati; il servizio ai fratelli, come verifica della vita spirituale e l’amore per l’unità della Chiesa secondo la volontà di Dio. In Bartolomeo I abbiamo riconosciuto un pellegrino di pace e di unità, un autentico testimone del Vangelo, un uomo impegnato per la cura e la salvaguardia del Creato, un maestro di santità secondo il cuore di Dio. Sabato 10 dicembre, invece, la nostra comunità ha vissuto un prolungamento del Giubileo della Miseri-
Il Patriarca Bartolomeo I all’ingresso del Seminario di Molfetta.
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cordia, incontrando papa Francesco durante un’udienza privata nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Il pontefice, nel suo discorso, ha ribadito l’importanza della vicinanza alla gente, assumendo come modello Gesù. La paternità pastorale, ci ha ricordato, è necessaria per essere uomini spiritualmente fecondi, capaci di camminare e far camminare verso Cristo quanti sono affidati alle nostre cure, guardandoli con gli occhi della Misericordia. Un criterio di verifica della vocazione è il rapporto con la povertà: chi ha paura della povertà deve riesaminare la propria scelta! In chiusura papa Francesco ci ha esortati alla disponibilità senza riserva. Come futuri pastori non possiamo permetterci di giocare al ribasso, ma dobbiamo decidere di spendere la nostra vita dedicandoci totalmente alla gente, consumandoci nel servizio alla Chiesa. Questo progetto, che il papa ci ha consegnato, deve necessariamente trovare in Cristo il fondamento stabile: la preghiera davanti al Tabernacolo deve essere il cuore pulsante della nostra vita presbiterale, per poter corrispondere alle attese di Dio e alle attese degli uomini del nostro tempo. Con il cuore colmo di gioia per aver incontrato due autentici testimoni del Vangelo, continuiamo a camminare verso Cristo, per costruire insieme la società dell’amore, per contribuire al cammino di unità della Chiesa, per essere testimoni credibili del Risorto a servizio del mondo. Mikael Virginio, IV anno
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MEMORANDUM
RADIO AMICIZIA INBLU Palinsesto
Appuntamenti
06:45 07:00 07:05 07:06
GENNAIO
07:30
11
19,00
Consegna attestati ai partecipanti al corso del Consultorio Familiare Diocesano - Episcopio, Conversano
07:36
12
20,00
Adorazione Eucaristica Vocazionale con i giovani delle zone pastorali di Fasano e Fasano sud - Seminario, Conversano
08:15
13
09,30-12,30 oppure 18,00-21,00 Seminario di formazione per gli Animatori del Discernimento Parrocchia Il Salvatore, Castellana Grotte
08:00
09:00 09:07 10:00 10:30
14
18,30
Messa per il 40° della presenza dei padri Canossiani Parrocchia S. Antonio Abate, Fasano
15
11,00
Festa della Madonna della Vetrana Parrocchia Matrice, Castellana Grotte
19
18,30
I anniversario della morte di don Nicola Pellegrino Parrocchia Il Salvatore, Castellana Grotte
22
11,00
23-25
11:00 11:03 12:00 12:06 12:26
Cresime - Parrocchia S. Maria del Carmine, Pezze di Greco
13:00
Formazione dei preti giovani - Oasi S. Maria dell’Isola, Conversano Esperienza residenziale
15:07
13:12
17:00
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29
18,30-20,30 Seminario di formazione per gli Animatori del Discernimento Salone parrocchiale S. Anna - Monopoli
17:03 18:00 19:15
09,30
Marcia della Pace ACR - Putignano
20:00
17,00
Festa dei fidanzati - Parrocchia Il Salvatore, Castellana Grotte
22:00
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