DIGIMAG 24 - MAGGIO 2007

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Realta’ E Retorica Del Brain Drain Gigi Ghezzi

movimenti delle conoscenze come unidirezionali, permanenti e da paesi in via di sviluppo a paesi sviluppati), mentre il secondo intende individuare la pluralità degli agenti che gestiscono le politiche scientifiche della “fuga dei cervelli” e l’efficacia degli interventi. Com’era prevedibile, emerge un quadro piuttosto complesso delle problematiche, ma ciò che risulta più interessante, è l’ingenuità con la quale la politica dei governi ha tematizzato ed affrontato il problema: essa si è dimostrata più sensibile alle suggestioni emerse dal dibattito pubblico che non da precise richieste dei soggetti presi in considerazione. Tra di essi non spiccano certo i vari governi italiani, se non negativamente, perché hanno promosso politiche limitate e scoordinate (l’autore parla di “una rete senza nodi”), in cui, tentando di tamponare la retorica dell’allarme pubblico della “fuga”, hanno proposto programmi di sviluppo e di promozione di centri di eccellenza, senza mettere mano a serie politiche strutturali di promozione della ricerca industriale e di riforma concorsuale accademica.

Nei Quaderni del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento è apparso recentemente un contributo degno di attenzione di Lorenzo Beltrame sul fenomeno della “fuga dei cervelli” (Brain Drain ). L’argomento è stato il tema della tesi di dottorato di Beltrame. La ricerca può essere considerata la prima in Italia condotta in modo sistematico. Essa si articola principalmente in due campi: quello dell’analisi socioscientifica e quello della dimensione politica del fenomeno. Il primo aspetto è finalizzato a una revisione generale della standard view (quella visione cioè che considera i

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