Paesaggi d’innovazione | Giulia Fiorentini, Maddalena Rossi, Iacopo Zetti

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paesaggi d’innovazione. il distretto biologico di fiesole • fiorentini, rossi, zetti

La costruzione dello scenario strategico Secondo l’approccio territorialista1, gli scenari strategici costituiscono una tappa importante del passaggio che va dall’analisi patrimoniale agli atti di pianificazione di governo del territorio. Si afferma che “gli scenari strategici si basano sulla valorizzazione del rapporto tra soggetti attivi nei processi di trasformazione territoriale e giacimenti patrimoniali, assunti come deposito di regole da riproporre nella costruzione del progetto” (Gisotti, 2015, pp. 30-31). Lo scenario strategico è “un costrutto interattivo progettuale” (Ferraresi, Rossi Doria, 2007, pp. 28-29) che contiene nella costruzione sociale da parte dei soggetti locali una tappa essenziale del suo formarsi; un processo che difatti si serve di tecniche e strumenti di partecipazione e governance allargata. Il quadro concettuale entro il quale si viene a collocare questo scenario è quello dello sviluppo locale auto-sostenibile, che viene applicato ai progetti di trasformazione in ambito agricolo e rurale, i quali assumono a loro volta i giacimenti patrimoniali locali ed i soggetti sociali come risorsa. Secondo la metodologia della scuola territorialista, lo scenario deve essere caratterizzato dai seguenti aspetti: • deve essere disegnato: “è logico che essendo interpretazioni al futuro dei giacimenti patrimoniali (ambientali, territoriali, paesistici, sociali, culturali) e della loro messa in valore durevole, gli scenari diano conto del trattamento che riservano ai giacimenti stessi, prefigurando assetti futuri del territorio, conseguenti alla loro messa in valore” (Magnaghi, 2007, p. 15); • deve tendenzialmente riflettere, nel disegno, le carte patrimoniali da cui trae alimento. “Si tratta in ogni caso di un disegno non normativo, ma di valore euristico, che non esaurisce la complessità della visione strategica (fatta anche di altri materiali non grafici), ma ne costituisce una sorta di manifesto, di logo di carattere paesistico che tiene insieme e funge da guida a progetti di trasformazione di diversa natura e scala da attuarsi in un processo temporale di lunga durata” (Magnaghi, 2007, p. 16); • deve proporre visioni del territorio che esprimono una tensione utopica: “dal momento che il concetto di autosostenibilità si discosta radicalmente dai modelli di sviluppo fondati sulla crescita economica competitiva nell’ambito dei processi di globalizzazione, i nostri scenari assumono come orizzonte un forte cambiamento nei modelli di sviluppo che si riflette nei progetti di territorio [...] Tuttavia si propongono come utopie 1 Per approccio territorialista intendiamo quella serie di teorie e di pratiche ad esse legate, sviluppate e proposte dalla scuola territorialista, in particolare dalla sua componente fiorentina che ha avuto in Alberto Magnaghi il promotore. In questo approccio il territorio non è un banale supporto per funzioni, usi, sfruttamento da parte dell’uomo, ma un vero soggetto vivente che si evolve in collaborazioni con le società insediate. Per una definizione di tale approccio si veda Magnaghi 2010; Magnaghi, Paloscia 1992, http://www.societadeiterritorialisti.it/


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