Firenze e le avanguardie radicali | Mello

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firenze e le avanguardie radicali. un seminario di ricerca • patrizia mello

Già prima dell’alluvione, all’interno della Facoltà di Architettura vengono redatti alcuni progetti per la ristrutturazione del quartiere di San Frediano nel corso di Urbanistica II (a.a. 1965-66) tenuto da Savioli e dal suo assistente Pier Luigi Marcaccini. Il progetto, redatto dagli studenti Buti (futuro esponente del movimento Radical fiorentino), R. Corazzi, S. Gioli, V. Sasia, R. Segoni, si presenta come una macrostruttura urbana in cemento armato, che rispecchia il tipo di ricerca in quegli anni condotta dagli stessi Ricci e Savioli, all’interno della quale si potevano inserire, secondo le necessità, ‘contenitori attivi’ per le singole funzioni da svolgere. Ricci, nell’intervista riportata nel numero di «Casabella» citato dichiara infatti che:

pagina a fronte Proposta di ristrutturazione del quartiere di San Frediano elaborata all’interno del corso di Urbanistica II della Facoltà di architettura di Firenze, a.a. 1965-66 Docente: L. Savioli, assistente: P.L. Marcaccini Allievi: R. Buti, R. Corazzi, S. Gioli, V. Sasia, R. Segoni Plastico di proprietà di Remo Buti

Se vogliamo salvare i vecchi centri noi dobbiamo creare una nuova città. Altrimenti distruggeremo fatalmente le antiche senza farne nuove. In sintesi per salvare Firenze bisogna ristrutturare tutta la valle dell’Arno, considerando questo territorio come una città continua, una ‘megalopoli’ non accentrata di due milioni di abitanti, di cui Firenze rappresenta uno dei poli, non il polo. Un territorio cioè non più mosaico di pezzi fra loro alienati ed alienanti, ma unico organismo vitale in espansione. […] Bisognerebbe che il governo permettesse la sperimentazione di un ‘piano pilota’ nella valle dell’Arno. La parola piano può essere equivoca. La uso ancora perché ancora facente parte del linguaggio urbanistico corrente. Un piano in cui tutte le provvidenze settoriali possano essere coordinate ed integrate (Alberti, Guenzi 1967, p. 27).

A rafforzare la posizione di Ricci è Savioli che pone l’attenzione sulla necessità di superare le vecchie impostazioni di azzonamento del piano per funzioni, di superare e articolare i criteri fissi degli indici per poi arrivare a concepire delle strutture nuove, aperte libere, variabili: Si potrebbe osservare che questa mia ipotesi di nuove strutture sia utopistica, ma non lo credo: credo anzi che oggi siamo in un momento in cui l’utopia (e chi si occupa di problemi urbanistico architettonici a un certo livello è al corrente di ciò) sia in sostanza più realista della cosiddetta realtà. […] Io credo che a un atto così violento, come è stato quello dell’alluvione, si debba rispondere con un atto coraggioso. […] Io stesso del resto ho fatto fare l’altro anno, nel corso di urbanistica, lo studio del risanamento di San Frediano. Con una struttura veramente forte, veramente coraggiosa, veramente aperta, demolendo cose in sostanza di poco conto, non penso saremmo affatto in contrasto con la città antica. L’alluvione ha colpito i quartieri più popolari. Dopo l’alluvione il risanamento di San Frediano e il risanamento di Santa Croce rappresentano problemi assolutamente indilazionabili (Alberti, Guenzi, 1967, pp. 28-29).


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