Santa Chiara in Pescia | Lavoratti

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santa chiara in pescia • gaia lavoratti

pagine a fronte Santa Chiara e Santa Caterina d’Ungheria Simone Martini cappella di San Martino Basilica di San Francesco Chiesa inferiore Assisi 1312-1317

pagine seguenti Rosone Basilica di San Francesco Assisi

tende ad assumere profili più articolati1. Talvolta la conformazione del terreno risulta talmente complessa da giustificare la presenza di più di un chiostro; tale moltiplicazione ha consentito, tra l’altro, un’efficace distribuzione anche all’interno di architetture di vaste dimensioni, in grado di accogliere comunità crescenti2. Anche la disposizione sequenziale degli ambienti ha risentito di una maggior libertà compositiva. Il refettorio, tradizionalmente collocato nel braccio meridionale, in alcuni complessi conventuali trova posto nell’ala occidentale, più vicino alla sala del Capitolo. Nei conventi eretti a partire dagli ultimi anni del XV secolo, in particolare, all’intersezione tra il braccio contenente chiesa e sacrestia e quello in cui sono presenti il refettorio e la cucina fu introdotto un locale intermedio, le cui funzioni variavano in relazione alle specifiche esigenze della comunità (Schenkluhn, 2003). Dal calefactorium, dove i religiosi si riunivano prima di coricarsi nelle proprie celle, spesso si accede direttamente ai locali di servizio quali la legnaia, il forno, la tinaia, la canova e le cantine. Altri vani adibiti a officine e laboratori artigianali sono disposti nell’ala successiva, mentre l’ultimo braccio intorno al chiostro ospita la foresteria, alcuni alloggi e un parlatorio. Tale configurazione prevede spazi sempre maggiori da destinare agli ambienti dedicati all’accoglienza, attività perfettamente in linea con i principi fondanti degli ordini mendicanti. La chiesa, a navata unica e coperta da un tetto a capanna, è generalmente impostata su moduli dimensionali precisi e terminante in un coro quadrato (Giovannetti, Tollapi, 1984), separato dall’aula mediante un ampio arcone introdotto a partire dal XV secolo3. Al piano superiore, raggiungibile mediante due rampe di scale, oltre al dormitorio, disposto lungo corridoi a ferro di cavallo o a croce latina, sempre più spesso viene introdotta una biblioteca, solitamente dotata di una loggia aperta sul chiostro e orientata a Sud4. Nei complessi conventuali costruiti a partire dal secolo XVII, alla ritrovata semplicità delle forme, tipica dei Cappuccini, si contrappose la predisposizione osservantina alla sperimentazione di nuovi modelli distributivi. All’interno della clausura trovarono posto locali aggiuntivi, come le celle riservate al Padre Guardiano, riconoscibili per le maggiori dimensioni e per la voltatura ribassata del soffitto nello spazio riservato al letto. Venne1 Tra i chiostri di forma rettangolare si ricordano, ad esempio, quello del San Francesco di Lucca (XIII secolo) e di Bologna (XIV secolo). 2 Un esempio emblematico in tal senso è costituito dal convento domenicano di Santa Maria Novella a Firenze che, nella sua attuale configurazione, conta sette chiostri. 3 Tra le aule coperte con tetto a capanna si ricordano il San Francesco a Cortona (1245) e il San Domenico a Siena (1226-1265), mentre il coro quadrato è presente in molte chiese domenicane, come Santa Maria Novella a Firenze (1279-1420). 4 Esempio emblematico del capoluogo toscano è la michelozziana Biblioteca di San Marco (1444).


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