Tra territorio e città

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Cristina Bernacchia

Il secondo significato intende un luogo ordinario e non speciale. Il termine è di notevole utilità nel nostro caso perché racchiude in sé un significato sia fisico, riscontrabile anche nell’origine della locuzione (locus communis, il foro, dove le persone si ritrovavano per conversare) e uno astratto, di un comune interesse fondato su un riferimento percettivo e spaziale che si diffonde tra un gruppo più o meno ristretto di persone. Fondendo i due concetti potremmo andare alla ricerca di luoghi comuni sui luoghi comuni, e cioè delle idee, materializzate in forma artistica, che riguardano i luoghi. Le rappresentazioni iconografiche della Versilia, così come quella di ogni altro contesto, sono lo specifico esito della individualità che le producono. Se l’artefice delle rappresentazioni abita e vive i luoghi che rappresenta, le immagini si fonderanno con i ricordi e la rappresentazione sarà più emotiva e mescolata al sentimento. Se invece la rappresentazione scaturisce da una visita o da un viaggio la visione sarà più affine alla percezione diretta, e la rappresentazione sarà più prossima alla realtà visiva senza alterazioni. La Versilia, a partire dalla fine del XIX secolo, è stata residenza di artisti, intellettuali e borghesi. Questi personaggi hanno cercato qui il silenzio del mare, il lago, la pineta, le colline per trarre dagli stessi elementi spunti per le proprie opere di letteratura, pittura, scultura, cinema, musica e architettura. Questa circostanza ha conseguenze paradossali: la ricerca di un ambiente incontaminato ha contribuito alla radicale trasformazione e al cambiamento della zona da oasi naturale a quell’unico litorale costruito che vediamo adesso. Gli artisti realizzando le proprie residenze nel luogo silenzioso che tanto amano, nel paradiso verde della pineta, hanno contribuito alla sua scomparsa. D’altra parte la necessità del silenzio si è alternata alla ricerca di luoghi più mondani dove incontrarsi e scambiare idee. Quando, intorno agli anni ‘20 del Novecento, Alfredo Belluomini fu incaricato di ridisegnare la città di Viareggio, la trasformò in un luogo di vacanza tout court, in cui si affiancano servizi per il turista come alberghi, caffè, stabilimenti balneari, ma anche negozi, scuole, abitazioni popolari. Questa duplicità, che ha visto imporsi sempre più il primato dell’urbanizzato al posto della naturalità è espressa in maniera chiara dagli artisti del tempo, che rivelano nelle loro opere l’evoluzione del luogo. Infatti, nonostante già negli anni ‘20 il fenomeno della balneazione sia iniziato e veda grandi stagioni estive, i dipinti di questo periodo ci rimandano ancora a un’immagine dedicate al mare deserto, alla montagna, alla pineta. Forse nella scelta di questi soggetti c’era l’idea di poter idealizzare e catturare ciò che in quel momento si temeva di perdere, si vedeva invaso dall’espansione urbana. Secondo le premesse appena esposte, la ricerca ha individuato i seguenti luoghi comuni:


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