progettazione di fortezze isolate, queste ultime espressamente pensate per il controllo di passaggi strategici. Per citare alcuni esempi fra quanti possibili, Arezzo, Prato e Pistoia sono destinate al presidio di due importanti direttrici, una di collegamento con la Romagna e lo Stato pontificio, l’altra con l’area emiliano-padana ed il litorale lucchese. Pisa e Livorno, invece, sono considerate dal granduca poiché vere postazioni di controllo dell’accesso dal mare: Cosmopolis (si legga Portoferraio) sarà in effetti uno dei nodi cruciali nella pianificazione della difesa della linea costiera [Romby, 2005].
2.0. Il capitano Serafino Burali, uomo d’arme e di scienza Serafino Burali è personaggio della cui vita tuttora ben poco si conosce, nonostante appartenga a una famiglia significativa della città di Arezzo. I Burali, infatti, si pensano di origine longobarda, sopraggiunti in Valdarno e poi ad Arezzo, durante le dispute tra Guelfi e Ghibellini nel XIII secolo; qui, si insediarono in uno dei castelli sulle prime propaggini collinari che costeggiano l’ingresso alla città della Val di Chiana settentrionale. Famiglia di mercanti, i Burali nel corso dei secoli seppero raccogliere e far prosperare grandi capitali fin quando, nel XVIII secolo, iniziarono i primi dissesti. Negli anni Trenta dell‘800, in occasione di un matrimonio, la casata diventerà l’odierna Burali Forti. Tra i suoi membri, molti furono insigni uomini di lettere, scienza, arme e santità [Farulli, 1717] nonché cavalieri di vari Ordini, quelli di Malta e di Santo Stefano.
È quindi inevitabile che Cosimo I, proprio per far fronte ai numerosi interventi previsti ma, soprattutto, all’ambizione di dotarsi dei più aggiornati sistemi difensivi, raccolga attorno a sé i migliori tecnici di architettura militare. Essi riferiscono direttamente a lui, con resoconti così frequenti e puntuali da garantirgli un’efficace supervisione e quella segretezza che, necessariamente, doveva assicurare questo genere di progetti [Romby, 2007]. Dati il numero e l’entità dei cantieri posti in opera, appare scontato come la modernizzazione di questa macchina bellica, quale stava diventando il territorio toscano, si sia distesa lungo un arco temporale che copre anche il XVII secolo. Si deve considerare infatti che le numerose piazzeforti, una volta costruite, diventavano realmente operative quando occupate da governatori e guarnigioni che, regolarmente stanziati, oltre alle azioni di sorveglianza e difesa, riferivano costantemente ai granduchi circa le condizioni delle strutture stesse. Come dimostrano le numerose relazioni conservate ancor’oggi, la gestione delle tante fortezze, così sapientemente coordinate, si tradusse quasi subito in un conto estremamente oneroso per il governo granducale che, pertanto, cominciò a ridurre lentamente l’operatività di alcune.
In un albero genealogico così nobile si innestano, qua e là, le rare notizie sul Nostro, riferendo circa la sua vita da soldato, o meglio capitano, di stanza a Portoferraio già nel 1661. Ci riferiamo in particolare all’epistolario, risalente proprio a quell’anno, tra lo stesso Serafino ed il parente Giovan Battista Burali, le cui lettere aprono uno scorcio sulle difficoltà, sia materiali sia economiche, che il primo affrontava per vivere in quella fortezza. La sua carriera militare comunque annoverava già incarichi impegnativi, come quello di Governatore dell’isola del Giglio, tra il 1653 ed il ’59, e prima ancora di Comandante della Banda di Massa Marittima. Appare allora evidente quanto l’opera, e nondimeno le vicissitudini, di questa figura possano validamente testimoniare il fondamentale contributo che la schiera di architetti, ingegneri e militari seppe fornire, al governo mediceo, per la gestione delle strutture belliche. Non è un caso, d’altro canto, che Serafino Burali sia impegnato nelle roccaforti strategicamente posizionate sul fronte costiero.
Le vicende, biografiche e professionali, che interessano il nostro personaggio si snodano in conclusione proprio all’interno di un quadro politico fortemente determinato dalla programmazione strategico-militare.
Si rammenta, per quanto succintamente, che Cosimo I aveva inteso estendere il proprio dominio fino alle coste, riaccendendo
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