Il maestro utopico. Scritti in onore di Pietro Maria Toesca

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25-05-2009

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Ferruccio Andolfi

1. Nel ricostruire il passaggio che si è compiuto nell’epoca moderna dalla «comunità» (Gemeinschaft) alla «società» (Gesellschaft) Ferdinand Toennies, uno dei padri fondatori della sociologia, indica l’origine di queste due forme associative in particolari modi di porsi delle volontà degli individui che interagiscono. La forma più antica è opera della volontà che Toennies definisce «essenziale» (Wesenwille), un «equivalente psicologico del corpo umano», in opposizione alla «volontà arbitraria» (Kurwille), che domina la più recente «società»1. Diverso è nei due casi il rapporto tra volontà e pensiero: nella comunità è la volontà a contenere in sé il pensiero, mentre nella società la volontà è contenuta nel pensiero che la orienta verso fini. La volontà essenziale è fondata sul passato, quella arbitraria si comprende invece a partire dal futuro (129 s.). In quest’ultima il pensiero dello scopo domina tutti gli altri pensieri, e in rapporto allo scopo fissato l’io acquista un’esistenza durevole. Lo scopo supremo è identificato con la «felicità», intesa come «un oggetto esterno del quale ci si può impadronire usando le proprie forze». L’aspirazione alla potenza e al denaro appaiono collegati al perseguimento di questo fine (155-159). Dal punto di vista della volontà essenziale il pensiero egoistico e calcolatore, in cui culmina il principio di individuazione, si presenta come assolutamente ostile e cattivo, benché, a dire il vero, l’uomo astratto e artificiale sia piuttosto indifferente verso il bene e il male degli altri e conosca soltanto alleati e avversari nei confronti dei fini da lui perseguiti (161 s.). Nel rapporto con la natura il singolo soggetto (della volontà arbitraria) assume un atteggiamento di dominio cercando di ottenere da essa più di quanto ha dato: ma si trova di fronte soggetti simili che competono con lui nell’intento di avvantaggiarsi del suo danno. È qui adombrata la figura dello scambio e della concorrenza quale si dà nella società capitalistica. A questa figura competitiva dello scambio viene opposta quella forma più fondamentale che si attua originariamente nella vita comunitaria tra le membra di un tutto organico: «Il loro scambio non è che una conseguenza e una manifestazione delle loro funzioni, e quindi del loro modo di esistere come modificazioni organiche, cioè come espressioni della naturale unità e comunanza» (175). Se i concetti «normali» di volontà essenziale e arbitraria si escludono, empiricamente, nel carattere delle singole persone, può riconoscersi una combinazione dei due elementi: dove prevalgono le forme della volontà essenziale il temperamento appare «fluente, morbido e caldo», mentre quando esso è


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