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Anno IV Nr. 91 15.12.2010
"Maesta' Le regalo il Sud" Il Documento che Garibaldi consegnò nelle mani del Re
Prof. Paolo Mesolella - Giornalista - Collaboratore da Sparanise Il foglio è pesante, ingiallito, piegato in quattro, sporco sul retro: per dieci giorni, fino allo storico incontro del 26 ottobre, il Generale l'ha tenuto in tasca. E' datato "Caserta, 15 ottobre 1860". La scrittura è volutamente chiara: Garibaldi sapeva l'importanza del documento. Con esso il Dittatore avrebbe consegnato il Meridione d'Italia nelle mani del re Vittorio Emanuele II. "Io il Dittatore, ci aveva scritto, decreto: le Due Sicilie che al sangue italiano devono il loro riscatto e che mi elessero liberamente a Dittatore, fanno parte integrante dell'Italia una e indivisibile, con suo Re costituzionale Vittorio Emanuele e i suoi discendenti". E poi conclude: "Io depongo nelle mani del Re la dittatura conferitami dalla nazione". E' il foglio che Garibaldi consegnò a Teano, sul ponte di San Cataldo, nelle mani di Vittorio Emanuele II. Non solo parole quindi, furono dette durante lo storico incontro di Teano, perché Garibaldi affidò ad un documento scritto, l'importante regalo e la nascita stessa dell'Unità d'Italia. Il documento fu donato nel febbraio del 1993 allo Stato italiano dagli eredi di Umberto II ed è fondamentale per capire alcune cose sul
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grande Generale. Con esso infatti il preti col crocifisso alla mano ed acdittatore affida ai Savoia il Meridione clamarli. Noi contemplavamo tali sozd'Italia, ma anche il suo pensiero. Po- zure dall'alto dei monti ov'erimo obbliche cose ma precise; le stesse che in- gati di tenersi da quel bel mobile che dicherà ben più chiaramente nella let- siede in Vaticano". tera del 5 giugno 1881 inviata al Re E poi, il consiglio: "Dovrebbe essere Umberto I. "Due, scriverà, sono le ne- appiccato, non meritando un'oncia di cessità urgenti. Primo, sostituire all'e- piombo, ogni sindaco che non si ritisercito permanente di dugento milla rasse verso il nostro esercito, condusordati, l'esercito nazione con oltre cendo uomini, famiglie, oggetti che due milioni di militi; secondo, sanare potessero giovare al nemico; e far lo la nazione e particolarmente l'eserci- stesso a chiunque non negasse acto, dal morbo prete, nemico dell'Ita- qua o altro ad un invasore, cioè ad un lia… Stabiliti questi due principi, le in- assassino". vasioni dei nostri viBuone Feste cini e prepotenti nemici diventano impossibili". Che Garibaldi fosse un acerrimo nemico Sconto fino al 50% su tutta la merce del clero e del papato, già si sapeva, ma leggere le sue richieste al Re nei confronti di chi non collabora è una scoperta. "Ho veBuone Feste duto, scrive, nella mia ritirata da Roma del '49 in certi paesi italiani invasi dagli austriaci gli abitanti uscire ad incontrarli, guidati dai sindaci e dai
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