Dea Notizie n.61

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Il vasellame ad impasto D.ssa Rosaria Sirleto – Archeologa – Collaboratrice da S.Maria C.V. La ceramica è conosciuta fin dall’antichità e molti popoli ne hanno fatto uso. I manufatti più antichi che l’uomo conosca sono ad impasto e risalgono alla preistoria; si tratta di vasi modellati a mano, decorati con attrezzature rudimentali e cotti direttamente sul fuoco. Esemplari di vasi ad impasto riconducibili verosimilmente alla prima età del Ferro (900-850 a. C.), perfetti nello stato di conservazione e complessi nella decorazione, giunsero al Museo verosimilmente dal corredo di alcune tombe della necropoli dell’antica Capua. Le più antiche, databili appunto alla prima età del ferro, erano in genere a cremazione, costituite da semplici vasi che facevano da ossario. Alcuni esemplari di queste forme con un repertorio di decorazioni vario e significativo sono visibili nella sezione vascolare dell’attuale allestimento. Qual’era la tecnica di lavorazione di questa classe ceramica? La padronanza del fuoco da parte dell’uomo del periodo neolitico giocò un ruolo determinante nel

L’origine delle parole: Scapolo La parola scapolo deriva dal verbo scapolare nel senso originario di fuggire dai legami, ed è poi passata ad indicare un uomo libero dai legami o vincoli matrimoniali.

processo di produzione dei primi vasi; fu così che sperimentando comparvero i primi recipienti, realizzati con una tecnica elementare, basata sulla modellazione manuale della materia prima (l’argilla) in quanto all’epoca era ancora sconosciuto l'uso del tornio. Si preparava un disco di argilla che era il fondo e si avvolgevano a spirale e in sequenza dei cordoni cilindrici della stessa materia che si facevano aderire tra loro e si plasmavano sia all’interno che all’esterno del recipiente, con una tecnica cosiddetta "a colombino", fino ottenere la forma desiderata; la differente lunghezza dei cordoncini consentiva di ottenere una forma più grande o, nel caso di cilindri

più corti, un recipiente più piccolo. Va da sé che essendo prodotti a mano i vasi ad impasto erano ‘imperfetti’ e per tale motivo anche facilmente riconoscibili all’osservatore attento che si sofferma sui vasi della collezione. Vaso prodotto a mano, quindi difettoso, con evidenti asimmetrie, chiaramente visibili anche ad occhio nudo. I recipienti insomma erano il più delle volte ‘storti’ a causa di un procedimento che non si avvaleva di ‘macchine’, ma di una tecnica spontanea e antica che ricorda molto da vicino quanto fanno i bambini oggi con la plastilina. Terminato il vaso, si passava all'applicazione di un eventuale manico e di decorazioni esterne, si procedeva all’essiccazione, per poi passare alla cottura, che avveniva in principio direttamente sul fuoco. Dalla forma e dall’impiego delle differenti decorazioni gli studiosi risalgono al periodo o a alla facies culturale di appartenenza del manufatto.

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