Spirito Ribelle SHIRO aperiodico di Arte del Movimento e capacità di confliggere “Le difficoltà spesso preparano le persone normali a un destino straordinario” (C.S. Lewis)
Spirito Ribelle
già Z.N.K.R. –Milano
Ikigai Kiko e Chi Kung - Tai Chi Chuan Tai Ki ken - Kenshindo (la spada giapponese) Wing Chun - Movimento Intuitivo Body Counseling
Spirito Ribelle Attività di Counseling e Arte del Movimento attraverso pratiche di fisicità e consapevolezza fisicoemotiva per il benessere di gruppi ed individui. Milano
Corsi collettivi. Incontri individuali. Seminari Tiziano Santambrogio Esperto di Arti Asiatiche del confliggere e del buon vivere Pratiche di motricità e consapevolezza corporea e fisicoemotiva counselor Gestalt; socio AISCON (Associazione Italo Svizzera di Counseling) La Scuola: https://spiritoribelleznkr.weebly.com/ mail: segreteria.znkr@libero.it Tiziano: http://www.tizianosantambrogio.it/ http://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/ mail: tsantambrogio@yahoo.it
Anche su Un’arte che non serve a guarire non è arte (Alejandro Jodorowsky)
Spirito Ribelle (già ZNKR)
di Tiziano Santambrogio
Attività di Counseling e Arte del Movimento attraverso pratiche di fisicità e consapevolezza fisicoemotiva per il benessere di gruppi ed individui.
Ikigai Kiko e Chi Kung Tai Chi Chuan Tai Ki ken Kenshindo (la spada giapponese) Wing Chun Movimento Intuitivo Body Counseling
Corsi, seminari, incontri individuali anche a domicilio
Milano Via Labeone 4 Giardini M. Candia (v. Sannio)
Contatti: tsantambrogio@yahoo.it
Prenditi cura di te per non doverti curare
“Nessuno riesce ad avere, per una durata
considerevole di tempo, un volto per se stesso e uno per la moltitudine degli altri, senza alla fine confondersi su quale sia quello vero” (N. Hawthorne: La lettera scarlatta)
Una delle nostre caratteristiche, tanto diversa, opposta, a quanto sbandierato nel mondo delle
Arti Marziali come nel mondo in genere, è l’affidarci alla vulnerabilità, alla fragilità. Ne ho già scritto in passato, qui voglio riprendere alcuni aspetti. Personalmente, in un mondo, nelle relazioni, in cui è divenuto un “dovere” ostentare sicurezza di sé e potere, credo invece che si stia facendo strada, almeno tra i più sensibili, lo sconforto nel doversi sempre dimostrare all’altezza, dimostrare di sapercela fare sempre e comunque. Accettare la propria (e altrui) vulnerabilità permette non solo di vivere appieno ciò che si è ma, non tacendo quei sentimenti e quelle emozioni che altri negano, ne fanno un potente strumento di conoscenza ed autentica trasformazione.
Nella vulnerabilità, nella fragilità, si celano valori di sensibilità e di delicatezza, di gentilezza di
dignità, di intuizione dell’indicibile e dell’invisibile che sono l’anima della vita e che, poi, ci permettono di immedesimarci con più semplicità e passione negli stati d’animo e nelle emozioni, nei modi di essere esistenziali, degli altri da noi. Non nascondere le proprie emozioni significa avere un coraggio tale da suscitare, almeno a chi non sia ancora del tutto lobotomizzato da questa società ignorante e malandrina e dai suo dis-valori, attenzione ed ammirazione in chi ci sta accanto, perché gli permette di contattare ,a sua volta, le proprie di emozioni, facilitando una relazione sincera e profonda.
So che, ovunque, l’imperativo è apparire sicuri e vincenti, infatti ci preoccupiamo che mostrarci nella nostra “nudità” interiore ci esponga al rifiuto, alla svalutazione. Allora ci adoperiamo per sembrare perfetti, forti e capaci in ogni occasione. Ma così, diveniamo inautentici. Meno siamo autentici, più siamo sotto stress, con la paura di essere scoperti, e quando veniamo elogiati per un comportamento, un’azione, che non ci è propria, che non siamo noi, la nostra stessa autostima vacilla.
Domande, provocazioni ed incontri lungo la Via del guerriero
I più attenti al linguaggio corporeo, sa che i corpi sanno captare l’inautenticità di chi abbiamo accanto, a partire da un aumento della pressione sanguigna. (1)
Costruire un mutevole equilibrio in cui giostrino
vulnerabilità, coraggio e autenticità, apre alla
relazione profonda con se stessi e con gli altri. Significa, altresì, non separare a tutti i costi caratteristiche buone e cattive, piuttosto lasciarsi guardare nelle proprie fragilità significa accettarle come opportunità e spazi di incontro, perdere la contesa per la perfezione ma andare incontro a relazioni autentiche prima di tutto con sé poi con gli altri. Alla conoscenza della propria vulnerabilità, della propria fragilità non si arriva se non percorrendo sentieri che conducono all’interiorità e che costa fatica seguire perché ci impongono un confronto con le nostre emozioni e con le nostre sensibilità, con le nostre angosce e le nostre speranze spezzate, dalle quali è più comodo fuggire ignorandole o rifiutandole, e vivendo come se non fossero in noi.
La nostra stessa pratica corporea, qui allo Spirito Ribelle, si sostanzia di vulnerabilità e fragilità.
Scegliamo il sistema nervoso parasimpatico piuttosto quello simpatico, perché quando si lavora non tanto perché attratti da un desiderio o dal piacere che può venire dalla sua soddisfazione, quanto per uno sforzo di volontà, l'organismo si dispone su una modalità di tipo osteomuscolare (vale a dire una modalità in cui sono i muscoli volontari a eseguire l'azione, con il sostegno delle ossa), sotto la guida del sistema nervoso simpatico. Quando invece accade il contrario, le azioni sono guidate invece dal sistema nervoso parasimpatico, quindi eseguite con la muscolatura profonda e sostenute da organi e visceri, ovvero dai sistemi attivati dal piacere. Questi, organi e visceri, sono in connessione con i bisogni più elementari - nutrirsi, evacuare, recuperare - e subito dopo con qualità come la passionalità, lo stare nel “qui ed ora”, la sensualità in senso lato, la rotondità, il volume, l'energia. Scegliamo di sapere la fragilità delle ossa, la caducità del vigore muscolare (2), per questo ci affidiamo ad un intelligenza corporea complessa che duri e persino migliori nel tempo Scegliamo la flessuosità dei gesti, l’energia a spirale, una meccanica del corpo e del muoversi che insegni a prendersi cura di sé per non doversi curare. Scegliamo di essere forti perché consapevoli delle virtù di vulnerabilità e fragilità.
1. Emotion 3 n° 1,2003, citato da Francesca Gino, scienziata comportamentale, professore di economia aziendale e capo unità dell'unità Negoziazione, organizzazioni e mercati presso la Harvard Business School.
Domande, provocazioni ed incontri lungo la Via del guerriero
2. “La perdita della forza muscolare può essere di circa l’8% per decade a partire dai 45 anni di età, del 20-30% tra i 50 e 70 anni, procedendo progressivamente sino ad una perdita del 30% per decade dopo i 70 anni; parallelamente si registra mediamente una perdita di massa muscolare dell’ordine di 1,5-2,5% per anno a partire dai 60 anni. Un ritmo di depauperamento del patrimonio muscolare che ne comporta il dimezzamento entro i 75 anni di età.” (GL. Vendemiale, professore Ordinario di Medicina Interna presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Foggia. Direttore della S.C. di Medicina Interna Universitaria, Direttore del Dipartimento Internistico c/o l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali Riuniti” di Foggia. Titolare della Cattedra di Geriatria e Medicina Interna) “State ben attenti a non accettare per voi etichette come “inibiti”, “introversi” o “timidi”. In genere, tali etichette non colgono l’essenza del tratto e gli danno un significato negativo”. (omissis) Quando le Persone Altamente Sensibili si identificano con queste definizioni, la loro sicurezza diminuisce, e il loro stato di attivazione cresce in situazioni in cui ci si aspetta che siano maldestre. È utile sapere che nelle culture in cui il tratto è maggiormente apprezzato, come il Giappone, la Svezia e la Cina, le ricerche assumono significati diversi. Per esempio, gli psicologi giapponesi si aspettano dai soggetti sensibili prestazioni migliori, e succede proprio così. Nei loro studi sullo stress hanno scoperto che gli individui non-sensibili hanno maggiori problemi nel fronteggiare situazioni ricche di stimolazioni” (Elaine Aron in “Persone altamente sensibili: Come stare in equilibrio quando il mondo ti travolge) OSS!!
Tiziano Sensei
Domande, provocazioni ed incontri lungo la Via del guerriero
LE PAROLE IN CUI CI RICONOSCIAMO
Niksen “So che senza pause non riesco a essere efficace.” Manfred Kets de Vries
Una parola olandese che ci manca. Molti studi dimostrano che la sensazione di sonnolenza, di esaurimento o anche di stanchezza mentale durante la giornata lavorativa ostacola drasticamente le prestazioni e la produttività. Correre da un posto all’altro ed elaborare lunghe liste di cose da fare sono diventati sempre più dei modi per comunicare il proprio stato: sono così impegnato proprio perché sono così importante. Forse è il momento di fermare questo meccanismo. Essere occupato — anche se siamo davvero occupati — è raramente l’indicatore di stato che pensiamo che sia. Tuttavia, l’impatto è reale, e i casi di esaurimento o burnout, di disturbi d’ansia e di malattie associate a stress sono in aumento. C’è una via d’uscita da questa follia, e non è una maggiore consapevolezza, una ginnastica o una dieta sana (anche se queste cose sono tutte importanti). Quello di cui stiamo parlando è… non fare nulla. O, come lo chiamano gli olandesi, niksen. Che cos’è il niksen? È difficile definire che cosa significhi non fare nulla, perché stiamo sempre facendo qualcosa, anche quando dormiamo. Doreen Dodgen-Magee, psicologa che studia la noia e che ha scritto il libro “Deviced! Balancing Life and Technology in a Digital World” paragona il niksen a una macchina il cui motore è in funzione ma non sta andando da nessuna parte. Ha detto: “Penso alla noia come al raggiungimento di quel momento senza altro scopo se non quello di essere”. Sandi Mann, psicologa presso la University of Central Lancashire in Gran Bretagna, ha aggiunto che niksen può essere “quando non stiamo facendo le cose che dovremmo fare, perché forse non vogliamo, non siamo motivati. E così non facciamo molto.” Più concretamente, l’idea di niksen è quello di diventare consapevoli, prendere in considerazione il tempo e l’energia per fare attività come guardare fuori dalla finestra o stare seduti immobili. Il meno illuminato potrebbe chiamare tali attività “pigre” o “inefficienti.” Ma, lo ripetiamo: é una sciocchezza.
Olga Mecking
Spirito Ribelle!!
Spirito Ribelle
Rinnovato il sito!!
Ci hanno, a vario titolo, contribuito i due allievi ed amici a me più vicini: il Maestro Valerio e
Giovanni, e Monica, mia allieva, ma soprattutto autentica compagna di vita nelle acqua calme come nelle tempeste più assassine. Ci hanno contribuito e poi Giovanni ci ha messo il “tocco” finale. La svolta, dopo gli oltre trentacinque anni dello Z.N.K.R., che ha portato allo Spirito Ribelle (ne trovate tracce, odori e una descrizione nel precedente numero di Shiro: Giugno – Settembre 2019) ora si mostra anche in una vetrina “on line” che rispecchia appieno questo nuovo corpo e cuore.
Uno sfondo che è Milano, la mia, nostra città.
Perché la Natura: i boschi e l’acqua, i monti e i laghi, gli alberi e il muschio, sono sì affascinanti, sono sì un ricordo atavico da non dimenticare mai, sono sì luoghi e tempi di pratiche che ancora oggi io e lo Spirito Ribelle (come fu dello ZNKR) abitiamo a volte, per ore o notti e giornate intere. Ma io e gli allievi, siamo uomini e donne di città. Come ricordava lo sciamano Don Juan, in un prezioso libro di Carlos Castaneda: “Tu sei un guerriero metropolitano”. Allora è Milano, la nostra Milano, quella dei noti Duomo e Castello Sforzesco, Brera ed i Navigli, ma anche quella della chiesa di San Eustorgio dove compare un inquietante affresco raffigurante una Madonna con le corna; della basilica di Sant’Ambrogio e del pilastro su cui è scolpito un serpente; del Carrobbio luogo dove si leggevano le condanne o si proclamava la concessione della libertà agli schiavi; di Piazza Vetra che fu una delle zone più temute di Milano in quanto vi si svolgevano le esecuzioni capitali di coloro che erano condannati per eresia comprese le streghe, arse sul rogo (1); di via Scaldasole dove, negli anni ’60, agiva un circolo anarchico di cui faceva parte Giuseppe Pinelli.(2) Ma anche la Milano della periferie: quel piazzale Corvetto dove, nella prima decade del 2.000, i capi mafia si incontravano apertamente in un bar di corso Lodi, proprio dove si affaccia una delle mie finestre, mentre i “soldati” venivano arruolati nei pressi di un distributore in piazza Bologna (3); il quartiere Giambellino, passato dagli anni ’60 e ’70, in cui il tessuto operaio ed associativo era vivace e coeso e la mala quella simpaticamente cantata da Giorgio Gaber nel “Cerutti Gino”, a luogo di degrado e simbolo di una mancata integrazione (4)
Poi, sfondo milanese alle spalle, quel che noi facciamo e come lo facciamo.
Una pratica corporea, una pratica motoria, che evidenzi lo scorrere insieme, inseparabile, di pensiero, emozioni, sensazione e fisicità; una pratica corporea, una pratica motoria, che stimoli a ricercare le condizioni migliori per percepire, per riorganizzare i pensieri e per apprendere attraverso il sapere carnale, corporeo; una pratica corporea, una pratica motoria, che faccia dei vari modi del confliggere un’arte di comprensione e crescita reciproca.
Buttagli un’occhiata e, se ti andasse, vieni a trovarci, vieni a praticare. Ti aspettiamo!!
Spirito Ribelle
Rinnovato il sito!!
1. Per saperne di più, “Milano magica”, di Elisa Ghiggini, docente e laureata in storia e filosofia, già attiva nella comunità di Damanhur, che ebbi il piacere di conoscere e frequentare negli anni ’80. 2. https://stragedistato.wordpress.com/tag/circolo-anarchico-di-via-scaldasole/ 3. https://thesubmarine.it/2016/10/27/giambellino-2016/ 4. “Criminalità organizzata nelle periferie milanesi: il caso Corvetto”, consultabile su https://www.stampoantimafioso.it/wp-content/uploads/2017/03/Tesi-TriennaleCorvetto.pdf
https://spiritoribelleznkr.weebly.com/
Movimento Intuitivo Forte di molteplici arti e discipline motorie contemporanee amalgamate e combinate, il Movimento Intuitivo è distacco consapevole da ogni forma cristallizzata per trovare la connessione con se stessi, gli altri e gli elementi in cui viviamo, attraverso il movimento e la consapevolezza del mutare continuo dentro ed attorno a noi. Dunque, liberarsi di una visione frammentaria e meccanica per recuperare le nostre abilità ed esprimere le nostre potenzialità nel modo più integrale possibile. Questo portando quanto scoperto, la semplice e potente fusione corpo-mente-movimento, in ogni ambito del vivere.
L’imperfezione è in qualche modo essenziale a tutto ciò che conosciamo della vita. E’ il segno della vita in un corpo mortale.
Gestalt Process Una pratica, sostenuta dalle esperienze psico-corporee gestaltiche, che è indirizzata all’esplorazione del movimento come attività esperienziale e confidenziale con il proprio mondo interiore e delle relazioni. Una sorta di contenitore in cui si sviluppano insieme pratiche per entrare in contatto con il ritmo del proprio dialogo interiore quanto imparare ad osservare ciò che nasce e si esprime dal movimento stesso. Modalità dell’esplorare sarà l’entrare in contatto con il piacere ed il gusto di sé corpo , di aprirsi ad offrire e ad accogliere ciò che emerge in uno stato di flusso motorio ed emozionale continuo, quella condizione in cui il sistema nervoso e tutti i sistemi collegati sono in uno stato di coerenza motoria che permette di percepire nettamente la centratura fisicoemotiva, il saper stare nelle cose, nelle scelte, nelle relazioni. Il vivere meglio.
VOCI DAL SAN BENEDETTO DEL TRONTO
“…le maschere della vita sono
maschere di un mistero profondo …”
…apriamo il nostro spazio con una dedica Una dedica a una figura troppo spesso emarginata Una dedica alla figura dei…”padri…” quella figura che nella vita viene spesso dimenticata e molte volte emarginata, ma che la ritrovi sempre…, anche quando non la prendi in considerazione….
il Dojo si è rifatto il look grazie alle energie, all’entusiasmo, all’impegno ma, soprattutto, all’esserci dei ragazzi, il nostro dojo ha cambiato aspetto ed ha assunto un nuovo look. Si è preparato per la stagione a venire e per la nuova prospettiva e i nuovi impegni che lo attendono. Difatti da novembre partiremo con nuovi programmi e con l’ampliamento delle attività nel campo Olistico. All’affascinante e “sconosciuto” mondo delle nostre Arti Marziali con i suoi programmi sempre più “profondi” e di continua ricerca e sviluppo delle proprie scoperte e conoscenze, affiancato dalle ormai ben consolidate Discipline Olistiche con i corsi e i trattamenti di Riflessologia, Shiatsu, Educazione corporea e motoria, con il “nuovo Percorso” ci sarà l’inserimento di altre Discipline quali lo Yoga, la Naturopatia, l’Ayurveda, la Pranoterapia, Cromoterapia, le Campane Tibetane…, e tante altre, grazie alle nuove energie che sono entrate a far parte della Nostra Scuola e Associazione. Inoltre, periodicamente, ci saranno seminari “a tema” in collaborazione con Associazioni e Professionisti di altre Discipline. Prossimamente la Scuola sarà iscritta e affiliata al Comitato Tecnico Scientifico di Discipline Bio-Energetiche
VOCI DAL SAN BENEDETTO DEL TRONTO
VOCI DAL SAN BENEDETTO DEL TRONTO
I “SEGNI” del corpo... : il loro messaggio, il loro valore e significato… TATUAGGI… PIERCING…MONILI VARI…E….. Ci capita sempre più spesso di “incontrare” corpi coperti e “illustrati” da un “abbigliamento” particolarmente sempre più “proprio”. Ovviamente, anche qui come in moltissime altre situazioni, ci sono varie interpretazioni o significati che ognuno può ricevere o dare. Quindi, va da sé, che c’è sempre colui che, ovviamente, utilizza questi strumenti (del tatuaggio, parziale o completo, del piercing, monili vari, ecc…) come un esibizione o come una tela da mostrare ad altri. Il tatuaggio, pur nel suo banale o singolare simbolismo, è raramente significativo come in passato, ma rimane tuttavia una fedele e spontanea autoaccusa, connotato istintivo di sofferenza degradante o segno di un indelebile percorso di vita. E la scelta del simbolo, anche se a volte casuale, è comunque suggerita dalla psiche che materializza un quid il più delle volte latente a livello inconscio. Il tatuaggio potrebbe essere considerato un “marchio”. L’uomo sceglie il suo “marchio”, lo elabora mentalmente e lo fa eseguire, se addirittura non lo autoesegue. Il tatuato è colui che puntualizza, che segna, non già per ricordarsi del momento vissuto, ma per esibirsi il suo passato, i suoi momenti di trasformazione, il suo Io, un suo Legame… un suo percorso. E’ colui che desidera, segnandosi, mostrarsi, cosciente del proprio stato e consapevole del proprio vissuto. Parecchi anni fa (erano gli anni 1977/1980), mi capitò di illustrare un paio di libri, di uno psichiatra, inerenti al disagio giovanile e all’uso di strumenti e comportamenti ritenuti “trasgressivi”, dove la parola “trasgressivo” era ed è uno stereotipo che gli viene indossato come considerazione “settaria” e di “protocollo”. Questo lavoro mi comportò il contatto con questi ragazzi per “carpirne” e viverne i loro messaggi, i loro “disagi”…, il loro modo di esprimere il loro Sé…
VOCI DAL SAN BENEDETTO DEL TRONTO
VOCI DAL SAN BENEDETTO DEL TRONTO
Nel tempo, si è riusciti a leggere questi “messaggi”, con una più ampia visione, interpretandoli come un vero e proprio messaggio del corpo, separandolo da una pura forma espressiva di esibizione o simili, a messaggi di un fedele e spontaneo percorso con se stessi, con il proprio passato, co i propri “traumi” e trasformazioni e con i propri “legami”… …“Il tatuaggio, suscita una vasta gamma di sensazioni che conducono necessariamente al perché della realtà oggettiva , al suo significato, all’intimo determinismo del fenomeno osservato, alla caratteristica personologica del portatore. Quando il nostro occhio osserva il mondo esterno con la mente in azione, avviene la fisiologica registrazione degli stimoli, e la mente li memorizza, e scatena la fisiopsichica reazione istintiva”…
“Un disegno può esprimere quello che mille parole non saprebbero fare” (Confucio)
VOCI DAL SAN BENEDETTO DEL TRONTO
Spirito Ribelle Da quarant’anni operiamo sul terreno della formazione alla consapevolezza corporea e al saper stare nei conflitti. Utilizzando principi e strategie di alcune delle più antiche arti asiatiche energetiche e del combattimento e di arti occidentali del movimento, l’adepto intraprende un percorso di crescita e trasformazione che potrà essere radicale. Egli diverrà, nella vita privata e nelle relazioni con gli altri, capace di conoscere se stesso e le leggi del mondo; capace di affrontare il mutare degli avvenimenti integrandoli nel suo personale evolversi; capace di proporsi come protagonista entusiasta, coraggioso, ottimista e socievole. La formazione in locali chiusi e all’aperto, a stretto contatto con la natura, si avvale di giochi e pratiche individuali, di coppia e di gruppo, in cui solo la comunione delle reciproche risorse e scarsità porterà a risultati eccellenti. Così il praticante sceglierà sempre la via della collaborazione. L’energia più profonda, l’istinto essenziale, la magicità come potenza su se stessi e sul mondo, sono le caratteristiche di un Artista - Guerriero formatosi allo Spirito Ribelle
SHIRO
Ogni individuo è una risorsa
aperiodico Coordinamento redazionale Tiziano Santambrogio
In copertina:
Kenpo Taiki Ken
Spirito Ribelle
Spirito Ribelle SHIRO Spirito Ribelle Milano v. Labeone 4
e Giardini M. Candia
Tiziano Santambrogio Counselor Gestalt e Arti Marziali Sensei
Collaborano: Gli Erranti Milano v. Labeone 4 M° Giuseppe Lombardo
DAO San Benedetto d. Tronto (AP) M° Valerio Giordano, riflessologo e shiatsuka ______________________________________________________________________________________
Poche persone hanno il coraggio delle proprie azioni. Ma pochi fra i pochi possiedono il coraggio dei propri pensieri.