O Madre

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O Madre

Daniela Matronola

12. L’arte del volteggio rivela i suoi scopi, e indica il metodo per conseguirli. Del resto fin qui si sono archiviate le immagini delle seguenti azioni plastiche: 1. tendere l’indice per impartire compiti; 2. salire sulle spalle di qualcun altro. Qui se ne visualizza un’altra, e s’impara una regola.

Farmi vestire da me stessa per pochi minuti e defraudarmi di me subito dopo fu semplicemente crudele. Il vestito dovetti levarmelo e lasciarlo lì, e invece una cospicua parte della somma che potevamo impegnare nel vestito fu devoluta a favore di un completino di maglia, dolcevita pantaloni e gilet, che sembrò a tutti più adatto a siglare il mio stile di maschio mancato, come diceva mia nonna. La mia soavità segreta, la mia identità vagamente dolce, rimase accantonata col vestito, che sarà finito addosso a qualche ragazzina fanatica, ad esso totalmente estranea, solo magari più smorfiosa di me, o più piantagrane col padre e la madre. Dunque, l’ultimo martedì grasso io ero l’unica non mascherata. A mia sorella invece era toccato un costume celeste da damina: calcata in testa portava una parrucca bianca, cotonata, con sfumature grigioazzurre come la testina di mia nonna quando andava a farsi la messinpiega da Filippo, che la pettinava sempre nello stesso modo, e le metteva una infernale lozione antigrigio SchwartzKopf (TestaNera) incline a virare al blu. Titti era all’asilo, al piano terra dell’edificio. Noi, nella nostra aula in fondo al corridoio del primo piano, orientata a mezzogiorno, ascoltavamo Gianni Morandi e giravamo con noncuranza attorno al gruppo di sedie centrali. Margherita era vestita da Fata Turchina. Il vestito azzurro era tempestato di fiorellini appena più scuri, ciascuno ornato al centro da una pietruzza celeste – un fondo di bottiglia colorato, e impigliati nel doppio velo ruvido, lo stesso in cui si chiudono i confetti delle bomboniere, applicato per tutta l’estensione su gonna e corpetto cuciti, pareva, in un raso più chiaro. Le sue forme vaste sgranavano la grazia del vestito sbracandolo alla vita, arrotolando, per la pressione centripeta dei fianchi e della pancia da sotto, un nastro di raso celeste che avrebbe dovuto esaltare il vitino in un corpo minuto.

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