Cultura commestibile 166

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16 APRILE 2016 pag. 6 Laura Monaldi lauramonaldi.lm@gmail.com di

S

e la commistione delle arti, tipica del secondo Novecento, ha permesso la nascita dell’Arte Totale, come visione universale del fare estetico e modalità pluridirezionale dei linguaggi artistici, quella di Antonio Catelani è una prassi paradigmatica che si basa su una doppia negazione: una formula che unisce e annulla i principi fondanti fra pittura e scultura, in una sintesi negativa che riabilita la ricerca personale tramite la duplicità del gesto artistico. Per l’artista decostruire significa porsi al di là e al di qua dei limiti disciplinari, vanificandoli e creando ciò che è impensabile e che solo la logica del possibile può concretizzare là dove ragione e immaginazione costituiscono un tutt’uno indissolubile. A partire dagli anni Ottanta le opere di Antonio Catelani rappresentano l’esperienza dell’impossibile, la ricerca di una forma indeterminata ma compiuta, il mutamento di un paradigma estetico che verte nella direzione articolata e complessa del dubbio creativo. La casualità, razionalmente decostruita, diviene autonomia espressiva e la provvisorietà una perfezione metalinguistica, che fa dell’opera d’arte un oggetto tridimensionale dai caratteri pittorici. Scultura e pittura si contraddicono in nome dell’alternativa alla Storia e al senso della raffigurazione astratta, concettuale e visiva. C’è nell’artista una visione positiva e fiduciosa nel cambiamento di prospettiva, poiché il reale può essere compreso solo attraverso punti di vista che travalicano la razionalità operante e imperante; c’è l’idea che

esista un collante fra il pensiero umano e la natura, da sempre misteriosa e indagabile. Antonio Catelani conosce e procede nella presa di posizione che il variare delle forme e delle strutture è il filo conduttore dell’esistenza delle cose del mondo e della vita di tutta l’umanità: un circolo vizioso del divenire, del passaggio dalla potenza all’atto, del

rivelarsi del sé e dell’altro da sé, nonché della metamorfosi incessante del tempo e dello spazio. Le sue opere/sculture non hanno un dritto e un rovescio, ma nascono da una precisa dichiarazione poetica che evidenzia la volontà di restituire all’arte il proprio status di accadimento estemporaneo. L’artista non riporta al grado zero solo il

Doppio Antonio No Catelani

linguaggio attraverso cui l’arte si esprime, ma tutta la creazione viene restituita al momento puro e originario. Struttura e semantica si qualificano per la propria indicibilità e incomunicabilità e si stagliano nello spazio visuale dell’osservatore come astrazioni ideative contemplabili da più angolazioni. Il fruitore non può far altro che prendere coscienza della mutevolezza stessa dell’opera, resa imprevedibile dalla duplice negazione in cui pittura e scultura si trovano. Quello di Antonio Catelani è un’inedita interrogazione sullo statuto dell’opera, sulla falsa fisicità della scultura, sulla debolezza della pittura e sull’instabilità dell’architettura. Contro ogni riduzione minimale, l’artista tende alla messa in opera di una dimensione dialettica colma di antinomie, il cui bipolarismo consolida il fondamento ontologico della messa in crisi delle logiche prestabilite dalla storia e dal tempo, in virtù di un’arte che sappia porsi oltre ogni limite.

Antonio Catelani Tipologia, 1988 Legno e cartone cm 135x244x40 Collezione Carlo Palli, Prato


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