2012_01_26

Page 13

26 gennaio 2012 • pagina 13

didati parlamentari hanno presentato delle denunce ufficiali contro una serie di funzionari e hanno chiesto che le elezioni siano annullate e rifatte. Uno dei candidati, appartenente al Partito Wafd, Ibrahim Kamel, ha spiegato di aver acquisito dei documenti governativi che attestano che meno di 40milioni di egiziani hanno diritto di voto, mentre alle recenti elezioni si sono presentati 52milioni di votanti, il che significa 12milioni di voti fasulli. Kamel ha asserito che questo incremento è stato ottenuto prendendo i nomi e i

siano rifatte daccapo. Di contro, gli islamisti vittoriosi, che disprezzano la democrazia, hanno fatto pochi sforzi per nascondere il loro successo elettorale ottenuto grazie ai brogli. Alcuni di loro arrivano addirittura ad affermare con orgoglio e senza scuse che è un loro dovere islamico essere disonesti. Tal´at Zahran, un salafita di spicco, ha definito il sistema democratico come «infedele», «criminale» e come un «espediente dei Protocolli dei savi Anziani di Sion». E ha cinicamente osservato che «è nostro dovere forgiare le elezioni; Dio

I cittadini con diritto di voto, dati del governo alla mano, sono 40 milioni. Ma allora perché hanno votato 52 milioni di elettori? E perché il mondo tace su questa grande frode? numeri d’ identificazione degli elettori legittimi e fotocopiandoli tra 2 e 32 volte in altre circoscrizioni elettorali.

Mahmoud Hamza, a capo del Consiglio nazionale egiziano, ha confermato questa manipolazione al quotidiano El-Badil, definendola come «il più grande reato di frode nella storia egiziana». E ha chiesto che le elezioni della Camera bassa Il Paese ha perso nel 2011 ben 39 postazioni rispetto al 2010, posizionandosi 166esimo. E questo «perché il Consiglio supremo delle Forze Armate, al potere da febbraio, ha deluso le aspettative dei democratici continuando le pratiche della dittatura di Mubarak». Una tesi confermata dal giornalista Ramzi Abu Ala, che denuncia la continua intromissione dello Stato, ora rappresentato dalla giunta militare, nella stampa. Il reporter denuncia come spesso «venga ordinato il sequestro delle copie del giornale per la presenza di inchieste sulla corruzione, della quale sono responsabili anche i militari». Non è un buon segnale, e non bisogna farsi illudere dalla propagandistica liberazione - avvenuta guarda caso proprio ieri - del blogger Nabil, in carcere dallo scorso anno per aver osato insultare le forze ar-

per gli esperti il problema è molto piu’ grave. A tutto questo, infatti, si aggiungono le forti perdite per il settore del turismo: 10,2 milioni di vacanzieri hanno visitato l’Egitto nel 2011, il 32% in meno rispetto a quelli dell’anno precedente. Stando al ministero del Turismo, i ricavi provenienti dal settore sono calati del 30%, non arrivando a raggiungere neanche i nove miliardi di dollari sui 12,5 del 2010. Ed è calata del 15%, lo scorso anno, anche la spesa pro capite dei turisti stranieri nel Paese. I responsabili egiziani sono ben consapevoli del fatto che l’economia stia rischiando il collasso. A fine dicembre, nel tentativo di placare il malcontento popolare, il governo ha annunciato un piano per ridurre di 20 miliardi di lire egiziane (circa 3,5 miliardi di euro) il debito pubblico, stimato in 134 miliardi.Tuttavia, la giunta militare ha anche dato il via libera a un incremento del 14,7% della spesa pubblica per l’anno fiscale in corso con l’obiettivo dichiarato di dare nuovo impulso ai programmi sociali. La scorsa estate, tra l’altro, Il Cairo aveva snobbato l’aiuto dell’Fmi, cedendo al timore di gonfiare ulteriormente il debito pubblico, a pressioni politiche e alla paura di perdere consensi per una stretta di mano con un organismo considerato vicino agli Usa, e quindi a Mubarak. Il Fondo aveva offerto all’Egitto un prestito a condizioni agevolate da tre miliardi di dollari, che sarebbe stata una boccata d’ossigeno per un’economia stagnante. Dopo la prova di forza estiva, negli ultimi giorni Il Cairo ha fatto marcia indietro: una delegazione del Fondo è giunta in Egitto per discutere di un prestito da 3,2 miliardi. Il partito Libertà e Giustizia dei Fratelli Musulmani, si è detto favorevole all’ipotesi del prestito, a patto però che l’Fmi non ponga condizioni. Ma non manca chi chiede che la decisione venga presa dal neoeletto Parlamento, piuttosto che dal governo. E secondo Raza Agha, economista della Royal Bank of Scotland interpellato dal Financial Times, all’Egitto servono tra i dieci e i 12 miliardi di dollari per riportare l’economia alle condizioni in cui era alla fine del 2010.

Mistero sulla bomba trovata a bordo di un aereo partito da Tripoli e atterrato al Cairo. L’obiettivo era di farla esplodere in volo dopo la ripartenza dalla capitale, ma per colpire chi? mate. La verità è che buona parte del popolo di Piazza Tahrir, ieri supportato anche dal segretario generale della Lega araba Nabil al-Arabi assieme al suo predecessore (e candidato alla presidenza) Amr Moussa, continua a chiedere, senza successo, le dimissioni di Tantawi. La stessa richiesta che aveva portato ad un rigurgito di violenza (con decine di morti, non dimentichiamolo) poco prima del voto. Ad andar male è anche l’economia. Per molti sono svanite nel nulla le promesse di migliori condizioni di vita, mentre il Pil è calato del 3% e gli investimenti esteri diretti sono passati dagli 11 miliardi di dollari del 2007 a meno di due miliardi. Secondo dati della Banca centrale, calano anche le riserve di valuta straniera del Cairo: alla fine dello scorso anno erano di circa 18 miliardi rispetto ai 36 miliardi di inizio 2010. Per il Fondo monetario internazionale, l’economia egiziana è cresciuta dell’1,2%, rispetto al 5,1% del 2010. Inoltre, secondo i media governativi, il tasso di disoccupazione è dell’11,9%, il più alto degli ultimi dieci anni. Ma

ci ricompenserà per questo». In modo rilevante, Zahran ha anche elogiato Tantawi: «Proprio come abbiamo dato a Mubarak l’opportunità di prestare il bay´a (il giuramento islamico di fedeltà), ora sosterremo il Csfa. Se Tantawi deciderà di rimanere al potere, lo appoggeremo fino al giorno della sua morte». Girano voci che gli islamisti e l’esercito stiano lavorando insieme su questioni chiave come l’autonomia militare e per emendare la Costituzione del 1971. La loro cooperazione ha senso perché gli islamisti chiedono l’unità musulmana in modo da focalizzare la piena attenzione sul nemico infedele (soprattutto ebrei e cristiani).

Con tutte queste prove d’impostura in mano, è sconcertante che i politici, i giornalisti e gli studiosi occidentali continuino a considerare i mediocri risultati delle elezioni egiziane da poco concluse come una valida espressione della volontà popolare. Dove sono i giornalisti capaci di mettere in dubbio che i salafiti provenienti dal nulla si aggiudichino il 28 per cento dei voti? Perché gli insensibili analisti che capiscono che in Russia e in Siria le elezioni sono state truccate abboccano al “più grande reato di frode nella storia egiziana”? Forse perché concedono al Cairo una tregua in virtù della sua cooperazione con le potenze occidentali da quasi quarant’anni; o forse perché Tantawi manipola in modo più convincente. Visto il disprezzo esplicito mostrato dal Csfa per i risultati elettorali, sorprende altresì che gli analisti si aspettino che questi incideranno in modo rilevante sul futuro del Paese. In realtà, il Csfa ha manipolato le recenti elezioni per un proprio tornaconto: gli islamisti sono pedoni in questo dramma e non re. Non stiamo assistendo a una rivoluzione ideologica, ma siamo di fronte a degli ufficiali dell’esercito egiziano che rimanendo al potere assaporano i dolci frutti della tirannia.

e di cronach

Ufficio centrale Gloria Piccioni (direttore responsabile) Nicola Fano, Errico Novi (vicedirettori) Vincenzo Faccioli Pintozzi (caporedattore) Antonella Giuli (vicecaporedattore) Franco Insardà, Luisa Arezzo Stefano Zaccagnini (grafica) Direttore da Washington Michael Novak Consulente editoriale Francesco D’Onofrio Redazione Mario Accongiagioco, Massimo Colonna, Francesco Lo Dico, Francesco Pacifico, Riccardo Paradisi, Clara Pezzullo (segreteria) Inserto MOBYDICK (Gloria Piccioni) Collaboratori Maria Pia Ammirati, Mario Arpino, Bruno Babando, Giuseppe Baiocchi, Osvaldo Baldacci, Sergio Belardinelli, Stefano Bianchi, John R. Bolton, Mauro Canali, Franco Cardini, Giuliano Cazzola, Enrico Cisnetto, Claudia Conforti, Renato Cristin, Francesco D’Agostino, Anselma Dell’Olio, Gianfranco De Turris, Rossella Fabiani, Pier Mario Fasanotti, Marco Ferrari, Aldo Forbice, Antonio Funiciello, Giancarlo Galli, Pietro Gallina, Aldo G. Ricci, Filippo La Porta, Maria Maggiore, Paolo Malagodi, Gennaro Malgieri, Marzia Marandola, Andrea Margelletti, Adriano Mazzoletti, Gabriella Mecucci, Roberto Mussapi, Francesco Napoli, Ernst Nolte, Antonio Picasso, Leone Piccioni, Francesca Pierantozzi, Daniel Pipes, Marina Pinzuti Ansolini, Gianfranco Polillo, Loretto Rafanelli, Franco Ricordi, Carlo Ripa di Meana, Roselina Salemi, Emilio Spedicato, Maurizio Stefanini, Davide Urso, Marco Vallora, Sergio Valzania Società Editrice Edizioni de L’Indipendente s.r.l. via della Panetteria, 10 • 00187 Roma Consiglio d’amministrazione Vincenzo Inverso (presidente) Raffaele Izzo, Letizia Selli (consiglieri) Concessionaria di pubblicità e Iniziative speciali OCCIDENTE SPA Presidente: Emilio Bruno Lagrotta Amministratore delegato: Raffaele Izzo Consiglio di amministrazione: Ferdinando Adornato, Vincenzo Inverso, Domenico Kappler, Antonio Manzo Angelo Maria Sanza

Ufficio pubblicità: Maria Pia Franco 0669924747 Agenzia fotografica “LaPresse S.p.a.” “AP - Associated Press” Tipografia: edizioni teletrasmesse Seregni Roma s.r.l. Viale Enrico Ortolani 33-37 00125 Roma Distributore esclusivo per l’Italia Parrini & C - Via di Santa Cornelia, 9 00060 Formello (Rm) - Tel. 06.90778.1 Diffusione Ufficio centrale: Luigi D’Ulizia 06.69920542 • fax 06.69922118 Abbonamenti 06.69924088 • fax 06.69921938 Semestrale 65 euro Annuale 130 euro Sostenitore 200 euro c/c n° 54226618 intestato a “Edizioni de L’Indipendente srl” Copie arretrate 2,50 euro Registrazione Tribunale di Salerno n. 919 del 9-05-95 - ISSN 1827-8817 La testata beneficia di contributi diretti di cui alla legge n. 250/90 e successive modifiche e integrazioni. Giornale di riferimento dell’Unione di Centro per il Terzo Polo

via della Panetteria 10 • 00187 Roma Tel. 06.69924088 - 06.6990083 Fax. 06.69921938 email: redazione@liberal.it - Web: www.liberal.it

Questo numero è stato chiuso in redazione alle ore 19.30


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.