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pagina 4 • 29 dicembre 2011

l’approfondimento

Storace e Ferrero sembrano parlare la stessa lingua di Di Pietro e Bossi. Il guaio è che nei partiti maggiori c’è chi li ascolta

La tentazione sfascista

Gli slogan contro il governo Monti sono quelli di sempre dell’estremismo, di destra e di sinistra. Ma oggi il problema più grave è che alcune frange del Pd e del berlusconismo sono disposte a farsi condizionare da quella demagogia di Riccardo Paradisi inistra radicale e destra populista tornano a parlare una lingua dagli antichi accenti comuni. Le uniscono le stesse denunce, le identiche parole d’ordine contro “mercatismo” e “macelleria sociale”, la stessa propensione alle teorie complottistiche fondate sull’esistenza di cupole decisionali invisibili, di doppi stati, di cospirazioni segrete. Sul club Bildenberg e sulla Goldman Sachs per dire è già fiorita una letteratura tra il fantasy e il gotico, considerevole solo per quantità, nella quale i complottasti di destra e sinistra trovano conferma ai loro pregiudizi. Per costoro il governo Monti non è semplicemente un esecutivo discutibile e fallibile come ogni compagine governativa. È molto di più: rappresenta il disvelarsi del potere ultimo e autentico, quello che finora aveva agito dietro le quinte della politica e dell’economia, l’epifenomeno apocalittico a lungo atteso da coloro che sanno e che vedono, l’avvento dell’ultima

S

ora della democrazia e della sovranità sostituita dalla finanza e dalle logge occulte che hanno sempre governato il mondo. Saremmo, insomma, alla demistificazione finale del volto autentico del liberalismo e della democrazia borghese: maschere con le quali elite predatrici avrebbero fino ad oggi sfruttato popoli e classi lavoratrici. Poco di nuovo, si dirà – e questo è già un segno negativo – e le urla in Parlemento dei dipietristi e dei leghisti stanno lì a dimostrare quanto ampio sia il problema. Ma il vero spettro è che giorno dopo giorno, parti consistenti di Pdl e Pd sembrano oltre che disposte, interessate a farsi condizionare da questo “sfascismo parallelo”.

Di tutto questo discorso alla destra populista sta a cuore la sovranità nazionale soprattutto, scippata e requisita dalle burocrazie di Strasburgo e dall’Europa delle banche, mentre alla sinistra radicale preme di più la sovranità sindacale, la

rappresentanza di classe, anch’essa indebolita dalla verticalizzazione e velocizzazione della decisione. Ma a ben vedere le due cose si tengono e cadute alcune reciproche pregiudiziali potrebbero benissimo trovare una sintesi in un’avventura di tipo social-nazionalista. Fantapolitica? Mica tanto. Il senso comune non è molto lontano da certe avversioni e idiosincrasie declinate ideologicamente dalle culture politiche radicali. Basta prendersi un caffè al bar o viag-

Il populismo contro banche e liberismo ha trovato nuovi adepti

giare in uno scompartimento ferroviario per ascoltare maledizioni e invettive contro le invadenze dell’Europa, l’arroganza di Sarkozy e della Merkel, i sacrifici indotti da una crisi finanziaria esplosa tra le mani di apprendisti stregoni di un capitalismo finanziario talmente astratto da essere diventato, per l’uomo della strada, una metafisica infera col suo linguaggio esoterico e cifrato fatto di spread, di rating, di bolle e di rimbalzi di borsa. E le parole dei leader delle destre e sinistre senza attenuazioni che s’aggirano nell’arena politica di questa confusa Italia dei primi anni dieci entrano nelle piaghe della crisi, offrono una lettura semplificata, additano il nemico, indicano la soluzione.

«Ministri tecnici e politici pasticcioni rischiano di complicare la vita di chi lavora – urla Francesco Storace, leader de La Destra alla vigilia dell’approvazione della manovra del governo – I primi sono quelli come

madame Fornero, la piagnona, che un giorno impreca contro l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e il giorno seguente nega di sapere di che stiamo parlando; i secondi sono quelli disposti a ingoiare tutto pur di evitare di dare la parola al popolo. Nel frattempo – continua Storace – il lavoro cala, aumentano i disoccupati, la tragedia sociale è sempre più palpabile. Noi, quando il 4 febbraio scenderemo in piazza nel corteo di Roma, intendiamo issare anche le bandiere del lavoro che manca. La manifestazione, contro il governo delle banche, dovrà rilanciare anche una piattaforma sociale cara a questa nostra destra, a partire dal modello partecipativo». Poi dopo la promessa di fare pressione sul sindacato Ugl, l’ex Cisnal, per imbastire una comune battaglia, Storace accusa «Le politiche di globalizzazione, che si accompagnano alle politiche finanziarie, che stanno devastando i rapporti sociali. Nel rispetto delle autonomie che si debbono


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