2011_10_13

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ULTIMAPAGINA Monsummano, paese d’origine di Ivo Livi alias Yves Montand, ne celebra i vent’anni dalla morte

La fuga di Ivo, un toscano di Marco Ferrari hi si ricorda che un’icona della cultura francese è in realtà figlio dell’emigrazione italiana? Yves Montand, il più grande artista della Francia del dopoguerra, ha infatti avuto i natali con il nome di Ivo Livi a Monsummano Terme, in provincia di Pistoia, a due passi dalla rinomata Montecatini. La Toscana si prepara dunque a celebrare un doppio anniversario: il novantesimo della nascita (avvenuta il 13 ottobre 1921) e il ventennale della scomparsa (9 novembre 1991). Ciò che non si era riusciti a realizzare in vita, si realizza ora che non c’è più: un rapporto ritrovato tra l’artista la sua terra d’origine. A cominciare dal teatro restaurato di Monsummano che porta il nome di Yves Montand. Un’iniziativa benedetta dall’ultima compagna dell’attore, dal figlio Valentino e dai parenti che sono rimasti sempre in Toscana. Yves Montand, infatti, non aveva mai perdonato al paese natale il fatto che la sua famiglia avesse subito le persecuzioni dei fascisti che avevano costretto il padre Giovanni, la madre Giuseppina e i loro tre figli (Lydia, Giuliano e Ivo) ad un precipitosa fuga a Marsiglia. «Nel 1954 - racconta l’ultima compagna, Carole Amiel, - Yves è venuto a Monsummano in segreto. Ricordo molto bene l’affetto che conservava per la terra di suo padre Giovanni, i ricordi di bambino poverissimo, costretto a emigrare in Francia a causa delle malefatte fasciste. Quando sono andata a Monsummano per l’inaugurazione del teatro mi sono commossa davanti alla casa paterna».

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Ma, di fatto, Yves Montand non rispose mai a nessuna lettera che i vari sindaci gli spedivano per invitarlo a a Monsummano a ricevere la cittadinanza onoraria. Così, non ha mai stretto la mano ad un primo cittadino del paese natale. I famigliari, invece, accettarono il gonfalone del Comune toscano ai funerali dell’attore al cimitero di Père-Lachaise dove fu seppellito accanto a Simone Signoret per poi essere riesumato nel 1997 a causa del contenzioso giuridico avviato da una ragazza che pretendeva di essere la figlia illegittima dell’attore, smentita però dalla analisi del Dna. «Nel 1982 - racconta ancora Carole - Yves ebbe il privilegio di cantare al Metropolitan di New York e aveva dedicato lo spettacolo proprio al padre e al suo sogno di emigrare in America da Marsiglia. Fatto questo che non accadde perché Yves incontrò la Francia, poi Parigi e il successo». Strano destino davvero: un italiano ha cantato e esaltato Parigi nel mondo intero ricreando l’atmosfera dei cabaret, la poesia di Prevert, lo spirito dei grandi boulevard parigini, come ha scritto il sindaco di Parigi Bertrand Delanoe. La lunga vita artistica, ripercorsa anche da una mostra di un centinaio di fotografie, manifesti di film, registrazioni e filmati, documenti di vita e contratti, iniziò a 17 anni a Marsiglia quando, provocato dal fratello, si presentò al primo impresario. Yves non poteva certo immagine che avrebbe raggiunto la vetta dell’Olympia. Il nome d’arte fu un omaggio alla toscanità della mamma, che quando il piccolo Ivo era fuori a giocare con gli amici francesi lo richiamava in casa con la frase: «Ivo mon-

A PARIGI ciale, partecipò a opere di sempre maggior spessore, quali La guerra è finita nel 1966 di Alain Resnais, e divenne l’attore prediletto del regista greco Costantin Costa-Gavras. Sotto la sua direzione sarà il protagonista di Z. L’orgia del potere del 1969, vincitore dell’Oscar al miglior film straniero, La confessione del 1970 e L’Amerikano del 1973. È del 1970 quella che è considerata la migliore prova della sua carriera di attore, nel capolavoro noir di Jean-Pierre Melville I senza nome dove vestì i panni di un ex-poliziotto alcolizzato trasformatosi in rapinatore.

Da bambino, il futuro attore e cantante lasciò l’Italia a causa delle persecuzioni fasciste. Non è mai più tornato: al nostro Paese non ha mai perdonato quelle violenze e quelle miserie ta, Ivo monta». Da qui Yves Montand. In mezzo alla sua prestigiosa carriera, le grandi tournée all’estero, la fama internazionale, l’incontro nel 1964 con il regista Costa Gavras, l’impegno umanitario e pacifista. Nel 1953 interpretò il protagonista Mario nel capolavoro di HenriGeorges Clouzot, Vite vendute, mentre nel 1960 lavorò negli Stati Uniti interpretando Facciamo l’amore di George Cukor a fianco di Marilyn Monroe. Il film, che non fu un grosso successo al botteghino, rimase celebre per la relazione che Montand intrecciò con la Monroe, all’epoca sposata con il drammaturgo Arthur Miller. Nella seconda metà degli anni Sessanta, in concomitanza con l’aumentato impegno politico e so-

Ma sono state soprattutto le donne a forgiare il suo modo di vivere: da Edith Piaf che dal 1944 gli fu accanto per tre anni avvicinandolo alla canzone popolare parigina, a Simone Signoret che sposò nel 1951, con la quale formò nella vita come in scena una coppia leggendaria, alle grandi attrici che con lui hanno condiviso esistenza e spettacolo come Marylin Monroe, Barbra Streisand, Romy Schneider. Certo, Monsummano restò ad una distanza abissale. Ciò che era stato Ivo Livi non poteva essere incarnato in Yves Montand. In quel distacco c’era la chiave della sua vita. La cugina Vera Livi Ginanni, che venne a visitare in occasione del film Tempi nostri del 1954 in lavorazione a Firenze, vuole sfatare il luogo comune dell’artista celebre che rompe i ponti con la famiglia. Lei andò molte volte a Parigi a trovare sia Yves che gli altri cugini e in una di quelle occasioni conobbe il celebre poeta Jacques Prevert. Quanto al rapporto con Monsummano l’attore preferiva sorvolare portandosi dentro le immagini della paura della famiglia fino alla decisione di fuggire all’estero andando incontro ad una vita piena di incertezze.


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