2010_07_07

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ULTIMAPAGINA Arte. La celebre Sotheby’s lancia un pacchetto da 161 milioni di dollari

I tesori di Lady D e dei Medici da ieri disponibili di Giovanni Radini la fine di un mito. La messa all’asta da Christie’s e Sotheby’s della collezione d’arte privata della Famiglia Spencer, per un ammontare complessivo di 161 milioni di dollari, segna un’altra pagina grigia per il ramo materno degli eredi al trono di San Giacomo. Prima che Diana Spencer convolasse alle fallimentari nozze con Carlo Principe di Galles, la sua famiglia di origine era celebre tra i blasonati del Regno Unito per la loro inestimabile collezione di opere d’arte. Alcune derivanti persino dal palazzo dei Medici di Firenze. Un lavoro di raccolta e di catalogazione avviato dal Primo conte Spencer, John, nominato Pari d’Inghilterra nel 1765 e proseguito dai suoi discendenti. In questi oltre due secoli, i nove detentori del titolo ducale sono riusciti ad accumulare una pregevole serie di capolavori della pittura rinascimentale, barocca e contemporanea. Tele di Peter Paul Rubens, del nostro Guercino, oppure del tedesco Georg Pencz, ma anche alcune incisioni di Giovanni Bellini. Questi sono solo alcuni esempi della raffinatezza di gusti e del mecenatismo degli Spencer. Nel dettaglio, la residenza londinese della famiglia, ma soprattutto il Castello di Althorp, nel Northhamptonshire, custodiscono un ritratto dell’Imperatore Carlo V d’Asburgo,attribuito senza dubbio al pittore fiammingo, un “Re David” firmato dall’artista veneziano e una serie di altre tele di finissima fattura.

È

Questi i masterpieces che hanno ornato per duecento anni la quadreria degli Spencer ad Althorp. Ma non si possono dimenticare gli immaginifici lavori di luci e sfumature firmati da William Turner, per venire a scuole più recenti, fino a giungere agli Impressionisti. Come ulteriore corredo vanno segnalati i mobili francesi, le porcellane cinesi (stimate circa 20 milioni di euro) e una collezione di carrozze, fra cui quella che re Edoardo VII utilizzò per la cerimonia della sua incoronazione nel 1901. Christie’s e Sotheby’s sono state incaricate di valutare la collezione e di proporla al mercato artistico internazionale. Stando al consulente del settore, l’olandese Johan Bosch van Rosenthal, il mercato è in questo momento sostanzialmente favorevole per chi vuole comprare. Questo significa che gli Spencer non possono sperare di “fare cassa”. Nel biennio 20082009, i prezzi dei capolavori d’arte moderna-contemporanea sono scesi mediamente del 16% circa. Le possibilità di acquisto della collezione sono più che elevate. «Tuttavia, il problema è che questa andrà con molte probabilità tristemente dispersa tra vari acquirenti e cadrà miseramente nelle mani di chi ha le sì poten-

zialità economiche per comprare, ma è privo della sensibilità estetica per apprezzare il singolo capolavoro». Con queste dichiarazioni rilasciate all’Agenzia Bloomberg, il critico olandese - consulente della stessa Christie’s - ha fatto una riflessione sostanzialmente morale per quanto riguarda la frammentazione di cui sono vittime le raccolte artistiche possedute dalle case aristocratiche d’Europa. Molte di queste opere non hanno solo un valore economico e artistico, ma sono anche legate ad avvenimenti storici ben precisi della Gran Bretagna. Un esempio per tutti è la tela di Turner, “Roma - Campo Vaccino”, dipinta nel 1839 e battuta all’asta la prima volta nel 1878. L’opera fu regalata al Quinto Conte di Resebery, futuro

Primo ministro, in occasione del suo matrimonio con Hannah Rothschild. È molto probabile che il quadro, tornando oggetto dei colpi di maglio della casa d’asta londinese, lasci per sempre l’Inghilterra. Se ne andrà così una testimonianza estetica della storia nazionale, per finire appesa alla parete di chissà quale magnate assolutamente disinteressato alle preziosità dell’opera e solo avido di ostentare con essa il proprio benessere. È la caratteristi-

all’ASTA ca dei Mecenati del Terzo millennio: incompetenti in materia artistica, ma tanto danarosi da dominare il mercato delle opere d’arte. Qual famiglia nobile d’Europa, oggi come oggi, può permettersi di snobbare un’offerta di 160 milioni di euro? È il lento tramonto della famiglia Spencer. Dopo la tragica morte di Lady D, il fratello Charles, Nono Duca di Spencer e Visconte di Althorp, aveva cercato di trasformare il castello di famiglia in un sacrario della sorella. Vista la stretta parentela con i Windsor, l’operazione fu interpretata come un tentativo di strumentalizzazione di Diana defunta, alle spalle dei figli William e Harry. Il mausoleo dove oggi riposa la madre dell’erede al trono britannico fu, solo per alcuni mesi successivi alla scomparsa della principessa, meta di laico pellegrinaggio. Poi il Regno Unito si dimenticò della sua icona glamour degli anni Ottanta e Novanta, Lady D. I progetti di arricchimento da parte di Charles Spencer rimasero inevasi. Oggi, affinché la memoria della “cara estinta” resti viva nei cuori degli inglesi la famiglia ha deciso di rinunciare al suo patrimonio artistico, simbolo di velleità remote e caducità odierne. L’operazione però impedisce agli Spencer di accettare che Lady D è stata una cometa nella storia della Gran Bretagna della quale i sudditi si sono ormai dimenticati.

Fra i capolavori che la famiglia Spencer ha affidato ai banditori ci sono opere di Turner, Rubens e Guercino. Alcune di queste campeggiavano sulle pareti del palazzo mediceo di Firenze. Ignote le motivazioni che hanno spinto a vendere


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