CASA DEL COMMIATO

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Al servizio dei legami familiari

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CASA DEL COMMIATO UN SUCCESSO DI CIVILITA’

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ispetto, accoglienza e riservatezza per l’ultimo addio terreno ai cari Defunti. Sono i concetti sui quali il Gruppo Bondoni ha realizzato la Casa del Commiato di via dell’Industria 3 di Castelplanio, appena fuori l’abitato di Moie di Maiolati Spontini. E’ la prima struttura delle Marche e del Centro Italia in grado di dare risposte concrete alle esigenze della collettività di poter dedicare al proprio Defunto spazi e momenti di riservato raccoglimento prima della cerimonia funebre e della tumulazione. Un’esigenza forte che si evidenzia quotidianamente e che il Gruppo Bondoni - da oltre un secolo leader nel settore delle onoranze funebri - ha voluto recepire a fare proprie. Le camere ardenti allestite presso

gli obitori tradizionali hanno spazi limitati, quasi sempre con presenza di più salme che obbligano ad una promiscuità problematica e inopportuna i parenti del Defunto, dall’impossibilità di raccoglimento e preghiera per parenti e amici, alla ristrettezza degli orari che impediscono di vegliare la salma nelle ore serali e notturne. La Casa del Commiato del Gruppo Bondoni è l’unica alternativa a tutto questo: una struttura fruibile 24 ore su 24, facilmente accessibile lungo la strada provinciale 76, a poche centinaia di metri dallo svincolo di Moie della superstrada, con ampi parcheggi privati e con tre moderne Sale del Commiato con accesso riservato, climatizzate, con filodiffusione e con la possibilità di personaliz-

di Bruno Luminari giornalista

«E’ la prima struttura delle Marche e del Centro Italia in grado di dare risposte concrete alle esigenze della collettività di poter dedicare al proprio Defunto...» 5


zazione l’addobbo funebre. Sale concepite nella nostra concezione cattolica ma rispettose di altre culture e religioni, in una struttura dove i Familiari del Defunto trovano soluzioni per tutti i servizi relativi alla cerimonia funebre e alla tumulazione. Era l’11 Ottobre del 2009 quando venne inaugurata la Casa del Commiato del Gruppo Bondoni. Da quel giorno l’innovativa e indispensabile struttura si è dimostrata un successo di civiltà e riservatezza, di degno servizio globale alla famiglia in uno dei momenti più significativi: l’ultimo addio a un proprio caro. Un successo di civiltà, si diceva, che oggi il Gruppo Bondoni intende significare annunciando la realizzazione della quarta Sala del Commiato, nella stessa struttura e attigua alle altre. Un ulteriore investimento indispensabile per dare risposta alle sempre crescenti richieste provenienti non solo dal territorio vocato ma anche da Jesi e dal fabrianese. L’iniziale intuizione dei Bondoni è diven6

tata una realtà concreta. Un successo di civiltà. Nella realizzazione della Casa del Commiato sono stati coinvolti giovani artisti predisposti nell’avere percezioni e sensibilità diverse e attuali. L’architetto Riccardo Bucci ha interpretato gli aspetti tecnici e funzionali della struttura mentre, la pittrice Simona Bramati ha scelto colori e tinte per le sale e ha realizzato opere di grande spessore artistico. Due giovani professionisti che hanno davvero interpretato nel migliore dei modi quella filosofia citata all’inizio. A loro un ringraziamento particolare, come alla dottoressa Loretta Mozzoni, direttrice della Pinacoteca e Musei civici di Jesi e affermata storica dell’arte, e alla professoressa Chiara Canali, critico d’arte di Milano, che hanno illustrato i particolari di questa inedita sinergia tra l’arte della Bramati e la Casa del Commiato. Per quanto riguarda l’onorificenza delle sale la committenza (leggi pagina successiva) è stata affidata a Simona Bramati, giovane artista di

rilievo nel panorama artistico italiano. Una scelta lungimirante per due motivi: si attualizza il discorso della committenza che lega in un fil rouge arte e morte, il concetto della scomparsa con il linguaggio dell’arte; in secondo luogo con la sua opera Simona Bramati recupera e aggiorna in termini mitologici un’iconografia che si connette alle tradizionali rappresentazioni del passaggio all’Aldilà.


COINVOLGIMENTI ARTISTICI: LE OPERE DI SIMONA BRAMATI

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e sale della Casa del Commiato, commentate dai bellissimi quadri di Simona Bramati, sono la manifestazione figurata e simbolica di questo viaggio verso la luce. E’ questa l’interpretazione del lavoro dell’artista che dà corpo e sostanza alla descrizione delle anime “vestite di luce” attraverso 3 sale intitolate ad altrettanti personaggi che con le loro opere hanno stabilito un punto di contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Simona Bramati è un’artista marchigiana lanciata alla ribalta nazionale da Vittorio Sgarbi. La partecipazione alla 54^ Biennale di Venezia nel Padiglione Italia regione Marche segue le importanti partecipazioni a grandi mostre come “Il Male, esercizi di pittura crudele” (Torino, 2005), e “Arte Italiana 1968-2007, Pittura” (Palazzo Re-

ale - Milano, 2007). La sua personale “Lachesi, la filatrice del destino” a Palazzo della Signoria di Jesi nel 2008 ha totalizzato oltre 6500 visitatori in tre settimane riscuotendo l’interesse della stampa nazionale. Tra le sue personali “Il peso di un giorno oscuro” (Genova, 2010). Ha vinto il Premio Internazionale d’Arte “Satura Prize 2010”. Nel 2011 ha ottenuto un grande successo a Venezia con la personale “Indiscrezioni” dove il poeta Davide Rondoni ha inserito una sua poesia nel catalogo. A Bologna ha confermato il suo valore “Deja Vù”, personale a cura di Beatrice Buscaroli come la pre-

«Dovevo rappresentare il passaggio tra la vita e la morte, il trapasso da materia a luce, e accompagnare il defunto verso l’inizio di una nuova vita...» 7


cedente, ottenedo critiche positive anche da David Riondino. Simona Bramati è prossima al debutto internazionale a Parigi nella centralissima Saint Germain. "Quando la famiglia Bondoni mi convocò - racconta Simona - per parlarmi del loro progetto che riguardava la Casa del Commiato e della loro intenzione di commissionarmi le tele che sarebbero andate ad allestire le sale in questione, ebbi subito un sussulto allo stomaco. Sapevo che questo sarebbe stato un momento molto importante della mia carriera artistica, vuoi per il tema che dovevo affrontare, vuoi per l’importanza che il lavoro avrebbe suscitato nei fruitori a venire, purtroppo numerosi e continui, delle opere. Dovevo rappresentare il passaggio tra la vita e la morte, il trapasso da materia a luce, e accompagnare il defunto verso l’inizio di una nuova vita, quella immersa nella luce che abbaglia gli animi e lo spirito, dipingendo immagini che evocassero leggerezza, serenità e quiete!

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LE OPERE

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“Sala Virgilio” 2009 150 x 300 cm Tecnica olio su tela

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L'artista spiega l'opera

Chi è?

SALA VIRGILIO

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edicata al più grande poeta della latinità Virgilio, che nel suo poema più famoso l’Eneide fa scendere l’eroe troiano Enea giù nell’Ade, dove incontra i suoi antenati, la moglie e la tradita Didone. Virgilio è anche il poeta scelto da Dante per accompagnarlo nella discesa agli inferi narrata nella Divina Commedia. In questa sala si trova la tela più grande: un gruppo di corpi si susseguono in un ritmo lieve e armonico, quasi a voler simulare una danza verso l’altrove. Le figure dai toni lievi si stagliano su di un fondo ancor più chiaro, quasi a volersi confondere e camuffare nel bagno di luce che le avvolge, mentre il ritmo è rappresentato dai capelli a cui le anime si aggrappano. Simboleggiano la vanità dell’uomo che di fronte alla morte non ha più senso e come fossero accompagnate verso l’ultimo viaggio si adagiano leggere in un’atmosfera sospesa e densa di luce. La figura sulla destra rappresenta l’anima che inizia il nuovo percorso celeste, ma tiene lo sguardo ancora fisso verso la fine di quello terreno; seguono poi le altre due figure femminili collegate dai capelli, ora appunto divenuti solamente un mezzo per essere traghettate, con la resurrezione dello spirito, a mondi, più elevati e ultraterreni dove la luce della speranza accoglie le anime in viaggio. La luce è il tema ricorrente in tutte le tele delle tre sale ardenti. Ogni figura raffigurata è rivolta verso la luce, è lì che guarda, verso la sua direzione, dove spirito e materia si fondono e tutti gli esseri, che prima erano su questa terra, trovano la loro pace. Nessuno dei personaggi ha lo sguardo rivolto all’osservatore del quadro, che in questo luogo viene a salutare il proprio defunto: l’opera deve essenzialmente servire a creare un’atmosfera che accompagni il credo religioso di quanti si affidano alla Casa del Commiato.

Publio Virgilio Marone Publio Virgilio Marone (Ande, attuale Pietole, in provincia di Mantova, idi di ottobre 70 a C - Brindisi, 21 settembre, del 19 a. C .) meglio conosciuto con il suo nome, Virgilio, è stato un poeta romano. Nel lavoro di Dante Alighieri, La Divina Commedia, è stato la sua guida attraverso l'Inferno e il Purgatorio. Tra l'anno 42 a. C. e 39 a. C. ha scritto le Bucoliche, e tra il 36 a. C. ed il 29 a. C. le Georgiche. Dall'anno 29 a. C., inizia la sua opera più ambiziosa, l'Eneide, per la cui redazione ci sono voluti undici anni, un poema in dodici libri raccontando le avventure di Enea, dalla sua fuga da Troia alla sua vittoria militare in Italia. Enea porta suo padre Anchise sulle spalle e il figlio Ascanio per mano nel momento della fuga da Troia. A Cartagine, sulle coste dell'Africa, fece innamorare la principessa Didone, che si suicidò dopo la partenza dell'eroe. In Italia, Enea sconfigge Turno, re dei Rutulians. Il figlio di Enea, Ascanio, fondò Alba Longa, una città ove Rea Silvia rimase incinta del dio Marte e successivamente partorì i gemelli Romolo e Remo. Dunque, secondo Virgilio, i Romani erano discendenti di Ascanio, e, quindi, di Enea stesso. Rimane a tutt'oggi un opera fondamentale per la gloria della letteratura latina.

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“Sala Erasmo” 2009 150 x 120 cm Tecnica olio su tela

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L'artista spiega l'opera

Chi è?

SALA ERASMO

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a figura rappresentata nell'opera ha le fattezze di un angelo l’anima che viene risucchiata verso l’alto nella tela di medie dimensioni della Sala Erasmo. Erasmo da Rotterdam fu un filosofo olandese del ‘500 che attraverso la manifestazione della pazzia denuncia la corruzione, le distorsioni, i maneggi che allontano l’uomo da Dio. Esercitare il diritto alla pazzia: questo il messaggio di Erasmo da Rotterdam che fa sua la tradizione antica dei “pazzi di Dio” santi resi folli dal desiderio di vedere Dio e di essere ammessi al suo cospetto. La figura alata è appoggiata a terra, apparentemente pesante su di essa, ma una forza superiore la risucchia e la innalza verso la luce densa e corposa, chiaro riferimento all’altrove, all’aldilà, quel luogo dove mi piace pensare che si rifugino i nostri pensieri una volta che il corpo se ne va ad altra vita. La nudità della figura viene di nuovo messa al cospetto di Dio, come ultima verità e come rappresentazione dell’anima spogliata da tutti i peccati. Un vento freddo le smuove i capelli e la richiama a Dio. L’angelo è pronto ad andare. Secondo Erasmo da Rotterdam, da cui abbiamo preso il nome della sala: “se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, e vivessero sempre sotto la mia insegna, la vecchiaia neppure ci sarebbe, e godrebbero felici di un'eterna giovinezza”. Di fronte alla morte siamo tutti uguali, nessun vezzo può diversificare un individuo, nessun vestito può classificare il defunto, niente può impedirci di morire, perchè siamo fatti per nascere e per morire.

Erasmo da Rotterdam Erasmo nacque come Geer Geertsz il 27 Ottobre 1466 a Rotterdam. Fu ordinato sacerdote nel 1492 e completò quindi i suoi studi a Parigi. Dal 1499 adottò la vita di uno studioso indipendente, spostandosi da una città all'altra, insegnando e corrispondendo con le menti più insigni dell'epoca. Cominciò a scrivere attorno al 1500, sia scritti teologici che di altra natura. Tutti i suoi lavori mostrano un bagaglio di sapere immenso e una intelligenza a dir poco brillante, ma allo stesso tempo la sua umanità; il suo senso dell'umorismo. Molti dei suoi primi lavori attaccarono la corruzione e la superstizione all'interno della chiesa e il suo capolavoro “L'elogio della follia”, dedicato e ispirato al suo amico inglese Tommaso Moro, fa appello per un ritorno a un cristianesimo più semplice. Con l'inizio della Riforma Protestante Erasmo prese una direzione diversa. Sebbene rimase sempre un cattolico convinto le nuove dottrine suscitarono in lui una certa simpatia ma per ribattere all'accusa di essere diventato luterano, scrisse il “Libero Arbitrio”; una completa dichiarazione sulla sua posizione teologica che contiene un brillante attacco a Lutero. Erasmo morì a Basilea il 12 Luglio 1536.

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“Sala Sibilla” 2009 Dittico 34 x 34 cm Tecnica olio su tela 14


L'artista spiega l'opera

Chi è?

SALA SIBILLA

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spita due piccole tele in cui due Sibille sono di spalle al defunto: anche loro si stanno risvegliando alla morte per assumere un altro aspetto e raggiungere il trapasso che le porterà verso la pace eterna. Sono di spalle anche perché condannate a guardare oltre l’esperienza sensibile e a rivelare ai mortali i disegni, non sempre favorevoli e benevoli, degli Dei. Nella tradizione letteraria e mitologica non è mai venuto meno il concetto della verginità della Sibilla, dai greci come Aristotele ai Romani come Virgilio, Ovidio, Marziale, fino ai Cristiani come San Gerolamo. Ovidio raffigura la Sibilla molto vecchia e con trecento anni ancora da trascorrere: dopo la sua morte rimarrà la sua voce. Spesso la morte della Sibilla è un pretesto per permettere a varie città di vantarsi di conservarne le ceneri in qualche sepolcro o di celebrarne il ricordo con pietre e monumenti. La Sibilla, da personaggio mitologico preomerico, è presente nella civiltà di vari popoli, fino ad essere accettata anche nell’ambito del nascente cristianesimo. La sua immagine è rimasta viva nella descrizione di poeti ed artisti. La Sibilla simboleggia l’umanità che ha acquistato una condizione sovrannaturale, per mezzo della quale essa è in grado di entrare in relazione con il divino per comunicarne i messaggi a tutti gli uomini. Affermano J.Chevalier e A. Gheerbrant che “le Sibille furono considerate quale emanazioni della saggezza divina, antiche come il mondo e depositarie della primitiva rivelazione: sarebbero in tal modo un simbolo della rivelazione”. La Chiesa ha voluto interpretare gli oracoli sibillini come predizioni della storia cristiana e addirittura ha considerato le dodici Sibille come una variante pagana dei dodici profeti biblici più tardi dei dodici apostoli.

La Sibilla La Sibilla è una figura esistita storicamente, ma presente nella mitologia greca e in quella romana. Le sibille erano vergini dotate di virtù profetiche ispirate da un dio (solitamente Apollo), ed erano in grado di fornire responsi e fare predizioni, per lo più in forma oscura o ambivalente. Nel nostro territorio il nome è associato alla Grotta della Sibilla, una caverna ricavata nella roccia e raggiungibile solo a piedi. Si trova a 2150 m s.l.m., nei pressi della vetta del Monte Sibilla che appartiene alla Catena dei Monti Sibillini. La grotta deve il suo nome alla leggenda della Sibilla Appenninica, secondo la quale essa non era altro che il punto d'accesso al regno sotterraneo della Regina Sibilla. Il complesso ipogeo viene descritto, sulla scorta dei racconti popolari raccolti sul posto, per la prima volta nel 1420, dal francese Antoine de La Sale che si reca alla grotta su ordine della Duchessa Agnese di Borgogna. Egli però a causa delle frane già avvenute nell'alto medioevo all'interno della grotta, può disegnarne soltanto la pianta topografica del vestibolo dell'antro ancora conservato intatto. Questo importante documento è conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi.

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ANIME VESTITE DI LUCE

A di Loretta Mozzoni direttrice Pinacoteca e Musei civici di Jesi

«Da sempre gli artisti rappresentano l’anima nuda per esplicitare la separazione dal corpo inteso come prigione e permettere la sua liberazione verso la nuova vita» 16

nime vestite di luce: è questa l’espressione che usa S. Paolo per descrivere gli eletti ammessi alla visione di Dio, nudi ed innocenti come nel giorno del Giudizio finale, avvolti dalla luce divina che fa scudo contro la corruzione del corpo e gli sguardi impuri. Intorno a questa oscillazione bipolare tra innocenza e corruttela, gli artisti hanno dovuto affrontare la diversa rappresentazione del nudo che fin dalle epoche più remote è stato il testimone dello stato di natura, espressione della maternità per le femmine, della forza per gli uomini. Ma è sempre l’arte ad introdurre una diversa considerazione tra forme nude e corpi nudi. Mentre le prime hanno a che fare con l’astrazione e sono chiamate a rappresentare l’anima e la sua virtù incontaminata, i secondi

virano lo sguardo verso pensieri opachi e peccaminosi. E’ lo stesso processo che conduce i progenitori nel giardino dell’Eden a coprirsi dopo il peccato originale perché hanno perso l’innocenza e l’esigenza di coprirsi corrisponde alla consapevolezza di sé e della propria condizione di peccato. Al contrario la nudità del Cristo sulla croce è il segno della rinuncia totale e dell’offerta di sé nella perfetta innocenza del corpo. Un esempio correttamente compreso e interpretato dalla Maddalena, da S. Maria Egiziaca, dallo stesso S. Francesco che simbolicamente si spoglia in pubblico nella piazza di Assisi per esporre il suo programma di rinuncia radicale al mondo e alle sue convenzioni. Il vestito dunque rappresenta la caducità delle cose terrene e privarsene significa recuperare lo


stato di innocenza “perché i giusti rivestendo il Cristo, non saranno vestiti che della loro innocenza e dello splendore della loro bellezza”. Da sempre gli artisti rappresentano l’anima nuda per esplicitare la separazione dal corpo inteso come prigione e permettere la sua liberazione verso la nuova vita. Negli affreschi medievali i santi, i patriarchi, gli angeli ac"L'Amor Sacro e l'Amor Profano", capolavoro di Tiziano all'età di circa 25 anni, realizzato nel 1514 colgono le animule dei trapassati tra le loro mani e nessun vestito fa inizi del ‘500 che Luca Signorel- nella donna nuda appoggiata alla da schermo alla purezza dell’ani- li ha realizzato nella cappella di vasca, alla quale corrisponde in ma. Il giorno del giudizio di fronte San Brizio nel duomo di Orvieto, forma speculare l’Amor profano all’arcangelo Michele, che separa le anime escono dalla terra stor- rappresentato dalla stessa donna, il grano dal loglio, gli uomini si dite, incerte nei movimenti, atter- però perfettamente vestita. Tanto presentano nudi all’uscita dal- rite dal giudizio che incombe su è radicata la convinzione che l’anila tomba. Ogni attributo sociale, di loro, ma tutte rigorosamente ma giunga nuda alla meta che la ogni riferimento alla condizione nude, indistinguibili il ricco dal Chiesa ha modulato una scala di patrimoniale, ogni accenno alla povero, il potente dal mendicante, successione per classificare i 4 tipi vita precedente è annullato da il savio dal pazzo. di nudità ponendo al vertice queluna nudità che funziona come una Così come Tiziano non ha dub- la naturale dei progenitori prima livella. Nel celebre affresco degli bi nell’identificare l’Amor Sacro del peccato e delle anime dei risor17


questa l’interpretazione del lavoro dell’artista che dà corpo e sostanza alla descrizione delle anime “vestite di luce” attraverso 3 sale intitolate ad altrettanti personaggi che con le loro opere hanno stabilito un punto di contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Virgilio che fa scendere nell’Ade l’eroe troiano Enea dove incontra i suoi antenati, la moglie e la tradita Dido"Peccato originale e cacciata dal Paradiso terrestre" di Michelangelo Buonarroti, databile al 1510 ne. Ma è anche il poeta scelto da Dante per accompagnarlo nella disceti e, in successione calante: quel- bile in un codice di forme riconola temporale intesa come povertà scibile e interpretabile. In questo sa agli inferi narrata nella Divina e rinuncia alle glorie del mondo; contesto, nella tradizione cristia- Commedia. Le ombre descritte dai quella virtuale che assimila la nu- na, il momento del passaggio dal- due massimi poeti della latinità e dità alla verità; ed infine quella la vita alla morte è rappresentato del medioevo, sono silenti ed etecriminale incarnata dai vizi e da sempre come un momento di glo- ree, capaci di spostarsi nell’aria come nuvole. E la consistenza ria, di ascensione verso il cielo. Satana. A ben guardare il fascino dell’arte Le sale della Casa del Commiato, dell’aria hanno appunto i corpi in risiede nella sua capacità di cala- commentate dai bellissimi quadri balia di un vento che li trascina e re l’astrazione in una forma com- di Simona Bramati, sono la mani- li commuove nel grande pannello piuta, di tradurre una suggestione festazione figurata e simbolica di della Bramati in cui compaiono emotiva che attiene all’insonda- questo viaggio verso la luce. E’ anime che sembrano fluttuare in 18


uno spazio metafisico sorprendente. Sono anime che hanno perso il peso della materia e si stanno rapidamente trasformando in entità incorporee. Ha le fattezze di un angelo l’anima che viene risucchiata verso l’alto nella Sala Erasmo, il filosofo olandese del ‘500 che attraverso la manifestazione della pazzia denuncia la corruzione, le distorsioni, i maneggi che allontano l’uomo da Dio. Esercitare il diritto alla pazzia: è questo il messaggio di Erasmo da Rotterdam che fa sua la tradizione antica dei “pazzi di Dio” santi resi folli dal desiderio di vedere Dio e di essere ammessi al suo cospetto. L’aria che risucchia l’anima forma un vortice intorno alla figura e mette in costruzione ali bianchissime non ancora del tutto definite. La Bramati descrive il momento del distacco dal corpo, quando rimane un ricordo della forma umana e non si è ancora perfezionata la sostanza solo spirituale dell’individuo. E infine nella terza sala troviamo le Sibille, capaci di mettersi in

contatto con il mondo dei trapassati, significativamente girate di spalle perché condannate a guardare oltre l’esperienza sensibile e a rivelare ai mortali i disegni, non sempre favorevoli e benevoli, degli Dei. Donne magiche ed invasate, mai del tutto umane ma non perfettamente divine la cui dimensione psichica è quella della trasgressione e della profezia.

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UN ESEMPIO DI MODERNA COMMITTENZA

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di Chiara Canali critico d'arte

«Non si tratta di una “danza macabra” di teschi, come nelle icastiche riproduzioni del passato, ma di un vortice fluttuante di corpi fisici che si sfaldano lentamente in una pittura di luci ed ombre dal vibrante dinamismo cosmico» 20

a pratica della committenza era un uso costante degli artisti dell’età dell’Umanesimo, ed era solitamente istituita da aristocratici o da membri del clero secolare come idoneo strumento comunicativo e celebrativo, funzionale a sottolineare la carica sociale e politica del committente. Oltre alle commissioni che si indirizzavano a imprese architettoniche e artistiche destinate alla vita secolare e religiosa (dai palazzi alle chiese), fin dall’antichità greco-romana aveva assunto un’importanza sempre crescente la necessità di celebrare una famiglia o una personalità anche dopo la morte nella sua continuità dinastica e nella temporalità ciclica ed assoluta dell’eternità. Per questo motivo assunsero un’importanza crescente le decorazioni di cappelle

funerarie che si rifanno ai modelli artistici dell’epoca. Un esempio celebre sono per esempio le Cappelle medicee a Firenze, che si ispirano a tematiche solari e temporali, oppure i monumenti funebri all’interno della Basilica di Santa Croce. Questa grande consuetudine rinascimentale si è poi protratta, seppure a fasi alterne, fino ai nostri giorni, come testimonia la recentissima notizia della committenza della tomba che ospiterà le spoglie del noto scrittore e incisore Neri Pozza, progettata dall’architetto Mario Botta. Si tratta sempre e comunque di famiglie e personalità che hanno rivestito in vita un’alta carica sociale o politica che ne giustifica il riconoscimento dopo la morte. Più spesso, invece, si entra nell’anonimato


e qui è più difficile commemorare luoghi e spazi di cui tutti possono usufruire. In Europa da decenni è stato istituito un luogo che sostituisce la casa o la cappella nel momento del funerale: la Casa Funeraria o Casa del Commiato come sostituto dell’abitazione privata nei momenti e nelle funzioni che seguono il decesso, un contenitore del cordoglio per differenti identità. Potremmo considerarla un’area di passaggio, uno spazio neutro dove possono confluire i defunti di tutte le classi e i ceti sociali e di tutte le fedi religiose. Per la prima Casa del Commiato delle Marche e del Centro Italia, il gruppo Bondoni nelle vesti di un moderno mecenate, ha affidato la decorazione delle sale a una giovane artista di rilievo nel panorama artistico italiano come Simona Bramati. La scelta è assolutamente azzeccata per due ordini di motivi: in primo luogo perché si riattualizza il discorso della committenza che lega in un fil rouge arte e morte, il concetto della scomparsa con il linguaggio dell’arte funeraria; in se-

condo luogo perché con la sua opera Simona Bramati recupera e aggiorna in termini mitologici un’iconografia che si connette alle tradizionali rappresentazioni del passaggio all’aldilà. Le tre sale della Casa del Commiato sono intitolate a tre figure mitiche accomunate dalla prossimità con la morte: “Virgilio” che nell’Eneide narra del viaggio di Enea nel regno dell’Ade; “Sibilla” che, dopo il vaticinio, lo guida l’eroe nell’Aldilà; infine “Erasmo” autore del saggio Preparazione alla morte. Per ogni sala Simona Bramati ha realizzato un’opera pittorica che si adatta alle funzioni dello spazio e del luogo: in particolare “Virgilio” è un mulinello di corpi femminili e maschili che fluttuano nel candore di un’atmosfera rarefatta, attraversata dalla luce. L’opera si divide impercettibilmente in due parti: a sinistra i tre corpi maschili tirano i capelli delle tre donne in una sorta di danza alla vanitas che dichiara l’ineluttabilità della morte e l’inconsistenza dei beni terreni.

Non si tratta di una “danza macabra” di teschi, come nelle icastiche riproduzioni del passato, ma di un vortice fluttuante di corpi fisici che si sfaldano lentamente in una pittura di luci ed ombre dal vibrante dinamismo cosmico. Di fronte all’opera la bara bianca presenta una decorazione in rilievo strutturata in maniera analoga a quella delle superfici damascate dei quadri della Bramati, creando un intaglio a bassorilievo dal potente effetto plastico e spaziale. In quest’unione tra opera pittorica e la decorazione scultorea l’artista riesce a intrecciare la cultura pagana e mitologica con una sapienza tecnica e compositiva contemporanea.

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L'ARCHITETTURA

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IL VALORE AGGIUNTO NEL PROGETTO ARCHITETTONICO: LA SINERGIA

N di Riccardo Bucci architetto

«L’architettura che si avvale dell’ottimo contributo dell’arte. Un ottimo punto di partenza per iniziare a progettare ambienti, edifici o luoghi di qualità; migliore qualità di vita, architettonica e di servizi» 24

ella formulazione del progetto per la casa funeraria Bondoni a Castelplanio, si è cercato di soddisfare alcune carenze che ormai si ripropongono nel nostro territorio provinciale e su tutto il territorio nazionale e che riguardano una migliore gestione delle salme e della cerimonia funebre che i famigliari si trovano ad affrontare. Tra queste carenze le più importati sono: - gli obitori sono ormai delle strutture fatiscenti che non garantiscono orari accessibili a tutte le ore del giorno e della notte, con il rischio di trovare più salme in una stessa sala e quindi non si garantisce una discreta riservatezza. - il problema igienico sanitario che si riscontra nel trattenere una sal-

ma all’interno di abitazioni private. - una migliore gestione delle salme dei cittadini extracomunitari che a volte non ricevono il giusto trattamento nella cerimonia funebre perchè di diversa religione rispetto alla cattolica cristiana, e infatti rientra nel progetto uno spazio sacro che possa avere una flessibilità tale da garantire lo svolgimento di diversi riti di diverse religioni. - il beneficio dei famigliari della zona della Vallesina nell’ avere le salme dei propri cari in una struttura vicino al loro paese e non in lontani obitori, come attualmente si verifica. - i cimiteri in molti casi non dispongono di sale adeguate al ricevimento di salme dovute a morte accidentale oppure ne dispongono


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Sala Virgilio: la più grande all’interno della Casa del Commiato, è dotata di un’ampia camera ardente, una porta scorrevole in legno la divide da una confortevole antisala in cui si possono accogliere parenti e amici. Il nome richiama quello del poeta e filosofo Virgilio che nel I° secolo A.C. scrisse l’Eneide dove narra il viaggio di Enea nel regno dell’Ade.

Sopra, bara d'artista realizzata da Simona Bramati.

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Sala Erasmo: di medie dimensioni e dotata di ingresso indipendente e completamente climatizzata. Il nome è dedicato al filosofo Erasmo da Rotterdam, il maggiore esponente del movimento dell’Umanesimo cristiano, autore del fondamentale saggio “Preparazione alla morte”.

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Sala Sibilla: è la più piccola delle tre. E' una sala di dimensioni ridotte con ingresso indipendente e climatizzata. La sala prende il nome dalla leggendaria Sibilla che viveva nella grotta, secondo la mitologia, su quella parte degli Appennini marchigiani chiamati Sibillini, che dopo il vaticinio guida l’eroe nell’Aldilà.

in maniera parziale obbligando in alcuni casi i famigliari ad imbarazzanti situazioni. L’impresa funebre Bondoni quindi dopo anni di esperienza ha cercato di realizzare nel suo progetto, in stretta e costante collaborazione con i suoi progettisti, una moderna struttura che sia in grado di ovvia-

re tutte le suddette carenze. Era interesse dell’impresa Bondoni dedicare un piano dell’edificio esistente alla sala del commiato in modo da rendere questo nuovo servizio facilmente accessibile e riservato. Complessivamente, sono state differenziate le funzioni nei due pia-

ni; rispettivamente, showroom e settori a servizio dell’impresa al primo piano, sala del commiato al piano terra. Vi sono due elementi di progetto che distinguono con forza questa struttura dai normali locali fino ad oggi in uso. Sono: 1) ogni camera ardente è dotata di una presala riservata ai parenti e conoscenti, in modo da garantire la giusta riservatezza che questi momenti esigono. 31


2) Netta distinzione dei percorsi tra familiari ed addetti ai lavori, elemento indispensabile affinché l’impresa possa svolgere i propri compiti con discrezione. Il progetto è stato formulato lavorando sulla massima flessibilità dei locali attraverso pareti mobili in legno, arredi facilmente intercambiabili, un sistema di allestimento progettato per l’occasione, per l’opera principale dell’artista Simona Bramati, realizzata in vetro e pietra, che fosse mobile, in modo da essere adattata facilmente a qualsiasi configurazione della sala. La selezione degli arredi in stile è soprattutto mirata alla possibilità di rendere gli ambienti accoglienti e piacevoli, lavorando su diverse tonalità di grigio, scelta condizionata dai colori utilizzati dall’artista per le sue opere, e per le sale. La sinergia tra committenza, progettista ed artista rappresenta sicuramente il valore aggiunto di questa realizzazione, innovativa sia dal punto di vista sociale, sia dal punto di vista progettuale. “Molte figure, per un unico scopo”. Questa mesco32

lanza di discipline ha fatto sì che il rapporto dell’utente con lo spazio interno fosse molto più accentuato ed emozionante. L’architettura che si avvale dell’ottimo contributo dell’arte. Questo potrebbe essere un ottimo punto di partenza per iniziare a progettare ambienti, edifici o luoghi di qualità; migliore qualità di vita, architettonica e di servizi.


LA FAMIGLIA

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CINQUE GENERAZIONI 100 ANNI DI STORIA LA FAMIGLIA BONDONI

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e origini della società Bondoni risalgono al lontano 1899, quando il fondatore Guerrino Bondoni esercitava l’attività di costruzione e fornitura diretta del sarcofago funebre, concentrando il suo raggio d’azione essenzialmente nel territorio del Comune di Serra San Quirico, importante e popolato centro di commercio ed agricoltura, posizionato tra la fine della Vallesina e l’inizio della Gola della Rossa-Valle del Giano. L’attività fu poi proseguita ed ampliata dall’erede naturale di Guerrino, il figlio Giovanni Bondoni, che la eserciterà a livello familiare a partire dal 1945. Negli anni ‘80 si concretizza un decisivo salto di qualità, con l’innesto nell’attività di famiglia di elementi di modernizzazione e professionali-

tà che portano un ulteriore sviluppo nel settore del commercio di fiori ed articoli di oggettistica ed adornamento, nonché nel ramo della predisposizione di immagini sacre, lapidi artistiche e commemorative; il tutto grazie all’impegno sempre più consistente dell’intera famiglia Bondoni. Con tale operazione, si mette in atto un antico progetto che vede il marchio Bondoni collocarsi in una posizione di assoluto rilievo sul mercato per qualità, prestigio e serietà, essendo in grado di fornire una prestazione globale. La forza del gruppo “Bondoni”, oltre ad essere caratterizzata da un’esperienza che ormai ricopre il Secolo, è caratterizzata da una professionalità indiscussa che spazia in tutti i settori che ciclicamente accompagnano l’esistenza dell’indivi-

duo, dando a loro la giusta collocazione con il massimo della naturale temporaneità.

«La forza del gruppo “Bondoni”, oltre ad essere caratterizzata da un’esperienza che ormai ricopre il Secolo, è caratterizzata da una professionalità indiscussa che spazia in tutti i settori che ciclicamente accompagnano l’esistenza dell’individuo...» 35


Ricordi di famiglia: inaugurazione Casa del Commiato 11 Ottobre 2009

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e la storia continua...

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Auto funebre FIAT 1400 anno 1950. Uno dei pochi esemplari in Italia ancora in circolazione. Il Gruppo Bondoni l’ha recentemente restaurata per offrire alla sua clientela una macchina di antico prestigio, un valore aggiunto al suo parco macchine, che conta auto funebri di ultima generazione.

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“Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi”. Luigi Einaudi

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