COSTOLA

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V di Antonella Caggianelli illustrato da Toni Demuro

Il treno viaggia attraverso la campagna. Campi, casolari, vigneti si succedono velocemente. Si sta facendo buio, il cielo ha il colore di un inchiostro bluastro, un po’ diluito. La campagna comincia ad agghindarsi con qualche luce, dei puntini dorati, prima distanti, poi sempre più fitti. Il giovane assistente guarda fuori del finestrino. Ha il mento poggiato sul palmo della mano ed è incredibilmente assorto. Non ci è dato sapere cosa stia pensando, ma sicuramente sono tanti i pensieri che si affacciano, si mescolano in lui. Soprattutto sul viaggio che ha intrapreso. Il nostro giovane è l’assistente di un pianista, un personaggio invero alquanto particolare, un po’ come tanti artisti. Inizialmente non è stato facile abituarsi alle sue stranezze, ma poi ha iniziato ad affezionarsi a lui e a quel lavoro, grazie al quale era riuscito a stabilire un contatto con la realtà esterna. Il nostro giovane, già molto introverso, conduceva una vita ritirata, studiava molte ore chiuso nella sua stanza. Non amava il mondo esterno e si trincerava in quello che aveva creato per sé, a sua misura. Aveva ammesso solo la musica e la letteratura. Della musica non era solo innamorato; egli decodificava le note, nelle quali vedeva un messaggio, un’immagine. Dalla musica si faceva rapire e rimaneva giornate intere a viaggiare ad occhi chiusi facendosi trasportare altrove. Conobbe il pianista a un concerto. Un’associazione culturale che il giovane frequentava sporadicamente aveva organizzato un ciclo di letture e ad alcune di queste era affiancata l’esecuzione di un brano di Chopin. Il giovane rimase estremamente colpito dall’interpretazione dell’artista e dalla sua persona, un po’ scostante e raffinatissima. Alla serata finale, durante il buffet fece di tutto per avvicinare quell’uomo alto, distinto, magrissimo. Il pianista in effetti era un po’ freddo e distaccato, ma per il giovane cominciò subito a provare simpatia, a causa anche di quel grande amore che li accomunava. Il pianista era molto apprezzato e richiesto localmente (era originario di un paese vicino), ma non era più un personaggio di grande rilievo, e per questo era un po’ frustrato. In passato la critica lo aveva osannato per una sua riuscitissima composizione e per un po’ visse di rendita. Ma altri talenti lo avrebbero superato e lui avrebbe portato solo un nome, con uno strascico importante. Gli mancavano le tournee, leggere di sé sui giornali, diffondere la musica come messaggio universale, come quell’ultima meraviglia, quel distillato di bellezza che avrebbe salvato il mondo dal brutto, dal meschino, dallo squallido. Il suo genio però non si era arreso e stava lavorando a un nuovo progetto musicale, che se realizzato, lo avrebbe portato ancora un po’ in giro.

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