Oltre la linea - Ottobre 2011

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cono “territoriali” ma affossano l’imprenditoria senza porsi il problema della prossimità e della valutazione dell’impresa su elementi qualitativi. <Se un’azienda ha fatto la storia dell’economia di questo territorio, glielo si deve riconoscere: non si abbandona chi è in difficoltà. Oggi la gente sente la mancanza di rapporti umani stabili e di obiettivi a lungo termine. Nelle università, accanto ai professori, dovrebbe sempre esserci un artigiano, no?>. Lorenzo ride, con quel peso di un <mondo che guarda all’immediato e si disinteressa dei valori proprio dell’impresa>. 98

14/10/2010

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Stanco di una certa politica, ma non di insistere su un concetto di etica che si <deve fondare sulla responsabilità nei confronti di se stessi e degli altri. Responsabilità di chi, di fronte al fuggi-fuggi dei furbetti, non può star zitto. Il compito di un imprenditore è anche quello di infondere il buon messaggio della speranza, incoraggiando chi lavora con lui e tracciando un percorsi fatto di ideali e valori>. <Sai cosa diceva Nicomaco?>, mi interroga Lorenzo. <Il fine della politica è la felicità e il bene per l’uomo è l’oggetto della politica, ma attenzione a non confondere il pensiero puro con l’azione che porta benessere, rimette in moto la ruota dell’economia, fa circolare denaro e crea occupazione>. In sintesi: non sempre è importante pensare “in grande”; importante è fare cose “grandi”.


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