Le Cerimonie Accademiche 2017|2018

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Cerimonia di conferimento del titolo di dottore di ricerca 2017 | 2018

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teresse anche in altri ambiti di ricerca, e non solo a li-

malinconico, all’altezza di Zib.3383) contrasti il de-

vello di skill, ma di convegni, di workshop, winter and

lusivo, montaliano procedere di “una storia che non è

summer school. L’impresa è appena all’inizio, ma

magistra di niente che ci riguardi”, di una storia che-

anche con i vostri suggerimenti, con la vostra parteci-

non garantisce dunque (lo constatiamo tristemente

pazione (lo IUSSAF si rivolge anche a chi il dottorato

ogni giorno) nessuna acquisizione civile, politica,

l’ha già conseguito) speriamo di fare di questo Istituto

sociale ormai data per scontata.

qualcosa che darà lustro all’Università di Firenze e al

Non c’è che il sapere, perseguito liberamente, che

suo ultimo ciclo di formazione.

può avanzare senza regressione lungo il suo cammi-

Lo scorso anno, in Palazzo Vecchio, rivolgendomi

no. Si tratta di una linea fine, frastagliata ma sicura e

ai vostri predecessori, avevo chiuso il mio intervento

a suo modo esaltante, seguitela, come avete iniziato

ricordando le tre ghinee che Virginia Woolf auspi-

a fare in questi anni con i vostri maestri e compagni,

cava si spendessero per l’educazione femminile per

in questa Università di Firenze che oggi affida a voi,

tentare di evitare la guerra. Oggi, nel salutarvi, vorrei

al vostro successo, il senso della sua riuscita, assieme

richiamare, tra i moralisti moderni, un altro grande

a quello del mondo nel quale vi invita a portare, in-

scrittore, il franco-algerino Albert Camus. Nel suo

dissolubilmente legate, giovinezza, competenza, en-

discorso all’Accademia di Svezia (era il 1957, ma la

tusiasmo, correttezza, tolleranza, etica.

denuncia delle difficoltà e pericoli del presente, tra rivolta e utopia, è costante in tutti i discorsi fatti dai Nobel, quanto meno di letteratura dall’inizio del Novecento ad oggi) ricordava il difficile compito affidato alla sua generazione, sottolineando che, se ogni generazione si crede votata a rifare il mondo, la sua aveva forse un compito più grande, che consisteva nell’impedirne il disfacimento. “Davanti a un mondo minacciato dalla disintegrazione” – diceva Camus – quella generazione sapeva che, in una corsa folle contro il tempo, avrebbe dovuto “riconciliare di nuovo lavoro e cultura, instaurare di nuovo tra gli uomini un’arca di alleanza”. Fate che il rigore e la disciplina che vi hanno guidato in questi anni, che “l’entusiasmo della ragione” che solo conduce “chi è capace di questo entusiasmo” alle grandi verità “e massime nell’astratto e nel metafisico o nel psicologico ec.” (cito da un Leopardi non


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