Notiziario del Comune di Almenno San Salvatore - anno II n. 4

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PERIODICO DI INFORMAZIONE COMUNALE DI ALMENNO SAN SALVATORE

«JOB IN 3.0» PREMIATI DUE ALMENNESI Le start up «CheLuma» di Andrea Togni e «Fixeat» di Angelo A. Rota hanno vinto entrambi i bandi del progetto regionale dedicato all’imprenditorialità giovanile Sostenere la nascita e il consolidamento di progetti imprenditoriali giovanili che abbiano una ricaduta sulle realtà locali, con un’attenzione in termini di creazione di occupazione giovanile, promozione del territorio e attrattività turistica. È questo l’obiettivo di «Job In 3.0», progetto finanziato da Regione Lombardia e promosso dagli Ambiti di Bergamo, Dalmine e Valle Imagna-Villa d’Almè di cui fa parte anche il Comune di Almenno San Salvatore, con la collaborazione di partners pubblici e privati. Durante il 2016 sono stati indetti 2 bandi pubblici (Bando Idee e Bando Valle Imagna) che, attraverso una selezione tra circa 25 progetti imprenditoriali, ne hanno premiati una decina. I vincitori

Andrea Togni nel suo allevamento di lumache «CheLuma» e Angelo A. Rota, inventore dell’app «Fixeat»

hanno così potuto ottenere piccoli contributi economici, corsi di formazione e vouchers da spendere in consulenze all’interno di un elenco di giovani professionisti a loro volta selezionati tramite bando. Due nostri concittadini sono stati premiati in entrambi i bandi. Conosciamo da vicino i loro progetti. «CheLuma», l’allevamento di lumache Dal 2014 «CheLuma» è il nome dell’allevamento di lumache in campo aperto gestito da Andrea Togni in via De Gasperi 6, ove sorge anche il punto vendita a km zero al dettaglio e all’ingrosso e quindi aperto a privati, ristoratori ed esercenti. Oltre al loro impiego per il settore gastronomico (le lumache sono vendute vive, già spurgate o pronte per essere cucinate in vari tipi di preparazioni), dalle lumache - con metodo indolore - si estrae anche la bava che viene utilizzata per la realizzazione di una linea di prodotti co-

smetici per tutto il corpo. Ben visibile anche dalla strada, l’ampio spazio verde può ospitarne fino a 400.000 esemplari, e da poco Andrea ha aperto il suo allevamento alle scolaresche per visite didattiche. «Fixeat», l’app-guida dei ristoranti Nel 2016 invece Angelo A. Rota con altri 7 amici della zona ha fondato una startup innovativa con sede a Barzana, con l’obiettivo di sviluppare un’applicazione, denominata «Fixeat» (dall’inglese fix, fisso, e eat, mangiare) che consente di conoscere i menù fissi dei locali. L’app permette infatti di ricercare il menù a prezzo fisso che meglio risponde ai gusti e alle esigenze degli utenti, mentre ai ristoratori dà la possibilità mettere in vetrina le proprie specialità e le tipicità del territorio. A breve sarà scaricabile gratuitamente sugli smartphone Android e Apple.

MAFIA: INSIEME PER CONOSCERE E CAMBIARE DIREZIONE Al Centro Mille Idee si è svolto un percorso di riflessione e dibattito che ha coinvolto i ragazzi del paese Parlare di mafia è difficile, specialmente per dei ragazzi di Bergamo abituati a pensare che sia qualcosa di irreale e che non li riguarda. Quest’anno grazie a Tarcisio Plebani, in collaborazione con il Centro di aggregazione giovanile di Almenno San Salvatore e con il Comune, un gruppo di giovani ha avuto la possibilità di intraprendere un percorso con l’idea di tracciare un continuum rispetto a quanto fatto l’anno scorso con il progetto «Cosa c’è in gioco». Articolato in quattro incontri serali presso il Centro Mille Idee, i ragazzi

hanno approfondito la vicenda del commerciante di Gela Gaetano Giordano, assassinato dalla mafia nel 1992, commentato degli spezzoni del film “Per questo mi chiamo Giovanni”, riflettuto sul fatto che la Valle Imagna sia stata sede di covi mafiosi e conosciuto le attività dell’associazione Libera, impegnata ad alreloggia in un terreno o in una proprietà liberata dalla presenza mafiosa un’attività di tipo sociale. «Un’altra esperienza significativa è stata la mattinata trascorsa presso la comunità familiare di Berbenno – spiega Ester Cat-

taneo -. In una proprietà confiscata alla mafia e diventata, quindi, bene comune, è nata un casa-famiglia gestita da una coppia di sposi che accoglie ragazzi con situazioni familiari di grande fragilità. La scelta di queste due persone è stata quella di dare un senso nuovo alla parola “famiglia”, non intesa come qualcosa di privato e personale, ma di aperto ed allargato al bene di tutta la comunità. Un grazie fortissimo a tutti coloro che hanno investito tempo e risorse per portare avanti quest’iniziativa, che per noi ragazzi è stata intensa e formativa».


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