Mff89 febbraio 2018

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70 | MFF-Magazine For Fashion

kenzo HUMBERTO LEON E CAROL LIM

L’

appuntamento è dietro ai fornelli. Il rendez-vous potrebbe suonare un po’ strano, un po’ Masterchef. Ma Humberto Leon e Carol Lim hanno abituato il pubblico di Kenzo a delle sorprese. L’ultima è proprio quell’allestimento movie making che ha accolto alla sfilata del marchio del gruppo Lvmh, dove i due creativi sono arrivati nel 2011 con il debutto e l’anno seguente con la prima collezione. «Ma io amo davvero cucinare», spiega Leon mentre Lim è occupata con la mamma del suo partner in fashion, suo migliore amico da quando avevano 18 anni. Perché qui è innanzitutto una questione di famiglia e in un attimo si viene risucchiati dentro come in un film. «Ci piace raccontare delle storie. I giovani vogliono questo, vogliono informazioni, vogliono sapere», hanno spiegato i due designer, che per il brand stanno anche mettendo a punto un nuovo concept retail. Mentre intorno tutto scorre per raccontare un family drama molto speciale. La passerella sembra il set di una soap opera. Cosa volevate raccontare? Il messaggio è di una collezione fortemente ispirata dal cinema, attraverso gli anni e le ere. Quello italiano, cinese, giapponese e americano. E quello che è interessante è che abbiamo girato un film live durante lo show. Non sappiamo se il pubblico se ne sia accorto strada facendo. Ma gli elementi c’erano. Mezzo tavolo da una parte, l’altra metà dall’altra. Ma quando guardi il film, il risultato è che le persone si parlano direttamente come se fossero insieme. Il segreto del cinema… Volevamo mostrarlo attraverso una live scene. Per questo avevamo bisogno di una storia per il tema. Una delle cose che troviamo più interessanti è che siamo nella grande casa Lvmh, ma abbiamo sempre cercato di portare al marchio un po’ di intimità, elementi personali. Abbiamo parlato di questa storia con il regista e l’art director circa tre anni fa. Quando Humberto si è tinto i capelli di biondo a 18 anni e sua mamma è impazzita. Come in un Asian drama. Qualcosa in cui tutti si riconoscono.

Un family drama… (Humberto) Ricordo che l'ho chiamata e ho detto: mamma, mi vedrai, ma ho tinto i miei capelli di biondo. E lei: «Cosa? Vieni qui subito». Così sono tornato a casa e lei era seduta lì, non mi guardava nemmeno, diceva: «Mi stai rovinando la vita. Mi stai uccidendo. Stai uccidendo la famiglia». Era davvero drammatica, esilarante e sorprendente. Stiamo creando questa fiction, raccontando la storia di questa famiglia, con un matrimonio alle porte. Dove vi siete incontrati? Al college dove andavamo entrambi. A Berkeley, San Francisco. Ci conosciamo da quando avevamo 18 anni e da quel momento siamo stati migliori amici. Quali film vi piace guardare? Ce ne sono tanti. Ci sono visual film da cui siamo ossessionati. Come Prêt-à-porter di Robert Altman. O i film di Federico Fellini. O Spiagge di Garry Marshall. E, ancora, Breakfast club di John Hughes. È difficile scegliere. Se li guardiamo insieme sul divano? Quando esce un film, ci diciamo sempre: «Vieni che ho i pop-corn». Questo accade da 25 anni. Avete mai lavorato nel cinema? (Humberto) Ho fatto una consulenza per Her di Spike Jonze, concettualizzando i costumi e facendo piccole cose qua e là. E mia mamma era dentro il film, con un cameo. È una donna divertente. Ho fatto alcuni video musicali e ovviamente con le nostre campagne Kenzo, di cui abbiamo appena lanciato il nostro sesto film, abbiamo fatto cose diverse. Ognuno ha un formato differente, abbiamo deciso di trasformare le nostre campagne in film e le foto dei film sono le campagne. È stata inserita molta narrativa nei nostri fashion movie. Che è molto diverso perché in passato erano solo visivi. Rispetto a sei anni fa, ora molte aziende stanno lavorando a film narrativi. Ci deve essere una storia, non solo essere un fashion film. Sarebbe una tale perdita avere un regista fantastico da dirigere come una macchina pubblicitaria e non capire nemmeno

servizio stefano roncato foto valerio mezzanotti / Toggle(Off) Visionary Geeks

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