Donne e diamanti nora roberts

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mungeva di tanto in tanto. Grace è troppo buona per mandare i suoi parenti a quel paese come meriterebbero.» «Mi era sembrato di capire che i Fontaine fossero ricchissimi» osservò Seth. «La ricchezza è relativa, specialmente se la sperperi per cure estetiche e abiti firmati come faceva Melissa, oppure pianti le tende al casinò di Montecarlo, come Julian. Grace ha abbastanza risorse finanziarie personali per elargire qualche sommetta ai suoi cugini pur di toglierseli dai piedi. Lei dice sempre che sono soldi ben spesi. I suoi parenti sono dei veri vermi. Si approfittano di lei e poi non perdono occasione per parlarne male alle spalle.» «A quanto pare la signorina Fontaine è stata più fortunata nelle amicizie che in famiglia» commentò Seth. «Perché noi non la giudichiamo e non siamo interessate ai suoi soldi o al suo nome. Le vogliamo bene e basta» replicò MJ seccamente. «Ora, se non le dispiace, dovrei salutarla. Ho molto da fare.» «Vorrei parlare con la signorina Fontaine» annunciò Seth con noncuranza alzandosi. «Sa dove posso trovarla?» MJ esitò, sapendo che Grace non sarebbe stata contenta di rendere note a estranei le sue attività nel campo del volontariato. Però la tentazione di distruggere i preconcetti di quel poliziotto arrogante era troppo forte per resistere all'opportunità di dargli una lezione. «È sicuramente all'ospedale. Provi in pediatria.» Il telefono squillò prima che Seth potesse chiederle ulteriori particolari. MJ lo congedò con un gesto e lui se ne andò, perplesso. Si diresse subito all'ospedale, supponendo che Grace fosse lì per visitare il figlio di qualche amico. Invece fu sorpreso quando chiese a un'infermiera dove potesse trovare la signorina Fontaine e il viso della donna s'illuminò, come se stesse parlando di una santa. «A quest'ora di solito è nel reparto di terapia intensiva» disse controllando l'orologio. «Venga, le faccio vedere come arrivarci.» Da lontano sentiva il pianto sommesso dei neonati dietro il vetro. Camminando lungo un corridoio mentre seguiva l'infermiera, si chiese perché Grace Fontaine dovesse venire abitualmente in ospedale. Alla fine del corridoio una porta immetteva in un reparto tranquillo, dove medici e infermiere camminavano in punta di piedi. La donna che aveva accompagnato Seth gli indicò una stanza visibile attraverso un vetro, poi se ne andò. Lui si sporse verso la vetrata e vide che dall'altra parte le infermiere erano bardate dalla testa ai piedi in camici sterili, con guanti, mascherine e copricapo. Riuscì a riconoscere Grace, che era seduta accanto a una culla e teneva per mano un bimbo che piangeva, accarezzandogli la testa. Il suo sguardo era così malinconico e struggente che Seth sentì stringersi il cuore. «Mi scusi, signore» mormorò una voce femminile alle sue spalle. «Questa è una zona protetta. Dovrebbe indossare almeno il camice e le soprascarpe per accedervi.» «Mi dispiace, non lo sapevo» si scusò lui. «Lei è un parente?» «No, sono qui per parlare con la signorina Fontaine.» «Le dirò che ha una visita.»


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