Domus L. Octavii Felicis: la casa ritrovata

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La casa ritrovata

«Fuori il mondo è gremito di eserciti, ma non saranno essi a distruggerci» B. BALASZ

DOMUS L. OCTAVII FELICIS DI

MANOLA P ALES

NEL 1872, DURANTE IL PERIODO di febbrile attività edilizia susseguente la proclamazione di Roma Capitale, fu intrapresa la realizzazione di Viale Principessa Margherita, una delle principali arterie del Nuovo Quartiere Esquilino, odierna Via Giolitti. È bene precisare come Roma si presentasse all epoca con l aspetto di una città ancora in massima parte occupata entro il perimetro delle Mura Aureliane da vasti parchi e possedimenti signorili ed ecclesiastici, praticamente ancora intatta nelle sue potenzialità di studio sia archeologico che storico. L apertura di quest importante asse stradale richiese interventi violenti quali sterri e livellazioni che portarono alla inevitabile scoperta di antiche vestigia. In particolare, all incrocio con Via Daniele Manin furono evidenziati i resti di una piccola ma lussuosa domus1 tardoantica che il fortunato ritrovamento di una fistula aquaria con l iscrizione L(ucius) OCTAVIUS FELIX C(larissimus) V(ir) 2 permise di attribuire ad uno specifico proprietario, esponente dell ordine sena-

E

OBERDAN MENGHI

torio. Conosciamo con questo nome un eques vissuto in età severiana, il quale rivestì importanti cariche militari e civili3. La cronologia delle strutture, datate alla prima metà del III secolo d.C., ben si accorda con il periodo in cui tale Ottavio visse. L identificazione è avvalorata dal fatto che proprio a partire da Settimio Severo gli equestri furono ammessi all ordine senatorio più frequentemente di prima. Non si può, però, escludere la possibilità che l iscrizione nomini, invece, un discendente di Ottavio, figlio o nipote, in considerazione del fatto che la tipologia d insieme del complesso (analoga a quella delle domus ostiensi) consente di estenderne la cronologia fino agli inizi del IV secolo d.C. La breve indagine condotta dal Lanciani all epoca della scoperta evidenziò solo una parte della domus, portandone alla luce alcuni ambienti che furono documentati con una pianta. Un portichetto decorato con colonne doriche stuccate (1) conduceva, tramite una breve scala, al maggiore di essi situato ad un livello leggermente inferiore e pavimentato con un mosaico geometrico a tessere bianche e nere (2). Vi era ospitata la statua di un Fauno come testimonia il ritrovamento della testa e di un frammento di gamba. Sul muro orientale si apriva una nicchia con una fontanina a bacino (6) alimentata dalla fistula plumbea recante il nome del proprietario (3). L atrio, sotto al quale correva la fistula, dava luce al portichetto situato a fianco ed era pavimentato con un mosaico a grandi tes-


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