Archivio cattedrale

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Le meditazioni di Alessandra Sarchi

In che modo è nato il racconto che hai scritto per Cattedrale? Ho scritto “La lenta apnea” circa un anno fa, alla fine dell’estate, dopo che avevo passato un congruo numero di ore al mare e in piscina ascoltando i discorsi di bagnini e bagnanti. Quella del bordo vasca e del bagnasciuga è una situazione privilegiata per chi voglia raccogliere storie, la gente è mediamente rilassata, racconta in modo estemporaneo. Non sempre si tratta di storie interessanti, è ovvio. Ma a colpirmi sono i dettagli e il loro incrocio imprevedibile. Qual è la differenza maggiore che riscontri quando scrivi un racconto, rispetto al romanzo? Il romanzo richiede una visione d’insieme strutturata e un tempo dilatato, mentre il racconto si basa sulla sintesi, anche quando è lungo. La sintesi – logica, spaziale, temporale, percettiva – è un procedimento che accomuna il racconto alla poesia più che alla prosa, forse per questo tante volte è stato detto che il racconto, nei migliori dei casi, produce un’illuminazione, un’epifania. Rincorrere un’epifania mi dà, nell’immediato, una soddisfazione maggiore che tessere il tempo lungo del romanzo. Quando scrivo un racconto sono in genere euforica, il romanzo mette alla prova la mia pazienza. D’altra parte, il romanzo è un luogo in cui posso abitare a lungo, ritornare più volte, mentre il racconto spesso rimane nella memoria come il lampo di una scena o una manciata di parole. 85


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