Attrezzi e tecniche di pesca
della laguna di Lesina Progetto Catch Up Fish Sviluppo di metodologie innovative per lo sfruttamento sostenibile delle risorse biologiche nella laguna di Lesina FEAMP 2014/2020, Mis. 1.44
a cura di
Daniel Li Veli, Alessandro Lucchetti, Massimo Virgili, Andrea Petetta, Tommaso Scirocco, Antonietta Specchiulli, Nicola Lago, Antonio Oscar Lillo, Lucrezia Cilenti
Claudio Grenzi Editore
ISBN 978-88-8431-795-7 © 2021 Claudio Grenzi Editore Tutti i diritti riservati.
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Printed in Italy
Claudio Grenzi sas
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Indice
5 Premessa 9 Caratteristiche ambientali 14 Popolamento ittico 22 Rete trofica della laguna di Lesina 25 Principali specie commerciali 27 Muggini 31 Anguilla 35 Latterino 39 Orata 41 Spigola 42 Mazzancolla 43 Ciclo biologico della Mazzancolla nella laguna di Lesina 45 Granchio verde 47 Granchio blu 51 Gamberetti di Laguna 53 Origine e storia della pesca
nella laguna di Lesina
54 Attrezzi e techiche da pesca 57 La paranza 58 La paranza ieri 63 La paranza oggi 67 By-catch e selettività 72 Acconci e lavorieri 76 Reti da posta 83 La fiocina 85 Considerazioni finali 86 Bibliografia essenziale
Premessa
La pesca, pur essendo una delle attività più antiche messe in atto dall’uomo per poter soddisfare i propri bisogni primari, rappresenta tutt’oggi una fonte di reddito e sostentamento per milioni di persone in tutto il mondo. Tale attività può essere definita come la cattura o il prelievo di risorse biologiche, prevalentemente alimentari, con finalità economiche e può esprimersi a diversi livelli d’impresa. In funzione dell’ambiente in cui viene esercitata, la pesca viene suddivisa in pesca marittima, se praticata in acque del demanio marittimo, e pesca in acque interne, se praticata all’interno dei corpi d’acqua superficiali compresi entro la linea di costa. Tra quest’ultimi rientrano anche le lagune costiere, ambienti di transizione dall’elevata valenza ambientale, culturale e sociale, in cui l’esercizio della pesca costituisce una delle più antiche pratiche di sussistenza. La laguna di Lesina rappresenta una delle lagune più estese d’Italia e le attività di pesca qui vantano una storica tradizione profondamente intrecciata con il contesto sociale e culturale. All’interno del bacino viene praticata 1. Tradizionale sistema di pesca denominato paranza, disposto nelle acque prospicenti l’abitato di Lesina. Foto di D. Li Veli.
una pesca di tipo artigianale, ovvero quella svolta per mezzo di attrezzi tradizionali e tecniche tramandate di generazione in generazione (Fig. 1). Le operazioni di pesca vengono condotte su piccola scala per mezzo di imbarcazioni tipiche, dette sandali (Fig. 2), con equipaggi composti in genere da una o due persone, spesso appartenenti allo stesso nucleo familiare. Gli attrezzi da pesca impiegati sono molteplici e il loro utilizzo è strettamente legato alle dinamiche spazio-temporali delle specie ittiche presenti nel bacino. La pesca in laguna è basata principalmente sull’uso della paranza (Fig. 3), un caratteristico sistema di pesca composto da reti fisse e attrezzi da cattura (bertovelli). Altre tecniche includono l’impiego di reti ad imbrocco, tramagli e arpioni, anche se quest’ultimi sono sempre meno diffusi. Lo scopo di questa pubblicazione è quello di fornire una review sullo stato dell’arte della pesca nella laguna di Lesina, approfondendo i principali attrezzi e tecniche, nonché l’evoluzione storica che ha interessato il compartimento peschereccio di Lesina nell’ultimo secolo. 5
2. I sandali, tipiche imbarcazioni da pesca utilizzate nella laguna di Lesina. Foto di D. Li Veli.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
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Catch Up Fish È un progetto nato dalla collaborazione tra il CNR/IRBIM Lesina e la Regione Puglia volto a favorire lo sviluppo della pesca sostenibile nella laguna di Lesina, nel più ampio contesto delle iniziative previste dal Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e per la Pesca (FEAMP) 2014/2020.
3. Principali attrezzi da pesca in uso nella laguna di Lesina.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
Caratteristiche ambientali
La laguna di Lesina è una delle più importanti zone umide costiere d’Italia ed è situata nel settore Nord-occidentale della penisola del Gargano (Puglia), tra la foce del Fiume Fortore e Torre Mileto (Fig. 4).
L’elevata rilevanza ecologica e conservazionistica di questo bacino è ampiamente riconosciuta sia a livello nazionale che comunitario, tanto che l’area rientra nel territorio del Parco Nazionale del Gar4. Immagine satellitare della laguna di Lesina.
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gano (Legge N. 394/1991), che gestisce le due aree appartenenti alla Rete Natura 2000 qui designate: la Zona Speciale di Conservazione ZSC-IT91100015 Duna e Lago di Lesina–Foce del Fortore e la Zona di Protezione Speciale ZPSIT911037 – Laghi di Lesina e Varano. Fa inoltre parte della riserva statale lago di Lesina, istituita nel 1981, che comprende una superficie di 930 Ha. Come gran parte delle lagune costiere è un ambiente geologicamente giovane, la sua formazione è infatti legata all’interazione tra gli apporti clastici del fiume Fortore e le correnti marine locali, che ha favorito la formazione di una estesa Isola barriera o Cordone dunoso che nel tempo ha chiuso l’ampio seno marino. Oggi la laguna si presenta come un bacino poco profondo, sviluppato in senso est-ovest per circa 22 km e con una larghezza compresa tra 1,4 e 3,8 km, per un’estensione complessiva di circa 5100 Ha. La profondità media è circa 0,7 m, anche se può superare i 2 metri
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nei canali realizzati tra il 1973 e 1995 per migliorare la circolazione idrica (Cavallo, 2020). I principali parametri chimico-fisici, quali temperatura, salinità, ossigeno, pH e nutrienti, appaiono molto variabili in funzione del periodo e delle zone lagunari e sono fortemente influenzati dagli apporti idrici sia marini che continentali. Gli scambi con il mare (Adriatico meridionale) sono assicurati dai due canali di marea artificiali: Acquarotta e Schiapparo, situati rispettivamente nella porzione occidentale e orientale del bacino. Il primo (Fig. 5) si imposta su un ramo estinto del fiume Fortore, poi ampliato e modificato durante le opere di bonifica della laguna, mentre il secondo fu scavato nella metà dell’800. I due canali delimitano inoltre il lungo cordone sabbioso, denominato Bosco Isola, che separa la laguna dal mare e ospita al suo interno una componente floristica e faunistica di notevole interesse conservazionistico (Fig. 6).
Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
5. Canale Acquarotta. Foto di D. Li Veli.
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6. Visione aerea della torre Scampamorte, che
sorge nei pressi dell’antico canale Sant’Andrea, rimasto attivo fino al 1892.
Foto di D. Li Veli.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
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Popolamento ittico
Gli ambienti lagunari costituiscono un habitat essenziale per la crescita e la sopravvivenza di molte specie di pesci, che li utilizzano come aree di riproduzione, di accrescimento durante gli stadi giovanili o come vie migratorie. Poiché questi bacini rappresentano ecosistemi di transizione tra ecosistemi marini e dulciacquicoli, è sempre presente un gradiente ambientale che è in grado di ospitare un diversificato popolamento ittico, la cui distribuzione, composizione e abbondanza sono in funzione dei principali fattori biotici e abiotici operanti sulle lagune stesse. La composizione specifica del popolamento ittico della laguna di Lesina conta più di 50 specie, che in base alla loro biologia ed esigenze ecologiche, possono essere raggruppate in specie residenti di estuario, migratici marine, marine occasionali, diadrome e specie d’acqua dolce occasionali (Tab. 1,), in accordo con la classificazione delle stra-
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tegie vitali EUFG – Estuarine Use Functional Group descritta da Franco et al., (2008). Un elenco delle specie rilevate nelle acque della laguna di Lesina nell’ambito di vari progetti (FEAMP Puglia, POR Puglia, Tesi di dottorato, ecc.) è riportata all’interno della tabella 2. Da un punto di vista commerciale, le specie marine migratrici sono quelle maggiormente sfruttate dalle attività produttive ittiche, siano esse di pesca che di piscicoltura. Per quanto riguarda la pesca, questa incide principalmente su un numero ridotto di specie, caratterizzate però da un elevato valore commerciale, quali l’anguilla, il latterino, l’orata, la spigola e i muggini. La figura 7 riporta il valore medio della biomassa catturata da ogni singolo pescatore per stagione di pesca, nel periodo compreso tra il 2009 e il 2016, delle principali specie ittiche commerciali pescate nella laguna.
Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
Tabella 1. Descrizione ed esempi delle categorie costituenti il popolamento ittico della laguna di Lesina. Fonte immagini FishBase.org. Specie sopportano variazioni di salinità talora molto ampie nell’ambiente acquatico in cui vivono. Anadroma: specie che vivono per la maggior parte in acque salate e si riproducono in acque dolci. 3 Catadroma: specie che vivono per la maggior parte in acque dolci e si riproducono in acque salate. 4 Specie con una scarsa tolleranza delle variazioni di salinità dell’ambiente acquatico in cui vivono. 1
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CATEGORIA
DESCRIZIONE
SPECIE
ES Residenti di estuario
Specie eurialine che completano il loro intero ciclo vitale prevalentemente all’interno della laguna
MM Migratori marini
Specie marine eurialine che utilizzano periodicamente le acque di transizione come aree di nursery
Latterino
Nono
Orata
Spigola
Anguilla
Muggine
Triglia
Sarago
Spinarello
Pesce gatto
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Di Diadromi
Specie che migrano tra il mare e le acque interne (specie anadrome 2 e catadrome 3)
MS Occasionali marini
Specie marine stenoaline che sono presenti nelle acque lagunari solo occasionalmente 4
F Specie di acque dolci che sono Dulciacquicole presenti nella laguna solo occasionalmente occasionali
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Tabella 2 . Elenco delle specie rilevate nella laguna di Lesina. Cat. ALIENA: Specie non indigena.
FAMIGLIA
SPECIE
NOME COMUNE
CAT. EUFG
PESCI Anguillidae
Anguilla anguilla (Linnaeus, 1758)
Anguilla
DI
Atherinidae
Atherina boyeri Risso, 1810
Latterino
ES
Blennidae
Salaria pavo (Risso, 1810)
Bavosa pavone
ES
Paralennius sanguinolentus (Pallas, 1814)
Bavosa sanguigna
MS
Belonidae
Belone belone (Linnaeus, 1760)
Aguglia
MM
Carangidae
Lichia amia (Linnaeus, 1758)
Leccia amia
MS
Carangidae
Trachinotus ovatus (Linnaeus, 1758)
Leccia stella
MS
Trachurus trachurus (Linnaeus, 1758)
Sugarello
MS
Centrarchidae
Lepomis gibbosus (Linnaeus, 1758)
Persico sole
ALIENA
Cichlidae
Oreochromis niloticus (Linnaeus, 1758)
Tilapia
ALIENA
Claridae
Clarias gariepinus (Burchell, 1822)
Pesce gatto africano
ALIENA
Clupeidae
Sardina pilchardus (Walbaum, 1792)
Sardina
MM
Cyprinidae
Carassius carassius (Linnaeus, 1758)
Carassio
F
Cyprinodontidae Aphanius fasciatus (Valenciennes, 1821)
Nono
ES
Engraulidae
Engraulis encrasicolus (Linnaeus, 1758)
Alice
MM
Gadidae
Gaidropsarus mediterraneus (Linnaeus, 1758)
Motella
MS
Gasterosteidae
Gasterosteus aculeatus (Linnaeus, 1758)
Spinarello
ES
Gobiidae
Gobius niger (Linnaeus, 1758)
Ghiozzo nero
ES
Gobius paganellus Linnaeus, 1758
Ghiozzo paganello
ES
Knipowitschia panizzae (Verga, 1841)
Ghiozzetto di laguna
ES
Pomatoschistus marmoratus (Risso, 1810)
Ghiozzetto marmorato ES
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
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FAMIGLIA
SPECIE
NOME COMUNE
CAT. EUFG
Pomatoschistus canestrinii (Ninni, 1883)
Ghiozzetto cenerino
ES
Pomatoschistus minutus (Pallas, 1770)
Ghiozzetto minuto
MM
Zosterisessor ophiocephalus (Pallas, 1814)
Ghiozzo gò
ES
Moronidae
Dicentrarchus labrax (Linnaeus, 1758)
Spigola
MM
Mugilidae
Chelon labrosus (Risso, 1827)
Cefalo bosega
MS
Chelon auratus (Risso, 1810)
Cefalo dorato
MM
Chelon ramada (Risso, 1827)
Cefalo calamita
DI
Chelon saliens (Risso, 1810)
Cefalo verzelata
MM
Oedalechilus labeo (Cuvier, 1829)
Cefalo schiumarolo
MM
Mugil cephalus (Linnaeus 1757)
Cefalo
DI
Mullus barbatus Linnaeus, 1758
Triglia di fango
MS
Mullus surmuletus Linnaeus, 1758
Triglia di scoglio
MM
Dalophis imberbis (Delaroche, 1809)
Biscia di mare
MS
Ophisurus serpens (Linnaeus, 1758)
Serpente di mare
MS
Poecliidae
Gambusia affinis (Baird & Girard, 1853)
Gambusia
ES
Soleidae
Pegusa impar (Bennett, 1831)
Sogliola dal porro
MM
Solea solea (Linnaeus, 1758)
Sogliola
MM
Diplodus annularis (Linnaeus, 1758)
Sarago/Sparlotto
MS
Diplodus puntazzo (Walbaum, 1792)
Sarago pizzuto
MS
Diplodus sargus (Linnaeus, 1758)
Sarago maggiore
MS
Mullidae
Ophichthidae
Sparidae
Diplodus vulgaris (Geoffroy Saint-Hilaire, 1817) Sarago fasciato
MS
Lithognathus mormyrus (Linnaeus, 1758)
MS
Mormora
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FAMIGLIA
SPECIE
NOME COMUNE
CAT. EUFG
Oblada melanura (Linnaeus, 1758)
Occhiata
MS
Sparus aurata Linnaeus, 1758
Orata
MM
Spondylosoma cantharus (Linnaeus, 1758)
Tanuta
MS
Sphyraenidae
Sphyraena viridensis Cuvier, 1829
Barracuda mediterraneoMS
Syngnatidae
Syngnathus abaster Risso, 1827
Pesce ago di rio
ES
Syngnathus acus Linnaeus, 1758
Pesce ago
MS
Chelidonichthys lucerna (Linnaeus, 1758)
Gallinella
MM
Triglidae
CROSTACEI Crangonidae
Crangon crangon (Linnaeus, 1758)
Gambero grigio
MM
Eriphiidae
Eriphia verrucosa (Forskål, 1775)
Favollo
MM
Grapsidae
Pachygrapsus marmoratus (Fabricius, 1787)
Granchio corridore
MM
Panopeidae
Dyspanopeus sayi (Smith, 1869)
Granchio del fango di ALIENA Say
Procambaridae
Procambarus clarkii (Girard, 1852)
Gambero della lousiana ALIENA
Peneaidae
Palaemon adspersus (Rathke, 1837)
Gamberetto di laguna ES
Palaemon antennarius (Edwards, 1837)
Gamberetto d’acqua dolce
ES
Palaemon elegans (Norman, 1861)
Gamberetto di porto
ES
Penaeus kerathurus (Forskål, 1775)
Mazzancolla
MM
Callinectes sapidus (Rathbun, 1896)
Granchio blu
ALIENA
Carcinus aestuarii (Nardo, 1847)
Granchio da moleca
ES
Portunidae
MOLLUSCHI Aplysiidae
Aplysia depilans (Gmelin, 1791)
Lepre marina
ALIENA
Sepidae
Sepia officinalis (Linnaeus, 1758)
Seppia
MS
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
7. Biomassa e percentuale delle specie catturate mediamente da un singolo pescatore durante una stagione di pesca. Fonte AGEI.
8.1. Mercato ittico lagunare. I pescatori, di rientro dalle attività di pesca, effettuano qui la vendita diretta dei prodotti. Foto di D. Li Veli.
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La storia della laguna di Lesina è da sempre interconnessa alle attività antropiche, che per certi aspetti hanno permesso la sua stessa conservazione. Le lagune rappresentano infatti ambienti di per sé effimeri e mutevoli, specialmente se rapportati ai tempi della storia naturale. Gli interventi umani sulla laguna, come le opere di bonifica, regimentazione
degli immissari e mantenimento della continuità idrica con il mare, hanno contrastato nel tempo alcune dinamiche naturali, al fine di mantenere una condizione ambientale di elevata produttività, da cui dipendono in buona sostanza le attività di pesca. Il mantenimento degli scambi idrici marini e continentali garantisce un continuo apporto di nutrienti verso la laguna,
8.2. Mercato ittico lagunare. I pescatori, di rientro dalle attività di pesca, effettuano qui la vendita diretta dei prodotti. Foto di D. Li Veli.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
dove vengono utilizzati dai produttori primari, ovvero batteri, alghe e piante. Un’elevata produzione primaria è in grado così di sostenere le due principali catene ecologiche della rete trofica lagunare, ovvero la catena di pascolo e quella del detrito, trasferendo energia dai livelli trofici più bassi a quelli più elevati, all’interno dei quali rientrano numerose specie di pesci ed altri verte-
brati (Approfondimento “Rete trofica della laguna di Lesina”). I canali di marea rappresentano quindi delle vere e proprie “arterie di vivificazione” per la laguna, in quanto consentono l’ingresso degli avannotti di numerose specie ittiche all’interno dell’ecosistema lagunare. Questa migrazione chiamata “montata” o “rimonta” rappresenta un fenomeno particolarmente imponente
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APPROFONDIMENTO
Rete trofica della laguna di Lesina Nello schema sono evidenziate le due principali catene alimentari, quella del pascolo e quella del detrito, presenti in laguna. La catena del pascolo parte dai produttori primari, va agli erbivori (consumatori primari) ed ai carnivori (consumatori secondari).
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La catena del detrito va dalla materia organica morta ai microorganismi ed ha la funzione di smaltire l’eccesso di materiale organico inerte e di favorire la restituzione al sistema di sostanze minerali indispensabili ai produttori.
Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
soprattutto durante i mesi primaverili, quando entrano in laguna gli avannotti di anguilla, orata, spigola e mugilidi, comunemente indicati con il termine collettivo di “pesce novello” o “novellame”. Per queste specie la laguna assolve il ruolo ecologico di nursery, ovvero di un’area in cui gli individui giovanili grazie all’elevata disponibilità di risorse trofiche e l’assenza di predatori trovano condizioni ottimali per lo svolgimento della fase iniziale del loro ciclo vitale. A queste migrazioni vanno inoltre aggiunti gli abituali spostamenti degli individui adulti per la ricerca del cibo. La maggior parte delle specie ittiche pregiate (anguilla, orata, spigola, muggine) sono quindi “ospiti temporanei” della laguna, trascorrono cioè solo una parte della loro vita all’interno di essa. Terminata la fase di accrescimento iniziale e raggiunta la maturità sessuale, molte specie tendono infatti ad abbandonare la laguna e a riguadagnare il mare, in un periodo generalmente compreso tra la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno. I sistemi di pesca tradizionali della laguna di Lesina, gli acconci e le paranze,
sono stati sviluppati sulla conoscenza della biologia di queste specie, dei loro periodi di migrazioni stagionale e dei loro movimenti giornalieri. Per sfruttare questi spostamenti, infatti, i pescatori posizionavano gli acconci agli incili dei canali di comunicazione con il mare. Questi erano nient’altro che dei lavorieri rudimentali e pertanto il loro scopo era quello di impedire la fuga dei pesci verso il mare e permetterne la cattura in maniera facilitata, lasciando comunque la possibilità al pesce proveniente dal mare di entrare. Da diversi anni questo sistema di pesca è stato abbandonato. La paranza, il sistema di pesca più diffuso a Lesina, sfrutta similmente agli acconci i movimenti stagionali del pesce non soltanto fra il mare e la laguna, ma anche all’interno della laguna stessa. Questo sistema è stato sviluppato principalmente per la cattura dell’anguilla, ma risulta efficace anche nella cattura di numerose specie sia di pesci che di crostacei. Entrambi i sistemi di pesca verranno trattati in maniera più dettagliata nella sezione ad essi dedicata.
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Foto di D. Li Veli.
Principali specie commerciali
Cefalo catturato con il tramaglio. Foto di D. Li Veli.
Muggini Nome scientifico
Mugil cephalus (Linnaeus, 1758); Chelon ramada (Risso, 1826), Chelon auratus (Risso, 1810), Chelon saliens (Risso, 1810), Chelon labrosus (Risso, 1827) Nome comune
Muggine Nome dialettale
Cefalo Dimensioni massime
Generalmente non oltre i 70 cm; il peso può superare 5 kg Metodi di cattura
Viene pescato principalmente con reti da posta, quali reti ad imbrocco e tramagli, durante gran parte dell’anno. Possono essere catturati anche mediante i bertovelli Caratteristiche biologiche ed ecologiche
In realtà col nome generico di cefalo o muggine si indicano i pesci appartenenti alla famiglia dei Mugilidi, di cui vengono pescate e commercializzate almeno 5 specie differenti: il cefalo (Mugil cephalus), il muggine calamita (Chelon ramada), il muggine dora-
to (Chelon auratus), il muggine verzelata (Chelon saliens) e il muggine labbrone (Chelon labrosus). Questi pesci cosmopoliti, tipici abitanti delle acque costiere, interne, estuariali e lagunari, sono in grado di tollerare ampie variazioni dei parametri ambientali e di colonizzare anche acque poco ossigenate e inquinate. La loro dieta si basa prevalentemente su piccoli organismi e materia organica che si trova all’interno del sedimento Curiosità
Anche nella laguna di Lesina, così come accade in altri contesti simili, viene prodotta la bottarga, un alimento pregiato ottenuto dall’essiccazione e dalla salatura di uova di cefalo (Mugil cephalus)
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Foto di D. Li Veli.
Anguilla
Nome scientifico
Anguilla anguilla (Linnaeus, 1758) Nome comune
Anguilla Nome dialettale
Anguìll Dimensioni massime
Può arrivare a 150 cm, ma più comunemente le femmine sono comprese tra 50 e 80 cm, mentre i maschi tra 40 e 50 cm Metodi di cattura
La cattura avviene principalmente mediante i bertovelli durante la stagione della paranza (Settembre - Febbraio); in estate invece, viene pescata per mezzo delle fiocine o arpioni Caratteristiche biologiche ed ecologiche
È una specie migratrice catadroma: la riproduzione ha luogo nelle acque oceaniche del Mar dei Sargassi, a seguito di una lunga migrazione (3-4000 km) degli individui adulti (anguille argentine); dopo la schiusa le larve (leptocefali) si spostano sfruttando le correnti fino a raggiungere gli estuari, dove avviene la metamorfosi in giovani anguille chiamate cieche (da 6-7 cm). Le
Individuo adulto di anguilla nella fase argentina, riconoscibile dal colore chiaro della porzione ventrale e scuro in quella dorsale. Foto di D. Li Veli.
cieche si spostano poi nelle acque interne, sia laghi che fiumi, dove avviene la fase di accrescimento (anguille gialle). È un predatore prevalentemente notturno: si nutre di larve crostacei, molluschi, piccoli pesci, larve di insetti e anfibi; durante il giorno preferisce invece rimanere infossata nel sedimento sabbio-fangoso. Curiosità
I pescatori di Lesina distinguono due «qualità» di anguille: · Pantanina, corrispondente alla fase di anguilla gialla e utilizzata principalmente per la preparazione della tradizionale minestra natalizia. · Argentina, corrispondente a femmine e maschi adulti nella fase riproduttiva, particolarmente apprezzata per l’elevato contenuto di grasso.
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Foto di D. Li Veli.
Latterino Nome scientifico
Atherina boyeri (Risso, 1810) Nome comune
Latterino Nome dialettale
Crugnalètt Dimensioni massime
12 cm Metodi di cattura
Riveste una discreta importanza economica, le catture più abbondanti vengono effettuate con i bertovelli durante la stagione della paranza (Settembre – Febbraio); inoltre viene catturata, seppur in quantità minori, per mezzo di una rete tradizionale chiamata retina a crugnalètt Caratteristiche biologiche ed ecologiche
È una specie eurialina comune nelle acque costiere del mediterraneo e nelle lagune, in grado di colonizzare anche le acque dolci. Nella laguna di Lesina costituisce una del-
Latterino, Atherina boyeri, imbroccato all’interno di una retina à crugnàlett. Foto di D. Li Veli.
le specie più abbondanti, formando importanti banchi specialmente nelle zone più ricche di vegetazione. È un predatore che si nutre principalmente di zooplancton, come piccoli crostacei, larve di pesci e di altri organismi; negli ambienti lagunari a bassa profondità può alimentarsi anche di organismi bentonici Curiosità
Tra le diverse specie d’importanza commerciale presenti nella laguna di Lesina, il latterino è l’unica residente, ovvero che è in grado di compiere l’intero ciclo vitale all’interno del bacino
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Foto di D. Li Veli.
Orata Nome scientifico
Sparus aurata (Linnaeus, 1758) Nome comune
Orata Nome dialettale
Laurat’ Dimensioni massime
70 cm, ma più comunemente sono comprese tra 30 e 50 cm Metodi di cattura
Viene pescato principalmente con reti da posta, quali reti ad imbrocco e tramagli, specialmente al termine dell’estate. Può essere catturato anche mediante i bertovelli e le fiocine Caratteristiche biologiche ed ecologiche
È un pesce piuttosto comune nelle acque costiere, estuariali e nelle lagune costiere. Quest’ultime costituiscono le aree nursery più importanti per questa specie: tra la fine
Orata impigliata con rete ad imbrocco. Foto di A. O. Lillo.
dell’autunno e l’inizio dell’inverno gli avannotti penetrano all’interno delle lagune, dove trovano un’elevata disponibilità di risorse trofiche e habitat con minori predatori. La sua dieta si compone prevalentemente di molluschi bivalvi (mitili, ostriche, ecc.), di cui è in grado di triturare le conchiglie grazie alla robusta dentatura, crostacei e in misura minore di vegetali Curiosità
Il nome orata deriva dalla caratteristica banda arcuata di color oro che la specie mostra fra gli occhi
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Foto di D. Li Veli.
Spigola
Nome scientifico
Dicentrarchus labrax (Linnaeus, 1758) Nome comune
Branzino o Spigola Nome dialettale
Spina Dimensioni massime
100 cm circa; 12-14 kg Metodi di cattura
Viene pescato principalmente tramite reti da posta (reti ad imbrocco e tramagli) e in minor parte con i bertovelli
Caratteristiche biologiche ed ecologiche
È un pesce con ampia valenza ecologica, in grado di tollerare un ampio range di temperature e salinità. Comune nelle acque marine costiere, trascorre generalmente i primi duetre anni di vita all’interno delle lagune e degli estuari, per poi migrare verso il mare una volta raggiunta la maturità sessuale. Si tratta di un vorace predatore, che caccia principalmente pesci e in misura minore crostacei, molluschi, policheti ed altri invertebrati Curiosità
A Lesina la spigola o branzino viene chiamata spina, per la presenza di due grosse spine in prossimità del preopercolo e dei raggi spinosi della prima pinna dorsale, che rendono questo pesce difficilmente maneggiabile una volta catturato nelle reti
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Mazzancolla Nome scientifico
Penaeus kerathurus (Forskål, 1775) Nome comune
Mazzancolla Nome dialettale
Mazzancoj Dimensioni massime
La lunghezza massima corporea è di 180 mm nei maschi e 225 mm nelle femmine; mediamente si ritrova tra 110 e 140 mm (maschi) o tra 130 e 170 mm (femmine) Metodi di cattura
Viene pescato principalmente con i bertovelli. Una frazione minore può essere catturata con i tramagli Caratteristiche biologiche ed ecologiche
È un crostaceo peneide tipico delle acque costiere, che vive da pochi metri fino a 100
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m di profondità; è una specie eurialina, per cui non è raro nei pressi delle foci dei fiumi e in laguna. Gli esemplari adulti sono, però, strettamente marini e frequentano fondali misti fango-sabbiosi o detritici. Di giorno vive in genere infossato all’interno di tane scavate nel sedimento, mentre di notte diviene un attivo predatore, nutrendosi in genere di molluschi, crostacei e policheti. Parte della dieta è costituita da resti organici Curiosità
P. kerathurus può confondersi con una specie molto simile morfologicamente, detta allo stesso modo mazzancolla o gamberone giapponese (Penaeus japonicus), che però si differenzia per via di una cresta accessoria sul rostro e per la presenza di una sola spina alla base del primo e secondo pereiopode; questa è una specie di origini orientali che, attualmente, viene sfruttata in acquacoltura e può accidentalmente ritrovarsi in laguna
Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
Ciclo biologico della Mazzancolla nella laguna di Lesina Le riproduttrici si spostano sotto costa in maggio-giugno e completano qui il processo di maturazione degli ovari, cui segue l’emissione delle uova; le larve penetrano poi nella laguna ivi si accrescono. Quando
in tarda estate-primo autunno le acque del lago tendono a raffreddarsi inizia la migrazione dei giovani verso il mare che si spostano fino a raggiungere la profondità di circa 30 metri. Fonte: Lumare e Scordella, 2001.
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Esemplari femmine di Granchio verde. Foto di A. O. Lillo.
Granchio verde
Nome scientifico
Carcinus aestuarii (Nardo, 1847) Nome comune
Granchio da moleca, Granchio verde Mediterraneo Nome dialettale
Granchio di pantano Dimensioni massime
Può arrivare ad avere la larghezza del carapace di 9 cm, ma comunemente vengono raccolti individui di 6 cm Metodi di cattura
La cattura avviene mediante i bertovelli durante la stagione della paranza (Settembre - Febbraio)
Caratteristiche biologiche ed ecologiche
È una specie tipicamente cosmopolita di acque salmastre che predilige le zone litoranee con acque basse. Il periodo riproduttivo va generalmente da Maggio a Novembre con un massimo nei mesi estivi. Le femmine con le uova fecondate migrano verso il mare per deporre le uova, qui passano l’inverno per ritornare in laguna in primavera. Le larve rientrano nelle acque salmastre lagunari durante i mesi primaverili per raggiungere lo stadio adulto. È onnivoro e la sua alimentazione dipende dalla disponibilità di cibo, tuttavia predilige animali sessili e fossivori come piccoli invertebrati Curiosità
Nel mercato locale solo le femmine vengono commercializzate e vendute all’inizio del periodo riproduttivo
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Granchio blu Nome scientifico
Callinectes sapidus (Rathbun, 1896) Nome comune
Granchio blu Nome dialettale
Nessuno Dimensioni massime
Il carapace può raggiungere una larghezza di 20 cm ed una lunghezza di 9 cm Metodi di cattura
Il granchio blu viene generalmente catturato accidentalmente all’interno delle reti da posta (reti ad imbrocco e tramagli) e dei bertovelli; questa specie, nonostante il modesto e crescente valore commerciale, è in grado di arrecare gravi danni alle attrezzature da pesca. Caratteristiche biologiche ed ecologiche
Crostaceo decapode nativo delle coste Atlantiche occidentali, è stato avvistato per la prima volta in Mar Mediterraneo nel 1949 nel Nord Adriatico. Si suppone sia stato introdotto nei porti Mediterranei at-
Granchio blu, Callinectes sapidus, impigliato in un tramaglio. Foto di D. Li Veli.
traverso le acque di zavorra delle navi provenienti dalle coste atlantiche. Predilige i fondali costieri fango-sabbiosi e si incontra spesso negli estuari e lagune costiere, dove si riproduce tra la primavera e l’autunno. Nonostante abbia un’abitudine alimentare prevalentemente onnivora e detritivora, può predare attivamente pesci, molluschi, crostacei ed altri invertebrati Curiosità
Nelle aree native è considerata una specie di grande importanza commerciale e culinaria, soprattutto lungo le coste americane dell’oceano Atlantico, mentre nel contesto della laguna di Lesina essa costituisce una specie potenzialmente commercializzabile il cui valore è cresciuto negli ultimi anni
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Foto di D. Li Veli.
Pescatore intendo a separare il pescato catturato mediante i bertovelli. Foto di A. O. Lillo.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
Gamberetti di Laguna Nome scientifico
Palaemon adspersus (Rathke, 1837), Palaemon serratus (Risso, 1816), Palaemon elegans (Norman, 1861), Palaemon antennarius (H. Milne-Edwards, 1837), Crangon crangon (Linnaeus, 1758) Nome comune
Gamberetti di laguna, gambero grigio Nome dialettale
Lambrh Dimensioni massime
Specie di piccole dimensioni, di lunghezza generalmente inferiore a 65-70 mm antenne escluse Metodi di cattura
Queste specie vengono catturate esclusivamente tramite i bertovelli, considerate le ridotte dimensioni degli organismi. Vengono vendute come pool di specie sotto il generico nome di “gamberetti” Caratteristiche biologiche ed ecologiche
Crostacei decapodi eurialini che spesso
vivono all’interno delle lagune mediterranee o in zone marine con moderata movimentazione; i palemonidi si ritrovano spesso associati a praterie di fanerogame (es. Zoostera noltii) mentre i crangonidi sono tipici di ambienti sabbioso-fangosi spogli. Entrambe le famiglie di gamberi formano in gruppi talora molto densi, tali da giustificarne la pesca Curiosità
Sebbene i gamberetti rappresentino una cattura accessoria della pesca con la paranza hanno localmente un discreto valore commerciale
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Foto di D. Li Veli.
Origine e storia della pesca nella laguna di Lesina La pesca è un’attività da sempre presente all’interno della laguna e le sue origini vanno ricercate a ritroso nel tempo. Le prime popolazioni a dedicarsi a questa attività risalgono al Neolitico, come testimoniano i numerosi manufatti litici ritrovati grazie alle ricerche paleontologiche dello studioso Raffaele Centonza nella seconda metà dell’800. Durante l’epoca romana, invece, Lesina era conosciuta come Alexina e Plinio nel suo Naturalis historiae nomina il suo lago definendolo lacus pantanus e lo ricorda per la sua pescosità.
cui venivano allevate diverse specie di pesci e molluschi all’interno di vasche scavate nella pietra. La pescosità del lago richiamò in epoca medievale molti pescatori sia dai dintorni che da posti molto lontani, come l’isola di Lesina in Dalmazia.
... sulla sponda del lago, il quale appena indicato da Strabone, vien detto pantano dal vecchio Plinio, e nelle vicinanze del Frentone, oggi Fortore, fiume che appresso a quel lago sbocca nel mare adriatico, surse ne’ mezzi tempi lesina, una volta città munita ...
La laguna divenne poi proprietà delle diverse dinastie di regnanti susseguitesi nei secoli e teatro di una lunga serie di controversie che coinvolsero proprietari, pescatori e i due comuni rivieraschi, Lesina e San Nicandro. Le questioni riguardanti i diritti di pesca terminarono, con non poche difficoltà, nel 1943, quando il lago fu decretato acqua pubblica e pertanto cessò di essere un possedimento privato, consentendo ai pescatori di esercitare la pesca liberamente.
Da Gervasio A. 1852, Intorno ad alcune antiche iscrizioni esistenti in Lesina.
Tracce di quell’epoca sono tuttora visibili presso l’isolotto di San Clemente, l’unica porzione attualmente affiorante di una villa marittima più estesa, in
Sulla costa meridionale di questo lago verso ponente esiste ora un “paesello”, che un tempo fu città rinomatissima, e che si vuole sia stata edificata dagli antichi pescatori dell’isola di Lesina della Dalmazia, attratti dall’abbondanza e dalla squisitezza del pesce del lago Da Centonza R. 1888, L’uomo preistorico sul Monte Gargano e sulle rive del Lago di Lesina in Capitanata.
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Attrezzi e techiche da pesca
L’organizzazione del comparto peschereccio lesinese è di tipo artigianale, la pesca viene infatti praticata tramite piccole imbarcazioni tradizionali, chiamate sandali (Fig. 9), impiegate per uscite
giornaliere in aree facilmente accessibili della laguna. A bordo di tali imbarcazioni opera un equipaggio ridotto, generalmente una o due persone, spesso appartenenti allo stesso nucleo familiare.
9. Sandali. Foto di D. Li Veli.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
Una delle peculiarità della pesca artigianale in senso lato è l’elevata varietà degli attrezzi e delle tecniche di pesca, che cambiano sia spazialmente che stagionalmente a seconda delle risorse sfruttate. Tuttavia, contrariamente a quanto accade in contesti simili, come le principali lagune produttive del nord Adriatico, le attività di pesca nella laguna di Lesina prevedono l’utilizzo di un ridotto numero di attrezzi.
Qui gli strumenti da pesca in uso possono essere suddivisi in: attrezzi passivi, attrezzi attivi e sistemi di pesca fissi. Non vengono utilizzati attrezzi da pesca trainati, quali le reti a strascico a divergenti, le sciabiche o le draghe. Gli attrezzi passivi includono due tipologie di reti da posta, ovvero le reti ad imbrocco ed i tramagli, mentre tra i sistemi di pesca fissi rientrano le paranze e gli acconci/lavorieri: sebbene questi
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ultimi non vengono più utilizzati da diversi anni. Infine, l’unico attrezzo attivo utilizzato in laguna, è l’arpione o fiocina. Ad oggi il numero di pescatori professionisti operanti all’interno della laguna di Lesina si attesta intorno le 51 unità, sebbene la cifra esatta di operatori possa subire forti variazioni nell’arco dell’anno e risulta essere di difficilmente stimabile. Gran parte dei pescatori afferisce a cooperative locali (4 in totale), mentre la restante opera in maniera individuale o tramite associazioni spontanee di piccoli gruppi di pescatori denominati ciurme. Il compartimento peschereccio lesinese risulta altresì in forte contrazione, basti pensare che in meno di un secolo il numero di pescatori si è ridotto più dell’80%, passando da circa 350 operatori nel 1932 ai circa 51 attuali (Fig. 11). Colpisce inoltre il progressivo invecchiamento della categoria e soprattutto la quasi assenza di un ricambio
10. Primiano, il pescatore più anziano di Lesina, mentre ripara i propri bertovelli. Foto di D. Li Veli.
generazionale, determinato dallo scarso reddito che si genera da tale attività e la bassa capacità attrattiva del mestiere nei confronti dei più giovani.
11. Trend occupazionale relativo al comparto peschereccio di Lesina, dal 1950 al 2020.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
La paranza
Specie bersaglio
anguilla Periodo
settembre - febbraio Sostenibilità
bassa
Punti di forza
valore culturale e sociale Criticità
elevato sforzo di pesca e bassa selettività
La paranza è il sistema di pesca più antico e caratteristico della laguna di Lesina, tale da conferirle una particolare fisionomia durante il suo periodo di utilizzo (Fig. 1). Si tratta di un sistema di pesca messo a punto per la cattura di un ampio ventaglio di specie, tra cui l’anguilla, perfettamente adattato alle condizioni geomorfologiche della laguna, dove le acque poco profonde ne consentono l’utilizzo estesamente a tutto il corpo lagunare. Le prime descrizioni tecniche di questo sistema risalgono all’inizio del secolo scorso, mentre la sua origine molto probabilmente va collocata nell’alto medioevo.
12. Pescatore in prossimità della propria
paranza mentre salpa a bordo le catture.
Foto di T. Scirocco.
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La paranza ieri
Fino alla metà del secolo scorso la paranza era formata da una fila di pali di castagno infissi nel fango, disposta perpendicolarmente alla riva e con il primo in prossimità di essa, tra i quali venivano poste delle intelaiature, dette arelle, fatte di fascetti di cannuccia di palude (Phragmites australis) tenute insieme da legacci di tifa (Typha latifolia; Fig. 13). Le arelle avevano lunghezza di 11 passi (equivalenti a circa 18,15 metri), di poco inferiore a quella tra due pali adiacenti (12 passi), ciò garantiva uno spazio libero denominato vado. L’insieme di un’arella e un vado adiacenti prendeva il nome di fratta. Dal vado, si separavano due braccia laterali, denominate stozzate, alle cui estremità venivano posizionati gli attrezzi di cattura, ovvero i martavìll (bertovelli) (Fig. 14). Ogni paranza era costituita da 25 fratte e raggiungeva quindi una lunghezza totale di 500 metri ed era attrezzata con 75 bertovelli. Una paranza della lunghezza di circa 300 metri, invece, prendeva il nome di piede. I bertovelli, localmente chiamati martavìll, sono delle trappole mobili in cui 58
13. Arella. Foto di A. F. Lombardi.
14. Disposizione tradizionale della paranza. Da De Angelis, 1961.
Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
la rete è armata su dei cerchi di legno e presentano una serie di camere con entrate consecutive una dentro l’altra (Fig. 15). Le camere erano dotate di una serie di diaframmi, detti femminelle, che convogliano i pesci verso la parte terminale del sacco, la cosiddetta “camera della morte”, dove rimangono intrappolati non potendo più tornare indietro. Il pesce catturato viene poi prelevato salpando quest’ultima parte dell’attrezzo. L’importanza storica di questo strumento nella cultura locale è testimoniata dal fatto che durante gli anni ’60 alcuni pescatori di Lesina esportarono e favorirono l’introduzione dei berto-
velli in Sardegna, dove trovano tutt’ora impiego nei numerosi stagni costieri della regione. Le paranze venivano posizionate generalmente all’inizio di settembre e mantenute in acqua fino ai mesi di febbraio-marzo, quando la pesca terminava e gli attrezzi venivano riposti a terra per le operazioni di pulizia e manutenzione (Fig. 16). Durante questo periodo, i pescatori alloggiavano all’interno delle stazioni di pesca o, più spesso, nei pagliari, ripari di fortuna costruiti lungo le sponde del bosco isola, da cui raggiungevano quotidianamente le postazioni di pesca per raccogliere il pescato (Fig. 17).
15. Disegno di un bertovello tradizionale
di R. Specchiulli.
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16. Approntamento delle paranze ad inizio del ’900 nei pressi del bosco isola. Foto di G. Maselli.
17. Pagliaro. Foto di G. Maselli.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
Rappresentazione della Laguna di Lesina all’inizio del ‘900 che riporta l’antica disposizione dei piedi e delle paranze di ciascuna stazione di pesca. Fonte G.S. Bullo, 1902.
Operazioni di asciugatura e riparazione dei bertovelli nei pressi di un pagliaro. Foto di G. Maselli.
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Marotte, contenitori di legno e rete metallica a forma di una piccola imbarcazione, un tempo venivano utilizzate per il mantenimento in acqua delle anguille vive in attesa della loro vendita. Foto di A. F. Lombradi.
Stazione di pesca di Foce Sant’Andrea. Foto di G. Maselli.
Pescatori di ritorno dalle proprie paranze si apprestano a vendere il pescato. Foto di G. Maselli.
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La paranza oggi
La pesca con la paranza conserva tutt’oggi una forte connotazione tradizionale, sia per quanto riguarda l’impostazione che per i modi e le usanze, rimasti pressoché invariati nel tempo. Un esempio di ciò ci viene fornito dalla cosiddetta spartizione delle acque. (Fig. 19), per cui tuttora i pescatori si riuniscono ogni anno all’inizio di settembre per partecipare al rito del sorteggio delle postazioni di pesca, le quali vengono assegnate casualmente a singoli pesca-
19. Spartizione delle acque, anno 2019. Foto di D. Li Veli.
18. Pescatore si reca presso la propria paranza utilizzando un lungo
palo di legno per muoversi nelle acque poco profonde della laguna.
Foto di T. Scirocco.
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tori o a piccole associazioni spontanee di questi, le cosiddette ciurme. Tradizione vuole che le prime aree ad essere sorteggiate siano i due canali, Acquarotta e Schiapparo; le loro acque sono infatti le più ambite dai pescatori, data la maggior pescosità. Da un punto di vista tecnico, i cambiamenti rispetto al passato sono stati lievi
e hanno interessato principalmente la scelta dei materiali: con l’avvento della modernità i telai fatti di cannuccia e le reti dei bertovelli sono stati sostituiti da reti in nylon, materiale più resistente ed economico (Fig. 20). Le differenze più evidenti rispetto al passato riguardano, invece, la disposizione della paranza stessa, le sue dimen-
20. Moderno bertovello con rete in nylon. Foto di D. Li Veli.
Tabella 3. Principali indici relativi allo sforzo di pesca nella laguna di Lesina.
SFORZO DI PESCA Giornate effettive di pesca
120 Giorni
Dotazione personale media per pescatore
~ 70 Bertovelli/Pescatore
Personale impiegato
> 51 pescatori
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21. Paranza di sbarramento disposta nella porzione occidentale del bacino. Foto di D. Li Veli.
sioni e lo sforzo di pesca associato a questa tipologia di pesca (Tab. 3). Oggi le paranze si presentano con una lunghezza variabile da poche centinaia di metri delle cosiddette “paranze spezzate”, a più di 2 km delle “paranze di sbarramento” (Fig. 21), che vengono disposte da sponda a sponda, isolando intere porzioni di laguna. Sbarramenti di rete così lunghi possono essere armati con più di 120 bertovelli ciascuno, conferendo a questo sistema di pesca un’elevatissima efficacia di cattura. A ciò si aggiunge, inoltre, una scarsa selettività dell’attrezzo dovuta principalmente alla ridotta dimensione delle maglie (Fig. 22).
Insieme, questi due fattori fanno sì che l’impatto ambientale della paranza sia tutt’altro che trascurabile e che tale sistema di pesca possa rappresentare una minaccia sia per i giovanili delle specie migratrici che per alcune specie protette tipicamente lagunari (Tab. 4, Fig. 23). La cattura di questi individui costituisce il cosiddetto by-catch, ovvero quella frazione di organismi non bersaglio mirato della pesca (target), che quindi viene catturata in maniera accidentale. Ulteriori dettagli sull’argomento sono riportati nell’approfondimento “Bycatch e selettività”. Da un monitoraggio condotto dal CNR-IRBIM di Lesina durante la sta65
Tabella 4. Principali specie protette ai sensi della Direttiva Habitat che costituiscono il by-catch della pesca con la paranza.
Aphanius fasciatus (Nono)
Knipowitschia panizzae (Ghiozzetto di laguna)
22. Dettaglio delle maglie dell’ultima camera, la cosiddetta “camera della morte”, dei moderni bertovelli. La lunghezza di maglia è pari a 8 mm. Foto di D. Li Veli.
Apertura del bertovello per la raccolta delle catture. Si noti la predominanza di Aphanius fasciatus e Atherina boyeri.
23.
Foto di D. Li Veli.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
APPROFONDIMENTO
By-catch e selettività Il by-catch può essere definito come “la cattura totale degli organismi non bersaglio mirato della pesca (target)”. Tale frazione è composta dalla cattura di specie con valore commerciale (bycatch commerciale), specie scartate per diverse ragioni (scarso o nullo valore commerciale, danneggiate, ecc.) e specie protette (es. mammiferi, rettili, uccelli e pesci). Il by-catch è un aspetto delle attività di pesca praticamente inevitabile e principalmente legato alla selettività degli attrezzi da pesca. Idealmente un attrezzo da pesca può essere
gione di pesca con la paranza 20192020, sono emersi valori di by-catch piuttosto allarmanti, poiché questo costituisce mediamente tra il 70 e 80% delle catture totali, sia in termini di biomassa che di numero di individui. (Fig. 24). Gran parte delle catture, infatti, sono costituite dal nono (Aphanius fasciatus), specie di piccola taglia tipica di acque salmastre lagunari, la cui conservazione è considerata a rischio a causa di numerose pressioni antropiche tra cui, appunto, la pesca. Questa specie è infatti inclusa nell’Allegato II della Direttiva Habitat (92/43/CEE) e nell’Allegato II della Convenzione Internazionale di Berna. Le restanti catture del by-catch sono costituite da specie con basso valore commerciale, come il granchio comune, o specie di interesse commerciali, come i muggini o l’anguilla, di dimensioni inferiori alla taglia minima di riferimento per la conservazione (MCRS).
considerato selettivo quando produce una cattura monospecifica e monotaglia, cioè riesce a pescare quasi esclusivamente la specie bersaglio a cui è destinato. Tuttavia questa situazione difficilmente è osservabile a causa di una moltitudine di fattori, come ad esempio le caratteristiche dell’area, le modalità di pesca e aspetti eto-ecologici delle specie bersaglio. Inoltre la selettività può essere influenzata da diverse caratteristiche costruttive specifiche degli attrezzi da pesca utilizzati (es. dimensione maglie).
Le catture commerciali rappresentano solo una ridotta frazione (20% - 30%) delle catture totali ottenute con questa tecnica di pesca. Per siffatta frazione la principale specie, sia in termini numerici che di biomassa, è costituita dal latterino, che rappresenta una cattura accessoria dal modesto valore economico. La specie target, ovvero l’anguilla (Fig. 25), rappresenta solo una piccola frazione delle catture totali e la sua presenza è principalmente concentrata a cavallo tra l’autunno e l’inverno, ovvero tra novembre e gennaio. Tuttavia, essa costituisce la principale fonte di reddito di questa tipologia di pesca, poiché la sua vendita è altamente remunerativa per i pescatori locali, specialmente durante il periodo prenatalizio, quando il suo valore può superare i 30 €/kg. Infine, un ulteriore dato emerso dal monitoraggio della pesca con la paranza durante il 2019 67
Composizione delle catture totali ottenute durante il monitoraggio della pesca con la paranza 2019-2020.
24.
25. Individuo adulto di anguilla nella fase argen-
tina, riconoscibile dal colore chiaro della porzione ventrale e scuro in quella dorsale.
Foto di D. Li Veli.
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è la cattura di un notevole quantitativo di granchi blu; questa specie, aliena ma ormai stabile nel bacino, ha registrato un incremento del proprio valore economico durante gli ultimi anni. Al fine di ridurre la cattura accidentale di anguille al di sotto della taglia minima commerciale (25 cm secondo il DPR 1639/68 e il regolamento per la pesca del Comune di Lesina del 2012) e delle specie protette elencate precedentemente, il CNR-IRBIM ha condotto uno studio pilota sulla selettività dei bertovelli. Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
26. Le
operazioni di pesca si svolgono alle prime ore del mattino: una volta arrivati nei pressi della propria paranza i pescatori provvedono a scalare i bertovelli, ovvero gli attrezzi vengono sollevati fuori il pelo dell’acqua al fine di convogliare le catture verso l’ultima camera, che viene salpata a bordo e aperta per il prelievo degli organismi intrappolati. Al termine di questa operazione i bertovelli vengono riposti in acqua e scalati nuovamente dopo 24h.
Foto di A. F. Lombardi.
Nel periodo compreso tra il 2020 e 2021 sono state effettuate in totale 15 giornate di pesca sperimentale, utilizzando tre differenti tipologie di bertovello e confrontando i relativi rendimenti di cattura. Una prima tipologia è rappresentata dal bertovello tradizionalmente impiegato nella laguna di Lesina, che possiede una maglia della camera terminale di lunghezza 8 mm. Le altre due tipologie “sperimentali” (24mm e 36 mm nei grafici), includono dei bertovelli tradizionali a cui è stata modificata la camera terminale, sostituendo la ma-
glia da 8 mm sia con una da 24 mm che 36 mm. I risultati dei test hanno evidenziato una riduzione statisticamente significativa (p-value Kruskal-Wallis < 0.05) del by-catch tra gli attrezzi modificati e i bertovelli tradizionali (Fig. 27). In particolare, le catture del nono, la principale specie ittica costituente il by-catch, vengono quasi azzerate impiegando gli attrezzi con maglie di dimensioni maggiori, mentre la biomassa catturata con la rete tradizionale in alcuni casi ha raggiunto valori di 150 g al giorno (pari a circa 50 69
27. Box-plots della CPUE (Catch Per Unit Effort, Cattura per unità di sforzo) delle catture commerciali totali, by-catch totale e rispettive specie più importanti, A. anguilla e A. fasciatus, relativa alle catture effettuate mediamente da un singolo bertovello durante 24 ore. I bordi inferiori e superiori dei rettangoli delimitano rispettivamente il primo e il terzo quantile, la linea spessa nera rappresenta la mediana e le linee continue delimitano i valori minimi e massimi osservati. 8, 24, 36 mm indicano la lunghezza di maglia dell’ultima camera dei bertovelli.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
individui) per singolo strumento. Prendendo in considerazione le catture commerciali, seppur i rendimenti di cattura totali siano significativamente maggiori nel bertovello tradizionale, il confronto dei rendimenti relativi alle anguille commerciali (>25 cm) non ha mostrato nessuna differenza. Successivamente le performance di cattura delle tre tipologie di bertovello sulle taglie dell’anguilla sono state indagate applicando il metodo del catch comparison (Confronto tra le catture) (Holst & Revill, 2009; Fig.
28). Quest’elaborazione evidenzia come le anguille al di sotto della taglia minima vengono catturate quasi esclusivamente dal bertovello tradizionale, mentre gli attrezzi a maglie più larghe hanno rendimenti comparabili o superiori rispetto a quest’ultimo. In conclusione, gli studi sulla selettività dei bertovelli hanno confermato una scarsa sostenibilità della pesca con la paranza nel suo complesso, indicando però possibili soluzioni per scenari gestionali futuri al fine di preservare la conservazione di specie minacciate da questa tipologia di pesca.
28. Curve della catch comparison per Anguilla anguilla, che rappresentano la proporzione dei modelli GLMM della cattura totale delle tre tipologie di bertovello. FYK_24= bertovello modificato con lunghezza maglia di 24mm, FYK_36= bertovello modificato con lunghezza maglia di 36 mm. La curva a punti e quella tratteggiata indicano la proporzione media rispettivamente di FYK_36 e FYK_24; Interpretazione: valori di 0.5 indicano la stessa proporzione di cattura tra le reti modificate e quella tradizionale, mentre valori inferiori indicano una maggiore efficienza di cattura della rete tradizionale; viceversa, valori maggiori di 0.5 rappresentano una maggiore efficienze delle reti sperimentali rispetto a quella tradizionale. Le aree grigie associate alle curve indicano l’intervallo di confidenza del 95%. Per ulteriori dettagli sulla metodologia statistica del catch comparison vedi Holst & Revill (2009).
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Acconci e lavorieri
Benché oggi non più utilizzati, i sistemi di pesca con postazioni fisse per lungo tempo hanno fatto parte della tradizioPeriodo ne peschereccia locale e ne hanno camaggio - dicembre ratterizzato la produzione ittica comSostenibilità plessiva. buona I pescatori in passato posizionavano Punti di forza elevata selettività, aumento della produtti- presso gli incili dei canali Acquarotta e Schiapparo dei complessi sistemi di vità sbarramento, chiamati acconci, utilizCriticità zati per la cattura degli individui adulsistema di pesca ormai abbandonato ti di anguille, spigole, orate e muggini che dalla laguna migravano verso mare (Fig. 30). Specie bersaglio
specie marine migratrici
29. Sbarramenti posizionati presso
l’incile del canale Acquarotta.
Foto di D. Li Veli.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
Gli acconci erano formati da 4 strutture: la mandroncella, l’incannizata e i piedi. La mandroncella era una struttura a forma di triangolo isoscele e con vertice rivolto verso il mare costituita da pali conficcati nel sedimento tra i quali venivano poste le arenelle, ovvero telai fatti con grosse canne. Le mandroncelle venivano posizionate tra i due argini in maniera modulare formando una barriera perpendicolare al canale. Il bacino delimitato dalle mandroncelle era chiamato mandrone. Al vertice di ogni mandroncella veniva lasciato uno spazio di 10 cm per il passaggio del novellame in fase di montata, mentre per la cattura del pesce venivano posti al loro interno ulteriori cannicci. Un’incannizzata più spessa e serrata, veniva posta più internamente nel canale, ovvero lato lago, ed era utilizzata per la cattura del pesce “bianco” e delle anguille mediante bertovelli e delimitava la camera di cattura. I piedi formavano delle barriere che si estendevano dagli argini del canale parallelamente ad esso.
30.
Gli acconci posizionati a zig e zag erano costituiti da grosse canne che sbarravano i canali creando delle camere di catture da cui il pesce poteva essere prelevato con maggiore facilità. La funzione di questi impianti fissi era quella di trattenere la fauna ittica all’interno del bacino, permetterne il prelie-
vo in maniera razionale e allo stesso tempo consentire al pesce proveniente dal mare di spostarsi all’interno della laguna. Le strutture erano poste nel mese di maggio e venivano rimosse all’inizio della stagione di maggior montata, ovvero all’inizio dell’inverno. 73
Gli acconci erano formati da 4 strutture: la mandroncella, l’incannizata e i piedi. La mandroncella era una struttura a forma di triangolo isoscele e con vertice rivolto verso il mare costituita da pali conficcati nel sedimento tra i quali venivano poste le arenelle, ovvero telai fatti con grosse canne. Le mandroncelle venivano posizionate tra i due argini in maniera modulare formando una barriera perpendicolare al canale. Il bacino delimitato dalle mandroncelle era chiamato mandrone. Al vertice di ogni
mandroncella veniva lasciato uno spazio di 10 cm per il passaggio del novellame in fase di montata, mentre per la cattura del pesce venivano posti al loro interno ulteriori cannicci. Un’ incannizzata più spessa e serrata, veniva posta più internamente nel canale, ovvero lato lago, ed era utilizzata per la cattura del pesce “bianco” e delle anguille mediante bertovelli e delimitava la camera di cattura. I piedi formavano delle barriere che si estendevano dagli argini del canale parallelamente ad esso. 31. Immagine satellitare degli incili dei due canali di marea Acquarotta, a sinistra, e Schiapparo, a destra. I resti dei vecchi acconci sono ancora presenti e si sovrappongono ai moderni lavorieri.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
32. Il moderno lavoriero costruito all’incile del canale Acquarotta. Foto di D. Li Veli.
A partire dalla fine degli anni ’80 i canali sono stati soggetti a diversi interventi di modernizzazione, che nel tempo hanno portato allo smantellamento degli acconci e alla loro sostituzione con moderni lavorieri (Fig. 32). Questi presentano tre file di pannelli di rete che attraversano perpendicolarmente il canale da sponda a sponda delimitando due camere. Come avveniva negli acconci le camere hanno la funzione di intrappolare il pesce adulto proveniente dalla laguna e lasciare libero il passaggio ai giovanili che provengono dal mare. I pannelli di rete consentono di trattenere all’interno delle camere gli esemplari di maggiore taglia e far tornare in laguna quelli
più piccoli, operando un processo di selezione. Tali sistemi di pesca trovano un largo impiego in numerose lagune costiere mediterranee, in special modo nelle Valli dell’alto Adriatico, dove essi rappresentano uno dei simboli della pesca lagunare. Vengono inoltre impiegati in Toscana presso la laguna di Orbetello, in numerosi stagni costieri sardi (es. Cabras, Tortolì, Teulada) e presso diverse lagune pugliesi (es. Acquatina). Sfortunatamente i lavorieri di Lesina versano in uno stato di abbandono da diversi anni, così come è stata abbandonata la gestione dei flussi idrici della laguna mediante l’utilizzo delle paratoie su entrambi i canali.
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Reti da posta
Specie bersaglio
muggine, orata, spigola e latterino Periodo
tutto l’anno Sostenibilità
buona
Punti di forza
elevata selettività Criticità
catture sotto taglia 33. Tradizionali reti ad imbrocco, chiamate retine ‘a crugnalètt’, utilizzate per la pesca del latterino.
La pesca con le reti da posta rappresenta la pratica più diffusa in laguna dopo quella svolta con la paranza. Questi attrezzi si compongono di lunghi pannelli rettangolari di rete che in acqua si dispongono verticalmente, con la porzione inferiore (lima dei piombi) adagiata sul fondo e la porzione superiore (lima dei sugheri) che galleggia a pelo d’acqua. Il loro funzionamento è semplice: le reti vengono utilizzate per recingere o sbarrare spazi acquei allo scopo di catturare gli organismi che vi incappano.
Foto di D. Li Veli.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
Reti ad imbrocco
Altezza rete (m)
N° maglie in altezza
Lunghezza lato maglia (mm)
E orizzontale
Spessore filato (mm)
Peso lima dei piombi
Target
2.50
Da 36 a 27
Da 36 a 45
0.53
0.22
80 g/m
S. aurata
Tramaglio
N° maglie in altezza
Pannello interno
Pannello esterno
Altezza Lato E Spessore Lunghezza Peso rete Int. Est. Vertical maglia orizzontale Filato lato maglia Titolo lima dei slack filato (m) (mm) interno (mm) (mm) piombi
1.4
25
4
0.5
40
0.53
0.22
200
Target
210/3 80 g/m Mugilidae, D. labrax
34. Le due principali tipologie di reti da posta impiegate
nella laguna di Lesina e relative caratteristiche tecniche.
Vertical slask = Altezza pannello esterno/altezza pannello interno; E = Rapporto d’armamento.
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Esistono diverse tipologie di reti da posta, le cui caratteristiche variano a seconda delle specie da catturare e l’ambiente in cui operano: quelle utilizzate dai pescatori della laguna appartengono alle due tipologie di reti da posta più diffuse lungo le coste italiane, ovvero reti ad imbrocco e tramagli (Fig. 34) Le reti ad imbrocco sono costituite da un unico panno di rete di nylon, mentre i tramagli sono formati da tre panni di rete sovrapposti, dei quali il mediano è più esteso, che quindi sarà più
voluminoso e fluttuerà maggiormente rispetto agli esterni, ma con maglie di dimensioni molto più piccole. Ciò che differenzia maggiormente questi due tipi di rete, oltre alle diverse caratteristiche costruttive è la modalità con la quale avviene la cattura. Con le reti ad imbrocco essa avvenire per imbrocco, ammagliamento e impigliamento: la dimensione degli organismi catturati è funzione principalmente dell’apertura della maglia. Il tramaglio aggiunge una tipologia di cattura (insaccamento) alle tre tipologie
Tabella 5. Principali modalità di cattura delle reti da posta. Bombace e Lucchetti, 2011.
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Imbrocco
Il pesce, nel tentativo di passare attraverso la rete, infila la testa in una maglia fino all’opercolo branchiale. Qui il filo della maglia gli si stringe attorno facendo sì che esso non possa né tornare indietro, né procedere in avanti
Ammagliamento
Il pesce infila la maglia e riesce a penetrare oltre l’opercolo branchiale ma resta imprigionato a livello della prima pinna dorsale poiché in quel punto la circonferenza del corpo risulta maggiore della maglia
Impigliamento
Il pesce infila la maglia e riesce a penetrare oltre l’opercolo branchiale ma resta imprigionato a livello della prima pinna dorsale poiché in quel punto la circonferenza del corpo risulta maggiore della maglia
Insaccamento
Questa modalità di cattura è tipica del tramaglio. Il pesce trascina con sé alcune maglie della rete interna nelle maglie del maglione che si trova sul lato opposto, formando così un sacco nel quale resta prigioniero
Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
35. Rete ad imbrocco a bordo di un sandalo. Foto di D. Li Veli.
definite per la rete ad imbrocco, il che gli consente di catturare uno spettro più ampio di specie e taglie (Tab. 5). Le specie bersaglio delle reti da posta appartengono principalmente al cosiddetto “pesce bianco”, termine con il quale si indicano spesso le orate, spigole e i muggini (Fig. 36). Sebbene la loro pesca possa avvenire lungo tutto l’arco dell’anno, essa risulta particolarmente concentrata nel periodo tardo estivo-inizio invernale, quando gli individui ormai adulti di queste specie tenderebbero a riguadagnare il mare compiendo grossi spostamenti all’interno del bacino, che li rendono maggiormente vulnerabili alla cattura nelle reti.
Da un punto di vista tecnico sia le reti ad imbrocco che i tramagli utilizzati per la cattura del pesce bianco non mostrano particolari caratteristiche “lagunari”, essendo attrezzi ideati principalmente per la pesca in mare e spesso adattati al contesto lagunare in un secondo momento. La lunghezza delle reti è variabile da poche centinaia di metri a più di 2 km, a seconda delle capacità di stoccaggio a bordo e della dotazione personale dei singoli pescatori. In linea generale le reti sviluppano un’altezza compresa tra 1,5 e 2 metri, in modo tale da occupare l’intera colonna d’acqua. Altre caratteristiche tecniche delle reti da posta utilizzate nella laguna di 79
36. Muggine, Mugil cephalus, catturato tramite una rete ad imbrocco. Foto di D. Li Veli.
37. Le reti vengono calate in acqua al tramonto e salpate all’alba del giorno seguente. Foto di D. Li Veli.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
38. Tramagli. Foto di D. Li Veli.
Lesina sono riportate nella Figura 34. Caratteristiche, invece, sono le cosiddette retine ‘a crugnalètt (Fig. 33), una tipologia di rete ad imbrocco utilizzata esclusivamente per la pesca del latterino: l’apertura della maglia, che varia tra 7 e 8 mm, è studiata appositamente per imbroccare solo i latterini di taglia maggiore, evitando la cattura di individui giovanili e di altre specie di pesci (Fig. 39). Le reti da posta risultano altresì efficaci nella cattura del granchio blu, Callinectes sapidus, una specie originaria dell’Oceano Atlantico occidentale da anni diffusa all’interno della laguna di Lesina (Fig. 40). 81
39. Latterino, Atherina boyeri, imbroccato
all’interno di una retina à crugnàlett.
40. Granchio blu, Callinectes sapidus, impigliato in un tramaglio.
Foto di D. Li Veli.
Foto di D. Li Veli.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
La fiocina
Specie bersaglio
muggine, orata, spigola e latterino Periodo
tutto l’anno Sostenibilità
buona-alta
Punti di forza
elevata selettività Criticità
catture sotto taglia 41. Cattura di un’anguilla
con la fiocina tradizionale.
Gli arpioni e le fiocine sono probabilmente gli attrezzi da pesca più antichi mai utilizzati dall’uomo. Già durante la preistoria venivano impiegati degli strumenti simili alle lance per la caccia sulla terraferma, utilizzate però per catturare gli organismi acquatici più vulnerabili. Oggi la pesca con l’arpione è stata quasi del tutto abbandonata se si eccettua la pesca dei polpi (sia da barca che in immersione), dei ricci o del pesce spada nello stretto di Messina con le tradizionali feluche.
Foto di D. Li Veli.
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In laguna la pesca con la fiocina viene praticata sia dai pescatori professionisti che sportivi, per la cattura principalmente dell’anguilla, in maniera pressochè identica a quanto avveniva secoli fa. Si tratta di un tipo di pesca il cui risultato finale è fortemente influenzato dalle conoscenze e abilità del pescatore. Le operazioni di pesca vengono condotte in assenza di vento e con una buona trasparenza delle acque a partire dal crepuscolo e possono andar avanti tutta la notte; con l’ausilio di una fonte luminosa (alimentata a gas o elettrica) si ricercano le anguille che nuotano sul fondo o delle loro tane all’interno del sedimento. Una volta individuato il bersaglio, la
fiocina viene scagliata al fine di trafiggere l’animale e poi salparlo a bordo (Fig. 41). Tale tecnica viene impiegata anche per la pesca di orate e spigole, che, accecate dal bagliore della luce, diventano più vulnerabili alla cattura. Infine, la ricerca e pesca dell’anguilla con la fiocina può essere svolta anche di giorno in particolari condizioni meteo-marine (prolungata assenza di vento). Si tratta di un tipo di pesca ad elevata selettività, in cui la specie bersaglio è nota a priori, dato che l’arpione viene lanciato contro un pesce tenuto sotto controllo visivo e di cui è ben nota la specie. Non si hanno perciò catture accidentali di specie non desiderate.
42. Leonardo, ex-fabbro ora in pensione, un tempo riforniva gran parte dei pescatori della laguna di
lesina con i suoi arpioni artigianali, utilizzati principalmente per la pesca dell’anguilla.
Foto di D. Li Veli.
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Attrezzi e tecniche di pesca della laguna di Lesina
Considerazioni finali
La realtà peschereccia lesinese pur conservando una forte identità tradizionale e rappresentando ancora oggi uno dei principali assi economici locali, ha subito profondi mutamenti nel corso di quest’ultimo secolo. La categoria ha registrato una progressiva contrazione numerica, passando nel giro di qualche decennio da quasi 200 unità a circa 50, con una tendenza attuale che riflette questo trend di assottigliamento. L’incertezza nella produzione di reddito e la dequalificazione del mestiere sono solo alcune delle cause che probabilmente hanno contribuito a ridurre la capacità attrattiva nei confronti delle nuove generazioni. Inoltre, l’attuale mancanza di una programmazione organica delle attività di pesca, può aver determinato nel tempo un prelievo incontrollato delle risorse ittiche e una conseguente riduzione della produttività economica. Va inoltre considerato che le risorse ittiche sono un bene naturale rinnovabile, ma non per questo inesauribile e vi è pertanto la necessità di salvaguardarle al fine di mantenerne
la ricchezza e il funzionamento dell’ambiente lagunare. Le più recenti norme di conservazione spingono sempre più verso l’adozione di tecniche di pesca selettive, sostenibili e meno impattanti sugli ecosistemi. Sebbene la pesca artigianale sia generalmente una tipologia di pesca da considerarsi tale, quella condotta nella laguna di Lesina merita un’attenzione particolare, in quanto viene esercitata in un ambiente già di per sé estremamente fragile e sensibile. A ciò va inoltre aggiunto la scarsa selettività e l’elevato sforzo di pesca associato alla tecnica della paranza, che nel loro insieme fanno sì che l’impatto ambientale della pesca all’interno della laguna di Lesina sia tutt’altro che trascurabile. In tale contesto, il monitoraggio condotto e i risultati ottenuti nell’ambito del progetto CatchUpFish hanno contribuito ad individuare criticità e soluzioni utili alla stesura di un piano di gestione delle risorse alieutiche lagunari che garantisca uno sviluppo sostenibile del settore attraverso la programmazione, pianificazione e vigilanza delle attività ittiche. 85
Bibliografia essenziale
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