CARTAS, il Brasile minuto per minuto

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Bruna Peyrot – Cartas ovvero Lettere: Il Brasile minuto per minuto

Bruna Peyrot – Cartas ovvero Lettere: Il Brasile minuto per minuto

Carta n.23 L’onda Lula è finita?

gruppo dirigente del Pt, ma aveva lasciato Lula solo di fronte agli elettori, “tradito” dai suoi stessi compagni. Il fatto, tuttavia, che traspare da questo primo turno è che gli elettori vogliono di più, che forse non hanno creduto fino in fondo al fatto che Lula non “sapesse”.

Nelle elezioni presidenziali del 1 ottobre, Lula non ha raggiunto il quorum necessario per essere eletto al primo turno, cosa che i suoi sostenitori speravano. Dai militanti ai collaboratori più stretti del governo, essere eletti in prima battuta avrebbe costituito una sorta di premio per aver ben governato, un consenso al suo operato. Questo non è avvenuto. Certo Lula gode, con il 44,52%, di sette punti di vantaggio sull’avversario del Psdb, Geraldo Alckmin (38,13%), medico di San Paolo, rappresentante delle più potenti élite brasiliane, erede di Franco Henrique Cardoso, il presidente della repubblica per due mandati prima di Lula che liberalizzò quasi tutto il Brasile. Ma i numeri possono cambiare presto, senza contare che l’elettorato degli altri due candidati ormai fuori corsa, Heloisa Helena del Psol (nato da una costola del Pt di Lula) con il 6,27% e Cristovam Buarque del Psdb (ex alleato di Lula e suo ministro dell’educazione della prima ora) con il 2,42% dovrà decidere chi votare al secondo turno. Entrambi si situano nell’area di centrosinistra ferocemente arrabbiata con Lula, criticato per non aver fatto riforme radicali. Questo “calo” di Lula sembra sorprendere la stampa internazionale, ma se ben analizziamo la situazione brasiliana, molti segni l’hanno anticipato. Gli scandali che hanno colpito il suo governo, prima con le “mensilità” pagate ai parlamentari per far passare le leggi proposte dal governo, poi con le tangenti nelle commesse per le ambulanze al ministero della sanità e ancora, atto finale, pochi giorni prima delle elezioni, la scoperta con le mani nel sacco di alcuni militanti del Pt mentre compravano un dossier di accuse all’avversario con tanto di soldi fotografati dalla polizia di San Paolo, tutto questo non solo aveva già fatto cadere tutto il 123

Gli avversari lo hanno attaccato duramente sull’etica e sulla sua competenza a governare. I suoi collaboratori lo hanno protetto, blindandolo e assumendosi tutte le responsabilità dei misfatti accaduti nel partito dei lavoratori, tanto che Lula ha rifiutato di dibattere anche in tv all’ultimo giorno di campagna. Ma queso sottrarsi al giudizio pubblico non pare avergli giovato. Nella prima intervista dopo il risultato ha chiesto di confrontarsi con Alckmin, ma forse potrebbe essere tardi. Mentre la Sinistra si è divisa nel corso degli anni, la Destra ha aspettato in silenzio i passi falsi dell’ex operaio nordestino, organizzandosi puntigliosamente e mentre il Pt perdeva capisaldi come Rio Grande do sule Porto Alegre, si faceva forza del buon governo del Minas Gerais con il governatore Aecio Neves, uno dei principali sostegni di Alckmin. Chi non ha votato Lula sono state le città, le classi medie deluse dalla crisi etica del suo partito e colpite anche da alcune misure (come le quote stabilite per chi proviene dalla scuola superiore pubblica in un paese in cui l’80% frequenta quella privata). Eppure il governo Lula ha lavorato molto. I cinque “assi” che ha sviluppato sono stati importanti per l’inclusione sociale. Progetti, come Projovem o la Bolsa Familha, il sostegno alla tecnologia, invocata per una ancor maggiore modernizzazione del Brasile e per una maggior padronanza delle informazioni da parte di un numero sempre più grande di giovani; la stessa riforma della scuola ha sancito “quote” per i neri e i più poveri; infine l’energia volta alla produzione di autosufficienza per il paese, sia con l’alcol al posto della benzina, sia con una minor dipendenza dal gas boliviano (causa di una crisi fra i due paesi, ora in via di 124


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